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Musica

L'incredibile storia della scena drum & bass di Singapore

Il racconto mai narrato di come un gruppo di ostinati DJ ha portato la sua musica del cuore dagli scantinati umidi ai megaclub dell'isola (e ritorno).

MC Roz, Twinhed & Nez all'Home Club, foto di Ungku Ibrahim

A Singapore la drum & bass ci è arrivata per amore, non per soldi. In un paese in cui l'espansione della musica alternativa viene troppo spesso impedita dalle dimensionei della popolazione, dal dominio di una club culture commerciale e da affitti stellari, i malati del genere si dovettero sbattere non poco per spingere il loro suono, a discapito di ogni potenziale profitto. Contro ogni previsione, DJ, promoter e appassionati si unirono con passione per dare vita a una scena, con uno spirito che dava a ogni serata un senso di comunità accogliente, diverso da quello di altre capitali della D&B.

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Durante i suoi primi anni di esistenza, negli anni Novanta, la drum & bass era tra le cose più strane e misconosciute che potessero raggiungere Singapore, ma un gruppo di infaticabili pionieri riuscirono a trasformarla da una bizzarra novità a un movimento autentico, tuttora in vita dopo più di due decenni, mettendo a tacere chi diceva che un'isola felice come quella non era in grado di ospitare sottoculture così grintose. Come per molti altri casi nella storia dell'eletronica singaporiana, le radici della sua scena drum & bass sono piantate allo Zouk, uno dei club più vecchi e influenti dell'isola. Nel 1996, cinque anni dopo dopo l'apertura, il locale inaugurò Phuture, una seconda sala dedicata ai suoni più underground rispetto alla house e alla techno che normalmente riempivano il club.

Lì, DJ come Zul Othman (AKA Zul) e Ramesh Krishnan (AKA Ramesh), già tra i primi a suonare jungle nel paese, furono anche in questo caso i primi a voler seguire i loro impulsi più oscuri e iniziare a spingere i beat massicci e frenetici di DJ britannici come Trace e Dom & Roldand, per quanto a quei tempi fosse difficile procurarsi i dischi. "Prima di internet ti toccava passare al setaccio tutte le occasioni che avevi per mettere le mani su un po' di musica", dice Zul. Ai tempi la scena era minuscola e c'erano pochissimi locali interessati alla drum & bass, come ci spiega: "Perlopiù suonavamo durante la settimana davanti a pubblici inesistenti, di solito composti da due o tre amici. Ma per noi era divertente, perché nessuno sano di mente lo avrebbe fatto per soldi."

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Guerilla party all'Insomnia, circa 1998

Le cose iniziarono a cambiare nel 1997, quando Zouk ospitò il più grande evento drum & bass dell'epoca, invitando il dio della jungle Kenny Ken e l'MC Stevie Hyper D dall'Inghilterra. "Era un giovedì, ma ricordo che il posto scoppiava. Era la prima volta che molti di noi riuscivano ad ascoltare dell'autentica drum & bass suonata live. Fu però fuori dallo Zouk che avvenne il grande balzo: rimanendo fedeli alle origini crude del genere, gli amanti della jungle lanciarono Area 22, un party settimanale tenuto in un piccolo ex-negozio coloniale di Little India. Privo di licenza, con un bar improvvisato e strumentazione imprestata, Area 22 segnò un allontanamento deciso dagli ambienti puliti dei nightclub, dando ai fan un assaggio degli sporchi squat party inglesi.

"Non c'erano altri posti che offrissero una serata di qualità, con solo artisti locali" ricorda il producer Safuan Johari (AKA Max Lane), "Anziché una grossa insegna al neon, fuori c'era appesa una t-shirt enorme con su scritto Area 22." Era il luogo d'incontro di tutte le basshead dell'isola, come racconta Ramesh, che ci suonava spesso "Ci stavano duecento persone, ma di solito ne facevamo entrare molte di più, e la fila arrivava sempre in strada. Legalmente ci saremo dovuti fermare alle tre del mattino, ma ci spingevamo spesso fino alle cinque." Questi party disordinati e liberi durarono dal 1997 al 98, ma la mancanza di un permesso e le proteste del vicinato per il rumore li costrinsero alla chiusura.

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Guerilla party all'Insomnia, circa 1998

Ma il sacro fuoco del DIY fu tenuto in vita dall'avvento di Guerilla e Kinemat, due collettivi di DJ con l'intento di accelerare l'evoluzione della scena. Quasi ogni settimana questi gruppi tenevano dei parti davvero leggendari all'Insomnia, un club da trecentocinquanta persone ora defunto tra i vicoli di Bugis Village. Ovviamente, furono gli orfani d Area 22 a decretarne il successo. "La gente a cui non piaceva lo Zouk veniva all'Insomnia" dice il fondatore di Guerilla Jonathan Nah (AKA Kiat). "Certe volte diventava talmente caldo dentro il club che l'aria condizionata si rompeva e i muri colavano umidità, così tutti iniziavano a togliersi la maglietta" ricorda, "A volte il sound system si surriscaldava e la musica saltava, ma la gente batteva i piedi per terra a tempo per mantenere il ritmo. Aspettavano che tornasse la musica, e quando riprendeva uscivano di testa."

