I Mayhem sono finalmente riusciti a seppellirsi da soli

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Musica

I Mayhem sono finalmente riusciti a seppellirsi da soli

Con l'ultimo tour acchiappasoldi di 'De Mysteriis Dom Sathanas', i re del black metal hanno messo una croce (al contrario) sulla loro leggenda.

I Mayhem non hanno bisogno di presentazioni. La band di Oslo è quella che senza dubbio più di tutte ha dato significato al black metal, laddove con black metal si intende non solo qualcosa di apprezzabile attraverso le casse di uno stereo, ma una vera e propria sottocultura che trascende la musica e sfocia nei più impensabili atti di ribellione antisistemici. Parliamo di blasfemia, incendi, oscenità, autolesionismo, suicidi e omicidi, altro che gli attacchi all'establishment del tycoon imparruccato o le giurie popolari.

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Nell'arco di trent'anni tra le fila dei Mayhem si sono avvicendati, tra gli altri: un cantante alcolista con tratti maniaco-depressivi, un altro cantante morto suicida a ventidue anni, un chitarrista ucciso sulla tromba delle scale di casa sua con una trentina di coltellate, un bassista che quella trentina di coltellate le ha inferte e ha passato buona parte del resto della sua vita in carcere, un batterista dichiaratamente antisemita e omofobo e un ennesimo cantante che a inizio anni 2000 venne fermato per possesso di droga—leggenda vuole 158 pasticche di ecstasy nascoste in un panino—tra l'altro a Mogliano Veneto.

Lasciando perdere quanto fenomeno tu debba essere per farti beccare con palate di droghe sintetiche a Mogliano Veneto, di tutto questo bestiario oggi solo gli ultimi due, Jan Axel "Hellhammer" Blomberg e Attila Csihar, sono ancora parte attiva della baracconata Mayhem, accompagnati dal bassista Jørn "Necrobutcher" Stubberud, famoso principalmente per non essere famoso. Come Will Smith che durante l'addestramento in Men In Black spara all'unica bambina circondata da trentasette alieni perché a otto anni studiava fisica quantistica, così non aver mai avuto problemi con la giustizia e aver al massimo rilasciato qualche intervista completamente sbronzo nei Mayhem fa di te quello strano.

I Mayhem nel 1989.

Evitando accuratamente di spendere ulteriore inchiostro digitale su tutto l'immaginario della band, a proposito del quale si è detto tutto, il contrario di tutto e l'anticristo di tutto, quello che oggi mi impressiona di più pensando ai signori di Oslo è come il tempo, anziché galantuomo, si riveli un grandissimo stronzo. Puoi essere anticonformista, antisistema, antisociale, anticristiano, antiumano, anti-qualsiasi-cosa-tu-voglia, ma c'è un momento nella tua vita in cui, semplicemente, diventi grande; invecchi, la tua percezione delle cose del mondo cambia e, pian piano, diventi parte di tutto ciò contro cui ti sei battuto per tutta la vita. E magari, ed è questo a terrorizzarmi più di qualsiasi altra cosa, nemmeno te ne accorgi. Sicuro, i Mayhem non sono i primi né saranno gli ultimi, è una cosa che succede a tutti, ma ci sono figure, entità ammantate di un'aura sacrale che semplicemente non puoi credere che un giorno si rivelino per quello che sono: poveri stronzi come tutti noialtri. A quel punto l'illusione si sbriciola: se succede ai Mayhem, gente che a vent'anni si esibiva con delle teste di maiale impalate e distribuiva carne marcia agli spettatori mentre il cantante si tagliava le vene sul palco (anzi, i cantanti, visto che sia Maniac prima che Dead poi avevano questo vizio), che viveva in una casetta di periferia in una sorta di comune come se il '77 non fosse mai passato e che dava fuoco alle chiese inneggiando al Maligno, come posso io che sono un poveraccio qualsiasi sperare di sfuggire alla normalizzazione da parte della società civile? Fino a qualche giorno fa questo problema ideologico sì e no mi sfiorava quando mi fermavo a riflettere sul fatto che da qualche anno ho fortemente ridotto il quantitativo di 666 e croci ribaltate che appare sulle mie magliette, ma le ultime due occasioni in cui ho incrociato i Mayhem mi hanno bruciato più di un gavettone all'acquasanta.

