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Musica

L'epoca d'oro della psichedelia messicana

L'arrivo del rock in Messico ha portato un fermento culturale, oltre che parecchi scontri con le autorità, che ancora oggi è impossibile dimenticare.

Il mio vicino di casa Don Fumes, un anziano signore che ha partecipato all'Avándaro [il più grande festival psichedelico del Paese, la Woodstock messicana del 1971, NdT] mi ha regalato una cassa di dischi e si è messo a raccontarmi che aria tirava quando era un giovane hippy.

A causa di una delicata situazione di famiglia, per ora sto vivendo in questo appartamento. Come vedi non è un granché, ma ho una bottiglia di tequila nel frigo, te ne offro un po'. Per la prima volta nei cinquant'anni che è durato il mio matrimonio sono felice: posso bere ogni giorno, fumare erba—un po' di leggerezza non guasta—e ascoltare i miei dischi preferiti. Che poi, non è nemmeno corretto chiamarli dischi: la mia nipotina mi ha regalato questo tablet e ho tutto qui dentro. Aspetta un attimo, ho quasi finito di chiudere questo yoin. Negli anni Settanta li chiamavamo così gli spinelli: yoins—una deformazione messicana per dire joint. Non chiedermi perché. Ho imparato l'inglese in età adulta, grazie ai gruppi rock messicani. Quelli del 71. Per questo ti ho chiamato: voglio disfarmi dei miei dischi per fare un po' di spazio qui intorno. Già ne ho dati via un bel po', ma quelli che ho messo in questo scatolone li ho pensati proprio per te. Mi hanno detto che ti piace la musica.

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Conosci questi gruppi? No? Guarda: questo è stato il momento più alto del rock messicano. Sì, esatto. Quasi tutti i dischi più importanti sono usciti nel 1971, ma pure il '73 ha regalato qualche chicca. La maggior parte di queste band ha tirato fuori un solo disco, al massimo un paio di EP, quelle che sono durate di più sono state molto fortunate! Alcune riuscirono a continuare a suonare per un po', ma dovevano nuotare controcorrente, non so se mi spiego. Oggi sono soltanto vinili impolverati. Magari ti ricordi i Three Souls In My Mind, i Dug Dug's… Ecco, loro sono andati un po' avanti. Però gli altri, guarda: La División del Norte, una band di Reynosa, per me era nettamente la migliore: con il suo funky brass potentissimo, molto influenzati da James Brown, anche da Fela Kuti. E guarda un po', più di due EP non hanno fatto: Ella regresa e Soul Lady, entrambi pubblicati da Polydor, nel 1971. Perché? Adesso te lo racconto.

O loro, guarda! Los Tequila con Maricela Durazo, la Janis Joplin messicana! La nostra Janis! Non la conoscevi? In Svezia è diventata famosissima. La propaganda che montarono quelli della label CBS, dagli elicotteri, il pomeriggio del festival di Avándaro, era stata una loro idea. Originari di Jalisco, si erano formati verso la metà degli anni Sessanta, quando i gruppi chicani arrivarono a Città del Messico, mischiando il loro stile con le influenze della British Invasion che arrivava dalla frontiera, come agli statunitensi era arrivata dall'Atlantico. Lì, nei caffè, Maricela Durazo aveva imparato a cantare con quella voce raschiata, insieme a gente come Bátiz e sua sorella Baby. I Tequila pubblicarono materiale fino al '78 circa, ma i loro album migliori sono sicuramente quelli a cui aveva partecipato la nostra Janis: l'EP del '71, uscito per la Epic. E poi il loro LP Rock Sound, della CBS, anno 1973. Ma forse il materiale migliore, per quanto riguarda questa band, sono le registrazioni dal vivo del loro set al Festival di Avándaro: tipo la traccia "Do You Belive Me". Penso che lì, ad Avándaro, fu il momento più alto della carriera di Maricela. Nello studio di registrazione la tenevano sempre in secondo piano: errore madornale.

