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Musica

Recensione: Silvia Kastel - Air Lows

Silvia Kastel è italiana ma vive a Berlino, e questo è il suo debutto per Blackest Ever Black: un raffinato mix di influenze anche molto diverse che risulta coeso e originale.

Le note stampa di questo album dicono che “Air Lows è il primo album da solista di Silvia Kastel”, ma se andiamo a vedere il curriculum di questa musicista italiana (di stanza a Berlino), tra cassette e progetti vari, la sua è una carriera già bella piena, con all’attivo una ventina di uscite (molte delle quali in coppia con il chitarrista Ninni Morgia). Ora però l’approdo su Blackest Ever Black potrà indubbiamente dare una maggiore esposizione a questo talento molto raffinato e piuttosto originale.

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Il disco si apre con il tappeto ambient e di sintetizzatori di “Target”, tra il celestiale e una “elettronica di consumo” alla giapponese che fa capolino qua e là: un’intro che prepara il mood per poi passare alla quasi autechriana “Bruell”, un gamelan deragliato e percorso da inquietudini, sonorità liquide e reminiscenze dub. La cosa più impressionante di questo lavoro è la cura con cui tante cose anche molto diverse fra loro vengono fatte convivere in brani perfettamente coesi e coerenti. Spesso l’effetto è quello di ascoltare sonorità minimaliste o del pop giapponese immerse in una vasca di acciaio fuso tipo quella di Terminator 2 e rese così oscure e “difettose”.

“Air Glow" è un intermezzo quasi classico ma pervaso da un sentore ricercato e un po’ storto, mentre “Air Mob” è più acquatica e minimale, come un pezzo ambient che affoga in un lago. “Heart 2 Tape" sembra partire a base di elettronica cosmica per poi vedere l’arrivo di un beat grezzo e un po’ industrial e della voce (molto bella), in un pezzo che man mano va a distruggersi, con ingressi di vari elementi: ancora una volta è la quantità di materiali diversi fatti convivere a impressionare, in un pezzo che suona come una specie di ipnotica discesa post-serata. La musica di Silvia rifiuta le forme canoniche, ed è fatta come da organismi viventi, che si muovono e modificano il loro DNA con il passare del tempo.

“Spiderwebs” suona ancora di più come il riverbero di qualcosa, immersa in una nebbia particolare, dalla quale emerge un synth cosmico, ed è seguita dalla ancor più post-umana “Concrete Void”, con la voce pesantemente effettuata e le sonorità vuote, tra un cosmic gamelan e i sentori di un post-dub spogliato.

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La conclusiva “The Closer The Stranger” è una ondosa cantilena rallentata immersa in un liquido amniotico, e ci conduce alla fine di un album che impressiona positivamente, rivela un talento ancora da scoprire e promette molto bene per il futuro.

Air Lows è uscito il 26 gennaio per Blackest Ever Black.

Ascolta Air Lows su Bandcamp:

TRACKLIST:
1.Target
2. Bruell
3. Air Glow
4. Air Mob
5. Heart 2 Tape
6. Spiderwebs
7. Concrete Void
8. The Closer The Stranger

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