Cosa sappiamo veramente del business dei bagarini

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Cosa sappiamo veramente del business dei bagarini

Vivo Concerti, il Codacons e ViaGogo ci spiegano perché il disastro dei Coldplay è solo la punta dell'iceberg.

Da quando ho quattordici anni, una delle cose che più mi piace fare è andare ai concerti. La prima volta fu allo Stadio Euganeo di Padova, nel 2004, a vedere Metallica e Slipknot. I miei genitori vennero con me e rimasero fino all'ultimo nel parterre, vicini al loro figliolo debosciato che voleva farsi crescere i capelli. Si beccarono con me il sudore, le spinte, i panini in busta a sette euro, le code disorganizzate, i parcheggi lontani dieci chilometri e tutte le disgrazie che una persona normalmente si becca a un concerto medio-grande in Italia. In retrospettiva, sono stati degli eroi.  Oggi ai concerti ci vado senza i miei genitori (tranne quando mia mamma è venuta l'anno scorso a trovarmi a Londra e siamo andati a vedere i Death Cab for Cutie, è stato molto carino), e soprattutto non vado più tanto a concerti davvero, davvero grossi. Quindi, in un certo senso, mi sono protetto dagli enormi disagi che puntualmente colpiscono i concertoni italiani. Pensate ai poveri cristi che, nel 1998, sono andati all'Heineken Jammin Festival per vedersi i Jesus and Mary Chain e si sono trovati in una massa informe di fanboy e fangirl di Vasco che li fischiavano in attesa di poter cantare, tutti assieme, l'ennesima "Albachiara" della loro vita. O a quelli che si sono ficcati tra un paio di container arrugginiti nel parcheggio del forum di Assago per vedersi i Metallica e sono rimasti nel pit davanti al palco per ore senza poter uscire a pisciare.  Resta che, nonostante l'esperienza concertistica italiana media sia inestricabilmente legata a disagi, scazzi e prezzi pompati all'inverosimile, a ogni annuncio di concerto della decina di gruppi e artisti stranieri che tutti vorremmo impiccare adoriamo tantissimo, tutti tirano fuori i cento, duecento, trecento euro che ci vogliono e si connettono a Ticketone per cercare di andare a quello che è sempre l'evento dell'anno. Poi che siano i Muse, o i Mumford & Sons, o Ed Sheeran, o i Coldplay, o i Zayn Malik non frega poi tanto a nessuno: l'importante è esserci e fare tante, tante foto sfocate. Quindi, quando i Coldplay hanno annunciato una data allo Stadio San Siro di Milano per luglio 2017, tutti sono ovviamente impazziti di gioia e hanno deciso che volevano assolutamente andare a cantare "PLIS TEIC MI BEC TU DE STAAAAR" assieme a un sacco di altra gente. Sfortunatamente, la realtà è stata piuttosto dura e una grandissima percentuale di chi ha provato ad acquistare biglietti su TicketOne si è ritrovata in mano solo le proprie aspettative deluse. L'incazzatura è poi salita maggiormente quando, come da prassi, appena dopo il velocissimo sold out molti biglietti sono ricomparsi su siti di vendita secondaria come ViaGogo o eBay, a prezzi decisamente gonfiati━nel momento in cui scrivo, il biglietto più costoso supera i cinquemila euro. Si è passati poi in pieno territorio gag quando, a seguito dell'annuncio di una seconda data per il giorno successivo sempre a San Siro, il risultato è stato lo stesso: sold out immediato, biglietti ricomparsi subito, un sacco di gente arrabbiata. Solitamente, la cosa sarebbe finita qua. Chi aveva voglia spendeva un bel po' di soldi in più per ricomprarsi il biglietto, chi non aveva voglia apriva eventi stupidi su Facebook chiedendo a Mauro Icardi di vedere il concerto da casa sua​ o promuovendo un concerto per poveri nel parcheggio dello stadio​. L'esperienza dell'italiano medio è stata fedelmente ripresa nel video che potete guardare qua sotto.

