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Musica

Mega che sta uscendo il nuovo disco bomba di Gemello

Gemello ci ha dato una traccia in esclusiva del suo nuovo EP Niagara, poi abbiamo parlato di In The Panchine e anche delle Luci Della Centrale Elettrica.
Sonia Garcia
Milan, IT

Ciao. Venerdi pomeriggio ho parlato tre ore con Andrea Ambrogio aka Gemello aka G-mellow aka l’uomo che giovedì farà uscire un nuovo ep chiamato Niagara, interamente prodotto dai colossi Sine e Squarta, il tutto a solo otto anni dal suo storico Non parlarmi d’altro. L’ultima volta che ho parlato di lui sono stata particolarmente [antisgamo](http:// http://noisey.vice.com/it/read/gemello-pulpebre) e subumana, ma era semplicemente perché non sentivo robe nuove sue da tantissimo tempo—ok otto anni no perché nel 2006 avevo quindici anni e ascoltavo i Green Day—e mi sono un po’ fatta trasportare dall’ondata di Bene che il suo ritorno aveva scatenato. Adesso ho cercato di essere meno undicenne, se non altro per il bene della mia autostima/dignità e per l’incolumità morale del Sig. Ambrogio stesso. Quindi ricominciamo daccapo.

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Giovedì 10 aprile, cioè fra tre giorni, il Gemellare Andrea Ambrogio caccerà fuori Niagara, EP di sei tracce, di cui una in esclusiva già da subito poco più in basso. Si chiama “Muso Di Lupa” e durante le tre ore di intervista ne abbiamo parlato a sufficienza, quindi non sto a parafrasare niente né a tentare di descriverla perché, fidatevi, è meglio così. Andrea era malaticcio e di questa videoconferenza su Skype ho solo il seguente ricordo fotografico (non potevo fare altri screen perché si sentiva il suono dell'otturatore e mi vergognavo):

PS. Sotto esplicita richiesta di Gemello, ci tengo a precisare che in questa intervista verrà ripetuta la parola “invincibile/i” in quasi ogni circostanza, non chiedetemi/vi il motivo perché non è importante. Mi piacerebbe però concludere questo inutilissimo incipit con l’aneddoto della bibita preferita dal dolce Andrea, la Pepsi: “Devi sapere che quando ho i postumi, mi scolo una Pepsi e torno in vita. Il Briga l’altro giorno se ne è uscito con “Se mi Pepsi adesso” e io sono morto." Be’, sono morta anche io. Dedico quest'intervista a chi come me infila citazioni di "Deadly Combination" in ogni occasione di vita—ma anche a chi utilizza Non parlarmi d'altro come fonte di sano e giusto struggimento quotidiano. Adesso però cèccatevi "Muso di Lupa".

NOISEY: Ciao Andrea. Tutto bene?

Gemello: Ciao. Sì, sono sotto tachipirina da giorni, ma sì.

Bene, immagino l'agio di dover fare un’intervista da malati.

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Ma va, tranquilla. Scusa te semmai, guarda come sto messo.

Dai, la verità è che non vedevo l’ora di poterti dire “Mega che sta uscendo il tuo nuovo disco bomba” [cit. Se Mi Pensi Adesso]. Parlami di Niagara.

