Baths ha trovato un posto sicuro nella cultura giapponese

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Baths ha trovato un posto sicuro nella cultura giapponese

Ho parlato con Baths del suo nuovo album ambient a nome Geotic e di come gli anime e i manga l'hanno aiutato a fare coming out.

Will Wiesenfield, in arte Baths, è una persona a cui piacciono molto le cose carine. Il suo album d'esordio, Cerulean, era un'operetta di elettronica glitchata e sognante in cui breakbeat si accompagnavano ad acrobazie vocali, pianoforti modificati, testi minimali e zuccherosi, animaletti e cuoricini—una canzone si intitolava, letteralmente, "♥". Il che aveva senso, in quanto Cerulean era il prodotto della mente di un ragazzo americano particolarmente emotivo, skillato nelle cose dell'internet, omosessuale e decisamente appassionato di cultura giapponese, e quindi di qualsiasi cosa sia kawaii. Solo, non era un album da cui traspariva una forte identità: le sue parole e i sample che sceglieva erano piacevoli, ma non raccontavano molto di più del suo autore di quanto posso averlo fatto io con le due righe di descrizione del suo suono qua sopra.  Quando arrivò Obsidian, il suo secondo album, ci rimasi in egual misura bene e male. Era un album buio già dal titolo, Ossidiana, controparte nera e lucente del Ceruleo del suo esordio. Ma soprattutto era un disco che parlava ossessivamente e brutalmente del proprio autore, a tal punto da farmi maledire un po' la casualità per aver fatto passare un ragazzo così adorabile per un simpatico caso di Escherichia coli aka un'infezione intestinale piuttosto grave che lo ha tenuto a letto a mesi, mettendolo di fronte alla sua mortalità. Il risultato è stata una totale calata del sipario sulle carinerie a favore di un'onestà lacerante: in "Ironworks", Will si paragona a un "dolce porco" e racconta i suoi "preliminari tempestosi" con un tizio che sta per sposarsi. In "No Past Lives" descrive il sesso anale con le parole "Ficcati nel muro rettale dell'agonia, l'inferno è la nostra unica dimora." Il tutto, su musiche molto più cantate, vibranti, ben calibrate, complesse il giusto. Insomma: Obsidian era un discone.  Da allora, Baths è semi scomparso se non per un ottimo EP, Ocean Death, che conteneva la cosa più ballabile che aveva mai scritto—la titletrack, un pezzone funebre con la cassa dritta animato da parole tipo "Seppellisci il tuo corpo nel mio cimitero." Nel frattempo, zitto zitto quatto quatto, Will aveva continuato a lavorare in modo più quieto con un secondo progetto, Geotic, le cui prime cose vennero fuori già nel 2008. Geotic fa ambient: lunghi loop di chitarra sostenuti dal suono di onde del mare, progressioni di note pulsanti e tiepide come una tazza di chai, riflessioni elettroniche sostenute dai beat più leggeri. E ora Geotic sta per pubblicare, per la prima volta, un album—ché finora è stato quasi tutto gratis e su Bandcamp.

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Quell'album si chiama Abysma ed esce venerdì 31 marzo su Ghostly International. Appena ho sentito il primo estratto, "Actually Smiling", mi sono preso da dio: era quanto di più ballabile e leggero Will avesse mai fatto, con una copertina tutta colorata e pacifica che va totalmente in contrasto con il mood geopolitico del mondo in cui vive Will e vivo io. Mi ha fatto davvero sorridere, di gusto, e non è poco per un pezzo strumentale di quattro minuti pensato per essere ascoltato passivamente. Quindi mi son detto, "chiacchieramoci un pochetto." Quando Will mi risponde su Skype è in camera sua, seduto al pc dove compone. È il giorno di San Valentino, e quando gli faccio gli auguri si mette a ridere: "Non mi ero accorto, quando avevamo organizzato l'intervista, che sarebbe stato San Valentino. Auguri! Scusa il disordine. Ma giuro che è tutta roba pulita." Procedo quindi a mostrargli lo stato della mia camera per fargli capire che non è il solo a tenere pile di vestiti appallottolati sul letto, e siamo subito un po' amici.  Segue la trascrizione di quello che ci siamo detti, tra cui una bellissima cosa sul perché la cultura giapponese—gli anime e i manga, nello specifico—lo hanno aiutato a capire che essere gay non era poi una cosa così strana.

