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Musica

Bruceremo in un attimo e il cerchio sarà chiuso, la storia degli Storm{O}

Abbiamo intervistato gli Storm{O}, che stasera suoneranno prima di Ornaments, Raein e Converge, in occasione della loro unica data italiana.

Tra i gruppi più interessanti della vivacissima scena del nuovo hardcore italiano, gli Storm{O} spiccano per l'approccio molto personale e per la capacità di coniugare in modo unico riferimenti internazionali con il legame a quella scuola italiana di gruppi storici come Negazione, Declino, Nerorgasmo. Gli Storm{O} riescono infatti a proporre testi in italiano ricercati ma al contempo immediati, pieni di furia, che esprimono smarrimento, rabbia e l'incapacità di riconoscersi del tutto in un mondo votato all'autodistruzione, all'abuso delle tecnologie, in cui è facile venire travolti dal vacuo trasformismo fine a se stesso. A tutto questo la band originaria di Feltre (ma due componenti su quattro da anni fanno base a Bologna) ha risposto, nei suoi quasi dieci anni di vita, con una coerenza totale. Il lavoro lento e ragionato li ha portati a produrre pochissimo e il loro ultimo lavoro risale a due anni e mezzo fa, Sospesi nel vuoto bruceremo in un attimo e il cerchio sarà chiuso, una sorta di long seller uscito in diverse edizioni, ogni volta tramite co-produzioni di diverse etichette italiane ed internazionali (tra cui Fallo Dischi e Dischi Bervisti). È un album che si muove tra vari generi: mathcore, metal, post-hardcore sullo stile di Isis o Pelican (basti ascoltare "In volo", il brano d'apertura), e che oltre alla cattiveria sonora rivela un gusto melodico interessantissimo. A questo ovviamente si è da sempre affiancata un'intensissima, questa sì, attività live, che ha portato la giovane band in giro per l'Europa e che quest'estate li ha visti protagonisti di almeno due festival importanti, come il Venezia Hardcore e il Disintegrate your ignorance, in cui questa sera gli Storm{O} suoneranno prima di Ornaments, Raein e Converge, in occasione della loro unica data italiana.

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Abbiamo contattato Luca Rocco, cantante della band, per ripercorrere un po' la storia degli Storm{O}.

Noisey: Come è nato il progetto Storm{O}?
Luca Rocco: La cosa è nata un po' da sé. Il primo demo lo abbiamo fatto nel 2007, quindi sono passati quasi dieci anni effettivamente. C'eravamo solamente io e Giacomo (Rento, il chitarrista, ndr), c'era un altro batterista, anche la bassista era un'altra. Era una cosa completamente diversa da quello che facciamo ora, facevamo del math core alla Dilliger Escape Plan, Botch, cose così.

Io tra l'altro ho iniziato a cantare con loro quasi per caso, conosco Giacomo da quando eravamo bambini. Il loro cantante aveva da poco abbandonato il gruppo, giusto poco prima di registrare il demo. Allora a Giacomo è venuto in mente di far provare me, mi ha convinto a buttarmi, e in tre settimane abbiamo provato a scrivere i pezzi poi finiti nel primo lavoro, li abbiamo registrati e via. Poi man mano il vecchio batterista si è stufato e se ne è andato, la bassista ha seguito altre strade. Piano piano si è sviluppata questa nuova forma, con una formazione che si è stabilizzata a noi quattro e che è sfociata due anni e mezzo fa in Sospesi nel vuoto bruceremo in un attimo e il cerchio sarà chiuso, il nostro primo vero disco». A suonare negli Storm{O} oggi, oltre a Luca Rocco e Giacomo Rento, ci sono Federico Trimeri al basso e Gabriele Coldepin alla batteria. «Diciamo che tutta la cosa ha seguito un po' il suo percorso, con il tempo dovuto. Molto semplicemente ci siamo trovati bene insieme a fare quello che facciamo, e abbiamo deciso di continuare. Siamo cresciuti con riferimenti anche molto diversi all'interno della band. Io quando ho iniziato a suonare con gli Storm{O} nel 2007 non avevo idea di che cosa fosse l'hardcore, e ho provato a fare due urla perché ero amico di Giacomo, molto semplicemente. Poi la cosa ha funzionato, evidentemente. Diciamo che mi sono formato musicalmente man mano proprio grazie ai ragazzi, anche se ora in ogni caso manteniamo gusti molto differenti. A parte i riferimenti classici del nostro genere che un po' tutti hanno, Gabriele il batterista viene dal metal per esempio. Federico il nostro bassista è più sul grindcore e cose più violente su questo stampo, inoltre ha un progetto suo con cui suona harsh noise e che si chiama Molestia Auricularum. Abbiamo tutti influenze anche molto diverse che poi convergono in quello che facciamo e danno un po' la forma ai nostri pezzi, perché ognuno ci mette la sua personalità, il suo gusto, e quello che viene fuori insomma ci sta una bomba".

