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Musica

Siamo stati nel backstage del concerto di Vegas Jones

Vegas ci ha raccontato i momenti prima del suo concerto più grande di sempre e abbiamo incontrato i suoi ospiti: Jake La Furia, Madman, Gemitaiz e molti altri.

"Sul mio zainetto scritto col bianchetto tra quei banchi,
Non ci credevo, Jake lo aveva preso tra le mani,
Ero arrivato a quel concerto sei ore prima degli altri".

Tra le tracce di Gran Turismo, riedizione del suo nuovo album Bellaria, ce n'è una che mi sembra particolarmente importante per capire chi è Vegas Jones. Si chiama "Tocca a me" e contiene le parole che trovate qua sopra: è il ricordo di una di quelle giornate che ogni adolescente in fissa con la musica ha sperimentato almeno una volta. Nel caso di Matteo si era trattato di una trasferta a Legnano per vedere i suoi idoli, i Club Dogo, e per vederli in transenna: "Io sacrifico il mio tempo per voi, e sono fisicamente qua per voi", sembrava dire.

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La stessa frase passa oggi nella mente dei ragazzi e delle ragazze che riempiono il marciapiede di via Gaudenzio Fantoli, sotto la tangenziale est di Milano, e lì attendono il suo concerto. Salteranno, canteranno e scruteranno il loro idolo, che salirà sul palco proprio insieme a Jake La Furia. E magari tra dieci anni uno di quei ragazzini farà lo stesso, e si esibirà accanto al suo idolo Vegas Jones. "Il primo è arrivato alle 7 di stamattina", mi dice lui nel camerino del Fabrique. "Ha battuto il mio record, minchia! È una cosa strana, che ci sia gente qua fuori e qua dentro che lavora per far sì che il mio spettacolo sia bello e ben riuscito".

"Sento una responsabilità nei loro confronti", continua. E come si sta preparando al momento in cui metterà piede sul palco? "Canto e basta. Salgo sul palco, spacco per forza e basta. Che cosa posso fare? Non ho particolari ansie, ho solo voglia di suonare. Suonerei tre volte stasera".

vegas jones fabrique milano camerino
vegas jones fabrique milano camerino

Ho incontrato Vegas Jones due volte nella mia vita prima di oggi, entrambe negli ultimi mesi: la prima in un barbiere in Piazza Gae Aulenti per parlare di Bellaria, la seconda al concerto di Eminem a Rho. In entrambi i casi mi aveva dato l'idea di essere una persona sveglia, lucida e soprattutto decisa: un rapper duro e puro, cresciuto con un'idea di rap come valore e condivisione di principi. Oggi ritrovo la stessa persona, ancora intatta e solida nonostante i folgoranti meteoriti della fama abbiano cominciato a cadergli attorno e addosso.

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In "1000 Domande" e "Angeli & Demoni", entrambi inediti scritti per Gran Turismo, questo Vegas traspare chiaramente. Nella prima prende i dubbi che la gente insinua sul suo conto e li annulla con la forza dell'espressione, nella seconda racconta: "Potevo vendere l'anima al diavolo per un successo più rapido / E ti giuro che stavo chiudendo l'affare, raggiungere il top in un attimo." Gli chiedo di quest'ultima frase, e Vegas mi dice che racchiude il senso della sua carriera: "Mi faccio sempre i cazzi miei, che non sono aggrappato a nessuno, che se domani il mondo crolla io comunque sono lì con quello che mi sono costruito, ed è la cosa che mi dà più sicurezza e soddisfa di più."

