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Musica

Le L7 sono sempre pronte a distribuire schiaffoni

Abbiamo chiesto a Donita Sparks di raccontarci un po' di cose, tra cui quella volta che ha tirato un tampax al pubblico.

Foto di Rob Sheridan

Se mettete un attimo in pausa la vostra convinzione che i Nirvana o, peggio, i Soundgarden siano le uniche band degne di nota del grunge, potrete aprirvi all'idea che uno dei gruppi più selvaggi e splendidi degli anni Novanta sia composto da ragazze, e che questo gruppo si chiami

L7

. Le L7 sapevano portare live i loro pezzi, che già erano macigni in faccia, con una violenza che non faceva sfigurare la loro resa su disco, anzi, e la loro intensità non faceva invidia ai Cramps e il loro impatto-carroarmato non era da meno di quello dei Motörhead del periodo

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Ace Of Spades

. Troppo trash e selvagge per il grande pubblico, le quattro valchirie del punk hanno messo la loro carriera tra parentesi per ben tredici anni prima di riunirsi qualche mese fa. In attesa della fine del mondo, la leader e chitarrista Donita Sparks ci ha raccontato perché i Ramones sono stati l'ultimo grande gruppo rock e come ha attaccato 50.000 inglesi a colpi di tampax.

Noisey : Il vostro tour europeo di quest'estate è saltata. Prevedete di riprenderla presto?

Donita Sparks :

L'anno prossimo esce un documentario su di noi. Credo che ritorneremo in questa occasione, tipo in giugno o agosto. Non sarà un grosso tour di due mesi, ma una cosa più contenuta, ne stiamo parlando ora.

Vi siete riformate perché sentivate la pressione dei fan?

Sì, i fan ci tormentavano sulla nostra pagina Facebook! Dato che me ne occupo personalmente, ho pensato di postare alcuni pezzi di documentario. Non credevo che interessasse così tanto, ancora, che così tante persone si ricordassero di noi e, soprattutto, che una nuova generazione di ragazzini ci ascoltasse. Mi è sembrato un passo ovvio quello di voler rimontare in sella… Ho contattato chi di dovere specificando che era ora o mai più perché poi saremmo state troppo vecchie per farlo. Per quanto mi riguarda, non era una necessità impellente, ma visto che anche le altre erano gasate dell'idea, abbiamo detto dai, perché no?

Avete continuato a vedervi durante gli anni passati separate?

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No! Vedevo sempre Dee [

Plakas, batterista

] perché suonavamo insieme nella band Donita Sparks And The Stellar Moments, ma non avevo mai beccato Suzi [

Gardner, chitarra e voce

] dal 2001. Avevo invece incrociato qualche volta Jennifer [

Finch, basso

] in alcune serate, ma tutto qui.

E, di base, perché vi eravate fermate?

Abbiamo messo tutto in pausa perché non c'erano più soldi. Eravamo a terra, senza label, senza management e la nostra popolarità era calata parecchio. Eravamo al verde, insomma. Partire in tournée e registrare album costa, e tanto, anche se non abbiamo mai fatto album ad alti budget, però anche solo noleggiare uno studio è dispendioso. Ai tempi non c'erano Pro Tools e tutte quelle cazzate. Quindi abbiamo mollato.

Non vi siete mai chieste se sarebbe stato meglio arrivare sulla scena un po' più tardi?

Siamo andate parecchio lontano, per l'epoca che è stata, anche se non abbiamo mai fatto i miliardi, né di numeri né di soldi. Eravamo famose, am non a livelli stellari. Non è una novità che, nell'industria musicale, al di sotto di un certo livello di notorietà non ci sono soldi. Oltretutto ci sono stati parecchi fattori che hanno fatto in modo di bloccarci la via: i nostri album non passavano alla radio, non ho mai capito perché noi no e invece le band maschili cui ci paragonavano spesso, tipo i Nirvana o i Soundgarden sì. Può darsi che siamo arrivate troppo presto anche se, una volta che ce ne siamo andate, nessuno ha preso il nostro posto nel panorama musicale. Credo che siamo state uniche, perché eravamo punk di attitudine, ma la nostra musica era più che altro hard rock. Eravamo un ponte tra queste due realtà.

