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Musica

Recensione: The Prodigy - No Tourists

Un concentrato di anni ‘90, zarrume, ignoranza coatta e beat sbracati, ed è proprio così che li vogliamo.
prodigy no tourists

Sono tornati. Venticinque anni fa i Prodigy facevano luce sulla sottocultura dei raver inglesi, talmente tanta luce che quella è finita nelle classifiche e che i grimer di Londra da più di due decenni possono permettersi delle basi così grosse e grasse senza indignare nessuno (e che Gene Simmons può permettersi di darne una propria interpretazione facendo indignare il mondo intero).

Poi è normale che la carica eversiva di “Voodoo People” e “Out Of Space” si sia un po’ persa per strada, parliamo di tre tizi che cambiavano il mondo e la percezione di certa elettronica a vent’anni, non gli si può chiedere la stessa foga e brillantezza oggi che flirtano coi cinquanta. Eppure se c’è qualcosa che Liam Howlett sa fare bene in studio è creare ritmi da dancefloor, anzi, da dance ground, e su No Tourists sembra esserselo ricordato lui per primo. Forse perché sono passati solo tre anni da The Day Is My Enemy, cioè la metà di quelli che separano The Day Is My Enemy da Invaders Must Die (che rimane ancora la cosa migliore del Prodigio negli ultimi vent’anni), stavolta l’album è molto più asciutto, più veloce. No Tourists tenta di dire meno cose del suo predecessore e le dice tutte meglio: un po’ di retorica annacquata da chi cerca di vivere un’eterna giovinezza (“We Live Forever”), qualche momento di relativa tranquillità in tempi medi riservato alla titletrack, il resto sono mazzate.

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“Champions Of London” butta sul piatto un totale di d’n’b che sembra quasi che Howlett abbia voluto rispondere al remix Rob Swire, e sulla stessa scia “Boom Boom Tap” è un beattone stupidissimo che sembra una “Shutdown” senza fashion week ma con un’iniezione di drum sopra i bass. E poi c’è comunque quella spinta vagamente anarcoide e totalmente raver che non se ne va mai, stavolta cerimoniata dalle urla degli Ho99o9 che non le mandano a dire al potere costituito con “Fight Fire With Fire”. Su dieci pezzi nemmeno la metà raggiunge i quattro minuti, e No Tourists finisce con l’essere addirittura venti minuti più breve del suo predecessore, e l’effetto è devastantemente più compatto e divertente. L’attenzione non cala, perché i Prodigy trovano sempre il modo di far sì che il beat successivo sia un po’ più ignorante del precedente, e il risultato è assolutamente giusto. Che non vuol dire perfetto, ma va bene così.

“Le persone oggi sono molto più pigre, sembra abbiano quasi dimenticato cosa significhi viaggiare, esplorare. Si accontentano di quello che gli capita, qualsiasi cosa sia. Invece bisogna abbandonare il sentiero più tranquillo, trovarne uno alternativo, perché sono il cambiamento e il pericolo che ci fanno sentire davvero vivi. Non bisogna accettare di essere dei semplici turisti”, dice Howlett. In tutta onestà, di esplorazione in No Tourists ce n’è proprio poca, perché le cose che il Prodigio doveva dire al mondo le ha già dette, a suo tempo e in anticipo di almeno quindici anni rispetto a tutti gli altri. Nel 2018 si tratta solo di rimanere coerenti, con dignità ma senza alcun ritegno.

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No Tourists è uscito venerdì 2 novembre per Take Me To The Hospital / BMG.

Ascolta No Tourists su Spotify:

Tracklist:

1. Need Some1
2. Light Up the Sky
3. We Live Forever
4. No Tourists
5. Fight Fire with Fire
6. Timebomb Zone
7. Champions of London
8. Boom Boom Tap
9. Resonate
10. Give Me A Signal Segui Noisey su Instagram e su Facebook