Siamo stati al primo concerto del Fenomeno Tour di Fabri Fibra

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Siamo stati al primo concerto del Fenomeno Tour di Fabri Fibra

L’impressione per tutta la durata del concerto è che Fabri Fibra​ abbia trovato finalmente la sua serenità.

Ci sono — o meglio c'erano — due cose che mi ossessionano per quanto riguarda la figura di Fabri Fibra. La prima è un'ossessione che si perpetua da ormai un paio di anni, un'ossessione quanto mai stronza, ma che in realtà riguarda ogni aspetto della mia vita: il passare degli anni. Mentre si esibiva sul palco del Live Music di Trezzo, infatti, le candeline sulla torta di Fabri Fibra diventavano 41 e, questo è un merito, la doppia F è il primo rapper davvero mainstream a raggiungere quell'età, continuando a fare dischi rap, live rap, mantenendo un immaginario rap (in gergo una credibility), in Italia. Quanto è difficile farlo? La seconda riguarda solo Fenomeno, ed è (era) più una preoccupazione che altro: come avrebbe portato live quella parte così intima che è la seconda parte dell'album? La data zero del Fenomeno Tour ha, volente o nolente, risposto a tutte le mie domande. Da quando accidentalmente Fabri Fibra è finito nel mio mp3, credo di non essermi mai perso almeno una tappa di ogni suo tour. Come dimostrato ieri sera, il rapper di Senigallia è uno dei pochi davvero big a risultare sempre rasente la perfezione durante le proprie performance (vuoi per una lungimiranza in fase di scrittura che gli consente di replicare i brani quasi con il Control C, Control V, vuoi per la capacità di mascherare molto bene le piccole sbavature). E qui risponde e annienta la mia prima ossessione. Come già aveva iniziato con Squallor (e il conseguente tour), Fenomeno — e così il tour — sembra essere un definitivo tirare le somme, per ripartire quasi da zero, come a dire: sono arrivato qui, ci sono arrivato così, i risultati sono evidenti a tutti, adesso mi diverto. Il concerto, innanzitutto, non è una di quelle pacchianate con la band, atte a darsi un tono, a elevare il proprio rap a qualcosa di più, cercando di sgomitare per farsi accettare. Il live è il più classico dei live: deejay in console, mc sul palco. Fine. La cornice è suggestiva: l'esibizione si divide in cinque blocchi, ognuno intervallato da una clip che, nell'insieme, vanno a comporre quello che Fibra al termine chiamerà "film". Il "tirare le somme" è evidente sin dal modo in cui Fibra decide di presentarsi sul palco. Circa otto anni fa ero in cucina, pronto a fare colazione e guardare in rotazione video musicali, poco importa fossero i Green Day, Avril Lavigne o qualcosa che la mia mente ha fortunatamente cancellato, quando a un certo punto è partita la sigla del tg di SKY. E poco importa che io fossi su MTV, che mio padre non abbia mai trovato utile pagare SKY e che il tutto fosse assurdo: per cinque minuti, nel mio mondo, Fabri Fibra era davvero morto.

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Quindi, quando dallo schermo che per tutta la sera ha ospitato i visual realizzati da Karol Sudolski, è partita la sigla di un TG, il colpo al cuore è stato grande. Finita la clip, Fibra sale sul palco, con un telefono in mano, in pieno stile Fenomeno e da lì parte lo show.

L'impressione, per tutta l'ora e mezza di live, è che Fibra sia — finalmente — sereno.

Chiaro, non ho una laurea in Psicologia, né ambisco ad averla, ma l'impressione del "tirare le somme", deriva anche dal fatto che lo show mischi passato, presente (e un pizzico di futuro, dato che ha cantato un inedito), che si parli apertamente di quanto vicino a mollare tutto sia stato Fibra — in tal senso notevole il lavoro di Igor Grbesic e Marc lucas — con una serie di tre filmati che raccontano in immagini ciò che Fabri aveva già provveduto a farci immaginare con Mr Simpatia. C'è tutto: dagli inizi, al capo che lo appende al muro, manca solo la segretaria con l'alito di dentifricio e il cervello spapolato sulla scrivania, ma fortunatamente la storia è andata diversamente.

Igor Grbesic

Tornare sopra un fatto che in molti catalogano sotto il fattore "gossip" può sembrare pretestuoso, ma il cammino iniziato con la terza strofa di "Zombie" nel disco di Deleterio sembra davvero essere arrivato al culmine. Una sorta di espiazione: dopo essersi liberato delle prime marginali tossine con il dissing, di quelle più significative con Squallor, evidenziando ciò che già più volte aveva cercato di suggerirci tra le righe, Fenomeno e la sua trasposizione live ristabiliscono un senso di pace che davvero era difficile immaginare accomunato a Fibra fino a qualche anno fa, eppure…

E così si arriva alla seconda ossessione: come trasportare in un clima del genere i pezzi più pesi del disco? Quelli che hanno fatto parlare? Semplice: non mettendoli in scaletta. Non so se la scelta sia ristretta solo alla data zero — ma l'impressione è che effettivamente quei brani siano gli ultimi sassolini dalla scarpa che Fibra doveva levarsi e, una volta lasciati alle spalle, quasi non è più necessario tornarci sopra. Così spazio a uno show grasso, come grassi sono i beat che escono dalle casse (davvero, non ce n'è neanche uno che live suoni anche solo una minima fiacco) e nonostante la chiusura un po' emotional con "Stavo Pensando a Te" (il mio brano preferito del disco, sia chiaro), l'impressione è di aver assistito al live migliore che il rap italiano mainstream potesse darci in questo momento. In culo alle band.

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