E ancora: "È che ho avuto occasioni in cui avrei potuto accostarmi a qualcuno. Avrei fatto un passo indietro con l'orgoglio ma non l'ho fatto, non sarebbe stata la strada che volevo. Per me tutto questo è una grande sfida: il vendere più o meno di un altro è una conseguenza del lavoro che fai, non l'obiettivo principale. Magari faccio le cose più piano ma le faccio di qualità, gradino per gradino".

giaime rapper milano fabrique
giaime rapper milano fabrique live

Il backstage del concerto di Vegas Jones è una festa di amici e colleghi, più che uno spazio privato in cui isolarsi prima di un bagno di folla. Don Joe e Boston George - il beatmaker dei Dogo che ha creduto nel loro giovane fan e il ragazzo che gli ha dato un'identità sonora - fanno avanti e indietro per uno stretto corridoio. Young Slash e Giaime si preparano a salire sul palco per scaldare il pubblico (e ci riusciranno, creando uno scambio con il pubblico tutto tranne che scontato in un'apertura). Si attende l'arrivo degli ospiti: tra quelli annunciati ci sono Nayt, Emis Killa, Jake La Furia, ma spiando la scaletta si vedono anche i nomi di Madman e Gemitaiz.

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"Quando ho conosciuto Emis era uguale a quello che mi immaginavo ascoltando i pezzi, proprio come Jake", mi dice Vegas quando gli chiedo del collega di Vimercate con cui ha registrato "Gucci Benz" e "Claro". "Champagne e Spine, Keta Music… è roba con cui la mia generazione nei blocchi è cresciuta. Tutti conoscono quei dischi di Emis perché era il rapper zarro. Era come noi, e la cosa non tornava. Minchia, era troppo una figata. I testi erano mega real, proprio come lui." Tra i due c'è chimica, insomma, e anche la condivisione di una certa diffidenza da parte del pubblico per l'apertura a collaborazioni al di fuori del rap.

jake la furia emis killa backstage
madman gemitaiz 2018 fabrique milano

"Emis è capitato nel periodo più di merda per quella roba", mi dice Vegas quando gli chiedo di "Parole di Ghiaccio". "A me rompono ancora i coglioni, mi è successo per la collaborazione che ho fatto con i OneRepublic. Io dico: minchia, è una roba che probabilmente a te nella vita non capiterà mai. A me è capitato, e va bene, magari me lo sono guadagnato. Ma è come se io vengo da te, hai fatto la cosa della vita e ti dico che fa schifo. E ti lamenti sono perché non è rap? Qua ce n'è tanta di strada da fare."

Lo stesso gli è successo per "Immortale", con i Måneskin ("gente che è capace a fare musica", li chiama). "La cultura musicale in Italia è difficile, nei giovani bisogna impiantarla bene questa cosa. Servono amore, lavoro e farsi i cazzi propri. Allora andate a dire a Kendrick Lamar che non deve fare il pezzo con gli Imagine Dragons. Cos'è, sei Diplo e fai un canzone con Wiz Khalifa e non va bene?"

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boston george concerto vegas jones fabrique milano
don joe concerto fabrique milano
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L'eco di queste parole riverbera nel testo di "1000 Domande", in cui Vegas dice di volere "rispetto" per quello che rappa, rivendica il valore degli "argomenti" e conclude il ragionamento portando un esempio che confermi la validità di quello che sta facendo: "Un ragazzo sentendo 'Trankilo' s'è alzato dal letto / Sono riuscito a salvare qualcuno, mentre cerco di salvare me stesso." Gli chiedo di contestualizzare le sue parole e lui comincia a parlare con l'impeto di un fiume:

"È una storia vera, quella. A Monza c'è un istituto, il San Gerardo, dove stanno ragazzi malati di leucemia o in riabilitazione. Mi hanno detto che alcuni di loro erano miei fan, ed erano impossibilitati a muoversi, e se posso aiutare con quello ce faccio…sono robe che magari non si vengono a sapere. Finché non lo dico nel pezzo tu non me lo vieni neanche a chiedere, ma lo dico lo stesso perché è una roba figa. Un ragazzo che era in cura da dodici mesi, dopo che ha sentito 'Trankilo' e io sono andato lì a trovarlo, dopo una settimana è uscito, guarito. Quella roba lì l'ho vista con i miei occhi."

young slash rapper milano
young slash rapper milano

"Trankilo", che Vegas eseguirà con Nitro quella sera causando una reazione devastante all'interno del Fabrique, è un pezzo cardine della sua discografia e un buono spunto per spiegare quanto Vegas è cresciuto negli ultimi mesi. "Parlo solo di soldi perché i miei drammi più grandi / Non ho nemmeno coraggio di raccontarli", rappava. E nella nuova “Frecciarossa”, collaborazione con Nayt, riprende il tema mostrando di essere più a suo agio con quello che gli passa dentro: “Amo la roba che scrivo, nei giorni di dramma divento un poeta / In quelli felici spendo la moneta, in quelli grigi ci fumiamo un deca”. Che cosa è successo?