Il video di "Actually Smiling." Noisey: Innanzitutto, come mai far uscire un nuovo album a nome Geotic invece che a nome Baths? 
Will Wiesenfield: È stato creato con l'idea che uscisse come Geotic. È che, personalmente, metto le cose che faccio a nome Baths sotto l'ombrello "ascolto attivo", e le cose a nome Geotic sotto "ascolto passivo."  Vero, ce l'hai scritto anche nella tua descrizione su Bandcamp.
Sì! Penso più che altro all'attenzione che la mia musica richiede, a quante cose da scoprire abbia dentro. E le cose che faccio con Geotic hanno degli elementi attivi, ovviamente, ma è musica che faccio pensandola specificamente come "di sottofondo", come qualcosa che riempia lo spazio mentre sei impegnato a fare altro e che non richiede davvero la tua attenzione. Credo che tutto risalga al fatto che mi piace un sacco quel tipo di musica—ne ascolto tantissima mentre faccio altre cose, e quindi ne scrivo dell'altra con quello specifico intento.  Hai avuto un momento specifico in cui ti sei detto, "Oh, allora l'ambient mi piace!"?
Lasciami pensare… ero ancora mega piccolo, avevo quindici anni o giù di lì, adoravo Björk e un mio parente semi-lontano che lo sapeva mi fece ascoltare i Sigur Rós dicendomi che mi sarebbero potuti piacere molto dato che erano islandesi e toccavano le stesse corde, in un certo senso. Non avevo mai sperimentato su di me l'idea di "musica ambient" e quindi mi sembrarono troppo lenti all'inizio, ma poi mi presi benissimo. Quindi i miei primi contatti con l'ambient, il momento in cui mi sono reso conto fosse qualcosa di estremamente emotivo e vitale, sono arrivati con Ágætis Byrjun e ( ). Ma scoprirli mi fece anche venire voglia di scoprire musica ancora più rilassata, in cui all'interno di uno stesso album non ci fossero diverse dinamiche ma una coerenza con un'idea iniziale molto semplice.

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Quando ho visto che stavi uscendo con un album a nome Geotic mi sono chiesto perché avessi scelto di mettere da parte Baths, dato che con Obsidian—mi sembra—avevi cominciato a ricevere molte attenzioni a livello mediatico. Anche perché è stato un disco molto difficile da scrivere, dato che parlavi di morte e malattia.
È che, a differenza di altri, mentre sto lavorando a un album non ne parlo poi tanto. Non so quanto posso dire, ma il seguito di Obsidian è praticamente pronto. Ci ho lavorato a intermittenza in questi ultimi anni e ci ho messo molto più tempo del solito. Quando ho finito il mio ultimo tour mi sono trasferito praticamente nella mia casa dei sogni, e Abysma nasce da questo, dal fatto che mi sono trovato un nido. Ho una casa in cui sono completamente a mio agio, e volevo scrivere musica che trasmettesse questa sensazione di pace. Obsidian è stato un album maledetto a livello tematico ovviamente, ma anche a livello compositivo è stato un casino. Abysma invece è nato qua dove mi stai vedendo, a questo computer, in uno spazio sicuro e confortevole.  Devo dirti che mi è piaciuto un sacco il titolo del primo pezzo che hai buttato fuori, "Actually Smiling", perché mi ha dato subito un'idea di quello che sarei andato ad ascoltare. Insomma, un pezzo di Will Wiesenfield che mi avrebbe fatto effettivamente sorridere. E così è stato.
Ha, grazie! Parte di questa positività, di questo nido, sia anche l'umorismo, e un titolo come "Actually Smiling" vuole essere anche un po' goffo e stupido.  Quando ti ho visto dal vivo eravate in due e suonavate qualsiasi cosa, tra strumentazione live, pad e tastiere varie. Abysma è tutto software, invece?
Sì! Ho un pianoforte qua accanto a me, a fianco al mio letto, su cui registro tutto e lavoro. Ci sono un sacco di sample di percussioni, qualcuno registrato live e qualcuno digitale, e poi è tutto Reaktor… credo? Sai, non sono super bravo con la tecnologia, so solo come usare gli strumenti che uso di solito. Non ho problemi a usare Ableton e Digital Performer, ma andare nel profondo di Reaktor è stata una bella sfida perché non ho davvero le conoscenze per sfruttarlo fino in fondo. Ma sono riuscito a tirarci fuori un paio di suoni che funzionavano e con cui sapevo avrei lavorato bene.  Un'altra cosa che volevo fare, su Abysma, era scrivere solo pezzi spontanei. Quando ho cominciato a lavorare al disco mi concentravo su una canzone al giorno, e volevo avere tutto già pronto—magari facevo un beat molto semplice, avevo già quei due o tre synth pronti su cui sperimentare, e una volta che avevo una serie di bozze iniziavo a lavorare alla canzone. Con Baths invece è tutto molto più casuale, non so mai dove un pezzo andrà a parare prima di cominciare a scriverlo.