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Ad Avándaro, lo sapevi? Un Paese così sessista e moralista come il nostro, sempre stato, come poteva accettare che le donne primeggiassero a un festival del genere? E per giunta sul palco? Era un po' come dire, tra le righe, che una donna che fa musica è una poco di buono. Se ci aggiungi poi un certo sentimento ambivalente nei confronti delle comuni hippy che avevano proliferato in lungo e in largo nel Paese prima di allora… Dai un occhio a questo dato curioso: il 3 ottobre del 1968, nel Jueves de Excélsior, a pagina 14, appare questo titolo: "Sono arrivati gli hippy messicani". E il 2 di maggio di quello stesso anno, a pagina 22: "Gli hippy ci hanno invaso". Dopo Avándaro, una di quelle band firmò un contratto con la Peerless: La Comuna. Di loro rimane soltanto un EP omonimo del 1971.

Maricela Durazo. Hotel Aristos Cancun, del gruppo "Jet Set" 1975, via

Come ti dicevo, le donne erano soltanto due: Maricela Durazo e Mayita Campos dei Los Yaki, di Reynosa. Al festival di Avándaro il set di Los Tequila fu indimenticabile, anche se a quelle ore tarde le luci del palco rischiavano di cadergli in testa. La stessa Maricela tentava di mantenere la calma e di chiedere anche al pubblico di darsi una calmata, prima gentilmente e poi con più forza. Il concerto di Los Yaki invece andò un po' peggio: nel bel mezzo del loro set saltò la luce e restammo al buio, in silenzio.  Ma che ne è stato di queste due splendide donne? Allora, Maricela Durazo lasciò i Tequila per militare in altre band come Zeus, La Raza e Jet Set; dopodiché se ne andò a vivere a Los Angeles per un po'. Dal suo ritorno ad oggi, iniziò ad essere conosciuta come "La diva del blues": ora la sua band non è un granché e gira più che altro feste di paese e piccoli bar. Mayita Campos lasciò Los Yaki per una band chiamata La Semilla del Amor con cui viveva in una comune hippy. Suonò anche con i Crazy Birds e Los Esclavos. E ovviamente registrò il suo grande classico del 1974 insieme ai Lucifer. Oggi insegna canto.

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Ok, guarda: è pronto il nostro yoin. Fumalo mentre bevi questa tequila. Posso offrirti qualcos'altro? Fammi mettere un disco. Continuiamo a parlare di questi album, passami il yoin e mettiti comodo che ti racconto la mia storia.

La prima volta che ho sentito la parola rocanrol penso sia stato intorno al '55 (io sono nato nel 40). È andata così: mia sorella maggiore chiese a mio padre: "pa, che cos'è il rocanrol?" E lui con la sua voce roca rispose: "un ballo che va contro il buon costume". In quel periodo ascoltavo un sacco di mambo e cha cha cha. Andava molto di moda Pérez Prado, che nel '49 aveva pubblicato il suo famoso "Mambo n' 5". Vivevamo a Santa María, una colonia di gente proletaria, lavoratrice. Elda era sempre stata una che faceva quello che voleva, non si lasciava mettere i piedi in testa.   Ricordo che mio padre la rimproverava sempre perché era una ribelle. Diceva che la sua famiglia non le aveva mai fatto mancare nulla, dai vestiti al cibo. Com'era possibile che preferisse girare con quei poco di buono? I poco di buono in questione erano gli amici di Elda che volevano mettere su un gruppo rocanrol. Ricordo una volta in particolare in cui in casa ci fu un problema grosso perché Elda voleva andare al concerto di Bill Haley and His Comets, nel 1959. In quello stesso anno Los Locos del Ritmo registravano il loro primo LP, Rock! (Orfeón/Dimsa). L'anno seguente, nel '60, uscì Los rockin rebels, il primo LP di Los Rebeldes del Rock: sulla copertina c'era la band, con il giovane Johnny Laboriel, in posa su due automobili d'epoca, vicino agli studi di registrazione di Orfeoón. Credo che questi due dischi abbiano segnato il gusto di quasi tutto il decennio seguente. Da allora le cose cambiarono. Per esempio, prima facevano tutti cover, traduzioni in spagnolo di originali inglesi. Se pensi un attimo ai dischi dell'epoca te ne accorgerai da solo: Los Loud Jets, Los Hitters, Los Hooligans (tutti su etichetta Orfeón), Los Teen Tops (CBS) e Los Black Jeans (Peerless) tutti loro si dedicavano alle cover: da Elvis a Jerry Lee Lewis, Chuck Berry, Buddy Holly e così via, prendevamo tutti i nomi più potenti del rock dei gringos. Da lì in poi però iniziarono a comparire pezzi originali come "Pensaba en ti" di Enrique Guzmán, "Tus ojos" di Antonio de la Villa, o l'emblematica "Yo no soy un rebelde", di Los Locos del Ritmo.

