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Musica

L'evoluzione di David Bowie raccontata dalle sue acconciature

Stiamo parlando dell'unico uomo al mondo che ha avuto tante personalità quante acconciature.

Un'icona di stile è qualcuno che può passarla liscia con look totalmente ridicoli che risulterebbero aberranti su ogni altro essere umano di questo pianeta.

E questo è il motivo per cui amo David Bowie. Amo che sia autoironico ma sicuro di sé, appariscente ma comprensibile. Amo che sia sempre intento a sperimentare nuove cose, senza paura di fallire, che si muova tra le mode, provando che qualsiasi tipo di abito gli sta a pennello—dopo averlo personalizzato.

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Questa è la chiave del suo successo. Dove altri grandi musicisti scelgono di ibernarsi in una capsula temporale settata sull’anno del loro maggior splendore (coff *Prince* coff), Bowie ruba senza farsi troppi problemi. Ruba stili musicali, ruba tradizioni folkloristiche, ruba vestiti e ruba pensieri. Ha persino rubato Jennifer Connelly dal suo letto quella volta.

Jennifer Connelly  David Bowie labyrinth

Tecnicamente, ha rubato suo fratello. Ma era sempre due mosse davanti a tutti.

Ruba mentre dormi e ruba mentre sei sveglio. Mick Jagger ha detto che “non dovreste mai indossare un nuovo paio di scarpe davanti a lui,” perché subito dopo lo vedrete correre al negozio più vicino a comprarne un paio uguali, e a lui staranno molto meglio, dato che è una cazzo di popstar.

La sua cleptomania culturale l’ha portato a saltare da un genere musicale all’altro, e l’espressione più ovvia deiu suoi stati d’animo è la sua acconciatura. Per la maggior parte degli uomini, dopo l’adolescenza, i capelli diventano una naturale fonte di preoccupazione. Ma non per David.

Quest’anno, all’età di 66 anni, tutto maturo e imborghesito, è ritornato a una capigliatura a metà tra un taglio alla Bryan Ferry e uno alla Pierce Brosnan post-James Bond (con giusto un accenno di Judi Dench.)

judi dench david bowie

Bowie, David Bowie.

Il suo ritorno ci ha ricordato dell’uomo che ha indossato la tutina di Ziggy e le uniformi teutoniche del Duca Bianco—ora tutte mummificate dietro una lastra di vetro al V&A Museum. Ma senza David Bowie all’interno che cosa sarebbero quegli abiti se non flaccido tessuto? Ed è inutile ricordare che se David fosse pelato l’insieme sarebbe un pochino disturbante. I capelli sono la ciliegina su una torta deliziosa e androgina.

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Quindi, David Bowie: camaleonte culturale, ladro di mode e dirottatore di acconciature. Durante il corso della sua carriera ha provato un buon numero delle acconciature disponibile per gli uomini, ma anche alcune di quelle destinate alle donne. Laddove altri performer uomini si sono limitati a mantenere il taglio di capelli che li ha portati al successo (che sia l’aureola di Tom Jones, lo stile falso debosciato di Mick Jagger o il biondo scolorito di Iggy) Bowie ha la passione per i saloni di parrucchieri.

David ha trattato i suoi capelli come un’estensione della sua personalità multiforme, la corona di gloria perfetta per accompagnare ogni outfit elaborato sullo stile del momento. Ha reso il suo parrucchiere il più fidato alleato nella missione verso la dominazione dello zeitgeist, ha cambiato la sua acconciatura ad ogni album, e—nota per le band moderne—al suo apice ne faceva uscire due all'anno.

Ogni fan di Bowie che si rispetti e che si nutra solo di latte e peperoncini sa che prima di catturare l’immaginario pubblico con Ziggy Stardust nel 1972 ha trascorso i sensualissimi anni Sessanta nella parte di un operaio frustrato, cercando di scrivere la canzone magica che avrebbe potuto dare la scossa alla sua carriera.

E cercando un rasoio per togliersi quei baffi.

Ma prima di Ziggy, o degli Spiders, c’era un giovane uomo del sud di Londra, alla disperata ricerca di attenzioni. Nel 1964, il diciassettenne Davey Jones ha usato le sue abilità retoriche per convincere un preoccupatissimo reporter della BBC che la sua “Associazione per i diritti dei capelloni” esisteva e aveva motivi legittimi per protestare.