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Come descriveresti le tue compagne?

Dal punto di vista musicale o da quello personale?

Entrambe le cose.

Direi che Suzi è un po' eccentrica e molto divertente. Dee è adorabile e casinista e Jennifer è… [

sta un attimo in silenzio

]… Molto intelligente e generosa.

L7 fotografate nel 1992 al Reading Festival

Tu sei originaria di L.A.?

No, sono di Chicago, ma mi sono trasferita a L.A. nel 1983, finite le superiori. La band è di Los Angeles. Dee ed io siamo di Chicago, Jennifer è di L.A. e Suzi viene dal Nord della California.

E come mai hai deciso di andare a vivere a Los Angeles?

Perché adoravo la musica surf. Pensavo che sarei diventata una surfer professionista, ma alla fine ho preferito Hollywood alla spiaggia! [

Ride

] Quindi sono diventata una musicista.

Quali sono i primi dischi che ti hanno formata musicalmente?

Ho due sorelle maggiori, quindi le prime influenze rock'n'roll che mi ricordo vengono da loro, e sono i Beatles e i Monkees. Le mie sorelle ballavano in camera ascoltando i loro dischi. Sì, devo dire che la prima musica che ho amato è stata il rock, anche se mia madre sostiene che mi sia formata su musical tipo

Tutti Insieme Appassionatamente

… Anche se fosse, un giorno le mie sorelle hanno portato a casa un disco dei Ramones e tutto il resto è passato in secondo piano.

Li hai visti dal vivo quand'eri ragazzina?

Sì, li ho visti per la prima volta a Chicago, avevo circa sedici anni. Poi li ho rivisti un sacco di volte.

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Cosa c'era nella loro musica che ti muoveva così a fondo?

Era qualcosa di splendido, energico, e i testi erano divertentissimi, geniali. Adoravo il lato tenace dei loro pezzi e anche tutto il contorno. Per me è la musica perfetta per un teenager. Oltretutto il loro look era incredibile. Rimanevo a fissare le loro foto per ore. Amavo tutto: come si presentavano, i loro artwork… Era tutto perfetto. Probabilmente sono anche stati la mia principale influenza come chitarrista.

Come spieghi che la scena punk di L.A. tra gli anni Settanta e Ottanta non abbia influenzato la musica mondiale come quella newyorchese?

La scena punk di LA degli inizi non è stata nemmeno apprezzata negli Stati Uniti. Chi ama quei gruppi abita dalle parti di Los Angeles, per la maggior parte. Alcuni di quei gruppi sono riusciti a emergere, come The Germs, che sono parecchio conosciuti, o X, che lo è abbastanza, ma credo che la scena di New York abbia avuto un'influenza talmente pesante da schiacciare tutto il resto.

Quando avete cominciato a suonare, negli anni Ottanta, a L.A. c'era una grossa scena metal. Penso a Mötley Crüe o Faster Pussycat…

Certo, ma noi non ne facevamo parte, anzi, la trovavamo ridicola: eravamo punk. Quei due mondi non coincidevano affatto, suonavamo anche in posti diversi. Eravamo proprio divisi anche dal punto di vista geografico, dato che i metallari suonavano sulla Sunset Strip, mentre i punk suonavano a Hollywood, East LA e Downtown. Abbiamo sempre trovato quella scena vergognosa, idiota e totalmente misogina.

