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Musica

Cinque video sgranati per non dimenticare la Tecktonik italiana

Per non dimenticare quei passi vorticosi e quei vestiti improbabili che forse, in fondo, non erano poi così imbarazzanti.
Tecktonik
Fotografia via Facebook.

L'autostrada A106 è un'arteria brevissima. I suoi cinque chilometri e mezzo esistono solo per collegare l'aeroporto di Parigi-Orly al sistema autostradale che circonda la capitale francese. Appena staccata dall'A68, la A106 sovrasta con un lungo ponte il sobborgo di Rungis, un'anonima banlieue della Val-de-Marne. Lì sotto, lungo Rue du Pont des Halles, c'è il Metropolis—cioè la discoteca dove è nata la Tecktonik. Probabilmente ve la ricordate come qualcosa di imbarazzante, una danza disumana che per qualche anno ha reso i vostri amici dervisci sintetici in tuta. Per quanto il tempo non sia stato gentile con lei, mettendola da parte come una parentesi ridicola di inizio millennio, l'esperienza Tecktonik fu fondamentale nel definire un certo modo di usare YouTube all'interno delle sottoculture musicali.

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Come qualsiasi passione fuori dalla norma, anche ballare hardstyle e jumpstyle centroeuropea indossando tute e magliette con fantasie fluo di produzione francese è un passatempo completamente legittimo. Resta che—come i metallari, i crust punk, i falsi emo, i goth o qualsiasi altra commistione tra musica, moda e stile di vita—a chi ballava Tecktonik capitava di sentirsi solo, diverso, e magari anche perculato dai normie dell'epoca. Caricare su YouTube video dei propri passi di danza, magari accompagnati da musica a un volume ridicolo mentre usciva dalle casse di un cellulare, era quindi un modo per alleviare il dolore dell'isolamento. Se gli eventi Tecktonik erano lontani e il contatto fisico con la propria sottocultura impossibile, YouTube annullava le distanze e permetteva anche al ragazzino di paese di confrontarsi con chi infiammava i pavimenti dei club delle grandi città.

Qua sotto trovate qualche sgranato frammento di Tecktonik italiana che lo dimostra, piccole testimonianze da un'era terminata prematuramente, non con uno schianto ma con un lamento.

"TECKTONIK ITALIA ELECTRO SPEK"

Girato palesemente con un flip phone Motorola, "TECKTONIK ITALIA ELECTRO SPEK" venne caricato su YouTube il 25 marzo 2009. Cliccando sul canale dell'utente che l'ha caricato, scopro che "ELECTRO SPEK" è il nome d'arte che si era scelto per esibirsi nella sua danza preferita. Siamo in una piazza italiana, e sappiamo esattamente quale: come ci spiega un'annotazione sullo schermo a 0:22, "Eravamo a Lucca in gita =D". Il nostro ELECTRO SPEK si muove, liscio come velluto, sulle antiche mattonelle toscane—l'unico sottofondo, un impalpabile pezzo electro house di cui riconosciamo solo gli alti. I suoi compagni di scuola lo filmano, e dalle loro voci si palesa un sorriso a metà tra incredulità e ironia. "Davvero fa…?", dice una ragazza. "Balla coi lupi!", prova a scherzare un ragazzo, ottenendo solo una risatina forzata. ELECTRO SPEK, intanto, continua a lasciarsi scorrere la musica dentro, anche quando il beat svanisce, e riverbera timido tra i vicoli del centro di Lucca.

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"Benny Tecktonik Italia"

Benny si sveglia, una mattina, e decide che dopo la scuola resterà in cameretta a registrare un video mentre balla la Tecktonik. Si mette un paio di jeans e una maglietta a maniche lunghe—troppo lunghe—della Everlast, chiude gli occhi ed è pronto a partire. Comincia lentamente: tiene la bocca aperta e guarda in camera, sicuro di sé. Quando il pezzo droppa, si lascia andare veramente e il suo corpo smette di rispettare le regole della fisica e della società.

