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Tecnologia

Il progetto per neutralizzare gli tsunami con le onde sonore

Non è ancora chiaro se si può fare per davvero.
Immagine: mTaira/Shutterstock

Il matematico Osama Kadri dell'Università di Cardiff, in Gran Bretagna, ha pubblicato un nuovo studio sulla rivista open-access Heliyon che dimostra la possibilità di neutralizzare gli tsunami sfruttando delle onde sonore subacquee. Se da un lato l'applicazione di questo metodo presenterebbe costi enormi e costituirebbe una sfida tecnica complessissima, dall'altro, non esistono molte altre difese contro gli tsunami fondamentalmente più efficaci della classica tattica "cerca di ripararti nel cacchio di posto più alto possibile prima che l'onda ti sommerga." Quindi, ogni nuova proposta è più che ben accetta.

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Le onde sonore in questione sono note come onde acustiche gravitazionali (AGW): ampie onde sottomarine che viaggiano alla velocità del suono generate naturalmente da terremoti e altri eventi geologici. In un certo senso, Kadri propone di spegnere un incendio con il fuoco. Le AGW si formano naturalmente con gli tsunami e agiscono dal sottosuolo come precursori dell'evento principale, disturbando la colonna d'acqua dalla superficie fino al fondo marino. Recentemente, proprio per queste loro caratteristiche, il rilevamento delle AGW è stato proposto come metodo per prevedere l'arrivo di tsunami e onde anomale.

"Oltre ad agire come precursori dello tsunami, le AGWs possono scambiare e condividere energia con le onde oceaniche di superficie," spiega Kadri. Questo scambio avviene in una interazione conosciuta come la triade risonante, un processo probabilmente più semplice da visualizzare in un grafico che da spiegare a parole.

Il problema del modello illustrato sopra, in cui una singola onda di dimensioni minori (AGW) preleva energia da un'onda molto più ampia, è che come risultato si ottiene 'la creazione di un'ulteriore AGW e che le due AGW si smorzano tra loro piuttosto che rubare energia allo tsunami. La soluzione di Kadri è quella di partire da due AGW che dovrebbero muoversi ad una velocità estremamente superiore rispetto a quella dello tsunami e nella direzione opposta, rubando rapidamente energia dall'onda maggiore.

Lo tsunami non si smorzerebbe completamente, ma l'interazione lo indebolirebbe significativamente. Dove per "significativamente" potrebbe significare salvare centinaia di migliaia di vite e evitare danni materiali per miliardi di euro, come nel caso del Terremoto e maremoto dell'Oceano Indiano del 2004. Purtroppo, questo processo è più semplice in teoria che da attuare nella pratica.

"In uno scenario realistico, probabilmente la quantità di energia richiesta per generare delle AGW sarebbe molto più elevata dell'energia dell'onda originaria stessa, mentre la riduzione dell'ampiezza associata non sarebbe così significativa," ammette Kadri. "Per questo, è necessario aumentare ulteriormente l'efficienza dell'interazione."

Tuttavia, esiste un problema ancora più profondo. Le lunghezze d'onda delle AGW richieste per ottenere un qualche effetto sul maremoto sono talmente ampie che è difficile immaginare di produrle in maniera completamente artificiale. Kadri crede che sia possibile sfruttare le stesse AGW generate dal terremoto che ha prodotto lo tsunami così da respingere in qualche modo il maremoto in forma modulata. Anche se si tratta solo di un'ipotesi.

"Per quanto rilevare queste onde sia relativamente semplice," conclude Kadri, "smorzare gli tsunami richiederebbe la progettazione di trasmettitori o modulatori di frequenza delle AGW estremamente precisi, una sfida ingegneristica che richiederà molto lavoro per essere messa in pratica.