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Música

Come il produttore di The Weeknd si è fatto fregare

Jeremy Rose ha prodotto le tracce che hanno reso The Weeknd famoso. Peccato che non abbia ancora visto un centesimo.

Jeremy Rose in mezzo a piante da appartamento. Foto di Kavin Wong.

Se avete anche il minimo interesse per l’hip-hop e l'RnB e/o il taglio hi-top fade, è probabile che abbiate sentito parlare di The Weeknd. Probabilmente saprete anche che dietro c'è Abel Tesfaye, un ventiduenne ex-commesso di American Apparel che in breve tempo si è creato intorno un certo interesse—è diventato il migliore amico di Drake, si è guadagnato un posto per il Coachella 2012, e, a un anno dal suo debutto con la mixtape gratuita House of Balloons, ha remixato una canzone di Lady Gaga.

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L'ondata di successo che si è abbattuta su di lui in questi ultimi 12 mesi è iniziata con l’uscita di tre pezzi: “What You Need”, “Loft Music” e “The Morning (Original Version)”. Gli ascoltatori più attenti avranno notato che all’inizio la produzione di questi brani era attribuita a Jeremy Rose, che ha poi abbandonato il progetto. Finora, nessuno era a conoscenza dei veri motivi della separazione.

Fan e giornalisti che hanno seguito la vicenda sanno semplicemente di “incompatibilità artistiche” tra i due e che il nome di Jeremy, ora produttore con lo pseudonimo di Zodiac, è stato cancellato dalla versione finale di House Of Balloons. Recentemente, Jeremy ha deciso di fare chiarezza sulla questione. Dopo la nostra intervista ho cercato di contattare Abel per sapere se avesse qualcosa da aggiungere. Un membro della sua crew chiamato “XO” mi ha risposto via Facebook, dicendomi che da parte di Abel era "no comment".

VICE: Raccontaci un po’ di te, quando hai iniziato a fare musica?
Jeremy Rose: Sono nato ad Halifax, in Nuova Scozia, e ho vissuto nello Stato  fino a dieci anni, principalmente a Dartmouth. Era un posto del cavolo, così i miei genitori, mio fratello ed io ci siamo trasferiti a Chatham, in Ontario. Ho vissuto lì fino ai 21 anni. Chatham è una piccola cittadina circondata da campi di grano. Non c’è nulla da fare. Droga, ragazze madri. Roba del genere. La scena musicale era costituita principalmente da ragazzini che suonavano roba screamo. Io non mi ci trovavo, volevo andarmene. Poi mi sono trasferito a Toronto. Una volta lì volevo fare musica, ma i miei ritmi sono piuttosto lenti, quindi ci ho messo un po’ a ingranare.

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Come hai incontrato Abel?
La mia ragazza lavorava da Poutini’s e io uscivo con un paio di australiani suoi colleghi. È a casa loro che ho conosciuto Abel. Erano interessati ad Ableton, così gli ho mostrato come usarlo. Ho provato col beat di “What You Need”. Era un progetto che stavo portando avanti da un paio di anni, senza mai essere riuscito a concluderlo. Comunque, Abel era lì e ha iniziato a fare del free-style sul pezzo.

Quindi è così che è nato il progetto The Weeknd?
Sì, io poi gli ho chiesto se gli interessava collaborare con me—avevo in mente un progetto dark RnB. Mi pare ne avessi parlato anche con Curtis Santiago [in arte Talwst, rapper di Toronto], ma non era lui il mio uomo, aveva altri progetti. Abel mi sembrava più adatto.

È giusto dire che essenzialmente sei stato tu a ideare il sound di The Weeknd? Le prime tre canzoni ad avere avuto successo sono “What You Need”, “Loft Music” e “The Morning”—la versione originale, che non è stata inclusa su House Of Balloons ed è molto più lenta della versione sulla mixtape.
Sì, è diversa. La versione su House Of Balloons non è mia. Non so di preciso di chi, forse di Doc o lllangelo [i produttori ufficiali di House Of Balloons].

Quindi, per essere chiari: le prime tre canzoni di The Weeknd, quelle pubblicate da Drake sul suo blog, sono prodotte da te.

Sì.

E sono proprio queste prime tre tracce che hanno permesso a The Weeknd di ottenere i riconoscimenti di New York Times  e Pitchfork.
Sì.

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Hai anche prodotto “The Party & The After Party", giusto?
Sì, ma all’inizio era solo “The Party”, la prima metà della canzone. La seconda parte è dove diventa più…

Cupa e strana?!
Sì, e più lenta e tutto il resto, no? Quella parte non l’ho fatta io. È stata aggiunta dopo da qualcun altro, e la cosa mi ha fatto piuttosto incazzare, perché la canzone perde molto. Comunque, questo è quanto.

