OPA OPA - Le streghe balcaniche invadono l'Italia

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OPA OPA - Le streghe balcaniche invadono l'Italia

Il turbofolk serbo e le sonorità albanesi si uniscono in un progetto che nasce da un clash culturale e ambisce a creare ancora più casino.

Ci sono dei momenti nella vita in cui è ora di essere trasparenti e schietti: questo è il nostro caso. L'intervista che state per leggere è infatti a mia moglie (nel frattempo mi sono sposato ma di questo parleremo più in là): perché faccio tutto questo? Sono forse fuori di melone? Be' fra le tante cose che fa, mia moglie fa parte delle Opa Opa, questo duo che ha appena fatto uscire un video che ha fatto impazzire la redazione di Noisey. A quel punto mi hanno detto ma perché non le intervisti tu e te ne fotti del conflitto d'interessi? Anche perché da quando scrivi su questa rivista t'hanno negato parecchie recensioni dei tuoi dischi, mi pare,o no? Quindi di che ti stai a preoccupare? Be', mi hanno convinto e allora mi ci sono messo, anche perché conoscendo un po' tutto il percorso realizzativo di questa faccenda, so che a prescindere da mia moglie è un progetto parecchio denso in cui due realtà apparentemente agli antipodi collimano producendo questo cortocircuito qui , che è un po' il cortocircuito di tutto il mondo in cui viviamo. Per saperne di piu', proseguite nella lettura.

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Noisey: Allora siamo qui in questa fantastica cornice di casa mia con le Opa Opa che ci hanno concesso questa intervista in esclusiva. Sono le organizzatrici di queste serate, a nome Invasioni Balcaniche, da cui poi è nato il progetto. Allora, spiegatemi un pochino questo discorso: che cosa invadete e perché?
Jonida: Ma scusa Stefano… Lei si chiama Stefano, giusto?

Be', in realtà mi chiamo Demented… Comunque direi di sì… Ci siamo sposati da poco non so se ti ricordi…
Jonida: [Ride] be', non so se ti sei informato un po', se hai cercato online delle cose nostre… Cosa vogliamo invadere? Noi vogliamo invadere il territorio musicale di Roma e di tutt'Italia. Con i nostri suoni, le nostre musiche selezionate ad hoc da noi: e siccome Iva è serba e io sono albanese allora abbiamo creato questo gruppo, questa fusione dell' est, balcanica, prendendo anche spunto da quello che è successo storicamente, da tutti gli eventi storici che riguardano la Serbia e l'Albania.
Iva: possiamo dire che noi ci siamo incontrate, tutte e due proveniamo dall'Est, siamo immigrate in Italia e quindi già quello… da un lato c'è una specie di unione dovuta alle molte similitudini nel nostro vissuto, nel nostro passato, che abbiamo a volte anche subìto entrambe venendo qua, però allo stesso tempo volevamo giocare su questo fatto, appunto, dei contrasti e dei malintesi che ci sono fra i due Paesi.

E quindi quali sono in realtà i collegamenti , le similitudini e le differenze fra la Serbia e l'Albania?  Perché poi  ci sono contrasti… E come mai sono nati questi contrasti secondo voi?
Iva: innanzitutto entrambi i Paesi sono stati più o meno per 500 anni sotto i turchi, sotto gli ottomani da un lato, poi hanno avuto entrambi il regime comunista, quindi queste sono già due cose fondamentali che hanno influito sulla cultura, quindi sulla musica, sull'arte, sul cibo, sul linguaggio e molto anche sulla religione, se vogliamo… Ovviamente ci sono sia in ex Yugoslavia che in Albania molti musulmani, quindi  tutto questo deriva dall'Impero Ottomano …E poi appunto il regime dittatoriale: che però è stato molto diverso in Serbia rispetto all'Albania. Allo stesso tempo il fatto di avere avuto una dittatura ci rende molto simili.

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E queste sono le similitudini… Le divergenze invece? Perché alla fine questa cosa che voi fate, per quanto abbia una forte dose di intrattenimento, ha anche una sostanziosa parte di discorso politico. se vogliamo. Almeno io la interpreto così. Quindi volevo capire per quale motivo ci sono state queste asperità fra i due Paesi. Perché poi anche nella parola Opa Opa c'è questo significato che è uguale in entrambe le vostre realtà. Dico male?
Jonida: Be', sì certo, un discorso politico c'è. Opa Opa esiste sia in serbo che in albanese, è una parola "ripetuta" che serve a invitare la gente a ballare, un'esortazione.
Iva: Il contrasto fra i due Paesi è nato storicamente con tutti i conflitti che ci sono stati, non soltanto nell'ultimo conflitto yugoslavo, ma anche ben prima, nei secoli dei secoli, però allo stesso tempo sono anche due culture che…
Jonida: …Proprio per il fatto di essere così simili secondo me sono arrivate allo scontro fratricida… Che è successo e che sta succedendo ancora lì perché non vogliono accettare questo fatto.