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La promozione ai tempi era molto spartana, basata su telefonate, sms e flyer nei negozi di dischi. Gli MC Vijay Singh si Kinemat e Kane Benjamin Cunico di Guerilla ebbero un ruolo cruciale nella costruzione di un pubblico vasto. Come dice Ramesh, i loro testi "educarono la gente al verbo Drum & Bass, specialmente i nuovi arrivati che non conoscevano bene il genere". Al volgere del millennio la drum & bass uscì dai club informali per entrare in grossi spazi all'aperto. Nel 2000, i capoccia di Kinemat Donovan Wong e Kelvin Tan diedero vita a uno dei primi festival drum & bass, En Route, nello storico parco Mount Faber. A quei tempi, ottenere fondi dal governo o uno sponsor per dei festival musicali non era minimamente facile come ora, per cui Wong e Tan si rivolsero a finanziatori privati e all'arte di arrangiarsi che avevano imparato lavorando a Kinemat.

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La nuova epoca vide anche il sorgere di una nuova comunità online, raccolta attorno a Exit Musik, un sito web locale che faceva da forum e chat. "Ho conosciuto i miei migliori amici su quel sito" dice Zul. Creato dai DJ Andy Leong (AKA Vortex) e Kenneth Francis, il sito permise alla scena di espandersi, connettendo i fan e dando ai collettivi una piattaforma comune in cui fare promozione. Subvert Sessions, una serie di podcast lanciata dal collettivo di Zul Subvert HQ divenne un altro portale essenziale per gli appassionati, e al momento vanta circa tremila follower internazionali. Fino a questo punto, la drum & bass si era guadagnata una discreta fanbase, ma sempre restando fuori dal regno dell'elettronica mainstream. Le cose sarebbero cambiate grazie a un nuovo locale.

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Flyer di Subvert HQ del 2004

Mad Monk's—un gay club abituato ad accogliere scene musicali minori—fu infatti teatro di un'ondata di ospiti internazionali che col tempo costrinsero molti club importanti a considerare il genere. Fu lì che Subvert HQ iniziò a promuovere artisti più accessibili, come gli australiani Pendulum, che invitarono a suonare nel 2003. Nel 2005 il locale cambiò nome in Home Club. Sotto la guida dei proprietari Kelvin Tan e Roy Ng, l'Home divenne il tempio della drum & bass, come lo era stato l'Area 22 un decennio prima. "La drum & bass faceva parte del DNA dell'Home, perché sapevamo che lo spirito di quella musica calzava a pennello coi nostri intenti, che erano di avere un club senza troppi fronzoli e stronzate" dice Tan. "L'Home era uno spazio molto meglio equipaggiato, in cui potevamo organizzare serate come si deve e far crescere la scena."

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Molto saggiamente, i gestori tirarono i mezzo veterani come Kiat e Vortex per fargli creare una nuova serata chiamata +65, come il prefisso internazionale di Singapore. Grazie al vasto seguito dei due, la clubnight divenne la portabandiera della drum & bass di singapore, dando inizio all'epoca più fertile mai registrata per il genere. Mantenendo lo spirito inclusivo del Mad Monk, l'Home iniziò a essere la vera casa di chi non ne aveva trovato una nel costoso regno dei club di Singapore. "Le serate erano sempre strapiene di gente, e non solo di gente già scimmiata per la jungle" spiega Farah Azizan, che fa la DJ col moniker RAH. "Veniva un sacco di gente dalla scena indie o hip-hop, attirata dall'energia che c'era." Oltre a campioni locali come Justin Noreikis (AKA Twinhed), Lavin Raj (AKA Submerge) e MC Roz Wong, in quel periodo la scena vide un'impennata dei booking internazionali, e luminari come dBridge, Calibre e LTJ Bukem la frequentavano regolarmente.