Ahahah ok. Questo qui è un EP che ho fatto giusto per tornare sulla scena. Per me è tipo un piccolo Dark side of the moon, sono sei tracce, tre di Sine e tre di Squarta. Dura venti minuti, pochissimo, però è molto carino, è una specie di sciarpetta di cachemere. Non è che sia chissà che, ma ti giuro, non sarei stato in grado di fare un disco da venti canzoni come tutti magari si aspettavano. La mia idea era di fare un disco da solo, ma la mia voce per sei canzoni rompe i coglioni e allora ho fatto fare due ritornelli a Coez e Briga. La gente ora mi scrive “Non sei più del Truceklan!”, la verità è che volevo semplicemente fare qualcosa di piccolo, senza interruzioni. Poi sicuro arriverà anche il disco mio intero, con le basi di tutti… Magari sarà una cosa più in grande, diciamo. Vediamo come va. Sine e Squarta sono stati due pezzi de core, mi davano le loro basi e io mi ci adagiavo sopra. Mi hanno adottato. Io non facevo più niente perché non mi andava di rompere i coglioni a nessuno, poi è arrivato Antonio di You Nuts che mi ha preso per la collottola e mi ha schiaffato da Squarta, intenzionato a farmi fare il disco. Lui e Sine mi facevano le basi tutte mezze spacey che mi facevano volare. Io lo so che per capire la mia roba ci vuole sempre molto tempo, non è sicuramente roba facile e tranquilla. Sono tutte canzoni forgiate, mi piacciono per questo. Anche i testi dovevano essere solo quelli, non era pensabile riciclare basi su basi, testi su testi. Quando finisco una canzone è come quando finisco un quadro. Lo rivedo, lo ricontrollo, fino a quando non sono soddisfatto. Ci siamo proprio divertiti a fare Niagara, proprio come mi sono divertito a fare In The Panchine 1.

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Perché proprio Niagara?

Boh, le solite cose. “Oh devi dare il nome del disco fra due minuti massimo, perché sto facendo la grafica.” Mi piace perché sembra italiano, ma anche mezzo inglese. Poi ricorda “Piangimi un fiume”, le tipiche cose mie esagerate e piagnone. Non lo so, mi piacciono così. Ci sono certe parole che le sento mie, fanno parte della mia poetica. Niagara è una bella parola. È solo questione di gusto, non voglio fare il nerd, semplicemente sono più sensibile a certi aspetti. Ogni cosa, se fatta con passione, ti fa entrare in empatia con tutto: con le parole, con lo scrivere, col fare i quadri. Non ci sono riferimenti particolari, non ci sono mai andato alle cascate del Niagara.

Be’, ma quindi prima stavi dicendo che ci sarà un ulteriore disco tuo, questa volta più “completo”.

Sì, e lì ci infilerò tutto quello che voglio, Cole, Benassa, Chicoria e tutti gli altri. In Niagara ogni canzone è legata all’altra, è un cerchio che si chiude. È un concept album, sono io da solo perché è stato fatto in un lasso di tempo in cui mi sono chiuso con Sine e Squarta, mentre tutti gli altri erano in tour, fine. È come fosse un mio cortometraggio. Comunque al disco nuovo ci sto già lavorando, mi sto già facendo passare delle basi etc. Sarà un altro diario, tipo Non parlarmi d’altro.

In un vecchio stato su Facebook, Cole diceva che nel 2015 sarebbe uscito In The Panchine 3.

Non saprei. Praticamente avevamo fatto un pezzo nuovo con la base di Sick Luke, che non capivamo se potevamo usare o no. Il pezzo era fichissimo, si chiamava “Pellerossa”, eravamo tutti presi bene ma poi ci sono stati casini ed è saltato tutto. Non so se ci sarà effettivamente ITP3, di certo il singolo prima o poi uscirà. È una mina, siamo io, Benassa e il Cole… ma comunque sticazzi.

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Parlami un po’ di In The Panchine, dato che ci sei.

Eh niente, io da ragazzino facevo skate al Foro Italico e avevamo degli amici in comune coi Truceboys, tra cui Chicoria. Lui aveva gli adesivi Truceboys sulla tavola, io le scritte Mobb Deep da mitomane… lui mi faceva “Oh ma ascolti Mobb Deep?” tutto preso bene. Io ero pariolino, lui di un altro posto, ci atteggiavamo da americani ma alla fine eravamo pischelli tutti e due. Io e Benassa a casa registravamo le cose così per ridere, mentre loro facevano già rap sul serio. Per me loro erano tipo i Velvet Underground o qualcosa del genere. Ogni tanto venivano nel mio studio a Balduina, quando facevo i quadri, e ci scrivevano e disegnavano sopra. Mi facevano sentire le loro canzoni mentre dipingevano. Con Cole abbiamo fatto un gruppo chiamato “The Ambrogios”, facevamo i quadri a più mani e li vendevamo, era molto fico. Ho sempre fatto i quadri io, la musica è venuta dopo. Come se un pomeriggio vai a vederti due tuoi amici che giocano a basket, entri in fissa e il giorno dopo con la tua amica ti metti a giocare a basket pure te, a caso. È andata così con noi. Abbiamo fatto questo side-project, ma giusto per ridere. Io poi sono la classica persona che è brava a fare quasi tutto, senza eccellere in niente. Vado in fissa e basta. Mi ricordo che Chicoria arrivava col casco in testa e si metteva a fare le rime, si portava dietro i quaderni scritti…

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Perché il casco in testa?