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"Quella frase è vera: tutto il brutto della mia vita non l'ho mai raccontato, ci ho sempre girato intorno. Arriverà un disco in cui probabilmente ce la farò. Però .è difficile, non mi è ancora venuto da farlo. Forse non sono abbastanza maturo", mi spiega Vegas, che però rivendica la maggiore consapevolezza che ho riscontrato nelle sue nuove tracce. "Ho capito come veniva recepita dagli altri la mia musica e ho visto quali sono i pezzi che funzionavano di più, sia a livello di suono che di argomenti. Mi hanno guidato pezzi come 'Trankilo', 'Yankee Candle', 'Aifon', 'Malibu'. Quando ho cominciato a fare rap scrivevo tutto quello che mi succedeva. Poi uno cresce e capisce che ha una responsabilità nei confronti del pubblico, che non sono più solo i ragazzini ma anche le nonne, i quarantenni."

nitro rapper milano fabrique
andry the hitmaker live concerto milano

Vegas continua allargando il discorso: "Sono attento, soprattutto in un periodo molto delicato per il rap italiano in cui le strade sono divise in due: chi vuole farlo per fare i soldi e chi perché lo deve fare. Il mio caso è il secondo, i soldi sono una conseguenza e ti aiutano a crescere. Ma il messaggio che non deve passare ai ragazzini che si approcciano a questa cosa è che tu devi fare musica per comprarti il Rolex o la Mercedes. Sennò escono buffonate che magari funzionano pure, perché l'Italia è un paese predisposto a 'ste cose".

E ancora: "Ma quando mi hanno detto che ho fatto sold out qui ho detto cazzo, ho 400k follower su Instagram e ci sono riuscito con le mie forze quando l'anno scorso facevo i Magazzini Generali e due anni fa non potevo fare neanche cento persone. E quindi davvero la musica è la cosa più importante, e forse la gente capisce perché ho comprato la collana, la macchina o l'orologio. Cose che magari gli altri rapper fanno più di, ma io ci tengo che il significato del gesto non si perda."

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vegas jones pubblico milano fabrique concerto
concerto fabrique vegas jones nayt pubblico

A vedere la loro risposta quando sale sul palco, mi sembra che i fan di Vegas abbiano capito perfettamente chi hanno di fronte. Invece di restare fermi a filmarlo saltano e cantano. Quando gli viene chiesto di gridare per chi c'è sul palco eseguono, e a pieni polmoni, ma griderebbero anche senza essere imboccati. C'è un raro senso di comunanza, di collettività all'interno del Fabrique. Deve essere stato bello per Vegas, che prima di esibirsi mi aveva parlato del valore che un concerto ha per lui: "Un live rap deve essere un live rap, preferisco avere 3000 persone che vengono a cantare i miei pezzi che 10000 persone che vengono a guardarmi perché ho i follower su Instagram." E ancora: "Io voglio rispetto dalla gente, non voglio fare il buffone. Piuttosto ci metto un po' di tempo in più. Il Fabrique non lo fanno tutti, e l'abbiamo fatto pure bene. Per dirti, la mia compagnia sono venti persone, tutti a dirmi che avrebbero comprato il biglietto… e alla fine ho dovuto fare i magheggi dopo per farglieli avere! Mia madre ne ha comprati tipo sette. Nessuno si aspettava il sold out, insomma. Vorrei che i ragazzi si portassero a cassa emozioni, da stasera. Che non se lo dimentichino più. Voglio che mi vedano stasera come mi hanno immaginato mentre ascoltano i miei dischi. E da parte mia farò di tutto perché sia così."

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