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Queste erano le band che mia sorella Elda ascoltava e che andava a suonare in sala prove coi suoi amici: voleva essere una cantante rocanrol. Ma come poteva diventarlo se non avevamo nemmeno un soldo per comprarci i dischi, figuriamoci per gli strumenti? La nostra era una famiglia proletaria: il rocanrol, per come lo vedevo, era per i fighetti. Basta che dai un'occhiata alle copertine di Rock! e Rockin' Rebels: credi davvero che ci vestissimo tutti così, all'epoca? Oltretutto, sentivamo parlare di "rebel without a cause" dappertutto, già nel 1959 Ernesto P. Uruchurtu—capo del Dipartimento del Distretto Federale dal '52 al '66—aveva iniziato i suoi raid sistematici contro i caffè in cui si radunavano quei ribelli, gli stessi bar frequentati da Elda.


Il presidente era López Mateos ed erano i primi tempi di quello che poi fu conosciuto come "Il Miracolo Messicano", che di miracoloso aveva soltanto il nome: c'era stata una crescita, sistematica, sì, ma non reale—come quando gonfi una tortilla di aria. L'alleanza ideologica con gli Stati Uniti, dopo la Seconda Guerra Mondiale, aveva portato un'enorme destabilizzazione interna ed eravamo sul punto di tirar fuori le armi: già si erano sollevati i ferrovieri, i maestri, i medici e Lázaro Cárdenas si era alleato al Movimiento de Liberación Nacional. La rivoluzione stava compiendo cinquant'anni e per radio si sentiva soltanto che il Messico era in ascesa, che adesso sì che era il nostro momento: passavamo dall'essere un Paese rurale a una realtà moderna fatta di industria, città e progresso. Poi cos'è successo? Be'… Niente! Ecco cos'è successo: Lázaro Cárdenas appoggiò la candidatura di Díaz Ordaz ed entrammo nei nostri anni più bui.

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1 dicembre del 1964, Díaz Ordaz diventa presidente del Messico, via

Nel '62 lo stesso Uruchurtu spese una fortuna per la visita dei Kennedy a Città del Messico. Ovviamente Elda era lì, e da quel momento iniziarono a frullarle idee strane per la testa. Mio padre la rimproverava di voler essere gringa. Io non credo che avesse colto nel segno. Noi ragazzi eravamo quelli che avevano in mano gli strumenti del futuro. Voglio dire, sì, c'era molta più vita urbana e industria, ma le cose in casa continuavano a filare allo stesso modo: un sistema patriarcale e machista che ci imponeva come pensare, come vestirci e soprattutto chi guardare con ammirazione. La religione era qualcosa di inamovibile, era la seconda bandiera nazionale. Ti faccio un esempio: negli Stati Uniti condannavano i comunisti per le proprie ideologie economiche, qui li accusavamo di mancanza di principi religiosi. I comunisti atei ci facevano più paura di stronzi armati ma cristiani. In ogni caso, non hai idea di quanto fosse pieno di gente Paseo De la Reforma! Dicono che ci fossero più di mezzo milione di persone al passaggio dei Kennedy. In superficie andava tutto bene, ma sotto… Retate ingiustificate negli unici spazi in cui potevamo andare a sentire i concerti, che poi erano gli unici in cui vivevamo… Gli unici in cui sentivamo il vero linguaggio moderno… Il rocanrol!