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Invece, a questo giro, qualcosa è successo: il CODACONS, la principale associazione italiana per i diritti dei consumatori, ha fatto un esposto alla procura di Milano chiedendo che vengano presi provvedimenti per riparare al danno inflitto agli utenti che, semplicemente, volevano prendere un biglietto a un prezzo normale. "Tutto nasce dalle segnalazioni che abbiamo ricevuto," mi spiega Marco Maria Donzelli, presidente dell'associazione: "La prevendita sarebbe dovuta partire alle dieci di mattina, e invece alle dieci e nei minuti successivi è stato impossibile acquistare i biglietti. Non ci risultano persone che siano riuscite ad acquistare biglietti su Ticketone anche se risultava tutto disponibile. E questi biglietti li abbiamo visti poi su altri siti a prezzi decuplicati. Questo è veramente incomprensibile." "Riteniamo che sia una prassi che non possa essere accettata," continua Donzelli. "I ragazzi non hanno la possibilità di acquistare i biglietti al prezzo che l'organizzazione ha determinato. Ne fanno invece incetta altri soggetti, immaginiamo grazie all'uso di software. Il consumatore giovane, che è indifeso, non ha strumenti per difendersi ed esercitare il proprio diritto." In tutto questo, TicketOne è stata in silenzio: "Non siamo riusciti a metterci in contatto con loro, e loro non hanno fatto alcuna dichiarazione sul perché non siano stati possibili gli acquisti sul sito, e sul motivo per cui tutti i siti di reselling abbiano la possibilità di vendere biglietti anche solo sul prato a trecento euro. È una cosa veramente triste che connota una situazione di degrado da parte del nostro sistema, perché evidentemente chiunque in Italia può fare quello che vuole." Confermo, dato che neanche io sono riuscito a cavare una risposta da TicketOne. Men che meno da Live Nation, il cui ufficio stampa mi ha detto che sarei stato contattato se "il loro presidente avesse voluto dichiarare qualcosa in merito." La cosa non è successa, inizialmente━ma dopo che Le Iene sono arrivate a trattare l'argomento con il potere di Mediaset e della televisione e dell'indignazione (tutte e tre armi tuttora piuttosto potenti, sicuramente più della fionda e dei sassi che ha Noisey Italia), come dicono i nostri amici anglofoni, la merda ha colpito il ventilatore e ora le pareti dell'industria concertistica italiana sono tutte belle marroni e puzzolenti.

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Un clic qua e potete guardare il servizio. In poche parole, Viviani e De Devitiis delle Iene hanno intervistato una ragazza che lavora per un sito di secondary ticketing che ha rivelato una pratica per cui gli organizzatori di concerti gli vendono una quota di biglietti da rivendere a prezzo maggiorato, tenendosi la maggior parte dei profitti. Lo illustra lo schema qui sopra: l'organizzatore vende un biglietto al suo prezzo reale, mettiamo 50 euro, a una società "di bagarinaggio". Questa lo rivende, mettiamo a 1050 euro: che però non vanno interamente nelle sue tasche ma tornano per buonissima parte, attorno al 90%, all'organizzatore. Le Iene sono anche riuscite a intervistare Roberto de Luca, amministratore delegato di Live Nation, che ha rilasciato dichiarazioni da arrampicata-sugli-specchi come "Noi diamo dei biglietti ai siti di secondary ticketing per diminuire il costo del biglietto sul mercato," e resta interdetto quando la Iena gli mostra una fattura da 140.000 euro emessa da Live Nation nei confronti di un sito di vendita secondaria. Lascio a voi la visione del video, se non l'avete ancora fatto, per farvi un'idea sulla questione.

Le conseguenze del servizio delle Iene sono state piuttosto forti, a tal punto che Vasco Rossi ha lasciato Live Nation per evitare un coinvolgimento in terreni grigi con cui non voleva avere niente a che fare, e il governo ha proposto un disegno di legge con l'obiettivo di regolamentare "il collocamento di biglietti per manifestazioni di spettacoli acquistato online in maniera massiva da apposite piattaforme e successivamente rivenduti a prezzi maggiorati molto superiori rispetto al prezzo esposto sul biglietto", andando a proporre multe dai 30.000 ai 180.000 euro. Sono in corso indagini su altri grandi eventi svoltisi recentemente, dai Red Hot Chili Peppers a David Gilmour, passando per One Direction e Renato Zero. Clemente Zard, amministratore delegato di Vivo Concerti da solo due mesi, discolpa TicketOne: "Ci tengo ad essere chiaro, TicketOne è un sistema di vendita ed è l'ultimo passaggio che avviene tra chi organizza il concerto e il compratore effettivo. Il problema non sono i bot che bombardano il sito, o un acquirente semplice che apre cinquanta pagine e compra i biglietti a gruppi di quattro. Il vero problema è che quando la richiesta supera di innumerevoli volte il potenziale c'è chi ne approfitta. Molto semplice."

