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L'Arte in 3D che esplora l'inconscio collettivo

L'artista Pieter Jossa mescola occulto, pubblicità e filosofia in immagini 3D surreali.

Immagini per gentile concessione dell'artista

La realtà per come la intendiamo, per quanto possa essere surreale e sorprendente, è in linea di massima omologata in modo tale da lasciare che la normalità e la noia abbiano la meglio su ciò che è originale e strano. Per quanto l’insolito possa infiltrarsi di tanto in tanto nella corrente dominante, le persone sembrano accontentarsi volentieri di ciò che è prevedibile—forse perché è rassicurante per la psiche collettiva.

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L’artista 3D Pieter Jossa è in guerra contro tutto ciò. Sostiene che i volti, i quadri e gli oggetti iridescenti e colorati che compaiono nelle sue opere—dove collidono messaggi subliminali pubblicitari e occulti—lo abbiamo accompagnato sin dalle elementari.

“Da piccolo ho frequentato una scuola conservatrice [e] ci facevano colorare dei disegni; una volta colorai i capelli di una ragazza di verde e per questo presi una punizione,” spiega Jossa a The Creators Project. “Mi misero in un angolo con le orecchie da asino in testa, per umiliarmi. Credo che questo sia il primo ricordo in cui una qualche autorità ha cercato di spingermi a conformarmi ad una realtà standardizzata. Una battaglia che ho dovuto combattere più e più volte contro forme di autorità maschili.”

Jossa dice che l’ultima serie di immagini 3D, come molti altri suoi lavori, ha a che fare con la “redistribuzione del potere tramite l’avvicinarsi dell’uomo a una concettualizzazione libera e indipendente.” Secondo lui, non è più compito di nessuno dire cosa è meritevole di rappresentazione e cosa non lo è.

“Ogni cosa è una probabilità temporanea e non una verità intrinseca,” dice Jossa. “I colori saturi rompono i preconcetti monotoni sull’uso del colore. Non voglio dire che sia sbagliato usare colori tenui o neutri, solo che preferisco fare un passo nel surreale per rappresentare ciò che è ‘naturale’ (che è a sua volta un costrutto temporaneo).”

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Come la sua motivazione artistica, anche la relazione di Jossa con il 3D risale alla sua infanzia. Da sempre appassionato di grafica, a nove anni gestiva un gruppo su MSN chiamato Jamazaki, un forum aperto dove lui e altri postavano “roba di grafica” strana e si esprimevano liberamente. Allo stesso tempo, Jossa dice di aver fatto “poster di merda” per aziende, cosa che ha creato una tensione con i suoi impulsi “personali, spirituali e materiali, veri e falsi.” Usando le sue parole, Jossa ha scoperto il proprio “bambino interiore creativo ed espressivo” solo quando si è stufato della scuola d’arte.

“L’uso più espressivo del 3D come mezzo è iniziato solo due anni fa—a quel tempo facevo ancora la scuola d’arte e non mi divertivo particolarmente,” dice. “non mi piacevano le consegne e mi sentivo troppo limitato. C’erano così tante cose che volevo esprimere, così ho deciso di farlo e basta e sono stato contento di averlo fatto.”

Per quanto Jossa riconosca l’influenza artistica di personaggi come Bianka Oravecz, Rachel Archibald, Cecily Feitel, Ryan Trecartin, e Nina Verhelst, certe correnti filosofiche occulte hanno avuto un impatto ancora più significativo sulla sua pratica artistica. Questa cosa l’ha portato a giocare con concetti come collettività, realtà, sciamanesimo digitale, filosofia indiana, yin e yang e teorie cospirazioniste. Le sue idee sono archiviate sulla sua pagina Tumblr, Collective Unconcious 3D.

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“Internet è il mezzo proprio di questa filosofica e credo che sia un bene,” dice Jossa. “Tra i tanti, il concetto dell’inconscio collettivo e della realtà o della realtà in 3D sono ciò che mi interessa di più, così li ho mescolati insieme. Col tempo la cosa si è rafforzata e il concetto su cui lavoro ha iniziato a gravitare sempre di più verso un’espressione effettiva di una filosofia, che è ora parte dell’arte.”

Su invito di Feitel, Jossa ha recentemente esposto il suo operato alla mostra Stimulation Overload alla galleria Superchief di Soho. Ha anche collaborato con la mostra online Sooz, dove ha esplorato il sovraccarico di stimoli e l’inconscio collettivo usando il testo—la prima volta, per lui. Al momento, Jossa sta esplorando più a fondo gli aspetti filosofici del proprio lavoro su un blog che chiama “la dimensione sottile.”

Andate qui per vedere altre opere di Pieter Jossa.