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Musica

Il gelato e l'autotune non sono così male: abbiamo intervistato Mecna

Abbiamo parlato con lui di Laska, che esce domani, mentre ci guardavamo le foto del suo ritiro spirituale su un lago vicino ad Oslo.

Non ho mai capito cosa sia di preciso un preascolto, infatti ogni volta che mi invitano sono un po' restio perché il mio corpo non disponde di pretimpani e preorecchie, ma resta il fatto che un paio di settimane fa ho ascoltato il disco nuovo di Mecna, Laska, che esce ufficialmente solo domani.

In funzione di questo privilegio giovedì sera, anziché guardare MasterChef, sono stato a fare un paio di chiacchiere con Corrado. Dal momento che il disco esce domani ho cercato di rimanere il più vago possibile, per non rischiare di fare spoiler e soprattutto per avere una scusa valida nell'evitare di mettere in gioco qualsiasi competenza, di cui comunque non disporrei.

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Quelle che vedete sparse per l'articolo sono un po' di foto che Corrado ha scattato due estati fa quando se n'è andato in Norvegia a cercare freschino e mettere insieme le prime idee per Laska, che infatti è freschissimo (e ora potete anche chiudere internet).

Qui sotto c'è quello che ci siamo detti, abbiamo parlato di Oslo, di hip-hop preso male, del gelato confezionato e, ovviamente, di Laska, che esce domani e potete preordinare (con il preportafoglio) su iTunes. Se vi piacciono i lavori di Mecna, o comunque avete un po' di afflizione personale che volete coltivare, vi assicuro che questo disco vi farà volare.

Come ci siete finiti qui?
È successo un paio di estati fa. In teoria avevo già iniziato il disco nuovo ma non stavo quagliando nulla. Per una serie di motivi mi sono trovato da solo e ho chiesto a un mio amico (Alessandro Cianci, musicista e compositore, ndr) se mi voleva accompagnare su questo lago sperduto nei pressi di Oslo. Il posto l'ho trovato con AirBnB, e sostanzialmente ero lì per trovare un po' di fresco. Ci siamo arrivati in taxi e il tassista era l’unico a sapere dove fossimo finiti.
Ci siamo portati un po’ di provviste e cose del genere, la casa era un prefabbricato quindi la notte dormivano con delle porte sottili un centimetro nel mezzo della foresta. Figo. C’era un panorama pazzesco e il tempo cambiava ogni ora, ma soprattutto c'era luce fino alle 22.

Avevi già qualcosa su cui lavorare al tuo rientro?
La parte melodica e i concetti dietro 3 o 4 pezzi, che poi magari ho proseguito in Italia, ma quando ci ripenso… wow, è stata davvero un'esperienza. Non è che avessi già un’idea precisa del disco, ma c’erano grosse basi su cui lavorare. Diciamo che lì è iniziato tutto.

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Ok, ma avevi già in mente un tema? Perché ti dico la verita: la mia sensazione è che il tema di questo disco, se dovessi definirlo con una sola parola, sia mollami. Una cosa tipo statemi su di dosso.
La verità è che molti pezzi vogliono raccontare un disagio, per farti un esempio: “Taxi”, un pezzo che parla di serate e roba tendenzialmente lontana dal mio immaginario, effettivamente nel ritornello dice “ok, però andiamocene da qua”, e ti giuro che non ci avevo fatto caso finché non me l’ha sottolineato qualcun altro. Quindi sì, forse è giusto.

Avevi del fastidio addosso o qualcos’altro, cioè anche questa cosa di andare in vacanza in culo al mondo, aveva qualcosa a che fare?
Io ho un sacco di fastidio addosso e magari fino ad adesso nella musica non si è manifestato, anche io sgomito come tutti gli altri. In ogni caso l’idea non c’era, è una cosa successa un po’ per caso.

Magari il fastidio è aumentato in questi due anni, dopo l’uscita di Disco Inverno.
Anche, probabilmente è diventato un fastidio diverso, ma pezzi come “Taxi” parlano di un fastidio da persone a persone, non da artisti e personaggi a pubblico. Ti è piaciuto il disco?

