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Musica

Slowdive: la band che torna a celebrarsi da sé

Gli Slowdive ci parlano della loro reunion e del momento in cui tutto è andato a puttane

Il rapporto tra i musicisti ed il loro contrappunto critico è una questione complicata, lunga, piuttosto noiosa e capziosa da ambo i lati. Nei primi anni Novanta, nel Regno Unito, la situazione di una band poteva facilmente svoltare quando avevano a proprio favore stampa specialistica tipo l'NME, che all'epoca zittiva ogni altra voce e regnava decisamente suprema. Questo metodo ha funzionato per decine di band underground, anche se la massima efficienza si raggiungeva nella situazione canonica in cui "la scena si celebrava da sé", ovvero quando si parlava di artisti interni alla cerchia UK, tipo Moose, Lush e Stereolab, che sono passati dall'essere snobbati a ricevere gli onori della stampa musicale, quasi dal giorno alla notte. Forse nessuna band, però, ha sofferto di questa bassezza quanto gli Slowdive.

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Sebbene la shoegaze, il movimento in cui erano stati inglobati, stesse già andando forte, le influenze coordinate dei due principali songwriter, Rachel Goswell e Neil Halstead, generavano un sound che faceva tanto parte della pop quanto andava contro di questa. Con l'improvvisa firma di un contratto discografico per la seminale label inglese Creation, quando tutti i membri della band erano ancora adolescenti, gli Slowdive ebbero finalmente l'occasione di diffondere il proprio verbo. Dopo la reazione entusiasta da parte della stampa alla loro prima discografia, tra EP e i loro primi due LP (Just for a Day e Souvlak), il discorso iniziò a prendere una svolta, quando gruppi come i Nirvana e gli Oasis iniziarono a creare storie che i giornalisti trovavano molto più interessanti da trattare. Tutto d'un tratto, la stampa musicale inglese odiava gli Slowdive.

Nessuno dei membri sembrava avere le idee molto chiare su cosa avesse causato la svolta improvvisa. "Non ci eravamo resi conto che la gente fosse così, sul serio," dice Halstead. "Ci hanno offerto un contratto, abbiamo fatto uscire il primo disco e abbiamo pensato, 'Oh che bello. Scriveranno belle recensioni, tutti ci adorano,' e poi c'è stato una specie di ribaltamento, per noi è stato un shock. A quel punto ci siamo detti, 'Ma che cazzo è successo?'"

Ci sono dozzine di possibili ragioni per cui i giornalisti musicali avrebbero voltato le spalle a una scena che loro stessi avevano creato. È possibile che il complesso di dio dato dall'essere responsabile della visibilità di un movimento renda divertente distruggerlo quanto lo è stato costruirlo. Forse il genere soffrì il peso del mistero che stava intorno alla musica, per cui dal vivo diventava impossibile essere all'altezza dell'hype. L'unica cosa certa è che, indipendentemente dalle ragioni, è stato tutto un gioco di percezioni, in cui nessuna delle regole era giusta. Uno dei momenti più ironici in cui mi sono imbattuto mentre cercavo l'esatto momento in cui la stampa musicale inglese aveva deciso di cambiare la propria ottica sulla shoegaze è arrivato da un numero del giugno 1991 dell'NME. In un'intervista con gli Slowdive, Tim Jarvis scrisse, "La loro paura più grande è che cambieremo tutti idea e l'anno prossimo si troveranno a sistemare scaffali, invitando amici ai barbecue e occupandosi di edilizia. Spero di no. Staremo a vedere."

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Halstead ha rievocato nei dettagli uno scambio tra il chitarrista Christian Savill e un non meglio identificato giornalista. "Christian stava parlando con qualcuno al Reading Festival. Credo che il nostro primo album fosse appena stato mandato per le recensioni e uno dei giornalisti del Melody Maker, di cui non dirò il nome, andò da Christian e gli disse, 'Ho sentito il vostro ultimo album. Gli faremo una pessima recensione. Farete da aiuto nel backstage a quest'ora l'anno prossimo,' E se ne andò via così! Ci siamo detti 'cazzo'."