Perché magari saliva un attimo a casa mia e noi che smanettavamo col Tascam gli dicevamo “Armà facce na strofa!”. E lo mandavamo in fissa, gliele facevamo fare così le strofe. Era umile e buono, gli piaceva il rap e i Truceboys, ma non pensava di poterci cantare. Invece spaccava già allora il Chicoria, con tutto il suo stile strano, mezzo fuori tempo, mezzo incasinato, tutta roba che veniva dal cuore. Noi raccontavamo cazzate, ma lui era l’unico che parlava della sua vita vissuta, oltre che di cose turpi. Tutta roba de core, l’Armandino. Erano altri tempi, non c’era tutta quest’invidia. Noi quando abbiamo iniziato abbiamo sempre fatto gavette, gruppi spalla etc. Alla fine però siamo riusciti a fare le cose nostre, con l’appoggio di tutti, e sono venute fiche. I pezzi erano fatti più per ridere che per altro. Con In The Panchine abbiamo fatto i migliori concerti della vita, eravamo molto uniti, ci divertivamo da morire. Ad esempio “Deadly Combination” è diventata la canzone leggenda di Roma ed era il disco troll per eccellenza. Le basi le rubavamo, le assemblavamo da noi; le prendevamo da gruppi americani che non si inculava nessuno. Tutto supervisionato da me e Manuel (Cole), che comunque avevamo abbastanza gusto. Tutt’ora la gente crede che la base di “Deadly Combination” sia nostra…

Quel linguaggio mezzo inglese mezzo italiano è stato tutto.

È nato perché io e Cole avevamo questo cecoslovacco, Lucash, che ci portava il fumo. Lui parlava così, un po’ italiano un po’ inglese. “Andrea, stay in Nomentana. Where are you?” ci faceva volà, parlava così. Ogni tanto sbroccava pure nella sua lingua… fatto sta che ci faceva così tanto ridere, che alla fine abbiamo cominciato a parlare così anche io e Cole. Il primo pezzo che abbiamo fatto è stato “Loosin’ Pazienza”. Quel disco è nato così, stavamo in dieci in una stanza a giocare a Call of Duty, con mia madre di là. Io le dicevo “A ma’, siamo in dieci a pranzo” e poi andavamo a mangiare tutti fatti con la faccia china sul piatto… Invincibili. Era tutto super divertente. Scrivevamo le rime tutti quanti buttati sul letto, buttavamo giù qualsiasi cazzata, perché poi in inglese fa ridere tutto. Ad esempio, “Senti rumore, this muratore sta a cercà l’oro”, già fa ridere. Oggi magari è alla portata di tutti, ma all’epoca no. Io ormai ci sono rimasto, dico “Ho shoppato ste scarpe” e sembra sia forzato, ma è una vita che lo faccio. Scrivere in quel modo era la miglior cosa che potessimo fare, in italiano era troppo una rottura di coglioni… e poi le strofe le facevamo cantare pure a Gel e agli altri. Gel ha cantato pure in francese in quel disco…

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Madonna quanto mi fa stare male la strofa in francese di Gel in “In The Panchina”. Come gli è venuto in mente?