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In effetti alcune di quelle band sono dei cliché ambulanti…

Tu puoi dirlo, ma non io, perché sono tutt'ora amica di alcuni di quei ragazzi. E questa cosa è assurda perché, pur non avendo mai fatto parte di quella scena, quasi tutte quelle band adoravano le L7. Taime Down, il frontman di Faster Pussycat, ci adora, veniva sempre a vederci. Anche i Guns N'Roses ci stimano parecchio… È strano e ironico che ci apprezzassero, dato che noi li abbiamo sempre considerati dei bastardi misogini.

E che rapporti avevate col mondo dell'hardcore? Black Flag? Circle Jerks?

Suzi usciva con Chuck Dukowski, che è stato bassista dei Black Flag. Ha pure cantato sul loro pezzo

"Slip It In"

, quindi aveva un rapporto stretto con loro. Jennifer, che viene dalla scena di L.A., li conosceva personalmente. Per quel che mi concerne credo di averli visti live un po' di volte, ma non sono una grande fan dell'hardcore, anche se ci sono dei pezzi dei Circle Jerks e dei Black Flag che adoro.

E il punk degli anni Sessanta? A Chicago c'erano dei gruppi immensi, tipo Shadows Of Knight…

Esatto, preferisco questo all'hardcore. Adoro i pezzi veloci e leggeri. Posso ascoltare anche roba super pesante, ma preferisco le cose che si possono trovare in raccolte tipo

Nuggets

.

Negli anni Novanta, siete state associate al grunge, genere localizzato nella zona di Seattle, ovvero all'incirca 2000 kilometri più a Nord di L.A. Come avete preso questo paragone?

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Be', la scena di Seattle ci piaceva tantissimo perché conoscevamo parecchi gruppi e la maggior parte di loro era figa anche dal punto di vista politico. Musicalmente erano anche molto diversi da quello che si faceva a L.A.: erano, come noi, dei punk che suonavano l'hard rock. Quindi è ovvio che ci abbiano incorporato in questa scena, il che ci conveniva, da un certo punto di vista, perché stava andando parecchio bene e, se fossimo state isolate in ciò che facevamo, avremmo sicuramente fatto più fatica a farci sentire. E dunque essere associati alla scena grunge e alla Sub Pop ci ha permesso di arrivare a più persone. Dopodiché, altri gruppi, di altre parti degli Stati Uniti, si sono uniti alla scena.

A quali band vi sentivate più vicine?

Eravamo abbastanza vicine ai Nirvana e ai Mudhoney. Abbiamo incrociato i Soundgarden qualche volta, ma non ci eravamo più di tanto in rapporti. Non conoscevamo gli Alice In Chains, anche se qualche anno dopo mi sono trovata con Layne [

Staley, frontman del gruppo

].

Si sta parlando parecchio di Kurt Cobain. Se ripensi a lui, a quando è morto, cosa ti ricordi?

Hmm… È stato assurdo perché… [

Lungo silenzio

]. Preferisco non parlarne, davvero.

OK, scusami.

Non c'è problema.

Cambiamo argomento. Sul palco siete incredibilmente selvagge, c'è qualche momento in tour che ti ricordi, in particolare?

Oddio, fammici pensare un minuto… Dato che si parla dei Nirvana, siamo andati con loro in Brasile. La polizia, in moto, ci ha scortato dall'hotel fino alla strada del locale in cui dovevamo suonare, ma siamo stati circondati da orde di fan impazziti. Era impossibile uscire dalla macchina. Impossibile andare al bagno, pure. E pensa che dovevamo andarci tutti, quindi immaginati che incubo è stato. [

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Ride

] Davvero un inferno!

Avete fondato il Rock For Choice. Che effetto ti fa vedere che Donald Trump sta ottenendo i suoi bei consensi in campagna elettorale?

