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Musica

Il carcere ha cambiato Meek Mill

Championships di Meek Mill segna un punto di svolta nella sua vita, passata per la maggior parte in compagnia dell'ingiusto sistema carcerario americano.

Championships è il nuovo album di Meek Mill. No, quella che segue non è una recensione dell’album perché, onestamente, sul dibattere della musica valgono come sempre le parole del sig. Frank Zappa per il quale parlare di musica è come ballare di architettura. Per chi si fosse perso le precedenti puntante segue un riassunto dei fatti la cui lettura vi impiegherà circa 7 minuti, ma che potete saltare se siete in quella fetta di pubblico che secondo i nostri dati chiude gli articoli dopo 2 minuti o meno.

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Arrestato a 18 anni nel 2008 per possesso di armi, Meek Mill passa otto mesi in prigione mesi per poi ricevere la libertà condizionata nel 2009. Nel 2015 viola la libertà condizionata quando lascia la Pennsylvania per un concerto senza l’approvazione della corte. Torna di nuovo in prigione per altri quattro mesi. A marzo 2017 viene arrestato per un alterco degenerato in percosse al St. Louis International Airport (dicono che un impiegato dell’aeroporto gli abbia chiesto una foto e lui, con ancora la pizza ordinata da cinque minuti fra i denti, lo abbia steso, facendo scattare una rissa finita con l’impiegato che chiama la polizia e Meek convocato in tribunale).

Ad agosto Meek fa doppietta, questa volta l’arresto è per guida spericolata e messa in pericolo: dicono che fosse a Harlem per girare un video per il Tonight Show e avesse incontrato dei ragazzini su una moto, moto con la quale sarebbe finito a fare impennate su e giù per la strada mentre un amico lo filmava e postava su Instagram Live; il giorno dopo Meek è stato fermato dal NYPD durante un torneo di basket. Le accuse per entrambi gli incidenti vengono poi ritirate, ma non per la violazione della libertà vigilata. A febbraio Meek inizia gli arresti domiciliari. Novembre 2017: il giudice Genece Brinkley di Philadelphia lo manda in prigione con un verdetto che oscilla da un minimo di 2 anni ad un massimo di 4. L’accusa? Aver violato la libertà vigilata risalente alla sua incriminazione per droga e armi del 2008. Meek aveva circa 19 anni quando fu condannato per accuse relative al possesso di droga e armi da fuoco e ha scontato una condanna di otto mesi. A novembre 2017 ha 30 anni, quindi è stato in libertà condizionata all’incirca per la maggior parte della sua vita adulta.

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Genece Brinkley è il capitano Achab di Meek. Sotto il suo martello ha collezionato più di dieci anni tra carcere e arresti domiciliari. È il giudice che gli ha ordinato di presentarsi a Philadelphia e l’ha accusato di aver interrotto la libertà vigilata legata ad un reato del 2008 (lei, non il procuratore distrettuale o il dipartimento di libertà vigilata). È il giudice che condannandolo a 4 anni di detenzione ha detto: “Ho cercato di aiutarti dal 2009, ma non hai rispetto per questa corte. Non devo più avere a che fare con te”. Genece Brinkley è il giudice che ha rifiutato la mozione presentata da Meek Mill per il pagamento della cauzione definendolo un “pericolo per la comunità”. È stata definita “sadica” da colleghi avvocati che hanno preferito rimanere anonimi. Nella fattispecie, una che predilige mettere una lunga serie di carichi pendenti ai danni di giovani uomini, soprattutto di colore, per poi ricondurli in prigione in caso per piccole infrazioni.

Risultato: Meek torna in galera a novembre 2017. La condanna iniziale varia dai 2 ai 4 anni. Durante i suoi soggiorni in prigione tantissimi artisti si schierano in suo favore: Jay-Z scrive direttamente sulle colonne del New York Times. Perfino Drake, che Mill aveva dissato accusandolo di non scriversi i testi da solo, dice "Free Meek Mill" durante un concerto a Melbourne. Non ultimo, Jay padreterno Z è attualmente impegnato nella produzione un documentario in sei parti sulle battaglie legali del rapper. Con l’aiuto di amici e l’intervento della Corte Suprema della Pennsylvania, Meek viene rilasciato su cauzione ad aprile 2018. A maggio 2018 sale sul palco del Rolling Loud Festival di Miami, Florida dove spacca discretamente il culo a tutti. Nel frattempo, l’hashtag ufficiale per sensibilizzare media e opinione pubblica viene coniato in men che non si dica. #FreeMeekMill diventa uno slogan che risuona ben oltre l'hip-hop, incitando una discussione nazionale sul sistema di giustizia criminale. Il carcere ha partorito un nuovo Meek Mill.