Boh… per quanto ti possiamo stare sul cazzo, quel disco era veramente in buona fede, non puoi volergli male. Super troll in tempi non sospetti. L’unico che faceva le rime in italiano era Chicoria. Non perché non fosse capace, ma perché Armando era proprio un puro di cuore, per quello preferiva l’italiano. Tutti noi cantavamo in inglese. Io lo mischiavo bene all’italiano, ma Benassa a volte ne abusava, sembrava forzato. Non è che potevi mettere “We stay in the bench”, sennò sembrava che stessi cantando in inglese. Doveva essere tipo “I show you the tattica”, con la rima italiana ma la costruzione troll, ma poi serviva qualcuno che cantasse interamente italiano. Il Chico partiva con quella voce impazzita in romanaccio, era la forgia perfetta. Quindi capito? In The Panchine è nato così, per divertirsi.

Un’altra cosa che mi uccide ogni volta è lo skit alla fine di “Mr. G”, quello con “A' Courtney…”

Andrea Meloni è un amico mio, è il numero uno. Quando racconta le storie esagera sempre. Gli casca qualcosa per terra? “Nacapì. Stavamo allo stadio…” tutto così. Lo registravamo di nascosto quando raccontava le cose. Sia il discorso dei muscoli nuovi sia “A’ Courtney, a simple joint with sex is possible?” Certi pensano che sia io a dirlo, pensa te. Tra l’altro “Mr. G” era “Nostalgia I”. Infatti quando è uscito il mio pezzo “Nostalgia” ci ho messo il “II” accanto perché era tipo il seguito. “Mr. G” era come Fuoco Cammina Con Me, una specie di prequel. Non so che cazzo dicessi, ma c’entrava di sicuro la nostalgia. Poi vabe’, il nome è perché per due anni ci siamo beccati con Corrado (Gel) che diceva solo “Sborro!” e poi “Bella GGGÌA, che GGGÌA”. Cazzo ne so, Mr. G potrebbe essere qualsiasi cosa, Mr. Gangster, Mr. Gemello…

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"Geniale quella cosa lì. Ogni volta che la sento muoio. Alla fine ci sono io che faccio “C’avemo tutta la shitta pe’ vvoi, merde. Truceklan, Cole, Gemello, DAMS!” a caso. Perché Pasquarelli era del DAMS, e noi tutti a ridere…"

Sono cambiate diverse cose da allora, immagino.

Eravamo tutti amici, non c’erano i social. Era fico perché ognuno aveva il suo retroscena. Facevamo tutti rap, ma ognuno col proprio tratto distintivo. Non ce n’era uno che spiccava, cantare col nostro stile era la cosa più genuina che potessimo fare, nessuno era viscido. Mi dispiace che oggi le cose siano cambiate, certo continuiamo a beccarci, ma non è uguale. Io per esempio sono sempre stato l’uomo in più del Truceklan o In The Panchine. Magari non ho mai fatto niente di che, però è fico che in clan del genere, in cui tutti parlano di horror, di cazzate, di morte e cose turpi, ci stia pure un aspetto diverso. Io sono sempre stato così, anche con ITP. Per quanto potevamo divertirci, gli altri ci hanno messo una vita a mandare giù le mie cose e il modo in cui le facevo. Poi hanno capito davvero, ma non è stato facile. Oggi mi piacerebbe anche essere una scelta di collaborazione per qualcuno, che ne so, che si vuole fare un pezzo intimone con me. Con Chicoria in Non parlarmi d’altro abbiamo fatto quel pezzo finale, “Tutto Questo Per Me”, e ogni volta che sento la sua strofa mi viene da piangere… Lo so che sono cazzate, ma sono stralci di vita romana, e quegli anni sono stati bellissimi, ci muovevamo tutti tipo Ku Klux Klan, eravamo malvisti da tutti… tutti giovani, belli. Tutti di diversi quartieri, ti giuro era un periodo meraviglioso. Adesso siamo invecchiati, le cose le facciamo lo stesso, ma prima eravamo più spensierati, ecco.

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[A questo punto la conversazione degenera in argomenti secondari tipo: sogni premonitori, influenza, tachipirine e VASCO BRONDI. Ovviamente l’ho castigato per quest’ultima cosa, ecco come]

Aspè, ma oggi è venerdì 4? [Era venerdì 4] Suonava quel gruppo frocissimo, che però mi piace… di Vasco Brondi.