Giugno 1962, visita dei Kennedy in Messico, via Dai un'occhiata a questo. Pagina 10 di Excélsior, del 3 febbraio del 65: "Non ci sono abbastanza agenti per tenere d'occhio i caffè musicali". Nell'Universal Gráfico del 1 febbraio '65, a pagina 29 trovi: "Retate e chiusure in più di venti caffè esistenzialisti", dice: "l'unico obiettivo delle autorità è lottare contro il rumore". E ancora, 6 febbraio del '65, pagina 6: "Sono un pericolo per la società, questi caffè esistenzialisti," e continua: "questi locali alimentano la ribellione priva di causa e aumentano il tasso di delinquenza giovanile," "centri di perversione e nidi di gruppi di malviventi," "centri in cui tutti i giorni e tutte le notti si radunano giovani delinquenti". Nell'Universal Gráfico, 10 febbraio del 65, pagina 7: "Le retate e le chiusure si basano su esaustive investigazioni realizzate da ispettori in borghese, non sono dettate in maniera arbitraria dal momento che ciò andrebbe contro la garanzia costituzionale del libero commercio e lavoro." Ti rendi conto? Secondo te qual è il pericolo che rappresentavamo? Sai che cosa bevevamo in quei caffè? Non indovinerai mai… Caffè, oltre che succhi di frutta. Le volte che ci andai con Elda, le sostanze più pericolose che vedevo girare erano sigarette, di tabacco. Quello che mi piaceva di più della vecchia guardia del rocanrol, che per tutti era sul punto di estinguersi, era il suono surf. Il famoso ritmo di Orange County. Qui lo portarono Los Locos del Ritmo con la loro "Rey del surfin". Los Weelers con la loro splendida cover di "Bésame mucho". E Bátiz con la sua "California Sun". Qui nella scatola ho un disco… Guarda un po': Surf a la Mexicana, AAVV, Repent Records 001, non si sa di che anno sia.

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Però alla fine in quei "caffè esistenzialisti" vidi un sacco di band di cui poi comprai i dischi, quelli che vedi oggi nella scatola che voglio regalarti. Esistenzialisti! Sai perché ci chiamavano così? Per un racconto che, a quanto pare, causava deviazioni mentali. Sai qual era? Esatto. La Nausea di Sartre. Non hai idea di quanto desse fastidio a me, ma soprattutto a Elda, il moralismo profondo con cui eravamo costretti a convivere: tutto quello che era nuovo, sconosciuto, quello che ci poteva salvare, almeno in parte, dalla totale ignoranza in cui vivevamo, il Sistema lo passava per il filtro morale per tenere buone le masse. Chiaro, no? Erano preoccupati, al governo, di mantenere lo status quo per potersi guadagnare la sede dei Giochi Olimpici… In quel periodo un sacco di caffè continuavano a chiudere per poi riaprire, a volte ci volevano anni perché tornassero in attività, oppure semplicemente cambiavano nome.