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Un giovanissimo Bowie si batte in difesa dei capelloni di tutto il mondo.

Durante gli spensierati anni giovanili l’animo selvaggio di questo proto-Bowie sembrava incarnarsi in una raccolta di acconciature maliziose per studenti con la passione per la permanente, senza alcuna considerazione per la sua futura statura. (L’altra caratteristica degna di nota di questi primi è la quantità di sorrisi, drasticamente ridotta durante gli anni Settanta.)

Fate caso all’insano scopettone di capelli biondi, visto per l’ultima volta sulla testa di un allevatore di maiali socialista svedese, deve essersi fatto acconciare dal parrucchiere di fiducia di sua nonna e avergli detto “li voglio così” mostrando la fotografia di una tartaruga.

Tra il 1965 e il 1969 Bowie è passato attraverso varie band. Qui lo vediamo immortalato con una grande varietà di giovani musicisti inglesi pieni di speranze: seminarne i cadaveri lungo la sua strada sarà uno dei punti chiave della sua carriera.

La mia foto preferita è quella in bianco e nero con le tre teste, un gruppo folk-rock chiamato The Feathers, che si è specializzato in un genere di parodie kitch con cui Bowie ha cazzeggiato prima di iniziare a fare cose serie (date un’occhiata a “Sell Me A Coat,” un’altra canzoncina in stile Jacques Brel, ma senza il tipico male di vivere che affligge la maggior parte dei cantanti francofoni.)

Le sue scelte sartoriali erano discutibili tanto quanto i suoi capelli.

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Per un fringuello libero come Bowie circondarsi delle giuste influenze è vitale. Il Bowie difensore di un’era e il Bowie icona di stile non sono ancora emersi proprio perché le influenze che lo attanagliano sono troppo provinciali, loro stesse sono un pallido riflesso di qualcos’altro: un po’ di Cat Stevens, un po’ di Dylan e un bel po’ di Beatles.

A questo punto dovrebbe essere piuttosto ovvio che la voce di Bowie si fonda sulla lunghezza dei suoi capelli.

Finalmente, Bowie era pronto. Space Oddity, uscito nel 1969, l’avrebbe catapultato nella grande scena, facendo leva sul fascino che circondava l’atterraggio dell’Apollo 11 sulla Luna. Bowie ha incanalato lo sbalordimento dell’umanità davanti all’inizio dell’esplorazione dell’universo e l’ha riproposto raccontano la storia di un astronauta solitario che guarda lo spazio.

E gli ha dato questo aspetto:

david bowie hair

Notare il capello leggermente datato, uno stile molto comune nella scena del 1967: Eric Clapton, Hendrix e altri.

david bowie long hair stroller

Nel 1970, Bowie ha assaggiato il delizioso e succulento successo. Il suo album David Bowie ha mostrato un’evoluzione musicale e Space Oddity gli ha aperto molte porte. Ma non era ancora del tutto formato, e nei due anni successivi ha assorbito molti stili che si sono dimostrati influenzanti.

Quindi ha fatto i bagagli per New York, dove stava succedendo tutto. Bowie aveva sentito parlare di Andy Warhol ed è arrivato a The Factory con una canzone per Andy.

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Ma a lui non è piaciuta, anche se probabilmente era solo geloso dei suoi capelli così morbidi e lucenti. Ha pensato che David lo stesse prendendo per il culo. C’era comunque il suo entourage a registrare e fotografare Bowie, che ha risposto con un po’ di performance mimica.

Bowie, allo zenith della sua fase hippy capellona, è tornato a Londra rivitalizzato e con un nuovo nome scopiazzato da Iggy Pop (ha aggiunto una Z! Ingegnoso, no?)