In barba agli hater che, ancora oggi, compaiono sotto al suo video—gli danno del gay e dell'epilettico, gli dicono di "togliersi quel pigiama" e del "truzzo di merda"—Benny balla, senza un pensiero in testa e con il cuore che batte forte. E dovremmo tutti, prima o poi, avere le palle di esprimerci senza filtri ed esporci al mondo, orgogliosi di ciò che facciamo. Proprio come Benny.

"Io Ke BaLLo La TeCkToNiK.."

Nel 2009, Myspace, Netlog e MSN Messenger stavano per lasciare il passo a Facebook e cominciare il loro lento declino verso la morte internettiana—e con loro l'internet speak di quegli anni, orgogliosamente a cazzo, creativo nell'uso delle maiuscole, delle minuscole e della punteggiatura, tronfio di espressioni oggi circondate da una funerea aura di cringe. ALy36963, che ha caricato questo video proprio quell'anno, rappresenta alla perfezione quel piccolo momento in cui la Tecktonik aveva sfondato così tanto da cominciare a confondersi con le altre sottoculture dell'epoca, creando un mèlange con il falso emo, il pop punk e la generica tamarraggine da periferia.

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In questo video, ALy36963 si prende in giro da sola, a cuor leggero: parla di sé in terza persona, dando allo spettatore una cornice in cui inserire le immagini che sta per andare a vedere. "Da un po' di tempo la pikkola Aly amava la Tecktonik… e se la ama così tnt perché non ballarla…? XD", dice il testo a schermo. E così Aly balla, anche qua—come Benny—in barba all'odio ottuso di tutti quelli che, sotto, commentano pieni di astio nei suoi confronti. Le danno della posseduta, del polipo, dell'incapace. Un tizio addirittura dice che se fosse sua figlia la soffocherebbe. Solo per qualche passo di danza, oltretutto presentato con ironia. Gli esseri umani sanno davvero essere cattivi senza motivo.

"PiErTeCkToSbArEl Pierje+Pierire (Tecktonik Italia)"

Credo che Pierje+Pierire siano le due protagoniste del video, autrici di quello che potrebbe essere uno dei manifesti alla libera espressione più significativi mai prodotti nella storia dell'uomo. Pensateci un attimo: quanta pace interiore devono avere due ragazze non solo per preparare una lunga coreografia basata sulla Tecktonik, ma anche per eseguirla e filmarla—presumibilmente con diverse take—all'interno di un centro commerciale, un Bennett per la precisione, editarla e postarla su YouTube?

Siamo a Lecco, in un'uggiosa e anonima giornata. Le acque del lago locale riflettono il nulla nel cielo, dandogli una parvenza di bellezza nelle geometrie delle increspature. Poi, dal nulla, compaiono i palazzi del Centro Commerciale Meridiana—anonimi pezzi di vetro e cemento, perfetto sfondo per una performance. È lì che Pierje e Pierire danzano e vengono riprese: da lontano in una piazza, in un parcheggio sotterraneo, dentro a un carrello, su due scale mobili gemelle mentre tenere famigliole passano col carrello e la spesa. Pierje e Pierire contrappongono la fluidità della Tecktonik all'immobilismo capitalista.

"Tecktonik a scuola"

La scuola pubblica è il luogo dove lo Stato forma i suoi cittadini, che andranno ad arricchire il suo tessuto sociale grazie alle conoscenze e competenze sviluppate in anni di duro lavoro. Ma è anche il luogo della creatività e dell'espressione, categorie che a volte si palesano in modi imprevedibili. Il video qua sopra rappresenta esattamente tutto ciò che c'è di sbagliato nella scuola italiana: un ragazzo decide di affermare la sua identità tramite la Tecktonik durante una lezione e il professore, invece di mettersi a battere le mani e condurre la classe in un raduno di jumpstyle improvvisato, gli mette una mano sulla spalla e lo manda via, spingendolo di forza al posto.

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