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Quello che secondo me è interessante nel vostro modo di approcciarvi alla musica è il fatto di lavorare anche molto sui contenuti, e forse il fatto di lavorare con molta lentezza vi fa guadagnare in profondità.
Noi viviamo in città diverse, io e Giacomo viviamo a Bologna ormai da sei anni, gli altri ragazzi invece continuano a vivere a Feltre e lavorano lì, quindi riusciamo ad incontrarci poco in effetti. Quando ci vediamo però cerchiamo di fare il più possibile. Cerchiamo di essere tutti molto professionali in quello che facciamo, stiamo molto tempo sui pezzi, li riguardiamo, li smontiamo. Io riscrivo i testi miliardi di volte, siamo di sicuro tutti molto pignoli e ci mettiamo molto tempo a produrre qualcosa anche per queste ragioni».

In Italia oggi l'hardcore è come se fosse rinato, con la presenza di moltissime band che hanno enorme qualità e una resa dal vivo eccezionale.
È così. La situazione italiana di adesso a me piace molto, è bellissimo girare per l'Italia andando in giro a suonare, è un po' come stare in una grande famiglia allargata. Sono tutti amici e persone fantastiche, in qualunque parte da nord a sud, se passi da Napoli con Mario Orsini e La Via degli Astronauti e quella che è la Fallo Dischi, poi puoi passare in Puglia e ci sono i Pastel, ovviamente tutta la scena del cesenate e del bolognese, al nord poi gli Slander spiccano e tutta la crew del Venezia Hardcore. È molto bello, ci si sente a casa. Ogni zona ha le sue peculiarità, ed è molto divertente girare così. Non mi sembra che ci sia tanto da invidiare ad altri paesi europei, dove magari si pensa che le cose vadano sicuramente meglio, certo è figo anche girare in Europa, ci sono situazioni bellissime, però stiamo bene anche qui, mi verrebbe da dire un po' questo.

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Una cosa che secondo me emerge nella vostra musica è poi il legame con una «tradizione» che vi lega idealmente ai gruppi storici dell'hardcore italiano, sia per la scelta di cantare in italiano, sia per alcuni temi trattati.
Beh per quanto riguarda i riferimenti del passato, ovviamente i Negazione sono stati pane quotidiano di tutti noi, i Nerorgasmo li abbiamo macinati tutti, abbiamo anche fatto una cover per l'EP in loro omaggio assieme ad altre buonissime band, che è uscito da poco, quindi sono riferimenti sicuramente presenti.

Quella di cantare in italiano è una scelta guidata da necessità espressive, semplicemente. Io mi trovo spesso a scrivere perché sento il bisogno di farlo, e devo sentirmi a mio agio con quello che scrivo e di essere assolutamente convinto di quello che dico. Ci metto moltissimo prima di portare un testo agli Storm{O} perché lo taglio, lo incollo, lo cambio mille volte, e con una lingua che non è la mia lingua madre mi verrebbe difficilissimo fare quest'operazione.

Per quanto riguarda di cosa trattiamo e l'uso della lingua in sé, a me viene da scrivere cose molto legate alla vita quotidiana, si tratta di tematiche magari più ampie che derivano anche dal mio percorso personale. Ho studiato antropologia e mi sono occupato di tematiche come la violenza o la giustizia sociale. Ma non mi piace parlarne in modo astratto, preferisco inserirle in un contesto che riguardi la vita di tutti i giorni, che sia estremamente diretto, che sia comprensibile a tutti, e che sia il più possibile d'impatto. Anche perché credo siano dinamiche riscontrabili ovunque, e quindi credo che parlarne in prima persona sia più forte, oltre che più autentico. Quindi è semplicemente questo, il cercare di creare una cosa semplice, chiara, che possa trasmettere qualcosa a chi l'ascolta, poi il cosa riesca a trasmettere è un'altra questione, e nemmeno mi interessa troppo. Se qualcosa arriva bene, meglio, vuol dire che funziona. Credo che comunque il modo in cui tutta la band si muove e lavora, sia in linea con quello che viene espresso nei testi, ed è anche abbastanza importante, perché la cosa risulti sincera, quindi è anche un bene che sia così. Ci sono testi che ho scritto diversi anni fa, ma appunto per questa cosa che siamo molto lenti a lavorare poi li modifico e magari vengono usati in brani usciti da poco.

Non è ora di uscire con un altro disco?
In realtà noi abbiamo già un altro disco pronto, registrato quest'inverno. Stiamo cercando di capire come farlo uscire, la speranza è di riuscire a pubblicarlo entro novembre di quest'anno. Stiamo sentendo un po' di etichette in giro. Credo continueremo con questa formula della co-produzione di varie etichette, ci siamo trovati molto bene in questo modo, abbiamo conosciuto delle ottime persone che ci hanno molto aiutato. Credo sia la via giusta da perseguire. E poi speriamo di suonare tanto, tantissimo.

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