"Ripensando a vent'anni fa, c'era un sacco di pressione." Dice Rachel Goswell. "Ci hanno offerto un contratto quando eravamo ancora giovanissimi. Ci siamo trovati a correre una maratona, tra uscite di dischi, tour, il massacro da parte della stampa, e poi ancora dischi." Fa una pausa prima di continuare, "Per poi finanziarti il tour personalmente perché la label ti sta per scaricare. È stato molto pesante, davvero."

Data la serie di sfortune e di pessime recensioni sarebbe stato ragionevole aspettarsi il ritiro della band dalla scena, ma Halstead a quanto pare riuscì a trovarne un lato positivo. "Sì, è stato strano e ci ha toccato in maniera negativa, sfortunatamente, ma immagino ci abbia fatto capire che è sempre meglio farsi i dischi da soli."

"Da quel momento abbiamo continuato a fare le nostre cose. Siamo andati in tour, abbiamo fatto uscire Souvlaki. Ormai però avevamo capito che non avrebbero mai scritto delle belle recensioni, quindi ci dicemmo "Fanculo!" e pubblicammo i nostri dischi senza darci troppo peso.

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Sfortunatamente, questa mentalità positiva avrebbe poi giocato un ruolo importante nella disfatta della band. Quando consegnarono a Creation Pygmalion, il loro rarefatto e atmosferico nonché estremamente frainteso terzo album, il direttore Alan McGhee non fu molto contento della loro svolta e scaricò la band dalla rosa della label appena tre settimane dopo.

"Credo sinceramente che McGhee apprezzasse la band, e come lui il resto della label," Dice Halstead. "Quando però gli consegnammo Pygmalion ci dissero in sostanza che non sapevano cosa farsene. Eravamo usciti da loro radar. Anche se in realtà non eravamo nel radar di nessuno all'epoca. Era un disco strano. Una sorta di post-rock prima ancora che 'post-rock' venisse usato come termine.

Suppongo che oggi sia diverso, ma allora non si aveva lo stesso rapporto che si ha ora con il proprio pubblico. Parlo di Facebook, dei social e di qualsiasi altra cosa. Non avevamo quelle possibilità, pensavamo solo che il nostro gruppo non fosse molto amato."

Ci furono moltissimi gruppi che sperimentarono l'amarezza della stampa, oltre agli Slowdive. Il cambiamento di prospettiva sancì la fine di numerose band. I Ride e i Lush si cimentarono inaspettatamente con il Britpop per i loro ultimi dischi, prima di sciogliersi entrambi dopo altre spiacevoli recensioni. "Penso che all'epoca attirassimo così tante critiche solo perchè venivamo da una determinata parte dell'Inghilterra." Dice Halstead. "Ma non valeva solo per noi, sai. Riguardava un sacco di gruppi. Gruppi con cui eravamo cresciuti, come i Chapterhouse, i Ride. Ci etichettarono come borghesi, cosa che non era molto positiva. E sai, forse lo eravamo anche, ma loro comunque scrivevano di gruppi americani giovani e borghesi. Di tutta la scena grunge, praticamente."

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E se lo Shoegaze si concentrava senza eccezione su armonie e su vocalità ariose, il grunge, a confronto, era diretto e istantaneamente emotivo. I gruppi venivano visti come appartenenti alla classe operaia, e portavano con sè un'estetica più decisa e simile a quella del punk, molto più di qualsiasi altro genere mainstream. Più eri incazzato, più eri ribelle, più grande era il seguito. Questa sembra essere la spiegazione più plausibile al calo del supporto per lo shoegaze, ma rimangono comunque un sacco di interrogativi.