Sì, soprattutto la traccia con Yakamoto, è una bombetta. Tu Giacomo già la conoscevi?
L’avevo sentito un po’ in giro per internet e avevo piacevolmente ascoltato il suo pezzo con Ghemon, è da lì che sono arrivato al suo EP, e mi sembrava una cosa pazzesca. Era la musica che cercavo io, ma fatta da un ragazzo italiano. Nel momento in cui il mio disco ha preso la piega che ha preso a livello musicale, con Iamseife mi sono detto “cazzo, non può non esserci lui”. Quando ho finito il pezzo e gliel’ho fatto ascoltare mi ha mandato un sms con scritto tipo ‘sto aspettando l’autobus, piove e ti dico solo grazie’, una roba del genere. Figata. Ci siamo conosciuti recentemente ad un suo live a Milano. Pazzesco, veramente figo. Non mi viene da augurargli nulla perché mi sembra che stia già macinando da solo, e se lo merita.

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È vero. Oggi prima di venire mi sono riguardato il video che avevamo girato un po’ di tempo fa, e su per giù è tutta musica che amo anch’io, quindi mi chiedevo se potesse entrarci qualcosa col fatto che mi piaccia il tuo disco. Che ne so, magari l’avrei fatto così anch’io. Mi piace ascoltarlo anche senza prestarci attenzione, non so se mi spiego.
È una cosa che tu chiedi a te stesso? Non lo so, fregatene! I miei ascolti sono sempre stati quelli, ma effettivamente c’è una differenza, in questo disco, che in parte era anche il mio intento. Ad un certo punto la musica che ascoltavo si è spostata dal new soul a tutta quella roba che si è mossa dopo James Blake e io mi sono messo ad ascoltare nuovi beatmaker e produttori. In quel momento ho avuto la fortuna di beccare Andrea, Iamseife, praticamente eravamo presi dalla stessa musica nello stesso momento, fantastico. In questo disco c’è stata una ricerca più attenta nei suoni, forse è per questo che puoi lasciarlo suonare.

Anche i temi hanno un loro perché. Ad esempio l’altro giorno abbiamo pubblicato una riflessione sull’hip-hop che partiva da questo video di Lil’ B che si mette a fare training autogeno al pubblico. Insomma, per farla breve: l’idea di fondo è che prendere coscienza di se stessi sia una cosa che ultimamente si può fare anche nel rap.
Però in Italia non sta succedendo granché.

No infatti, ci vorrà qualche anno. Però se ci fai caso anche Kanye e Kendrick stanno cambiando direzione, fanno pezzi che non sembrano più nemmeno i loro.
Forse adesso è meno strano trovare dei pezzi emozionali, però il pubblico italiano ha ancora degli standard dell’hip-hop piuttosto quadrati.

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E secondo te chi è il tuo pubblico? Sono rappusi che ti ascoltano di nascosto o magari gente che si ascolta altra musica e, poi, anche Mecna?
Tipo Marco Mengoni e Mecna?

Non saprei, roba più melodica.
Ovviamente il pubblico è abbastanza vario, ma vedo che un bel po’ di persone hanno ben focalizzato. Non c’è un pubblico migliore di un altro, ma personalmente mi gaso un sacco quando mi accorgo che chi mi segue ascolta le stesse cose che ascolto io o si appassiona della stessa roba che influenza me. Per farti un esempio: quando mi hanno fatto i complimenti per la copertina, io mi sono gasato, perché vuol dire che qualcosa sei riuscito a trasmettere negli anni, a educare gli altri sulle cose che ti stanno a cuore. Quello, il pubblico con i gusti più affini ai miei, è quello che mi gasa di più. Poi c’è anche tanta gente che invece arriva alla mia musica perché ascolta altri artisti un po’ più in vista, fino ad arrivare a me, ma è una cosa che ai tempi ho fatto anch’io.

L’altro giorno il fratello della mia morosa stava ascoltando Maruego, lui ha 16 anni e vive a 100 km da Milano, quindi mi è venuto da pensare che alla fine questa scena non è sterminata come sembra, cioè: se uno ha fame di questa musica, in italiano, si ritrova volente o nolente ad ascoltarsela tutta.
Secondo me c'è sempre stato un sacco di movimento e anche adesso ce n'è parecchio. Forse è vero che non è tanto di più, ma la media dei lavori si è alzata, ed è una bella cosa, anzi, diciamo che è un po' un'altalena, sicuramente c'è più consapevolezza nel fare le cose.