Ecco infatti avrei dovuto chiederti prima o poi delle tue influenze musicali. Sulla tua pagina ogni tanto appare qualche canzone delle Luci della Centrale Elettrica, lo sai vero che è una scesazza gigante…

Eh lo so, che ci devo fà. Certe cose mi piacciono e basta. Mi piace in quel momento e non me ne può fregare di meno. Se sento una cosa che è fatta bene, poi la guardo anche dal punto di vista artistico, boh. Mi dispiace… Da pischello mi piaceva il metal, poi la techno, poi la musica progressive, poi il rap. L’ultimo step da vecchio sarà la musica classica.

Sei un hipsterino, dai.

Da quattro giorni mi sto sentendo solo King Crimson, ora se metti una canzone pop mi fa volare. L’ultima vera fissa che ho avuto è stata per gli Interpol. L’ultimo gruppo di cui ho sempre avuto tutti i cd e sono stato sempre presente ai concerti. Non so se c’è stato qualcosa dopo. Quando sento una canzone che non conosco e mi piace, ciao. Ora come ora vado molto per cose super elettroniche o mezze shoegaze. Madonna, se potessi tornare indietro farei un gruppo shoegaze. Epic. Per sta roba tutta zozza, lo-fi come i My Bloody Valentine etc, io potrei morì.

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Li vai a vedere gli Slowdive a Padova a luglio? Io ovviamente no perché ho zero soldi.

Boh. Quest’anno mi sono perso tutto. Comunque sarebbero belli epic. L’ultimo concerto fico che ho visto è stato Jim O’Rourke e i Sonic Youth a Ostia, il resto boh. Mi sa che mi andrò a vedere Caetano Veloso all’Auditorium Conciliazione, lui è totale, una specie di Battiato brasiliano. Comunque in quell’Auditorium mi ci sono visto pure i Wilco.

Ne parli anche in “Nostalgia II” dei Wilco. Dato che ci sei, raccontami un po’ di Non parlarmi d’altro.

Quel disco è stato come la mia Smemoranda. Quando è uscito me lo sono riascoltato, dicendomi “Vabbe’ ascoltiamoci sta rottura di cazzo”. Avevo paura che molte robe fossero forzate, finte. Era solo questione di autocritica, perché in realtà sapevo benissimo che era la cosa più intima della Terra. C’erano sì dei contenuti, ma più delle volte erano impenetrabili. Il disco nuovo in questo senso sarà meno criptico, meno mistico e più maturo. Come i miei quadri. Prima nei quadri ci scrivevo le cose, li riempivo di scritte, li mappavo. Ora invece no. Anche in Niagara mi pare sia tutto più chiaro rispetto a prima, ci sono sempre le mie cose flippate, ma è tutto fatto per essere compreso. Quello che c’era di incomprensibile è stato tagliato via. Ho fatto in modo che fosse più diretto dell’altro, è la mia “finta poetica”, molto caotica, che parla di storie nelle storie. Non parlarmi d’altro era un disco super pischello, c’era l’urgenza di scrivere, lasciavo tutto così senza pensarci. Era veramente il diario di Frida Kahlo. Quel disco era diverso, una specie di “dark rap”. Un disco di passaggio. Andavo da Reeks al Branca gli dicevo cosa mi piaceva, “Oh, mettiamoci il sample dei Cure”, fichissimo eh, ma illegale. Ora come ora vorrei fare qualcosa di più strumentale, sempre rap, ma come piace a me. Più acustico. Sì, è bello fare i concerti coi ragazzini presi bene che ciondolano, però se dovessero far scegliere a me andrei per un set acustico, tipo performance. Più una cosa è intima meglio è. Solo che ora il rap va una cifra, sta cosa sarebbe da pazzi… se ‘sto dischetto va bene, poi potrei permettermi pure di farlo questo “show”. Non lo so.

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Fico. In ogni caso rimane bizzarro imparare a memoria le tue canzoni, proprio perché se ne coglie la serratezza dei testi. Non è un male però, anzi. È l’aspetto della tua musica che più mi affascina.