È più possibile che il grunge e lo shoegaze siano state costrette ad un scontro all'ultimo sangue di proporzioni internazionali, avversari involontari messi in competizione l'uno con l'altro da una stampa intenzionata a guadagnarci qualcosa. E la resa dei conti definitiva arrivò quando, nello stesso anno, uscirono Nevermind dei Nirvana e Loveless dei My Bloody Valentine. Sebbene entrambi gli album siano stati acclamati dai critici, è evidente quale dei due si sia portato a casa il trofeo. Ad essere sinceri, forse lo shoegaze si è semplicemente estinto: la "scena che si celebrava da sé" era sostanzialmente costituita da teenager che si nascondevano in camera a smanettare coi pedali perchè troppo terrorizzati per parlare con le ragazze, era musica introversa, nevrotica, e forse è stato proprio quello a determinarne la caduta fin dall'inizio."Credo che tutti noi pensassimo di aver fatto il possibile a quel punto. Avevamo 23-24 anni e pensammo 'Ok, forse è ora di provare qualcosa di diverso'. Ci occupavamo senza sosta degli Slowdive da sei anni più o meno. Quindi sì, credo che lo scioglimento ci abbia permesso di guardare avanti." Dice Rachel, "Quando gli Slowdive si spensero, noi ci spegnemmo con loro. Eravamo davvero stufi."

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Negli ultimi anni la maggior parte delle reunion non è stata altro che un disperato tentativo di far soldi da parte di artisti disperati che stavano scivolando silenziosamente nell'irrilevanza. Ma con il generale risveglio d'interesse per la shoegaze, per il quale dobbiamo ringraziare band come i Pains of Being Pure At Heart, Whirr e Nothing, la vecchia guardia di questo genere ha trovato una ragione per ricompattarsi. I gruppi che Halstead ricorda di aver visto con i propri amici a Reading quando erano adolescenti compongono una sorta di playlist di band recentemente riunite, che hanno avuto ben più successo ai giorni nostri rispetto a quando dovevano autocelebrarsi.

È stata una settimana piuttosto intensa." Dice Goswell dei giorni seguiti al loro recente annuncio. "La passione esiste ancora all'interno della band, decisamente, siamo molto emozionati. Davvero, ora c'è più energia, la rabbia se n'è andata." La cosa più eccitante nel fatto che gli Slowdive abbiano deciso di tornare a suonare nella stessa stanza dopo due decadi è che l'ispirazione dietro alla reunion sembra essere un interesse a scrivere musica nuova, portando a termine qualcosa che è stato lasciato in sospeso più di vent'anni fa.

Immagino che la gente vorrà sentire gli Slowdive. Si spera che la nostra musica sia ancora riconoscibile, ma davvero non so." Halstead non ha molto da dire quanto alle aspettative di ciò che il futuro possa portare. "Siamo rimasti sorpresi dalla reazione finora, e dal fatto che il nostro nome sia scritto così in alto nei cartelloni dei festival. Ci ha fatto capire che è ora di alzare la posta in gioco. Inizialmente si trattava solo di fare il disco, fare un po' di concerti qua e là, senza farne un affare troppo grande. Le cose sono piuttosto cambiate sotto quell'aspetto."

È ovvio che la band sia tanto emozionata all'idea di vedere ciò che succederà quanto gli stessi fan. Sia Halstead che Goswell hanno detto che ci sono volute varie prove per riuscire a ricordare il set up della strumentazione, i testi delle canzoni e persino dove avevano lasciato gli amplificatori. Halstead sostiene di aver dovuto far riferimento a una pagina di GuitarGeek dedicata alla disposizione abituale dei suoi pedali. Sebbene tutti i membri abbiano continuato a fare musica dopo lo scioglimento, in nessun caso si può ritenere che essa sia derivata dalle loro influenze formali.

La mentalità condivisa dei membri della band si basa sulla filosofia del "perchè no?" A differenza di molti degli artisti riesumati da epoche passate, tutti i componenti degli Slowedive si sono costruiti lunghe e prolifiche carriere con la propria musica, al di fuori del gruppo. E mentre molta gente ricerca disperatamente un'altra opportunità di successo a distanza di anni dal proprio picco, è azzeccato il fatto che gli Slowdive vogliano semplicemente un'altra occasione per riunire tutti nella stessa stanza, un'altra volta.