E invece musicalmente?
Jonida: Be' ci siamo rese conto nella ricerca che facciamo che anche lì ci sono grosse somiglianze…
Iva: Sempre basate, appunto, sui suoni orientali, melodie arabeggianti. In Albania questo sound è rappresentato, ad esempio, dalla Tallava, in Serbia dal turbo folk… Le differenze ovviamente ci sono, ma a un orecchio occidentale sono minime, non si capiscono al volo. Certo, se ci sei dentro le cogli, ma tutto sommato è molto simile.

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E poi comunque sono tutte sonorità che si ritrovano poi anche nell'hip hop. Soprattutto in quello degli emigrati/immigrati… Tipo che so, i rapper albanesi del Bronx …Diciamo che è un modo per prendere il suono occidentale e trasformarlo in qualcosa di proprio e caratteristico… Mixare l'Est con l'Ovest per ottenere qualcosa con un'ambizione universale.
Jonida: Sì, ormai è un genere, diciamo. È da tantissimo che c'è in Albania e in Serbia.
Iva: Diciamo che da noi è successa una cosa molto strana… Perché prima della guerra in yugoslava le due scene erano molto divise, divisissime…

Di che scene parli?
Iva: Be' della turbo folk e di quella underground/alternativa. Era proprio quasi una guerra, con le sue diversità ideologiche e tutto. Perché comunque nell'underground c'erano delle radici che venivano ancora dagli anni Sessanta. Però dal momento in cui è nato il turbo folk c'è stata inevitabilmente una scissione. E dopo gli anni Novanta, per cui dopo la guerra, le scene hanno iniziato a rubarsi idee vicendevolmente. Quindi adesso ci sono un sacco di musicisti la cui sperimentazione include anche molti temi tradizionali: ad esempio il turbo folk, già dalla parola, riprende la musica dance e techno dei giorni nostri e la mischia appunto a queste melodie orientaleggianti.

Ebbè quindi è un melting pot nel melting pot, volendo, questo esperimento che voi state facendo…
Iva: In un certo senso sì, perché non facciamo turbo folk né proveniamo da quella scena. Però sì, ci ispiriamo molto a quello.

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Be' perché ad esempio tu Iva vieni dalla new wave, no?
Iva: Sì perché appunto, come dicevo prima—e forse questa è una delle differenze reali fra la Yugoslavia e l'Albania—noi abbiamo avuto la "fortuna" di avere una dittatura come quella di Tito che ha avuto una politica molto intelligente e che quindi non ha praticato l'isolazionismo come invece è successo in Albania con Hoxha. Noi facevamo parte dei paesi non allineati, per cui siamo rimasti aperti anche a influenze occidentali, americane e così via.

E infatti il tuo Paese ha sfornato gente come i Laibach, i Bastion… Grandissimi gruppi tra l'industrial e il synth pop, quindi anche all'avanguardia come proposta. Anche in quel caso però si sentiva molto il peso della tradizione, delle radici.
Iva: Sì, si sono sempre appropriati di queste influenze occidentali. Anche il nostro punk, per dire, è molto particolare…

E invece tu cara moglie, perché ecco sei mia moglie, tu vieni da un altro tipo di background, perché tu vieni dalla poesia. E questo perché probabilmente in Albania era molto più difficile far passare certe sonorità, certe musiche…
Jonida: Sì, è ancora difficile, anche se sembra che adesso le cose stiano cambiando. Comunque c'era qualcuno che ci provava. Negi anni Novanta, soprattutto, alcuni dei nostri compositori da film sperimentavano parecchio coi synth. Oppure le due sorelle Libohova… Che era un tentativo di far passare la disco wave senza il rischio di fare una brutta fine. Sai, dovevi comunque mantenere una forma che rispettasse le leggi dettate dallo Stato, dal Partito. Le deviazioni dovevano essere minime e molto calcolate, non potevi seguire la modernità. Eravamo già chiusi, isolati, come in una specie di bolla e quindi non potevi far altro che sperimentare i generi attraverso quelle forme accettate, classiche. Una sperimentazione un po' criptica, di fino, dovevi avere orecchio, andare a scavare fra le righe.

