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Il Messaggero dovrebbe smetterla di prendersela col rap

Un articolo del giornale romano ha definito "un rave" una festa autogestita con un live di DJ Fastcut alla Sapienza.
Giacomo Stefanini
Milan, IT
teppa
Foto via Facebook

Il titolo "Alcol e droga al rave nell’università: in duemila per l’evento illegale" è più o meno tutto sbagliato. Si riferisce a Teppa Fest, un festival organizzato dal collettivo Teppa - Resistenze Metropolitane, organizzazione antifascista informale legata agli ambienti universitari, che si è svolto dal 9 all'11 maggio negli spazi dell'università Sapienza di Roma. L'articolo che porta quel titolo è stato pubblicato ieri da Il Messaggero, e usa toni apocalittici per descrivere la festa.

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La serata clou è stata quella del 10 maggio, con un live di presentazione del nuovo album Dead Poets II di DJ Fastcut, che ha visto alternarsi sul palco una bella fetta della scena rap locale, tra cui Gast, Il Turco, Sgravo e anche Claver Gold. Dev'essere stata una bella bomba, peccato non esserci stati. Ma del fatto che circa duemila persone si siano riversate negli ambienti dell'università per celebrare la vivissima scena capitolina Il Messaggero ha scelto di non parlare.

Secondo l'autore del pezzo, il giornalista Marco Pasqua (criticatissimo dai rapper romani per le sue prese di posizione nei confronti della cosiddetta "movida" e di tutto quello che gira attorno alla vita notturna e giovanile della città), la festa sarebbe stata "un rave […] in spregio a ogni legge". La festa viene chiamata "celebrazione della teppaglia", si parla di "alcol e droghe da acquistare liberamente", dell'ingresso a tre euro ("ovviamente neanche la Siae è stata contattata"), dell'assenza di buttafuori e della presenza, fra gli organizzatori, di "tshirt e felpe nere, tutti già visti nelle manifestazioni di antagonisti e centri sociali".

Siamo nel 2019 e sappiamo tutti che parlare di rap porta traffico online; sappiamo anche che la destra conservatrice vive il suo momento di maggior popolarità. L'articolo di Pasqua mette insieme le due cose, è perfetto, tanto che ne stiamo parlando anche noi. Ma a un attacco tanto meschino non si può non rispondere.

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Lo ha fatto DJ Fastcut con un post su Facebook e Instagram, in cui si scaglia contro gli interessi politici di chi usa la scusa della legalità per portare avanti un'agenda politica. "In un periodo in cui i ragazzi nn hanno lavoro,abbandonati dalle istituzioni e da chi dovrebbe aiutarli per avere un presunto futuro migliore", scrive Fastcut, "in un periodo in cui il lavoro TE LO DEVI INVENTARE,avete il coraggio di infangare uno dei migliaia di collettivi studenteschi universitari che cerca di autofinaziarsi per sostenere le spese che ALTRI DOVREBBERO ADDOSSARSI e tutto questo per cosa?? per due canne?? per la musica alta?? per dei ragazzi che studiano h24 nel weekend si divertono?".

L'articolo del Messaggero sceglie di ignorare ogni aspetto umano e sociale dell'evento del weekend scorso, applicando alla lettera formule e giudizi. "Si chiama Teppa Fest quindi è la festa della teppaglia", deduce, senza chiedersi se forse il nome è stato scelto proprio per parodiare il linguaggio di chi non ammette forme di espressione fuori dall'ordinario. Punta il dito contro il consumo di droghe senza ragionare sulle fallimentari politiche proibizioniste che nel corso dei decenni hanno ottenuto l'unico risultato di rendere le droghe ancora più pericolose. Appiccica etichette di "abusivo" e "illegale" a musicisti che, rifiutando le logiche istituzionali, mantengono in vita il sottobosco culturale di questo paese che altrimenti sarebbe strangolato dalla burocrazia.

Per concludere, voglio ricordare a tutti che i movimenti politici e culturali "illegali" sono state le maggiori spinte al cambiamento della storia non soltanto di questo paese, ma di tutta la civiltà occidentale. E anche se non vuole ammetterlo, anche il giornalista del Messaggero sa che di un cambiamento abbiamo drammaticamente bisogno in Italia.

Giacomo è su Instagram.

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