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Tecnologia

Con questa legge potremo finalmente eliminare Safari dall’iPhone

Il disegno di legge velocizza anche le procedure giuridiche a favore dei consumatori.
Riccardo Coluccini
Macerata, IT

Quando in Italia vengono discussi disegni di legge che riguardano lo sviluppo e la gestione del mondo digitale, ci troviamo spesso a dover fronteggiare attacchi provenienti da due fronti diversi: da un lato, a volte, troviamo politici incompetenti in materia di tecnologia che producono leggi palesemente pericolose per internet, dall'altro, quando invece i disegni di legge permetterebbero di posizionare l'Italia all'avanguardia nel mondo digitale, i giornalisti finiscono con il fraintendere e fornire una lettura del testo completamente capovolta.

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Il secondo caso è ciò che sta avvenendo con l'articolo 4 del disegno di legge 2484 proposto da Stefano Quintarelli, attualmente approvato alla Camera e pronto al passaggio in Senato. Il DDL, che ha come tema principale la neutralità sia della rete che dei dispositivi, non minaccia la vendita degli iPhone in Italia, come riportato da un articolo apparso sul Corriere della Sera.

Il DDL introduce il diritto degli utenti di ottenere ed utilizzare in maniera equa software disponibile online, sia esso proprietario o con codice sorgente aperto, e riconosce la possibilità di disinstallare software e rimuovere altri contenuti, a meno che non venga dimostrato che questi software sono indispensabili al rispetto delle leggi o al funzionamento del dispositivo stesso.
Per intenderci, il web browser Safari potrebbe finalmente essere rimosso dagli iPhone e la stessa sorte spetterebbe a tutte le altre applicazioni che si trovano preinstallate negli smartphone al momento dell'acquisto.

Questo disegno di legge non introduce nulla di sconvolgente ed innovativo: i nostri computer — inclusi quelli prodotti da Apple — offrono già la possibilità di installare software alternativo individuato online senza dover passare necessariamente per store proprietari.

Con questa proposta di legge, inoltre, se un'azienda discrimina il traffico dati — la cosiddetta net neutrality — o l'installazione delle applicazioni per ragioni anticompetitive e non tecnicamente motivate, può essere sanzionata con una procedura che non richiede il ricorso alla legge sull'antitrust.

Contattato via mail, Stefano Quintarelli espande le considerazioni, spiegando che la combinazione dell'articolo 4 del disegno di legge con l'articolo 6 — che regola e definisce le sanzioni applicabili — introduce la sanzione nei casi in cui discriminazioni per ragioni non tecniche producano un danno ai consumatori.

In questo modo non si deve fare riferimento alle normative antitrustt, che prevedono procedure lunghe e dispendiose per le parti in causa e che spesso inducono gli aventi diritto a rinunciare già in partenza, ma quelle relative al codice del consumo — più rapide e con la possibilità di ottenere risultati già a livello nazionale.

Potenzialmente, questo DDL potrebbe aprire le porte all'installazione di app store alternativi anche per iOS — mentre invece sulla piattaforma Android già sono presenti store come F-Droid ed Amazon. In questo caso, però, sarebbe necessario che l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) proceda con un'istruttoria per rilevare un eventuale danno ai consumatori, multare le aziende coinvolte e quindi imporre rimedi strutturali ai sistemi operativi secondo le procedure previste in materia di antitrust per appurare il comportamento anticompetitivo.

Questa legge, quindi, non mette al bando l'iPhone ma ha l'obiettivo di proteggere i diritti dei consumatori garantendo anche una procedura più rapida per risolvere i contenziosi relativi alla discriminazione del software.