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Che è la stessa cosa quando tu butti giù i testi su queste musiche, si sente questa doppia chiave di lettura. Ti arriva una cosa, che potrebbe essere l'aspetto divertente, ma ti arriva anche un'altra cosa sotto, quella più hardcore, diciamo. Probabilmente questa doppia chiave di lettura è un residuo dell'esperienza albanese del periodo.
Jonida: In un certo senso sì, non avevo mai pensato a questo fatto…

Anche perché comunque ora in Albania va fortissimo il metal brutale, la musica pesante… Ma quand'è che da voi c'è stato un pochino di recupero che vi ha rimesso in carreggiata rispetto alla modernità e di conseguenza alla scena Yugoslava? Negli anni Novanta?
Jonida: Sì, certo negli anni Novanta… La caduta del muro di Berlino per noi è stata la caduta della enorme statua di Hoxha, che in piazza Tirana viene trascinata con la corda nonostante fosse di pesante marmo… Era un giorno di gioia. E poi di conseguenza gli input dall'esterno sono arrivati tutti insieme. Ma immaginati cosa dev'essere stata quell'improvvisa marea culturale, la conseguenza è stata una notevole confusione che è durata per anni e anni e continua a durare, anche se adesso piano piano sta mutando, anche grazie alle generazioni che dagli anni Novanta sono emigrate, hanno raccolto diverse esperienze e sono poi tornate in Albania portando quello che hanno raccolto all'estero. Credo che comunque ce ne vorrà ancora un bel po' prima che in Albania si stabilisca una base musicale solida.

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E invece per esempio in Serbia c'è stata magari un'involuzione musicale nel post tito?
Iva: No, anzi, la scena musicale era molto fiorente. Però chiaramente durante il preiodo della guerra, intorno al '94-'95, c'è stato un blocco: non si stampava più niente, le case discografiche erano morte, tutta quanta la scena alternativa più conosciuta era andata a farsi fottere. In compenso erano rimaste le nicchie: ci sono gruppi nati proprio in quel periodo, tipo gli Illegal Nemozy, i Videododir, però poi lì è fiorito molto il rap, insieme ad altri generi che prima esistevano, ma erano più marginali.
Jonida: E infatti in Albania l'hip hop va alla grande e spacca pure il culo, devo dire.  Ad esempio i Blunt&Real, poi ci sono varie realtà che si stanno espandendo.

Quindi grande confusione, "lost in traslation" come recita un vostro pezzo che ho sentito in anteprima… 
Jonida: Sta su YouTube nella sua versione dal vivo, il pezzo si chiama "Kultural Impact" e sarà il nostro prossimo singolo.

E parla appunto di questa sensazione di non avere patria… Perché tanti sono i cambiamenti che alla fine non si capisce un cazzo…
Iva: Be' io mi sento apolide totale… Ma di base voglio diventare Shakira, quindi datemi i soldi! [Ride]

Ahaha eh ma infatti anche Shakira è apolide… O erro?
Jonida: Sì, anche se per quanto mi riguarda uno dei miei punti di riferimento è Britney spears! [Ridono]

Be', vedo delle similitudini anche in questo caso!
Iva: Sì, anche se questa cosa di shakira è una citazione dei No Chappi? Borugeois!

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Quindi avete anche influenze chiaramente " di classifica", che pero' a volte è quella musica di riscatto, diciamo… Molte di queste eroine vengono dal basso, ad esempio Jennifer Lopez veniva dal Bronx, no? Portoricana se non sbaglio.
Iva: Infatti "Jenny from the block" forever! Anche se in realtà manco ci piace troppo. Diciamo che entrambe stiamo in fissa per i Pet Shop Boys, che abbiamo ascoltato prima di tutto, prima del punk e così via. 
Jonida: Siamo innamorate della stessa donna a causa loro: la protagonista del video di "Domino Dancing". È il nostro mito.

Mi riallaccio a questa cosa perché ultimamente è stato l'anniversario dell' uscita di "Like a Virgin" di Madonna… E quindi vorrei sapere la vostra sulla condizione femminile nella musica, visto che mi hanno chiesto di farvi questa domanda..
Iva: Ma in realtà non siamo femmine, volevamo sottolineare questa cosa. 
Jonida: Siamo streghe.