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Goldie, Roy Ng e Kelvin Tan all'Home Club, foto di Ungku Ibrahim

All'Home Club, un incontro fortuito con Goldie portò Kiat a diventare il primo artista di Singapore a uscire su Metalheadz, un incredibile riconoscimento per tutta la scena dell'isola. "Aprivo per Goldie" ricorda "Così io e l'altro co-fondatore di Guerilla, Ashidiq Ghazali [aka Madtooth Ghazali] gli demmo un CD. Era una cosa che probabilmente gli succedeva in continuazione, ma reagì con molta gentilezza. Il giorno dopo però si mise in contatto con noi! Ero davvero shockato. Qualche tempo dopo, DJ Storm mise una delle nostre tracce nella sua top 10. Era tutto molto surreale." La traccia di debutto di Kiat, "Feeder" finì anche nel Ministry of Sound Masterpiece di Goldie, il che contribuì a spostare ancora un po' i riflettori internazionali su Singapore. Il successo oltreoceano di Kiat aprì la strada ai talenti di casa: grazie a lui, DJ come Vortex, Zul, Aresha Krishnan-Harling [aka ARESHA], James Tan [aka Clart] e Chee Wee Ong [aka Diphasic] arrivarono alla corte di varie label internazionali e furono invitati spesso in UK a prendere parte agli eventi del giro.

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Nei primissimi anni Dieci, +65 era già il party drum and bass più grande di tutto il sud-est asiatico, sotto la nuova guida di vecchi coraggiosi come Anaiz Majid (AKA Nez) e Ming Yuen (AKA Ming), attirando pubblico da paesi limitrofi come Malesia, Tailandia, e Filippine, mentre im locali mainstream prendevano appunti. Mentre Phuture, la sala piccola dello Zouk, ospitava ancora le stesse serate breakbeat degli anni Novanta, in questo periodo DJ molto conosciuti come High Contrast e Netsky si imposero prepotentemente sul dancefloor principale del club "gli ascoltatori di drum & bass non avevano mai avuto la possibilità di godersela su un dancefloor da duemila persone, il che ci diede l'idea di inserirla nella nostra programmazione" spiega l'ex assistente al booking QH Yeo. Ma l'accoglienza da parte del pubblico mainstream e dello Zouk si rivelò molto inconsistente: nel 2014 il club aveva già cambiato nuovamente direzione, orientandosi verso gusti più di massa, seguendo il crescente mercato EDM.

L'Home, dal canto suo, era rimasto fedele alla linea, ma la fotta di promuovere generi di nicchia era piuttosto difficile da monetizzate. Il club ebbe a lungo problemi finanziari, ma rimase un pilastro dell'underground locale, evitando accuratamente di provare a saltare sull'opulento carrozzone EDM. C'erano però anche altri problemi: gli avventori di +65 iniziavano a perdere entusiasmo man mano che gli iniziatori della faccenda (molti dei quali si avviavano verso le meza età) cominciavano a mollare la nightlife. "Si iniziava a invecchiare e smettere di fare serata. Alcuni di noi si erano sposati, avevano avuto figli… Altri si stavano semplicemente dedicando ad altro" dice Kiat. Lui stesso mollò la drum & bass per fondare un collettivo di multimedia sperimentale chiamato Syndicate.

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Dynamite MC all'Home Club, Foto di Ungku Ibrahim

La triste chiusura dell'Home nel maggio 2014 inflisse l'ultimo colpo a una scena già in punto di morte. Senza una location centrale per i party, l'entusiasmo affievolì definitivamente e tutte le basshead iniziarono a sentirsi davvero smarrite. Ciononostante, i più accaniti si misero alla ricerca di nuovi spazi in cui il genere potesse riguadagnare parte della sua antica gloria. Nez iniziò a tenere un party mensile chiamato Long Shots, al secondo piano di uno spartano bar giapponese nel quartiere indie di Haji Lane, ma le dimensioni della location ne limitavano le possibilità di sviluppo. Determinati a tenere in vita la loro musica del cuore, Nez e sua moglie RAH fondarono una organizzazione chiamata Revision, con la quale lanciarono la nuova serata Sub City, dedicata a suoni che andavano dalla D&B classica alla footwork. Non a caso si tiene al Lion's Den, un bar in cui pionieri come Ramesh facevano feste nei primi anni Duemila. Sub City riportò la drum & bass a casa, nel cuore della città, allevando una nuova ondata di giovani DJ e producer come Syaheedah Iskandar (AKA Jaydah).

Certo, osservando bene Singapore non possiamo ancora parlare di una vera e propria rinascita: laddove molti altri generi sono definitivamente sbocciati, e lo si nota osservando le line-up di festival indipendenti come Neon Lights e SingJazz, la drum & bass è molto poco fiorente. Mancano serate regolari e un afflusso decente di ospiti internazionali. Come spiega Nez, a differenza di altri generi, nella drum & bass il ricambio generazionale non ha portato molte nuove leve, il che rende difficile la sopravvivenza organica della sottocultura, oggi possibile solo grazie all'ostinazione di chi ha il cervello fisso tra i 160 e 180 BPM.

In memoria di MC Roz (1980-2016), che ha lasciato Lion City per raggiungere l'altra Giungla.