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La vera storia dietro 'l'anti-Greta Thunberg' di cui parlano i media italiani

La 15enne Izabella Nilsson Jarvandi viene presentata come la perfetta nemesi di Thunberg, ma ne parliamo così ostinatamente solo in Italia.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
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Izabella Nilsson Jarvandi durante una manifestazione a Stoccolma. Grab via YouTube.

Nella settimana del 15 aprile Greta Thunberg era a Roma, dove ha incontrato il Papa, è stata al Senato e ha partecipato al #FridaysForFuture di Piazza del Popolo. Eppure, la maggior parte delle conversazioni innescate da questa presenza non ha riguardato i temi ambientali sollevati dall'attivista—ma, ancora una volta, il suo stesso personaggio. In moltissimi casi, non in tono positivo.

In un crescendo di isteria sono riemerse le teorie del complotto sul suo conto (tra cui quella per cui sarebbe un’“operazione di marketing” per distrarre l’opinione pubblica dai “veri problemi”) e sono stati pubblicati editoriali anti-ambientalisti e negazionisti dei cambiamenti climatici, tra insulti alla sua capigliatura, alla sua “faccia di cazzo” e alla sua sindrome di Asperger.

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È successo però anche qualcosa di diverso da quanto abbiamo visto negli ultimi mesi: nella foga di inseguire e criticare il personaggio, molte testate italiane hanno offerto copertura notevole a un'altra giovane svedese politicamente impegnata, sebbene ai suoi antipodi, definendola la "anti Greta."

Si tratta di Izabella Nilsson Jarvandi, 15enne di posizioni "sovraniste,” anti-immigrazione e “anti-gender.” Secondo lAnsa, Jarvandi “ha tenuto comizi pubblici davanti ai palazzi del potere svedesi ed è attivissima sui social” (altri articoli la definiscono addirittura una “star del web,” nonostante abbia meno di seimila follower su Twitter). “La bestia nera di Izabella,” continua il lancio, “sono gli intellettuali liberal di sinistra e l’ideologia del politically correct.”

Il titolo dell'Ansa è chiaro: "Dalla Svezia l'anti-Greta, attivista 15enne sovranista." E a seguire ci sono Il Fatto Quotidiano con "Izabella Nilsson Jarvandi, ecco chi è l’anti-Greta Thunberg che si batte contro l’immigrazione e l’ideologia gender"; "Dalla Svezia arriva l’anti-Greta: chi è Izabella Nilsson Jarvandi, la 15enne antiglobalista" (TPI); "Chi è Izabella, l'anti-Greta Thunberg: 15enne, svedese, in lotta contro gender e migranti" (Huffington Post); "Dalla Svezia arriva Izabella, l'anti-Greta Thunberg" (Il Mattino); ovviamente Il Giornale con "Izabella, ecco chi è l'anti-Greta che si batte contro l'immigrazione"; e infine il Tg2. Da qui, moltissime pagine Facebook hanno ripreso questa narrazione—ma a parte “i comizi pubblici davanti ai palazzi del potere” e qualche tweet contro Thunberg, a osservare i profili di Nilsson Jarvandi quello operato da moltissimi media italiani sembra un inquadramento forzato.

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Per esempio: da dove viene l’espressione “anti-Greta” usata in Italia? Chi ne ha parlato per primo? E ancora: se è arrivata sui giornali nostrani, quanto è conosciuta in Svezia o in Europa?

Come prima cosa ho contattato due giornalisti svedesi—Christin Sandberg e Per Grankvist—per sapere se la conoscessero. Ma né l'una né l'altra ne avevano mai sentito parlare, né hanno trovato grandi risultati sui media locali; il che è una circostanza abbastanza curiosa, per una presunta pari grado di Thunberg.

A ogni modo le prime apparizioni di Nilsson Jarvandi risalgono al 9 dicembre 2018 a Göteborg e al 16 dicembre 2018, in piazza Mynttorget nel centro di Stoccolma. Effettivamente, la giovane tiene un comizio nei pressi dei “palazzi del potere” di fronte a (poche) persone con il gilet giallo; ma è un comizio all’interno di una manifestazione statica contro il Global compact per la migrazione, convocata da gruppuscoli ed esponenti dell’estrema destra svedese.

Una delle organizzatrici è Katerina Janouch, una giornalista svedese di origini ceche nota per aver diffuso bufale xenofobe sia in televisione che sul suo sito Katerina Magasin. Due giorni dopo il presidio a Stoccolma, Janouch riporta il discorso di Nilsson Jarvandi e la paragona a Giovanna d’Arco, definendola una “giovane donna che combatte contro i tiranni che dominano il paese e che, nonostante le difficoltà, rifiuta di stare zitta.”

Tra gennaio e febbraio, la ragazza parla nel corso di altre manifestazioni—a Stoccolma e altrove—ed è intervistata da alcuni canali YouTube di estrema destra come Swebbtv e Palaestra Media. Sul quotidiano svedese Nya Tider, considerato di destra radicale e complottista, lei stessa scrive un articolo in cui denuncia i pericoli del multiculturalismo.

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Nel frattempo, il nome della ragazza compare anche fuori dalla Svezia: se ne occupano Voice of Europe, un sito di estrema destra in inglese gestito dall’olandese Erik De Vlieger, e il blog neonazista americano The Daily Stormer. Il prima accostamento con Greta Thunberg lo fa già citata Katerina Janouch, che sul giornale svizzero di destra Die Weltwoche si chiede perché non sia dato abbastanza spazio a Nilsson Jarvandi.

La definizione di “anti-Greta” arriva invece dalla Germania, in particolare dal magazine Compact—una testata, indovinate un po’?, di destra vicina al partito populista Alternative für Deutschland. Un altro giornale tedesco dello stesso orientamento, Die Freie Welt, nel marzo del 2019 pubblica un articolo intitolato “Greta è ‘out’, Izabella è ‘in’.” Gli stessi argomenti si ritrovano in un articolo nella versione tedesca di Epoch Times, che è allineata su posizioni estremiste e xenofobe.

La genealogia di questa figura, insomma, è piuttosto lampante: una parte (marginale) dell’estrema destra svedese—seguita a ruota da quelle (marginali) di altri paesi—ha cercato di plasmare una specie di doppelgänger nazionalista di Greta, così da inserirsi nella scia mediatica di Thunberg per far passare messaggi che non c’entrano assolutamente nulla con il cambiamento climatico.

Nessun complotto, sia chiaro, e niente di sconvolgente. Siamo pur sempre nel campo della propaganda. E non è un caso che nessun media svedese serio l’abbia ripresa—e nemmeno i tabloid inglesi da cui nascono molte "notizie" dei nostri quotidiani sono arrivati a tanto.

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Ma dove non sono riusciti gli altri, ci abbiamo pensato noi. Senza farci troppo caso (e questa è un'aggravante), è stata prelevata dai bassifondi del web una narrazione impacchettata dall’estrema destra trasformandola in una lotta tra "baby influencer" schierate su due fronti opposti ma speculari.

Fortunatamente a un certo punto è piombato il commento di Diego Fusaro sulla vicenda, e abbiamo potuto tirare un sospiro di sollievo: sì, è solo un’altra stronzata priva di fondamento pompata dai media italiani. E così, mentre tantissimi si ostinano a definire Greta un fenomeno totalmente creato a tavolino, questa narrazione dell'anti-Greta emerge come quella più a tavolino di tutte.

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