Questa cosa delle streghe mi interessa molto, sto infatti rileggendomi Devil Man… molti parlano del maschilismo in musica, ma in effetti voi andate oltre… Vi ponete come soggetti da bruciare. Come ci si rapporta al mondo degli "umani" pronti a prendere il forcone?Jonida: Be', non è che si può parlare cosi tranquillamente di questo fatto, anche perché essere strega è qualcosa che senti, non puoi descriverlo.

Però per i poveri decerebrati che leggono Noisey…
Jonida: Ad esempio ci riallacciamo al caffè turco. SI vede anche nel nostro video..
Iva: Un'altra cosa che ci accomuna è che entrambe quando eravamo pischelle leggevamo i fondi di caffè. Sia in Albania che in Serbia si beveva il caffè turco, che lascia questi fondi e una volta bevuto il caffè si rovescia si aspetta un po' e poi rimangono queste macchie che vengono lette, e si predice il futuro.

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Ma chi la fa questa operazione?
Jonida: Di solito le donne. Ma più che leggere il futuro ci si concentra sul presente, che poi ovviamente influenza il futuro. E poi da lì per leggere la tazza del caffè ci sono dei codici da seguire, sapere dove dirigere lo sguardo: a destra c'è il tuo passato, a sinistra gli altri e dritto sei tu, il tuo presente.

Allora secondo voi come sono viste le streghe in Albania, Serbia e in Italia? 
Iva: Sicuramente da un lato c'è proprio l'odio, la paura, la diffidenza. Perhè la strega viene sempre descritta come questa vecchia brutta… Donna, che può portare sfiga… Alle ragazzine vengono sempre raccontate queste storie della strega che ti ruba, che te ne fa di ogni colore… Ma le streghe non sono questo. In Serbia esiste proprio la magia della vlacchia e c'è veramente chi ci crede… Vabbè, io non ci credo in realtà [Ride], però metaforicamente la strega sarebbe anche la donna blasfema, che quindi dice le cose che non possono essere dette, che si presenta in maniera oscena, insomma una figura scomoda… E in fondo è quello che cerchiamo anche noi nell'ambiente musicale: proporci in un modo che magari non tutti accetteranno, appunto giocando, ironizzando un po' sui rapporti che ci sono fra i nostri Paesi, sul rapporto che abbiamo con la nostra terra d'accoglienza.

Eh appunto come sono i rapporti con la vostra terra d'accoglienza e i vostri Paesi?
Iva: Sono confusi, sono ambigui, sono vari, sia negativi che positivi.

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Insomma è un work in progress continuo.
Jonida e Iva: Sì.

E invece …il rapporto con questi uomini in musica come sono?
Jonida: Dipende. Tendono comunque a non prendere troppo sul serio la cosa che uno fa, come se fosse un gioco. Che poi lo è, ma nemmeno troppo. Giochiamo parlando di cose serie. 
Iva: A volte anche perché non pensano che sia tu a scrivere i tuoi pezzi.
Jonida: Sì, a volte gli uomini chi chiedono "ma chi l'ha fatta la musica"? Be', Iva, noi. E dicono "tutto lei???" Eh si. E rimangono allibiti come se questa cosa non fosse possibile, come se una donna non possa scrivere da sola dei brani che funzionano. Me lo hanno chiesto tremila volte. Iva tende a ridimensionarsi, è vero, ma perché giustamente non se la crede.

Forse lo fa perché schiava del pensiero maschilista anche non volendolo.
Iva: Sai chi mi ha detto questo? La cantante degli Itaca… Perché mi ha chiesto "ma tu che fai" e io "lavoro e poi faccio anche la musicista.." e lei "vedi, se io avessi fatto questa domanda ad un uomo non avrebbe detto mai una cosa del genere ma avrebbe detto 'sono un musicista' …non dobbiamo scappare da quello che siamo."

 Quindi quali sono le armi che avete a disposizione a parte i kalash per scardinare tutto questo?
Jonida: Mah, ce ne fottiamo, lo facciamo e basta.
Iva: Be', io ho fatto una canzone proprio su questa cosa con il mio progetto solista, Yva and the Toy George. Ma c'è indirettamente anche in "Kultural Impact". Perché alla fine noi collaboriamo con molti uomini, ci mancherebbe,non vogliamo fare un discorso vittim/femminista: se accadono certe cose a volte non è neanche colpa dei maschi, è una questione appunto che siamo tutti vittime di un sistema e di un pensiero globale che è quello. In pratica siamo tutti infetti.

