FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

Helm ci racconta il suo Muslimgauze

Lo sperimentatore londinese di casa PAN presenterà a S/V/N/ #MASH un set-omaggio ad uno dei più interessanti viaggiatori sonori britannici.

Muslimgauze è stato un geniale produttore inglese che, senza mai muoversi dalla casa dove viveva con i suoi genitori a Manchester, ha prodotto quasi duecento album tra il 1982 e il 1999.  Ossessionato dal Medio Oriente, dall'Islam e dal conflitto israelo-palestinese, le sue opere avevano titoli e iconografia che richiamavano chiaramente quei mondi e quelle fascinazioni, prendendo anche molto chiaramente una posizione (Vote Hezbollah, The Rape of Palestine…). Ma erano pure i suoni a guardare verso quei mondi, mescolando industrial, dub, noise, hip hop, techno e sonorità prettamente occidentali con fortissime influenze orientali, musica tradizionale, campionamenti, field recording e tutta una serie di idee davvero nuove, che rendevano la sua musica unica e affascinante—e che avrebbero influenzato enormemente le composizioni elettroniche più all'avanguardia degli anni dopo il 2000 (un nome su tutti quello di Sam Shackleton). Dall'1 al 4 dicembre tornerà a Milano per il suo secondo appuntamento #MASH, la "rassegna di suoni e culture post-globali" organizzata da S/V/N/ che si pone l'obiettivo di mescolare un po' le carte dal punto di vista del suono e non solo, e di osservare cosa succede oggi alle musiche del mondo: che cos'è la world music 2.0 di un mondo iperconnesso in cui non esistono più geografie ben definite e di conseguenza nemmeno il concetto di autenticità.

Pubblicità

Capirete già da soli come in questo contesto, al fianco di molti nomi interessanti come (tra gli altri) DJ Rupture, Yussef Kamaal, Mazen Kerbaj, Rabih Beaini, Jumana Manna, Primitive Art e Roly Porter, si inserisca alla perfezione l'opera di un semi-reietto della società che da un sobborgo di Manchester si dedicava ossessivamente a ibridare le musiche orientali con i suoni sporchi dell'occidente corrotto. Certo, resta il problema che Bryn Jones, vero nome di Muslimgauze, sia morto nel 1999, a trentasette anni, per un'infezione al sangue. Ma qui entra in gioco Helm, raffinatissimo artista del suono a cavallo tra industrial, ambient e chissà quante altre definizioni, salito agli onori della critica soprattutto grazie ai due dischi su PAN, Impossible Symmetry e quell'Olympic Mess che è stato, secondo le testate più attente alle sonorità di avanguardia, una delle migliori uscite del 2015. Da molti anni grande appassionato dell'opera del suo connazionale, Helm, nella serata del 2 dicembre (organizzata in collaborazione con Disco_nnect) si cimenterà infatti in un set a base dei suoi lavori—cosa che ha in qualche misura già fatto per la benemerita NTS Radio, con la grande differenza che qui non si tratterà di registrare un set, bensì di suonare Muslimgauze davanti a un pubblico.

Lo abbiamo raggiunto via mail per fargli qualche domanda al riguardo:

Noisey: Comincerei con l'ovvia domanda relativa a quando sei entrato in contatto con la musica di Muslimgauze.
Helm: Ero nella macchina di Steve Underwood della Harbinger Sound con Dominick Fernow [Prurient, Vatican Shadow, NdR] e stavamo andando a Londra da Nottingham. Dominick ha messo su un cd di Muslimgauze—vorrei dire che era Betrayal ma non ne sono sicuro—e praticamente all'istante mi ha incuriosito, rapito. Non l'avevo mai ascoltato prima, ma avevo visto spesso in giro il suo nome tra mail order, cataloghi e siti vari, anche prima di immergermi nella musica noise o sperimentale—che è un'altra cosa che mi ha colpito molto: mi ha dato l'impressione che il suo fosse un suono in grado di attraversare svariati confini di genere e riuscire ad arrivare in molti posti diversi. Come succede con la musica più interessante, la mia prima impressione non è stata di amore immediato, ma più che altro di curiosità, perché era davvero qualcosa di diverso rispetto a tutto quello che avevo sentito in precedenza. Era ritmica ed elettronica ma non potevi considerarla musica da ballare. Aveva un'atmosfera e un afflato tipici dell'industrial, ma era anche delicata e misteriosa invece di essere estrema e diretta. Mi sembrava molto difficile incasellarla e capirla appieno, e a dire il vero è tutt'ora così.

Pubblicità

Pensi che in qualche modo il tuo amore per la sua musica abbia influenzato anche la tua produzione? E come?
Non esplicitamente, ma per esempio mi piacciono un sacco quei pattern ritmici molto vuoti e minimali che ha usato nei suoi primi lavori. E credo che forse si potrebbe tracciare un paragone tra quei brani e alcune cose del mio materiale più "ritmico", anche se sono convinto che il tono generale dei nostri lavori sia molto diverso. Mi piace anche il modo in cui usa strutture e bordoni per modellare paesaggi sonori molto densi che vengono soltanto creati e poi lasciati a vagare e incrociarsi tra loro per svariati minuti, che direi che è qualcosa che ho fatto anch'io in alcuni miei vecchi pezzi, decisamente.

Quali sono i lavori che preferisci nella sua produzione sterminata?
Per gli anni Ottanta se la giocano Buddhist on Fire, Blinded Horses e FlajelataAbu Nidal e Iran sono grandi dischi e rappresentano il passaggio tra quel suono minimale da cassetta DIY e quello più "new age" e digitale degli album usciti su Extreme… Mi piacciono davvero tutti ma tra i lavori degli anni Novanta direi che Azzazin e Return Of Black September per me spiccano tra gli altri per un carattere particolare e tutto loro, che li rende unici.

Come pensi che sarà suonare la sua musica a Milano? Come ti sei preparato? Hai già più o meno stabilito un percorso o improvviserai molto? E ci sarà spazio anche per qualcos'altro o ti atterrai strettamente al suonare solo materiale prodotto da lui?
Non ne ho ancora idea. Di certo sono consapevole di non essere la prima persona a farlo, e di arrivare dopo JD Twitch e Simon Scott che a Leeds hanno cominciato a fare "Muslimgauze dj set" già quindici anni fa! Per questo motivo vorrei provare a metterci un po' del mio, magari mescolando il mio materiale di Muslimgauze preferito con miei edit o interpretazioni del suo lavoro… Vedremo—ho ancora una settimana per pensarci!

E, a parte questo progetto estemporaneo, su che cosa stai lavorando al momento?
Sto lavorando con [il collettivo greco, NdREmbassy For The Displaced a nuovi progetti audiovideo per PAN che speriamo continuino e si sviluppino nel corso del 2017. Sto anche lavorando a un nuovo album e ho appena finito un EP che dovrebbe uscire presto sul mio Bandcamp. Vi consigliamo quindi di dimenticarvi ogni confine sonoro, spaziale, geografico o razionale e arrivare armati di testa e orecchie apertissime a #MASH 2016 - Sonic Impact, che si terrà dal prossimo giovedì 1 dicembre a domenica 4 in vari luoghi, tra lo spazio BASE, il Mudec e il Biko, per poi chiudere in bellezza insieme a BUKA in un ristorante sudamericano. Segui Noisey su Facebook e Twitter. Altro su Noisey: Seismographic Sounds, la mostra contro ogni muro e divisione musicale Dall'Iran al Guatemala, ecco come le donne stanno guidando la rivoluzione politica in musica Musica paranoica per gente paranoica