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Ma non ti mentirò: verso la fine degli anni Sessanta il suono del rocanrol cambiò. Si aprì l'epoca stagnante e stronza dei solisti: si sciolsero i Teen Tops, Los Rebeldes del Rock, i Black Jeans, Los Hooligans… In compenso iniziarono a spuntare band dell'onda chicana: gruppi di Tijuana, di Guadalajara, di Monterrey; arrivarono a Città del Messico con un suono completamente nuovo, stranissimo, soprattutto con la novità che… Cantavano in inglese! La prima band di questa nuova ondata furono Los Dug Dugs, di Durango. Solo più tardi mi accorsi che la loro hit era in realtà una cover dei Beatles. Di fatto sono stati loro a portarli al pubblico messicano: le loro tocadas Beatles precedettero l'arrivo della Capitol—la distribuzione ufficiale dei Beatles in Messico. Queste band chicane e il loro sound influirono parecchio sul pubblico e sui caffè: c'era un'incredibile voglia di far casino.

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Avevamo una gran voglia di avere anche noi i nostri dischi, dischi veri, non quelle compilation di "versioni messicane" con copertine a caso e tracce pure. No: volevamo i veri dischi dei Beatles, dei Doors, di Hendrix… Credo che in quel periodo l'industria discografica fu obbligata ad aprirsi un mercato in Messico, però nel frattempo aprimmo le porte anche alle band chicane che avevano appena mollato i fucili per dedicarsi ai loro pezzi originali. E come ci criticavano per la nostra voglia di imparare, di aprirci alle novità! Cosa dovevamo fare? Vivevamo in un momento storico incredibile: all'apice della Guerra Fredda, la Guerra del Vietnam, gli hippy… Volevamo essere all'altezza! All'inizio eravamo i "ribelli senza causa", poi "esistenzialisti" e infine "hippy". Guarda qui: Jueves de Excélsior, 12 marzo del 64: una caricatura di un gruppo rock, con la faccia trasformata e il tono di pelle cambiato, da scuro a bianco, e lì sotto la didascalia: "Mexican Beatles". Poi, primo luglio del '65, pagina 14: "è necessario educare i nostri giovani a materie spirituali, alla morale, al lavoro intellettuale, prima che sia troppo tardi." 22 settembre del 66: una caricatura di una coppia: lui con i capelli lunghi e un vestito, lei con i pantaloni e i capelli corti, e la didascalia: "Chi dei due è il maschio e chi la femmina?".

Refried Elvis di Eric Zolov, via

Da ogni prospettiva, il sistema manifestava avversione nei nostri confronti, odio verso i giovani. Cosa avevamo fatto di male? Be', ad esempio ci eravamo avvicinati al rock. Ah, però questo sì, quando i Doors vennero da queste parti e pretesero di fare tre date per coprire l'intero spettro della società messicana, alta, media e bassa, ne cancellarono due e gliene lasciarono soltanto una. Per i fighetti non c'erano problemi: a loro era consentito avvicinarsi al rock, alla droga e alla liberazione, ma per i poveri era diverso. La notte in cui i Doors vennero a suonare al Forum nella colonia Del Valle ci andai da solo: rimasi fuori, alla biglietteria, insieme a moltissimi altri che non avevano, come me, soldi per pagarsi il biglietto, a sentire da lontano il suono dei nostri idoli. Ero solo perché mia sorella Elda era stata uccisa a Tlateloco nel 1968, insieme al suo ragazzo, un argentino che tutti chiamavano "Che". Dopo il '68 quale poteva essere il nostro posto se non la onda? Radio Juventud, XERPM, canal 66, che dopo il festival di Avándaro sarebbe stato cancellato per poi diventare Radio Fórmula, trasmetteva le canzoni di queste band particolarmente mal viste, quelle de la onda chicana. Attorno al 1970 ebbi modo di conoscere tutte queste band che rappresentarono il punto più alto del rock messicano. E quasi tutte pubblicarono i loro migliori album nel '71, il Grande Anno, l'anno in cui tutto cambiò.

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Rockin' Las Américas: The Global Politics of Rock in Latin/o America

di Héctor Fernández e Eric Zolov, p 30.

Ma continuiamo a fare un po' di diggin' in questa scatola di dischi. Dove eravamo rimasti? Ah, guarda qui, La Revolución de Emiliano Zapata, una band di Guadalajara, Il loro primo LP è stato pubblicato dalla Polydor, nel 1971. Il loro pezzo più famoso è questo, "Nasty Sex".

