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Musica

Le sperimentazioni sensuali di Arto Lindsay

Dal no-wave dei DNA fino ai Lounge Lizards e ai suoi lavori solisti, il suo rapporto con la musica è sempre stato fisico.

Arto Lindsay forse è l'incarnazione più interessante della commistione tra musica sperimentale e soul. Certo, non è uno che suona jam e il suo stile chitarristico è, diciamo, abbastanza da sfigatone: ritmico, atonale, pieno di rumori discordanti e metallici. In una carriera che dura da più di 40 anni, però, il pioniere del no-wave ha investito tantissimo nell'espressione di sentimenti intimi o universali, anche quando si spinge ai limiti del convenzionale.

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Lindsay, che domani compirà 61 anni, ha una vitalità che trasuda dai suoi occhi giganti. È conosciuto come il cantante e chitarrista dei DNA, una trio leggendario di New York, apparso nella storica compilation No New York nel 1978. I DNA si muovevano tra rumori primitivi, aprendo la strada alle band di noise-rock di periodi successivi, tipo i Sonic Youth. Dopo che la band si sciolse nel 1982, Lindsay se ne uscì con suoni più sensuali, coniugando vocal più melodici, synth graziosi e ritmi brasiliani nelle sue uscite da solista, nella sua avventura con i Lounge Lizards e nel duo Ambitious Lovers.

Queste due facce della sua musica sono raccontate in Encyclopedia of Arto, una compilation di due dischi uscita pochi giorni fa per Northern Spy Records. Il primo disco è il suo lato più dolce, quello devoto al pop sperimentale dal sapore brasiliano, dei suoi dischi solisti usciti tra il 1996 e il 2004. IL secondo disco è più in linea con le radici no-wave di Lindsay, contiene pezzi di suoi live recenti ed escursioni chitarristiche. Oltre alle differenze tra le due anime di Arto, però, si trova una linea comune: la canzone "Illuminated" appare due volte nella raccolta: prima come sommessa ballata electro, poi come una mutazione di chitarre fuori tono e urla rauche. Ed ecco a voi Arto Lindsay. Un attimo prima è un uomo calmo, timido, riflessivo, quello dopo è una bestia che gratta la propria chitarra come una preda nella giungla.

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La sensualità ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella musica di Lindsay, ma lui non ci ha mai calcato la mano, non si considera un dio dell'avant-rock. Nei suoi dischi da solista, le tracce nascono con arrangiamenti molto dolci e samba oscura, ritmi bossa-nova tipici del Brasile, luogo in cui Arto è cresciuto. Quando propone i suoi pezzi dal vivo, lascia andare tutta questa energia in una catarsi di chitarre dissonanti, per poi ridimensionare quest'impeto e restituire il controllo al pubblico.

"Il potere sessuale è una cosa impossibile da possedere con certezza. Mettiamola così: ce l'hai, ma solo perché te lo concedono," ci racconta in una conversazione via Skype dalla sua casa di Rio de Janeiro. "Posso prenderne atto e crearne un mood potente, umido, poi posso fare un passo indietro e ridere di me stesso, fare il cretino. Posso entrare e uscire da un sacco di stati d'animo. Questo è un procedimento a cui penso da quando ho iniziato a suonare, perché ho sempre odiato il fatto che le rockstar dovessero per forza comportarsi da rockstar."

Il no-wave, in effetti, è stato un movimento che ha buttato merda sulla figura della rock star. Dalla metà degli anni Settanta, i concittadini newyorchesi dei DNA tipo i Mars, i Teenage Jesus e The Jerks hanno rifiutato solidamente non solo i tecnicismi virtuosi di Jimmi Page e Peter Frampton, ma anche certi modi di fare di band come i Ramones o i Sex Pistols. Lindsay ci dice che però questa non è stata una reazione al rock'n'roll, era più una transizione verso personalità più riservate, come i cantanti soul James Brown e Al Green, che lui venera per il loro stile versatile, aperto.

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"Credo che sia una persona emotiva, onesta, senza essere sentimentale e sdolcinato. È un cantante molto profondo, uno che si apre al mondo quando canta," ci dice. "Al Green è nell'olimpo di ogni ambito musicale, anzi è nell'olimpo dei grandi, ora se ne starà seduto vicino a quello che ha inventato il vaccino per la Polio."

I DNA sono stati bizzarri, eccezionali, ma hanno anche giocato con un'energia fisica, carnale, e Lindsay ci ha costruito castelli incredibili con il suo stile chitarristico. Nel secondo disco di Encyclopedia of Arto, c'è una cover vaporosa di “Simply Beautiful” di Al Green, in cui le dita di Arto sfiorano le corde della chitarra e lui si sfoga in un urlo estatico—“You’re simply beautiful!”—un momento estremamente erotico. Non importa se Lindsay si allontana dalle melodie originali di Green, la sua versione è troppo sensuale.

Certo, la musica di Lindsay non c'entra molto con il suono euforico di Al Green, però questo suo lato mette in una luce più gentile anche il movimento no-wave, che è sempre stato visto come spiccatamente in contrasto con qualsiasi altra cosa: più grezzo del rock, più punk del punk, completamente fuori dagli schemi, ma la dolcezza di Lindsay mostra che il contrasto non è mai stato violento.

“Volevamo andare oltre, pensavamo fosse giusto così," dice. "Non ci rendevamo conto che eravamo visti come negativi e contrari per partito preso."

Da un po' di anni, Lindsay non se ne esce con un album solista. Da quando, nel 2004, è tornato a New York, ha tentato nuovi esperimenti, come, per esempio, parate carnascialesche in giro per il mondo in cui percussionisti ed effetti audio-video accompagnano dibattiti filosofici. Nelle sue performance live suona con un dolby surround 5.1 e colpisce la sua audience da vari punti della sala.

“Penso che il surround sia molto interessante. Solo che è stato ridotto a cose da industria hollywoodiana piena di effetti speciali," dice. "In pochi lo usano per la musica, forse perché spaventa un po'."

Non c'è bisogno di dire che il lavoro di Lindsay è, da sempre, avanguardistico. Questo si può notare anche solo dallo stile con cui approccia la chitarra: ascoltarlo suonare dal vivo può essere inquietante, a volte, però c'è una fisicità nel modo in cui percuote lo strumento e abusa delle corde che non ha pari. La musica sperimentale di solito è molto vicina a un lavoro intellettuale, a volte troppo. Dal lato opposto c'è Arto Lindsay, che sperimenta con il lato più grezzo e materiale della sensualità musicale, in qualsiasi forma poi si esprima.