Vogue ha prodotto altri riferimenti vitali, incluso un servizio fotografico opera di Masayoshi Sukita di vestiti di Kansai Yamamoto. Entrambi sono diventati importanti collaboratori, ma per ora Bowie ha stabilito che l’imitazione–o addirittura il furto–è la più grande forma di adulazione, forgiando Ziggy al di là delle divisioni est/ovest.

david bowie hair

Bowie ha avuto dalla sua parte anche il make-up artist Pierre Laroche. È stato il responsabile di tutti questi look, il che significa che possiamo dire che il suo lavoro ha contribuito a definire un’era.

david bowie hair sweater jumpsuit
david bowie suit mullet sax

Ovviamente, sprecare due ore a notte per sistemare il make-up e aggiustare il proprio look formato da tuta e cardigan ha un costo per Bowie, quindi la sua mossa successiva l’ha visto rimettersi il trucco di guerra, disfarsi dei personaggi, e virare velocemente verso esperimenti soul che avevano preparato Young Americans. Questo ha incluso una cotonata alla Rod Stewart (ma senza le sfumature raccapriccianti da vecchiaccio.)

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Mentre i suoi album (unidic!) sono spuntati come funghi durante gli anni Settanta, Bowie ha continuato a palesare i suoi cambi di direzione attraverso drastiche scelte di moda e di acconciatura.

La scoperta del minimalismo del Duca Bianco è stata alimentata con una dieta fatta di latte e peperoncini ed è diventata il riflesso dell’austerità che soggiogava il mondo negli anni Settanta. Il Duca ha trovato un modo di esprimersi attraverso un taglio alla Pompadour leccato all’indietro e un guardaroba da impiegato dell’Enel.

Nel frattempo la musica accompagnava il suo percorso stilistico con pezzi memorabili (“Station To Station”) e il funk economico di “Golden Years” e “Wild Is The Wind.”

david bowie thin white duke

Questa è il mio periodo di Bowie preferito. Attenuata ma ancora totalmente aliena, questa fase è caratterizzata da zigomazzi, capelli infuocati e un’intensità che ha un po’ troppo a che fare con Aleister Crowley e la cocaina colombiana.

Ma la natura camaleontica di Bowie ha avuto il sopravvento anche negli anni Ottanta. Si può definire un trend-setter soltanto nella misura in cui gli si riconosce come unico merito quello di aver scelto le giuste influenze.

Questa verità ha aperto le porte a decisioni terribili davanti agli orrori del nuovo decennio. I giorni della liberazione sessuale erano andati. Morti gli ultimi sussulti di socialismo occidentale, morti tra le mani delle crisi di carburanti degli anni Settanta. L'utopia di creare un mondo nuovo ed egualitario era ormai svanita. Il sogno degli anni Ottanta era fatto di carte di credito, vestiti di plastica e consumo sfrenato.

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E per Bowie, gli Ottanta hanno avuto questo aspetto…

david bowie 80s
david bowie labyrinth

L’umanità ha sviluppato un pessimo gusto e Bowie l’ha seguita. Cattivo Bowie.

Come ovvio che sia, la qualità musicale è degradata di pari passo con quel nido di piccioni che si porta in testa. La nave di Bowie ha tolto gli ormeggi da Buongusto-land ed ha iniziato a mostrare adesivi sponsorizzate dalla Pepsi, facendo rotta verso l’insensato Glass Spider Tour, che è stato rovinato dai troppi soldi, serviti a pagare ballerine vestite come battone di Times Square e una narrativa che rimarrà incomprensibile per almeno altri quattro secoli.

david bowie glass spider hair

Oh, e poi ci sono stati gli anni Novanta. Preferirei non parlarne.

David bowie 1990s hair

E va bene, giusto due parole. Mosche, pizzetti, peli che si arrampicano su tutta la faccia lungo strisce sconsiderate e capelli che sembrano messi insieme col didò.

David bowie NIN trent reznor soul patch

Ho un conto in sospeso con Trent Reznor per questa merda. Se non altro per il pizzetto, quella è sicuramente colpa tua, Trent.

david bowie 2000s

Quindi, nuovo David Bowie, bentornato. Non ho intenzione di proferire parole in favore del tuo cappello, per ora, ma sappi una cosa: nessuna popstar ha cambiato così tanti look come hai fatto tu, e per questo mi congratulo.

Parlando del futuro, David, che ne dici di rubare un’idea o due a… Grimes? Gaga? Death Grips? Die Antwoord? Qualcuno che lavora nella scena J-Pop? Il mondo sta aspettando la tua prossima mossa.