È come imparare a memoria tutta una pagina di un vocabolario, è impossibile. I concerti sono invicibili per quello. Molti mi chiedevano il significato di alcuni miei testi e ho anche provato a rispondere, ma non era quello il punto. “Di nuovo faccio Wilco l’uovo quando smonto…” è chiaro che è una roba flippata, però di base voglio solo evocare l’immagine dell’uovo e dei Wilco, boh. Viaggio per associazione di parole, è come un palleggio tra materie che mi piacciono. Non so quanta altra gente nel mondo del rap ha usato la parola “paguri” in una canzone.

Quale tipo di evoluzione credi ci sia stata da Non parlarmi d’altro a Niagara?

Di Non parlarmi d’altro alla fine mi ascolto le prime quattro canzoni e basta. Niagara stesso è stato fatto così, un po’ come se avessi selezionato solo le canzoni belle di un disco. Ce ne sono sempre alcune che lasciano il tempo che trovano. Io nel rap mi vedo molto come voce fuoricampo, con un leggio che racconto sta cosa mezza recitata, come se la stessi vivendo davvero. In Non parlarmi d’altro a Niagara c’è meno casino, meno parole, dico meno cose, ma con più enfasi. Prima era molto un mappazzone. Il prossimo disco penso sarà ancora più sintetico. Piano piano comincerò a far sentire davvero la mia voce, mi piace che non ci siano sempre quei duemila suffissi, duemila parole che si inseguono. Ma magari sono pippe mentali mie, quando è uscita “Pulpebre” a Roma ha piovuto venti giorni ininterrottamente. Lo volevo troppo scrivere da qualche parte, da perfetto mitomane, poi menomale che mi autocensuravo. Poi ho anche paura che finiscano le parole che mi piacciono. Ho paura di rimanere senza, di non poter fare più le rime all’altezza dei miei gusti. Forse sono concetti un po’ da piagnoni, visionari, sofferti, ma manco troppo rompipalle.

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E su “Muso Di Lupa” cos'hai da dirmi?

“Muso di lupa” è tipo “Sunday Morning” dei Velvet Underground. La base è di Sine, all’inizio ero in difficoltà, perché sono abituato ai robacce forti non a suonetti felici come questi. Per fare il ritornello sono stato fino alle sei di mattina, a provare, provare… parlavo da solo. “Sogno coi fottuti occhi aperti”… “Questo è il ritornello!”. Solo quello ci poteva stare bene. Per me è più una canzone, che un pezzo rap. “Muso di Lupa” forse è l’unica che dal vivo renderebbe, le altre sono tutte un po’ delle lagne.

“Faccio i disegnini mentre parlo, come i pazzi…” - disegno di Andrea Ambrogio

A proposito, hai in mente di fare un tour?

Ora vediamo, non è che posso fare un live con sei pezzi, “Deadly Combination” e basta. Vedrò sicuramente di fare serate col Truceklan. Farò un piccolo show a caso, con canzoni non troppo rompicoglioni. Ora come ora un concerto di Gemello da solo ce lo vedo poco. Vediamo un attimo. Magari ci mettiamo anche pezzi vecchi, mi faccio fare le doppie da qualcuno bravo.

Senti, ma l’artwork del disco è tutto tuo, immagino.

Sì, i quadri sono l’unica cosa seria che mi è rimasta. Ormai con le canzoni troll-autistic che abbiamo fatto con In The Panchine, ho addosso questo personaggio pazzerello che boh. I miei quadri sono come le mie canzoni, incasinati, pieni di storie. È una vita che dipingo, mi piace sia fare i quadri, sia comporre canzoni e di solito alterno sempre le due cose. Farne una sola mi annoia. Li faccio su commissione, perché la mattina lavoro in un liceo artistico, faccio tipo laboratorio. Principalmente mi occupo dei quadri però, ne ho da fare fino a Natale prossimo. Le grafiche di Niagara sono dei miei quadri.

I ragazzini con cui lavori ti riconoscono?

“A Gemè” mi fanno, “A Gemè, posso andà in bagno?”. E poi li trovo fuori scuola, per strada o in un locale e mi fanno “A professò…”. Sono invicibili.

Sonia stays in the panchine far away from problemi anche su Twitter: @acideyes