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baths geotic abysma

La copertina di Abysma

Non ho fatto bene il mio lavoro e non ho cercato il significato di "Abysma" prima di parlarti, quindi eccoti la classica domanda sul significato del titolo dell'album. 
Non è una parola vera! Nasce da abysmal, quindi "orrendo", "terribile", ma assomiglia anche ad abyss, "abisso". Volevo distorcere quelle parole in qualcosa di più positivo. E la copertina riflette molto bene la parola—insomma, è una persona che si stende a terra, come arrendendosi, di fronte a una luce troppo luminosa. È sbalordita e soverchiata da questo sentimento, ma in un'accezione positiva. Lo accetta. E non mi veniva in mente nessuna parola che rispecchiasse un sentimento simile. Mi è venuta in mente piuttosto presto e l'ho tenuta come titolo di lavorazione abbastanza da farmi venire voglia di usarla veramente.  È strano perché quando ho visto la copertina non mi è sembrato che il tipo si stesse arrendendo a qualcosa di troppo forte ma che fosse totalmente in pace con sé stesso e con tutto. 
Figo! Ed è un'interpretazione che funziona. Ho sempre una mia idea su quello che butto fuori, ma una volta che fai effettivamente uscire qualcosa non è più tuo, quindi… figo! Dopo Obsidian avevi cominciato un progetto in tre parti con Geotic in cui avresti fatto tre album usando tre strumenti diversi. Ne è uscito uno per sola chitarra, uno per sola voce—e quello per solo piano dov'è finito?
È che per me sarà molto, molto più difficile fare un album per solo piano. È lo strumento che sono più bravo a suonare, e quindi sono molto più critico con me stesso e meno portato a suonarlo in un contesto live, soprattutto se è il centro dell'attenzione. Ho provato a scrivere qualcosa ma non sono ancora convinto. Inoltre con Morning Shore e Sunset Mountain ho usato un sacco di loop e mi sono aiutato con il computer, mentre vorrei non toccare minimamente il pianoforte. Solo io e lo strumento, dal vivo. Quindi non ho trovato l'ispirazione, ancora, ma prima o poi succederà. Non è la mia priorità, e anche se ho detto che l'avrei fatto tempo fa penso sia ok perché ho scritto un sacco di altre cose nel frattempo!