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I Mayhem, dal vivo a Ski, in Norvegia, nel 1986. La scaletta è semplice: due cover dei Venom e due dei Celtic Frost. La scorsa settimana al Live Club di Trezzo D'Adda (MI) si è tenuta la data italiana del tour celebrativo di De Mysteriis Dom Sathanas, album d'esordio della band datato 1994: arrivato dopo quasi dieci anni di attività, già dopo la morte di Dead ed Euronymous, è un po' summa e manifesto del black metal stesso. Non il disco più bello, nemmeno il più vecchio, ma quello che racchiude in sé tutto il significato del black metal, come dicevo in apertura, un talismano sacro e indiscutibile conosciuto e venerato da noi imbecilli devoti metallari ai quattro angoli del globo. Va da sé che un concerto in cui un album del genere sarebbe stato riproposto per intero ha smosso cani e porci e il Live si è ritrovato inondato dalla bolgia nerovestita, e arriviamo così al primo problema: perché fare una cosa del genere? Per quanto band che vive in buona parte della propria nomea e dello status di culto, i Mayhem pubblicano ancora oggi dischi di inediti a cadenza più o meno regolare con risultati discreti, il che va benissimo, quindi perché mettere in piedi un intero tour suonando solamente quell'album, ben sapendo cosa quell'album significhi per un'intera sottocultura? Ancora una volta, si tratta di qualcosa che va oltre l'insieme di otto canzoni, che simboleggiava un vero e proprio atteggiamento, un approccio nei confronti del mondo, che nel 2017 è tanto comprensibilmente quanto giustamente irripetibile.

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Musicisti che nei primi anni '90 lanciavano carne marcia sulla platea e si tagliavano le vene durante i propri concerti e oggi, alle soglie dei cinquanta, semplicemente suonano, non ha senso che cerchino di riproporre De Mysteriis Dom Sathanas, perché semplicemente non è fattibile. Il solo fatto di esibirsi in un locale di grandi dimensioni davanti a centinaia di persone (alcune delle quali tra l'altro pogavano pure manco fossero a un concerto thrash qualsiasi, ma questo è un altro problema) è del tutto differente rispetto a ciò che "tramanda la leggenda": locali bui e claustrofobici in cui pochi reietti si ritrovavano a condividere il fardello della propria misantropia.

Un'esibizione dal vivo di "Freezing Moon", tratto da De Mysteriis, nel 2016.

Cercare di traghettare il simbolo di un'epoca nei meccanismi odierni significa decontestualizzarlo completamente, perderne per strada il retroterra. Trattare De Mysteriis Dom Sathanas alla stregua di un qualsiasi altro disco significa appiattirne, anzi peggio, non considerarne degli elementi irripetibili e allo stesso tempo irrinunciabili, su tutti la sua poetica di ribellione e di ostentata, demente esagerazione.

Proprio la contestualizzazione della band mi porta al secondo problema. Dal nulla, per magia, qualche mese fa è spuntata una registrazione risalente al 1990 di un'esibizione con i Mayhem in fomazione "classica": Euronymous, Dead, Hellhammer, Necrobutcher. Forse qualche mente geniale, non si sa se negli uffici Peaceville a Londra o a Oslo, deve aver pensato una cosa tipo "OH DAI FACCIAMO IL NUOVO LIVE IN LEIPZIG". Live In Leipzig, per fare un parallelismo da prendere con le pinze, è per le registrazioni dal vivo quello che De Mysteriis Dom Satanas è per gli album in studio: la sintesi di un'attitude. Quaranta minuti di schifo sonoro a perenne monito di quello che i Mayhem rappresentavano nel 1990 e prima testimonianza registrata di buona parte del materiale che nel '94 sarebbe confluito in DMDS.