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Il bagarino medio. Foto via La questione, sostiene, si basa sulla morale con cui le agenzie di organizzazione concerti si approcciano al loro lavoro: "Il prezzo del biglietto è quello su cui vengono fatti i conti sull'artista. Vengono determinati un'utile e una perdita dell'attività imprenditoriale sul concerto. Ma ci sono altri modi di valutare la questione per cui si fa i conti su una maggiorazione del prezzo del biglietto. L'incasso non è più il 100%, ma il 110% o più, e così via." E ancora: "Finché era il bagarino che si prendeva il botteghino e poi beccava il turista e gli rompeva le ossa chiedendogli tre volte il prezzo del biglietto, era anche un fenomeno che faceva e fa parte dell'Italietta. I bagarini erano pure davanti al Colosseo duemila anni fa. Adesso è diverso, è un business vero e proprio che muove cifre impressionanti. Il dato di fatto è che evade il fisco, l'IVA e il diritto d'autore. Se un effettivo compratore ha pagato 400 euro un biglietto che vale 100 euro, ci sono 300 euro di differenza tra il face value e l'IVA e il diritto d'autore. C'è un'evasione totale."

L'ufficio stampa di ViaGogo, che ho contattato chiedendo un commento sulla questione, è stato piuttosto attento a calmierare i toni nello spiegare il funzionamento del loro sito, uno dei principali siti di secondary ticketing al mondo: "La responsabilità dell'allocazione originale dei biglietti sta agli organizzatori dell'evento," mi hanno scritto. "Noi permettiamo a chiunque di vendere sul nostro sito, finché i biglietti che vende sono validi. Il nostro ruolo è quello di assicurare il pagamento al venditore, e che il compratore acquisti un biglietto reale. Non paghiamo il venditore finché il compratore non è stato all'evento, e grazie a questa pratica abbiamo ridotto in modo significativo le pratiche fraudolente di rivendita nel mondo." ViaGogo è chiaro anche sulle cifre che ruotano attorno alle sue pratiche: "Prendiamo il 10% dal venditore e il 15% dal compratore per il servizio che offriamo. Se un venditore vuole liberarsi velocemente del biglietto, possono decidere di abbassare il prezzo. La decisione è loro, e non nostra, dato che è il venditore a scegliere il prezzo. Oltretutto, crediamo che il pubblico debba avere un modo sicuro per comprare i biglietti, e questo è quello che offriamo. La gente può ovviamente scegliere di affidarsi a noi o di rischiare acquistando biglietti da un'altra parte." Tutte belle parole, ma━come dimostra il video qua sotto, in cui vengono intervistate alcune persone che hanno comprato biglietti falsi su SeatWave dietro consiglio di TicketOne━non sempre tutto fila liscio.

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Quando SeatWave te lo mette in culo. La radice più profonda del problema sta in un enorme conflitto d'interessi, che il servizio delle Iene ha ben descritto ma è riscontrabile anche soltanto facendo una piccola ricerca sui siti giusti: TicketMaster, il principale sito di rivendita di biglietti in America e in molti paesi d'Europa, possiede SeatWave, che è un sito di rivendita. E tutte queste due società sono di proprietà di Live Nation. In Italia, il sito ufficiale di SeatWave è direttamente una sotto-sezione di TicketMaster. Il problema non è quindi il secondary ticketing di per sé, ma il fatto che delle multinazionali abbiano iniziato a regolamentarlo a loro favore. Insomma: il più grosso sito di biglietteria online, che ha il più grosso sito di rivendita, è di proprietà della più grossa società di produzione. Zard è piuttosto pessimista sul fatto che un approccio positivo al problema sia possibile: "C'è una concorrenza talmente spietata nel nostro lavoro… ma è bene che non lo vediate. L'intrattenimento non deve risultare un mondo cattivo, noi siamo tutte persone col sorriso che vivono una vita felice e siamo tutti amici. Ma ci odiamo probabilmente tutti, combattiamo una guerra estremamente cinica sull'artista, sulla proposta di venue, sull'esclusiva territoriale. Di fatto è un mondo molto, molto competitivo. Se prendo una posizione e mi ergo a paladino della giustizia, a mio lato c'è chi mi supporta ma poi se ne approfitta. Lo stato italiano deve impedire ai sistemi di secondary ticketing di vendere biglietti."