Quando vi siete incontrati, Abel aveva le stesse idee che ha portato avanti nell'ultimo anno?
No. Quando l’ho incontrato ho sentito un po’ della roba che stava facendo. Si chiamava The Noise. Te lo ricordi? Era un gruppo formato da lui e un altro produttore e si chiamava The Noise. Facevano una sorta di RnB più diretto, ma comunque molto soft…[canta] ”Voglio vederti senza vestiti”… Io ero più sul “Fanculo queste stronzate. Dobbiamo parlare di scopate, droga, e puttane. Dobbiamo essere più grezzi.”

Pensi che i testi di Abel siano cambiati in linea con la produzione? Voglio dire, prima di incontrarti Abel non parlava di scopate, pompini e quant’altro…?
Aveva scritto un bel po' di materiale. Non dico che fosse roba poco seria, ma più rap che altro.

E ovviamente non è un rapper.
Sa rappare. Ho prodotto tutto un album, ma non era granché, così abbiamo eliminato gran parte del materiale. Aveva rappato su circa un terzo del disco.

Com'era il tuo rapporto con Abel in quel periodo? Eravate amici?
Cercavamo di lavorare sulla musica. E facevamo anche molta baldoria. Eravamo buoni amici, ci vedevamo quasi tutti i giorni. All’inizio il progetto andava bene, ma a un certo punto, non so se sia stata una sua scelta, o se qualcuno abbia voluto spingerlo in una direzione diversa, Abel ha iniziato a insistere per fare tracce da discoteca, e io non ero d'accordo. Avevamo iniziato come gruppo, eravamo io e lui, e ci chiamavamo “The Weekend”. Per la cronaca, l’idea del nome è mia.

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Com’è scomparsa la “e”?
Me ne sono andato, e lui ha tolto la “e”. Aveva in mente una direzione in cui non volevo andare, ed eravamo arrivati al punto in cui lui non rispettava più le mie opinioni. Spingeva perché producessi quello che voleva lui. Io dicevo “Allora che senso ha essere un gruppo?” e lui, “Potresti farmi da produttore” e io, “ Hai intenzione di pagarmi?” Poi ho capito che non mi avrebbe mai pagato. Gli ho detto, “Puoi tenerti quelle tre o quattro canzoni, le basi, tutto. Prendile, ma non voglio più lavorare con te.” Penso di essermi comportato piuttosto bene con lui, però ho specificato, “Mi basta che ci sia il mio nome.” E da lì la situazione è precipitata.

È allora che la situazione è esplosa e la gente sui blog ha iniziato a parlare della musica.
Sapevamo che le canzoni giravano tra i blog più piccoli, e appena me ne sono andato, Drake le ha postate sul suo blog. Poi è apparso l’articolo sul New York Times e altre cose. Io ho iniziato a irritarmi e gli ho mandato un mail con scritto, “Ricorda, il mio nome su quei pezzi!”

Abel ti ha risposto?
No. Non lo sento da quando gli ho detto che non volevo più lavorare con lui.

Se cerchi un po’ su Google ci sono dei blog che riconoscono i tuoi meriti—i primi fan, immagino.
Sì, ma è solo perché sono stati i primi a seguirci. Quando eravamo Jeremy Rose e Abel Tesfaye. Ci è voluto un sacco a far partire il progetto, all’inizio era tutta una questione di passaparola. Sui primi post io ero ancora parte del gruppo. Poi, quando il New York Times e le persone famose hanno iniziato a parlarne…

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C’era chi ne parlava come fosse un progetto misterioso, tipo i Daft Punk. “Chi è The Weeknd?”
Solamente Abel e i suoi pezzi.

Sì, e un produttore sconosciuto. Un sacco di gente ha iniziato a sostenere che fosse 40 [il tecnico di Drake] a fargli le basi.
Sì…

Ti ha dato fastidio?
Sono lusingato di essere stato paragonato a 40, ma non ne avevo nessun beneficio. Non volevo dichiarare apertamente di aver fatto io quelle tracce, perché mi sembrava una cosa brutta, quindi sono rimasto sulle mie.

I tuoi amici o le persone vicine a te ti hanno mai incoraggiato a parlarne pubblicamente?
Sì, sapevano cosa stava accadendo ed erano tutti dalla mia parte. Ma io cercavo di non abbassarmi al livello di Abel e gli altri, perché si stavano comportando da stronzi. Mi sono disinteressato alla faccenda.

Drake ti ha mai contattato? Ha riconosciuto i tuoi meriti?
Lui sa com’è andata. Ho sentito che sa che sono ancora in giro e il mio manager mi ha detto che a quello di 40 piace un sacco la mia roba. Anche altri produttori me l’hanno detto.

Ok, ma alla fine della fiera qual è la situazione?
Qual è la situazione? Voglio i miei cazzo di soldi [ride].

Quindi non ti è ancora arrivato un centesimo di quello che è stato pubblicato da The Weeknd?
No, non ancora. Ci stiamo lavorando.

Segui Patrick su twitter: @patrickmcguire

Vi ricordate della ragazza col tatuaggio di Drake sulla fronte?