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E tu inizi a farti delle domande, su tutte: ma non è una carta che si sono già giocati con il Live In Zeitz dell'anno scorso? Quello aveva quantomeno la scusa di essere un "recupero" da delle cassette che Dead aveva smazzato ai suoi amici all'epoca, questo, che addirittura ha la stessa scaletta del Live In Zeitz, che a sua volta ha la stessa scaletta del Live In Leipzig (cambia giusto l'ordine di un paio di brani e l'alternanza tra "Pagan Fears" o "Pure Fucking Armageddon"), è invece un inedito. Poi leggi meglio: "Sarpsborg, Norway - February 28, 1990", e inizia a suonare qualche campanello, ma non riesci bene a collegare. Ma no, non può essere. Non possono essere così sfacciati. Nemmeno i Mayhem, che pure di cose orribili negli anni ne hanno cacciate a vagonate. Titubante ti avvicini alla mensola, peschi Dawn Of The Black Hearts, fissi per un attimo il cervello di Dead sparso sul divano, lo giri e trovi scritto "Sarpsborg, Norway February 28, 1990". "Inedito", scopri poi, perché il master da cui questo Live In Sarpsborg arriva è un altro rispetto a quello che ha originato il bootleg più famoso della storia del metal tutto.

Il bootleg più famoso della storia del metal di cui sopra.

Pausa e digressione su Dawn Of The Black Hearts a beneficio dei nuovi iniziati: un pomeriggio del 1991 Euronymous torna a casa e trova il cervello di Dead a spasso per il divano in seguito a un incontro ravvicinato tra la di lui fronte e la canna di un fucile. In attesa dell'arrivo della polizia raccoglie piccoli frammenti di cranio da spedire ai suoi amici (storia che vi abbiamo già raccontato qui) e scatta qualche foto. Nel 1995 un amico di penna di Euronymous, evidentemente nell'elenco dei fortunati che aveva ricevuto quei simpatici regali per posta qualche anno prima, pensa bene di dare il proprio contributo alla leggenda dei Mayhem e stampa un bootleg contenente la registrazione di quel concerto a Sarpsborg. Nulla di strano, non fosse che la copertina scelta per l'occasione è proprio la foto del cadavere di Dead, completa di fucile e cervello gocciolante. Non serve dire che la qualità del lavoro è a dir poco abominevole, ma per ovvie ragioni questa pubblicazione non ufficiale diventa una leggenda nella leggenda, ristampata più e più volte negli anni, senza mai aver ottenuto una pubblicazione ufficiale. D'altronde, nessuna etichetta inserita nei circuiti del music biz potrebbe mai permettersi di distribuire un artwork del genere; allo stesso tempo, la copertina è anche la gran parte del "valore" del disco, visto che questo, di per sé, fa schifo, e cambiarla sarebbe un insulto alla tradizione (ricordiamo sempre che il metallaro è mediamente molto imbecille passatista). Fino a oggi.

Nel 2017, i Mayhem hanno stampato ufficialmente il concerto di Dawn of the Black Hearts, sostituendo al cervello di Dead una foto di Euronymous con sguardo truce. Quello che era il manifesto più eloquente della ribellione black metal degli inizi, del suo disagio, del suo atteggiamento autodistruttivo, della sua strafottenza e della sua mancanza di rispetto verso tutto e tutti oggi è un vinile a tiratura industriale acquistabile su Amazon. Consegna in 24 ore se sei cliente Prime, in culo al tape-trading.

Forse sono io che a neanche trent'anni ho le categorie mentali di un ottuagenario, ma tutto questo suona completamente sbagliato. Nel 2017 il black metal è semplice musica. Fino al 1994 non era così. Aldilà di qualsiasi inutilissimo giudizio di merito su ciascuno dei due momenti, tentare di mischiarli non è stata una grande idea.

Andrea è uno dei signori oscuri di Aristocrazia webzine.

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