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E secondo voi dov'è che questa situazione è peggiore?
Jonida: In Albania è peggio rispetto all'Italia: lì vige tantissimo il maschilismo anche a livello musicale. Anche se sono uscite fuori un sacco di cantati albanesi, se vai a vedere i video stanno tutte col culo di fuori. Corpo/mercato.

Sì, anche nell'usare il corpo si può essere sensuali e performative senza dover per forza fare la vetrina in Olanda…
Iva: Be', non vogliamo certo fare della morale o giudicare qualcuno, ma la questione è che le donne vengono bene o male sempre "oggettizzate", anche non volendolo. Basta leggere i commenti su un qualsiasi video di cantanti donna su YouTube: c'è sempre il commento sul fisico o roba simile. È questa anche una delle cose contro le quali bisogna un po' alzare il naso, perché non sempre io voglio essere sessualizzata. Se lo voglio ok, ma se non lo voglio "lasciateme stà". Cioè non è che appena vedo un corpo devo per forza sparare cazzate, perché altrimenti la cosa va al di là dell'attrazione. Diventa una cosa meccanica, automatica: e purtroppo ce l'hanno tutti, femmine maschi lesbiche gay eccetera, nessuno escluso.

Il corpo però è anche la forza della donna
Iva: Sì, certo, ma non sarebbe forse ora di spostare questi riflettori sul corpo maschile, che è troppo nascosto? Fatevi vedere!

E parlando di erotismo, fra di voi si sente una certa tensione "ancestrale" direi
Iva: ebbè siamo amanti segrete mio caro maritino [Ride] esclusiva per Iva 3000!

Non avevo dubbi… Ma in questa vostra relazione pericolosa come vi scambiate i ruoli?  Chi scrive la musica e chi i testi?
Iva: come si dice… Ci ispiriamo a vicenda. Io faccio le musiche però ne parliamo molto, prima di qualsiasi cosa. Passano anche ore prima di buttare giù qualcosa: pensiamo al genere che vogliamo utilizzare  in un certo brano.
Jonida: Non c'è un metodo, in realtà, anche quando scriviamo i testi li facciamo insieme, decidiamo li per li accettando e scartando, facciamo prove vocali per le linee melodiche… Basta che ci mettiamo ed è tutto superveloce, siamo molte intuitive in questo senso.

Diciamo che lavorate molto in testa e poi fate sedimentare e buttate fuori… Tutto sommato forse è anche una questione di "economia domestica"…
Iva: Be', ricollegandoci al discorso di prima forse ci piace fare "economia domestica" perché il nostro sogno è quello di fare le donne di casa! [Ride]

Ahaha no io intendevo "economia domestica" nel senso che in questi tempi frenetici è difficile prendere tempo per concentrarsi veramente sulle cose, allora bisogna fare di necessità virtù, e in questo senso vi devo fare una domanda cruciale: cosa vi piace della musica italiana, dato che inevitabilmente vi sarà entrata dentro? Avete fatto di necessità virtù anche in quel caso?
Jonida: Indovina.. Toto Cutugno! [Ride] L'abbiamo citato anche nel nostro pezzo!
Iva: Sì, quello che ci ha ispirato "Buongiorno Italia" è stato proprio questo fatto che "L'italiano" di Toto Cotugno sia stata coverizzata sia da un cantante serbo che da uno albanese: entrambi cantavano appunto "sono un italiano vero", il che è una cosa paradossale, surreale!!!!

Paradossale ma vero, perché voi siete delle italiane vere adesso.
Jonida: Esatto, e presto vi invaderemo!
Iva: Ma calcola che l'Italia mica è tanto distante dai nostri Paesi. C'è gente che crede che i nostri paesi siano tipo la Russia, lontani, dove fa freddo… Maddeché! Io sono mediterranea , montenegrina e non me scassat'u cazz!

E come facciamo per essere invasi in maniera indolore?
Jonida: Basta che vi mettiate in ginocchio e vi facciate sparare il Raki in bocca dalle nostre armi.

In effetti i due distillati simbolo delle vostre nazioni sono il Raki e il Rakia, che praticamente sono uguali..
Iva: Esatto, sia in Serbia che in Albania. Vi conquisteremo a forza di essi.

Bene, l'intervista giunge al termine… Volete dire qualcosa al gentile pubblico?
Iva: salutiamo tutti gli italiani e li ringraziamo del loro wilkommen, e li ricambiamo "zappando la terra" [Ride]

Le Opa Opa usciranno a breve con un 7" per Filibusta Records. Schiavi italiani siete avvisati!