La Quinta Visión: Lamentos de un mico; Blues de la calle libertad, Philips, 1971; a mio parere la band con le copertine più visionarie.

EP

Rock Sound

E poi c'erano i Bandido: un gruppo jazz-rock con un brass potentissimo, il suono caratteristico dell'onda chicana: si sente parecchio l'influenza di Herb Albert e i suoi Tijuana Brass, ma anche quella di John Coltrane e dei suoi Africa Brass; questo è l'album omonimo pubblicato da Philips, nel 1973.

Dopo di loro, ti consiglio di ascoltarti La Fachada de Piedra: questo EP en vivo en Avándaro Valle de Bravo, pubblicato da Orfeón, nel 1971.

Poi ci sono stati i Peace And Love da Tijuana: la band che aveva fatto impazzire tutti, pro e contro, ad Avándaro: ascolta il loro album omonimo, pubblicato da RAFF nel 1971.

El Ritual: considerati la migliore rock band messicana di sempre. Ti consiglio il loro LP omonimo, pubblicato sempre da RAFF, nel 1971.

La Tribu, gruppo di Monterrey: un'altra band con un brass potentissimo. Ascolta il loro EP del '71, pubblicato da Polydor.

Los Clicks: il loro EP è quello con la copertina più buffa: una lattina aperta, un po' Andy Warhol, (Polydor, 1971).

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E poi ci sono i Dug Dug's, di Durango: una delle poche band sopravvissute al massacro mediatico post-Avándaro: questo è il loro LP omonimo, pubblicato da RCA Víctor, sempre nel 1971.

Come avrai già capito, molte di queste band suonarono ad Avándaro, ma ce ne sono anche altre. Alcune sono ingiustamente dimenticate, per esempio loro, guarda: Luz y Fuerza, una band che registrò un solo EP per la RCA: We Can Fly, del 1971. Dentro ci trovi uno dei pezzi più assurdi dell'epoca: quasi free jazz, avant-garde: "Midnight".

Las Antorchas: ho questo EP di tre tracce, omonimo, del 1971, si sente l'influenza pesante dei Doors, non so per che etichetta sia uscito.

La pipa de la paz, di Ciudad Juárez: hanno pubblicato solamente due EP: Groovy Situation e Give it to me… entrambi usciti per Capitol nel 1971.

Macho, di Monterrey: un'altra band con fiati funky. Per loro gli EP furono tre: quello Omonimo e Deja pasar el tiempo, pubblicati nel 1971; e Destrucción, uscito nel 1972. Tutti per Philips.


Se sono stato ad Avándaro? Be', mi sembra ovvio che ci sono stato, ma non voglio farti una cronaca dettagliata del festival: quei racconti già li sappiamo. Se girava droga? Soprattutto birra, direi. Poi vabè, quella notte provai di tutto, ma con molta tranquillità. Ma io ero lì principalmente per il rock, per la musica. Noi ragazzi non volevamo distruggere nulla, non eravamo in cerca di guai. Al contrario, eravamo lì perché già avevamo trovato qualcosa. Avevamo incontrato qualcosa che ci univa come generazione. Per la prima volta in moltissimi anni tutti quei giovani erano sintonizzati sulla stessa onda: avevamo superato l'establishment. Tutte le etichette che ci avevano dato, proletari, fighetti, esistenzialisti, delinquenti… Erano tutte abolite, quella sera. Eravamo semplicemente ragazzi: giovani uomini e giovani donne che avevano superato anche il machismo che la società ci aveva imposto. Non c'era la MIA donna, o il MIO uomo, o il MIO spazio o la MIA droga… Avevamo abolito anche la proprietà, ma non nel senso comunista, anche il comunismo era stato superato, insieme al capitalismo, non ci fregava nulla dell'intero apparato politico. E ora che sono passati 45… 50 anni da allora, ci rimane questo: una cassa di dischi, che rappresenta quel momento, quell'apice culturale che non tornerà più. E non importa quante parole spendiamo per raccontarlo, non riusciremo mai a esprimere quanto fu speciale partecipare a quel momento storico: il Messico, all'inizio degli anni Settanta, era un posto meraviglioso in cui stare. Almeno, così lo vedevamo, da un lato. Ma eravamo sulla cresta dell'onda, di un'onda che solo qualche anno più tardi si sarebbe esaurita. Ora se giri per la città, per il Paese, puoi riconoscere il segno di quel momento. Un segno che le future generazioni dovranno riscrivere a modo loro.