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"La musica di Vasco fa sperare, ma anche riflettere!" Nonostante l'azione intrapresa dal governo, prima che questa diventi legge potrà passare molto tempo: il CODACONS si augura che questo non succeda, e dichiara che l'antitrust avrebbe il potere di intervenire immediatamente sulla questione. "C'è proprio una turbativa di mercato," spiega il presidente Donzelli: "Rastrellare tutta la pasta o lo zucchero in tutti i mercati d'Italia rappresenta un comportamento illecito, e questa è la stessa cosa. Oltretutto gioca sull'aspetto emozionale, sull'acquistare un biglietto per qualcosa che per l'utente è molto caro. Non è facile scindere tra fatto emotivo e razionale, e allora non si considera assurdo un biglietto a prezzo raddoppiato o triplicato." Clemente Zard di Vivo mi parla anche di alcune pratiche che aiutano gli speculatori nel loro operato: "Molto spesso viene dichiarato un esaurito quando questo non esiste, in Italia è successo molto volte. Quando poi i biglietti non vendono venduti sul mercato secondario, questi vengono rimessi su quello primario. Il dato di fatto è che logicamente creando un esaurito, dichiarandolo, aumentano le aspettative. Cresce la caccia al biglietto, e questo ti consente di alzare il prezzo. Pensa a una scarpa in edizione limitata: la compri su eBay a mille euro, ma magari ci sono magazzini pieni di scarpe che ti vengono rivendute senza che tu sappia la disponibilità reale, e così il mercato viene drenato. Questo non sempre funziona, perché in alcuni casi c'è chi preferisce andare a Madrid, a Nizza, a Parigi piuttosto che a Milano, perché con i soldi che spenderesti di secondary ticketing ti paghi anche il volo, l'albergo e una cena oltre al concerto." Così viene spiegata la pratica per cui, spesso, i biglietti sembrano ricomparire magicamente su TicketOne o sul sito del distributore di turno senza preavviso, e spesso senza una logica apparente━che in realtà c'è, dietro le quinte. Zard è molto chiaro, anche cinico se vogliamo, nello spiegare come il business funziona: "Il nostro core business è la vendita di biglietti. Io non li vendo su un circuito mio, ma il mio incasso è la loro vendita. Compro un artista, lo promuovo, lo propongo nel mercato, devo essere bravo nello scegliere periodi, capienze. Nello scommetterci prima o nel prendere nomi conclamati. Ma il mio risultato economico si traduce nella pura vendita di biglietti, appaltandola a un circuito di biglietteria collegato all'agenzia delle entrate come misuratore fiscale. Il secondary ticketing è un bug per il sistema legislativo italiano."

Biglietti per una partita di tennis sequestrati dai carabinieri di Roma, un vero tesoro. Zard mi spiega anche un altro apparente mistero che avvolge le rivendite di biglietti per i grandi eventi: i sold out così veloci. "Fondamentalmente la gente diceva, '55.000 biglietti venduti in venti minuti.' No! Le prevendite sono state due, prima di quella normale. American Express e LiveNation.it. Tutti i titolari di carta American Express hanno ricevuto una newsletter che li avvisava che potevano acquistare dei biglietti in esclusiva. Lì hai tolto dei biglietti, e ne hai tolti altri su Livenation.it. Bisogna vedere quanti biglietti sono arrivati in vendita effettiva. Anche a noi spesso accade che quando l'evento arriva lì ha gran parte dei biglietti venduti, può essere qualsiasi percentuale dal 5% al 50%. Poi il pubblico se la prende con TicketOne perché lo vede come interlocutore, ma non è un organizzatore. Non è altro che un terminale di vendita, e se io ne do di meno lui ne ha di meno." Non abbiamo una soluzione al problema, certo, ma abbiamo ormai un'idea chiarissima di quello che accade dietro le quinte che vi farà incazzare di meno, la prossima volta che proverete a comprare un biglietto per un grosso evento. O forse, se nessuno farà niente a livello legislativo, vi farà incazzare di più. Che sarebbe la via migliore, ora che sappiamo tutti come funziona il sistema, per ottenere dei risultati concreti.  Segui Elia su Twitter.
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