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Questo tweet di Vendola è il motivo per cui la sinistra non ce la farà mai

Il messaggio twittato da Vendola in occasione della prima assemblea di Sinistra italiana non ha soltanto generato scherno e ironia, ma rappresenta anche l'esempio più semplice dei motivi per cui la sinistra in Italia non ce la farà mai.
Niccolò Carradori
Florence, IT

Negli anni immediatamente precedenti alla grande Anschluss del PD nel 2007 e al culmine di quel fenomeno quasi totemico che è stato il Berlusconismo in Italia, io frequentavo un liceo di provincia in cui il 95 percento della popolazione studentesca era di sinistra, partecipavo alle manifestazioni, e nutrivo tutte quelle pulsioni cultural-adolescenziali legate a principi che nella realtà sono accomunabili soltanto all'aggettivo "peregrini". In quegli anni il vero eroe del mondo di cui sentivo di far parte era Fausto Bertinotti, che partecipava ai dibattiti televisivi utilizzando un linguaggio e dei concetti che lo differenziavano da ogni altro politico che vedevo in televisione.

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All'epoca ero molto orgoglioso del fatto che Fausto si presentasse col suo cashmirino in televisione e sfidasse a colpi di fioretto lessicale gli esponenti rozzi e populisti della destra, e consideravo un punto d'onore della sinistra quello di non abbassarsi agli standard comunicativi di Berlusconi, che variava registro e tono a seconda del pubblico che aveva davanti. Solo dopo il crollo delle elezioni del 2008 ho compreso amaramente, insieme a tutti gli altri come me, che il vero problema della sinistra italiana è sempre stata la comunicazione. La verità è che quel tipo di elettorato ipoteticamente "spostabile" non capiva un cazzo di quello che diceva Bertinotti, e a un'analisi leggermente più approfondita mi sono accorto di non essere certo nemmeno di averlo capito io.

Sono passati otto anni da quelle elezioni, e la realtà politica e mediatica è completamente mutata, ma a quanto pare l'ossatura comunicativa della sinistra italiana non è cambiata: ieri infatti durante lo svolgimento di Cosmopolitica, la prima assemblea di Sinistra italiana, Vendola ha partecipato alla classica fiumana di messaggi rilasciati sui social durante gli eventi politici con questo tweet.

È urgente ricostruire una trama di comunità capace di guardare il mondo senza le lenti deformanti dell'ideologia dominante.— Nichi Vendola (@NichiVendola)21 Febbraio 2016

Il feedback che ha ottenuto esprimendo questo concetto involuto è stato quasi completamente ironico, dai "questi non si rendono conto della cazzate che scrivono. Comunque dopo pranzo ci sta" a risposte più prevedibili come:

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Too stavo pe dì io — Le frasi di Osho (@lefrasidiosho)21 Febbraio 2016

Ma a catturare la mia attenzione è stato un minimalista "non hai detto nulla. E non se ne accorge nessuno." Ed è la pura verità: non se ne accorge nessuno. In un'epoca in cui anche le stalagmiti hanno assorbito la deduzione che il dominio di Berlusconi, la nascita del Movimento 5 Stelle e la crescita inarrestata del renzismo sono, o sono state, imperniate sulla fruibilità e l'omogeneità dei concetti elargiti, la sinistra italiana continua a esprimersi utilizzando locuzioni e concetti insulari e vetusti. E questo fa tanto più effetto se a veicolare messaggi del genere è, appunto, un social network.

— bani massimo (@massimo62liv)21 Febbraio 2016

Insomma: nel 2016, secondo me, è il momento di ammettere che in questo tipo di linguaggio e retorica e di immaginario social-politico nasconde molta più borghesia che non altrove. Leggendo il tweet di Vendola la prima cosa che ho pensato è "ma che cazzo ha detto?", la seconda è un'immagine virtuale, affiorata dell'ippocampo, di tutti i professori con la forfora sulla giacca che ho incontrato in vita mia. Un tweet che potrebbe far colpo soltanto sulla coscienza di chi frequenta un ginnasio e crede che siano le idee (in senso lato) a condizionare il mondo.

E questo atteggiamento arroccato è visibile in tutti gli stratagemmi che la sinistra più o meno radicale ha utilizzato per approcciarsi ai social network e ai nuovi metodi di espressione. Il caso più estremo è rappresentato dalle regole che il Partito Comunista ha creato per spiegare come utilizzare Facebook ai compagni, una specie di trasposizione della Scuola delle Frattocchie su internet. Oppure nelle mere scelte tempistiche: ieri a Cosmopolitica è stato presentato anche il progetto di un nuovo "social network della sinistra 2.0", Commo. Un annuncio assimilabile alla scoperta del motore a scoppio.

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Sempre a Cosmopolitica l'attivista no global Luca Casarini si è espresso sui presunti cambiamenti visibili alla convention: "Qui a Cosmopolitica si sono viste facce nuove che arrivano da pratiche di autogestione, di occupazione, di conflitto. Il mio auspicio è che questo sia l'avvio di un processo di una sinistra che disobbedisce. […] La rottamazione ha ormai un'accezione fastidiosamente renziana, ma è vero che per pensare alle riforme vere bisogna intanto essere capaci di riformare se stessi."

Di che tipo di riforma sta parlando Casarini? Leggendo il tweet di Vendola non si capisce bene, e l'unico impatto veramente simbolico e di rottamazione e riforma che ha avuto è l'incarnazione della risposta elettorale più eloquente che esiste nel 2016: lo scherno.

Anni fa una mia professoressa durante una lettura dei giornali in classe aveva sentenziato che se la sinistra negli anni Novanta avesse avuto la forza e la decisione di creare dei mezzi di comunicazione per contrastare le tv di Berlusconi la storia italiana sarebbe stata diversa. Vedendo come oggi quella stessa sinistra utilizza Twitter e Facebook vene da pensare che in realtà avrebbe perso molto più pesantemente: 140 caratteri buttati completamente nel pattume. E che forse decretano ufficialmente il fatto che questo tipo di storia politica non ha futuro, nemmeno in un paese che va a rilento come il nostro.

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