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"Best album cover of 2017 confirmed." Ho visto su Instagram che sei stato in Giappone, recentemente. Mi piacerebbe sapere come ti sei appassionato alla cultura giapponese, inizialmente, agli anime e ai manga, e anche che impatto ha avuto il Giappone sulla tua vita. 
Ci stavo pensando ieri, sai? Credo sia legato al mio coming out. Quando ero un ragazzino—erano gli anni del liceo—e sapevo di essere gay ma non mi ero ancora dichiarato, non riuscivo a circondarmi di rappresentazioni positive dell'omosessualità, nei media che fruivo. Magari potevano essere anche storie positive, in fondo, ma finivano sempre male. E molti dei porno che guardavo o erano troppo intensi, o non avevano alcuna qualità emotiva. Avevo una visione molto distorta di come sarebbe stata la mia vita se avessi fatto coming out. Non mi sembrava qualcosa di bello, o normale. Poi ho trovato un angolo di internet—perché sono su internet da tutta la vita—con tutti questi bei ragazzi giapponesi muscolosi che vivevano esperienze normali conducendo una vita normale, ma erano anche gay, e innamorati, e tutta quella roba lì. Era tutto in giapponese, e non lo so né leggere né parlare, ma era comunque abbastanza da farmi arrivare l'emozione. Ed era la prima volta nella mia vita che vedevo una rappresentazione della vita gay rilassata, o realistica, anche se era un cartone animato o un fumetto. Ma era come se mi fossi trovato di fronte lo spazio che volevo occupare. E quindi mi sono convinto a fare coming out. Insomma, avevo così poche risorse che non avevo idea di quello che stavo facendo, e gli anime e i manga mi hanno fatto capire che potevo vivere una vita normale anche dopo aver fatto coming out.

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Da allora, il Giappone è sempre stato una grande parte della mia vita e una mia grande ispirazione. Non ci posso fare niente! Guardo un fottio di anime e leggo un botto di manga, se potessi spostare lo schermo e farti vedere la mia collezione di manga qua accanto ti potresti rendere conto. È difficile spiegarlo, a volte, perché spesso è un evento umano a spingerti a fare coming out, o a spingere la tua sessualità a fiorire. Ma per me era qualcosa di così strano, privato e isolato che ho dovuto scoprire e gestire tutto completamente da solo. Ma poi, all'improvviso, tutto ha cominciato ad avere senso. Ed è stato una figata. Ho visto anche che giochi molto, e credo che le cose che fai a nome Geotic funzionerebbero molto bene come colonna sonora di videogiochi. 
Sì! Non ho mai fatto una colonna sonora dall'inizio alla fine, ma ho dato una mia mano a un amico e ho scritto una cosetta per il suo gioco, Hyper Light DrifterHyper Light Drifter? Figata!
Sì! Quando è partito il Kickstarter per il gioco c'è stato un primo trailer, e io ho fatto la musica per quello. Ma è l'unica cosa che ho fatto, il resto della colonna sonora—che è fighissima—è di Disasterpiece. Poi ho fatto qualcosina su altri progetti, ma se si tratta di lavoro faccio fatica ad appassionarmi veramente a qualcosa che non sia la mia musica.

Il suddetto trailer di Hyper Light Drifter. C'è stato qualche gioco che ti ha toccato profondamente, quanto può averlo fatto un film, un libro, un disco? 
Sì, assolutamente. L'anno scorso ho giocato a Dragon Age: Inquisition, e ha avuto un impatto enorme su di me. Adoro i giochi epici, fantasy e fantascientifici, che hanno però al centro delle storie umane. E credo che i videogame siano il medium capace di realizzare meglio il potenziale di qualsiasi storia, dato che di permettono di esplorarla al tuo passo, nel modo che preferisci. Per me è davvero emozionante, davvero. Poi ovviamente guardo anche film e leggo libri, ma i videogiochi sono il top per me. Consumo davvero tanti media. Il che è anche parte del discorso sul nido che facevamo prima, qua nell'appartamento abbiamo una tonnellata di roba! E ti devo dire anche Inside, il nuovo gioco del ragazzo che ha fatto Limbo. È perfetto. Dura solo tre o quattro ore, e meno ne sai prima di iniziarlo meglio è.  Dato che Geotic è molto più software e meno hardware, stai pensando di fare dei DJ set? 
Sì! Voglio proprio andare in tour come DJ. È quello che preferirei fare, dato che non ho pensato a Geotic come a un atto performativo. E se va suonato in giro, deve essere nel contesto di un club. Così che io non sia una vera presenza e ci si possa concentrare sulla musica. Poi ovviamente la gente vuole sentire i pezzi dal vivo, quindi lo faremo. Ma sarà interessante, sarà molto più intimo di quello che faccio con Baths. Elia è su Twitter.

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