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Quando faccio un'intervista che non so bene come affrontare mi porto sempre il parere del mio amico Lorenzo, per tagliare via un po' di preconcetti che ti vengono a lavorare di fianco a Sonia Garcia. Abbiamo ascoltato il disco insieme (ahem) e mi ha detto che secondo lui parli troppo, cioè, che non canti abbastanza.
Ma l'ha ascoltato il disco? Secondo me non è così, anzi: su tredici pezzi undici hanno il ritornello. In realtà anche in "31/08" c'era un bridge cantato, ma l'abbiamo tolto, il pezzo era già risolto così, tra l'altro il titolo di questo pezzo ha scatenato la gente che si è gasata per il titolo, infatti sono sicuro che si saranno fatti troppe aspettative.

Qual è il disco che hai ascoltato di più mentre lavoravi al tuo? C'è qualcosa che ti ha fatto impazzire?
Sì, il mixtape di Travis Scott, è pazzesco. Ultimamente ogni mattina mi prendo del tempo per trovare cose nuove, ma come disco direi quello: nell'anno passato ho ascoltato praticamente solo quello.

Mi spieghi cosa vuol dire "voglio fottere te e Drake" (intro di "Taxi", ndr).
Niente. Niente, è una cosa mia.

Peccato. Come te l'aspetti la prossima settimana?
Non vedo l'ora che la gente ascolti questo disco. Sono molto gasato e da un lato mi aspetto tanto, dall'altro mi rendo conto che io sono contento, quindi poi sticazzi del resto. Ho delle sensazioni molto diverse dal disco precedente. Cambia la consapevolezza e a questo giro ho molta più fiducia. Mi sono licenziato per questo disco, cosa che non avevo mai fatto.

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È diventato il tuo lavoro a tempo pieno?
Sì, per adesso il lavoro di ufficio l'ho abbandonato, perché ci credo e voglio spendere del tempo in più per la mia musica. In realtà penso ancora che un posto dove lavorare mi aiuti a scandire le giornate e a stimolare la creatività, ma in questo momento voglio dedicarmi completamente alla mia musica.

Ti ha rotto tanto il cazzo la gente con la storia del gelato?
Tantissimo.

Te l'aspettavi?
Me l'aspettavo da quelli che mi conoscono, ma non me l'aspettavo da tutti gli altri. Non per quello che era, ma semplicemente per il modo in cui è stato ripetuto e ripassato. Forse mi aspettavo che qualcuno in più capisse la piccola ironia che c'era dietro, che a me continua a far ridere, ma 'sti cazzi, è una cosa tra me e me. Comunque io me li vado tutti a leggere i commenti, ma internet è un posto dove si odia, e penso che ci stia, le stesse persone non mi direbbero quelle cose in faccia. Ripeto, fondamentalmente: 'sti cazzi.

Abbiamo parlato solo di Giacomo, ma gli altri produttori?
A parte iamsefie e Lvnar, che ha co-prodotto alcuni pezzi ci sono i soliti Clefco e Fid Mella, che forse hanno creato quei pezzi che fanno un po' da ponte tra le sonorità di prima e quelle di adesso. C'è Pasta, degli Amari, che non sapevo nemmeno avesse un altro progetto disco, si chiama Fare Soldi ed è musica completamente diversa da quella che fa con gli Amari; con lui abbiamo fatto il pezzo con Patrick Benifei. Poi va be' c'è Skinny che spacca, oltre ad aver fatto tutto nel suo studio. Spero di fare altre cose con lui perché tra la sua freddezza nel produrre e il mio calore nello scrivere e nel cantare si crea un bel contrasto, "Favole" è uno dei miei pezzi preferiti.

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E l'autotune?
Non l'avevo mai usato, però per me ci sta. Quando escono pezzi come quelli di Kanye non puoi dire niente, io sono totalmente fan e secondo me la gente ha capito che è un mezzo come un altro. C'è un sacco di musica non rap che utilizza autotune ed è una bomba totale. Uno non lo usa perché non sa cantare, lo scopo è un altro, se lo stressi significa che lo vuoi usare come mezzo, un po' come scegliere tra synth e piano. Viva l'autotune.

Cosa ti sei ascoltato oggi?
Joey Bada$$, fighissimo. Tra l'altro l'avevo visto ad un festival quest'estate, ma non me l'ero cagato troppo perché mi sembrava una cosa mega hip-hop, invece il disco è proprio figo. È un po' come dicevi tu, a volte uno ascolta delle cose perché se le impone, però ci sta, anch'io forse ragiono così.

Sono pregiudizi, a volte capitano.
Sì, ma non è neanche giusto farsi troppe domande su cosa sia giusto o no ascoltare.

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