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Musica

Recensione: GusGus - Lies Are More Flexible

Vi ricordate i GusGus di 'Arabian Horse'? Dimenticateveli.

Che cosa è successo ai GusGus di Arabian Horse? Perché io mi ricordavo un disco bellissimo e un progetto rispettabilissimo e ora esce questo disco così… brutto? Così triste?

Innanzitutto va detto che la prima metà del disco è cantata e la seconda no, seguendo quella classica divisione in songs e tracks che, alla fine, spesso funziona.

Il problema però qui è che la prima metà è davvero terribile, sembra un disco di electropop svedese anni Ottanta di serie C invecchiato male. L’apice della bruttezza forse sta in “Lifetime”; quando non cantano le cose vanno un po’ meglio, ma comunque siamo dalle parti dell’inutile (“No Manual") o del cattivo gusto (la title track “Lies Are More Flexible”).

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Allora mi sono chiesto se sono io che sono cambiato, e quindi sono andato a riascoltarmi quell’ Arabian Horse del 2011 che dicevamo prima e invece no: è ancora un disco bello, profondo, originale, raffinato, molto house e un po’ melodrammatico, tra le cose migliori del genere uscite in quegli anni.

La cosa mi conforta perché per una volta, come dire, “non sono io ma sei tu”: non so bene cosa sia passato per la testa di Daniel Ágúst Haraldsson e Birgir Þórarinsson, ora rimasti soli a gestire il progetto, e cosa li abbia fatti pensare che potesse essere una buona idea mettersi a fare questa roba così vecchia e moscia, ma sicuramente potevano pensarci altre trenta volte, o trovare qualche amico che li consigliasse meglio.

Il difetto principale del disco è una grande mancanza di ispirazione: alla fine puoi anche fare il genere più brutto del mondo ma tutto sommato se hai dei buoni pezzi, curiosità, cura, attenzione, voglia di fare e un po’ di originalità, qualcosa di buono verrà fuori. Qui c’è un pilota automatico appiattito su suoni brutti e pezzi banali, e nessuna traccia dell’originalità e della profondità di cui pure sappiamo che erano capaci.

In definitiva quindi il consiglio è, per chiunque non lo conoscesse, quello di correre a comprare Arabian Horse (dai, compratelo un disco per una volta, giuro che ne vale la pena; se non vi fidate di me garantisce il marchio Kompakt sul retrocopertina), mentre chi già lo conosce e probabilmente non lo ascolta da un bel po’, visto che non è un disco uscito esattamente l’altro ieri, potrebbe rimetterlo su e trascorrere un’ora sicuramente più piacevole e stimolante di quella che dedicherebbe all’ascolto di questo deciso passo falso.

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Lies Are More Flexible è uscito il 23 febbraio per No Paper.

Ascolta Lies Are More Flexible su Spotify:

TRACKLIST:
1. Featherlight
2. Towards Storm
3. Fuel
4. Don’t Know How To Love
5. Fireworks
6. Lifetime
7. No Manual
8. Lies Are More Flexible

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