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_Revista _Siempre, numero 952, 22 settembre 1971, pagina 4.

Revista Siempre, numero 953, 29 settembre 1971, pagina 19.

Che cosa successe dopo? Quello che ci si aspettava: nel '68 i militari assassinarono gli studenti, mia sorella Elda, con una raffica di proiettili. Dopo Avándaro i giornali assassinarono i musicisti, un'intera generazione, tramite i loro editoriali, questa volta con proiettili di carta. Leggete qua: Jueves de Excélsior, 23 settembre 1971, pagina 5: "Colpevoli della orgia di Avándaro": "una piccola cittadina si trasforma in un campo nudista": "è stato l'agosto dei narconudisti": "nido di drogati"; Excélsior, 14 settembre 1971, pagina A1: "Lo scandalo di Avándaro, la procura indaga": "numerose violazioni, compreso l'uso indebito della bandiera nazionale"; Revista Siempre!, 22 settembre 1971: "Lettera all'editore di Siempre!": "oggi risulta che come negli Stati Uniti e in Inghilterra […] si fanno festival di rock and roll, i nostri studenti sempre originali hanno deciso di organizzare il loro proprio a Avándaro. E ovviamente contavano che le autorità li avrebbero coccolati invece di prenderli a sberle". Capito? Lo stesso anno del massacro dell'halconazo! E la nostra idea era quella di imitare. Ma loro non capirono, non potevano capire, e forse non lo capiranno mai. Nel '73 nasce Televisa e attorno a quegli anni, al festival della canzone OTI, debuttarono Juan Gabriel e José José. Tra tutti e due, in quel decennio pubblicarono qualcosa come trenta dischi. E così alla fine riuscirono a separarci, gli uomini da una parte e le donne dall'altra: i fuochi di repressione politica erano ancora più intensi di quelli nei confronti dei caffè. Alcuni continuarono a cazzeggiare, altri non ci sono più, altri ancora, come me, si sposarono, fecero dei figli, e guardaci ora, amico mio: siamo vecchi, ma siamo ancora tutti interi. Right here, right now, eccomi qui, nel mio buco di appartamento, che parlo con te, ed eccoti qui, che mi ascolti. La canna è finita, la tequila pure. Dai, leva le tende, portati via questa cassa di dischi. Ora sai che contiene parecchi gioielli del rock messicano: il vero rock messicano. Ecco, prenditi anche i quattro volumi di Guaraches de Ante Azul di Federico Arana, la Contracultura en México di José Agustin, Sirenas al Ataque: Historia de las mujeres rockeras mexicanas di Tere Estrada e Refried Elvis di Eric Zolov, così impari qualche altra cosetta. Potrei andare avanti, eh, la bibliografia è pressoché infinita! Ora ti tocca informarti un po'. Ah, portati via anche il disco che stavamo ascoltando adesso, Septober/Energy, l'unico, stranissimo, album dei Centipede. Il disco in cui la psichedelia ha raggiunto le vette più alte, da queste parti, le più alte di sempre, e l'anno di pubblicazione, tu guarda, è sempre il 1971. Ora tu dimmi se noi messicani non siamo stati all'altezza delle circostanze storiche.

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