[

Ride

] Penso che, negli Stati Uniti, la democrazia sia fottuta già da un po' di anni. Quanto a Donald Trump, lo trovo particolarmente divertente perché è talmente infoiato che mi fa pisciare sotto dalle risate ogni volta che apre bocca e arringa la folla. Trump incarna alla perfezione lo spirito dei conservatori. Riflette a pieno la loro ignoranza. In un certo senso è confortante, perché mostra a tutti lo stronzo che è, non si sforza di nasconderlo. Ci espone la verità di questa gentaglia.

I fan dei Ramones hanno digerito male la notizia che Johnny, il chitarrista, fosse un repubblicano convinto. Tu come l'hai presa?

Eh, l'ho scoperto anch'io parecchi anni dopo. I Ramones non sfoggiavano le loro opinioni politiche e quando Johnny indossava una maglia della Marina Militare, credevo lo facesse per prendere per il culo. Quando ho scoperto che invece era seriamente conservatore ci sono rimasta di merda. Però dai, Joey era tutto l'opposto. Alla fine però questo non ha alcuna conseguenza su quello che penso della loro musica. Adoro James Brown pure se era un cazzo di violento. Non lo boicotterò perché so che picchiava la moglie, anche se è un aspetto della sua personalità che mi fa cagare. Ci sono parecchi artisti con una vita deprecabile o con opinioni politiche che detesto. Prendi Ted Nugent, adoro la sua musica, anche se lui è un coglione. Però questo non mi impedisce di mettermi a ballare quando sento "

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Cat Scratch Fever"

.

Be', bisogna che parliamo di quella storia del tampax al

Reading Festival nel 1992… Hai qualcosa da aggiungere che non sappiamo già?

[

Ride

] Mavà, niente da aggiungere: il pubblico del Reading ci ha accolto tirandoci addosso palle di fango. Aveva piovuto da morire e per terra c'era una palta di merda di mucca mista a fanghiglia, dato che per il resto dell'anno quel posto è un pascolo… Quindi mi sono incazzata da morire, dato che il fango si seccava sulla mia chitarra, era terribile. E insomma, la situazione era così terribile che ho deciso di divertirmi un pochino: ho tirato fuori il mio assorbente e l'ho tirato al pubblico per vendicarmi. È stata la mia reazione un po' alla John Waters a quella situazione.

Un gesto storico… Torniamo al documentario, di che si tratta esattamente?

Jennifer ed io abbiamo parecchi video che abbiamo iniziato qualche tempo fa a riversare in digitale per paura che si disintegrassero… Avevo l'idea di pubblicare una compilation dei nostri video e di buttarla su Internet senza un particolare ordine. Sapevo che ai nostri fan avrebbe fatto piacere. E poi ho incontrato questa videomaker, Sarah Price. Ho guardato con lei i video che avevamo e lei mi ha proposto di provare a montarci un documentario, e ho accettato volentieri. Dato che non tutte noi volevamo metterci davanti a una telecamera, abbiamo deciso di fare delle interviste audio. Non ho idea di come verrà fuori, non ho ancora visto il premontato. Spero che venga fuori qualcosa di artistico! Per ora siamo pieni di roba tipo "home movie" che abbiamo cominciato a girare a inizio degli anni Novanta.

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C'è già una data d'uscita?

Penso che i produttori vogliano presentare il documentario al prossimo SXSW, quindi a marzo 2016. La regista adora questo festival, quindi è gasata. Noi ci limiteremo a seguire l'onda.

E quali sono i tuoi progetti extra-L7?

Suono la batteria in una tribute band che si chiama Lou Man Group. Suoniamo i pezzi di Lou Reed tutti dipinti di blu. Ovviamente è un riferimento anche al Blue Man Group… Ed è successa una cosa assurda:

qualcuno ha sentito parlare di noi e ci ha fatto un tribute video

! Si chiamano Sister Ray e ci imitano… assurdo. In altri momenti scrivevo parecchio, ma ora sono abbastanza concentrata sulle L7.

Quindi potrebbe darsi che veniate fuori con un nuovo disco?

Mah.. Per ora non è previsto nulla, ma non si sa mai!