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Arriviamo ad oggi. Championships è uscito il 30 novembre ed è al numero 1 di quasi tutte la chart, anche quella del mio iPod (recentemente ritrovato). Contiene circa una decina di sample: alcuni rispondono al cerimoniale artistico per il quale tu citi me e io cito te e tua moglie (Jay- Z, “Dead Presidents II”; Beyoncé, “Me, Myself and I”), altri sono dei veri colpi di classe che spaziano dal lasciare una rosa su una tomba illustre (The Notorious B.I.G., “What’s Beef”, campionata in “What’s Free”), cacciarci dentro qualcosa per farti esclamare hey-chi-l’avrebbe-mai-detto (Phil Collins, “In The Air Tonight” campionato per il set di “Intro”), un gioco di scatole cinesi che neanche Inception (Mobb Deep, “Get Away" che a loro volta campionavano "Taking Me Higher" di Barclay James Harvest, il tutto inserito in “Trauma”).

I gioielli da segnalare sono due: la strofa di Jay-Z in "What’s Free", il cui valore specifico è incommensurabile quanto una quotazione di Pollock, e la collaborazione con Drake su "Going Bad", come a dire che entrambi possono mettere in prospettiva i precedenti battibecchi se l’obiettivo è qualcosa di più grande. Ma non pensate che le 19 tracce dell’album girino tutte attorno al tema giudiziario. I titoli “Trauma” e “What’s Free” si spiegano da soli, ma Meek trova il tempo anche per dedicarsi a donne ("24/7"), materialismo ("Splash Warning") e chiacchiere da bar ("Tic Tac Toe").

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Che Meek abbia fatto scelte poco sagge che coinvolgono robe strane fra cui droghe e armi è universalmente riconosciuto. Ma con Championships ha mostrato la sua crescita sia come rapper che come individuo. E non c’è un revisionismo storico del reato dettato dal fatto che Meek Mill è un uomo da milioni di dollari mentre lo sconosciuto del quartiere non lo è. Il vantaggio di Mill è stato quello di fare abbastanza soldi per permettersi un pool di avvocati molto più blasonati e inferociti rispetto quelli che si potrebbero permettere l’uomo comune e di avere una piattaforma molto più ampia di quella a disposizione alla maggior parte di noi.

Championships parla per la generazione dei senza voce, degli afroamericani e dei latini che provengono da quartieri colpiti dalla povertà le cui questioni legali vengono assegnate a difensori pubblici nella maggior parte dei casi troppo oberati per fare qualcosa che vada oltre il patteggiamento più favorevole indipendentemente dalla colpevolezza o dall’innocenza. L’album non è un leccarsi continuamente le ferite accasciati su se stessi lamentandosi su quanto sia dannatamente ingiusto quanto accaduto. È una reazione chiara e positiva oltre che una presa di posizione lucida sul sistema carcerario.

Che le carceri americane siano le più piene del mondo rispetto alla popolazione è un fatto. Che ci sia uno squilibrio assurdo fra reato e pena è un altro. Che le persone che commettono reati minori siano condannati alle pene più severe senza alcun metodo proporzionale, è un altro. Che pene severe per reati minori rappresentano solo un costo per il sistema penitenziario e un indebolimento per le comunità nei quali figlie e figli crescono con genitori assenti che fanno avanti e indietro dalla galera, un altro ancora. Vista la quantità sproporzionata e non necessaria di persone detenute, bisognerebbe essere certi che il carcere sia usato per punire, per fare da deterrente e per riabilitare, e che non diventi un limbo destinato all’oblio.

Non è poi così difficile interpretare lo slittamento di categorie espresso nella Costituzione americana, anche grazie alla copertura che i media americani danno del tema o di un'operazione di monitoraggio come quella intrapresa dal podcast Serial nella sua terza stagione. Il tredicesimo emendamento ha abolito la schiavitù, con l’eccezione dei criminali: "La schiavitù o altra forma di costrizione personale non potranno essere ammesse negli Stati Uniti, o in luogo alcuno soggetto alla loro giurisdizione, se non come punizione di un reato per il quale l'imputato sia stato dichiarato colpevole con la dovuta procedura". Ma il passaggio sublime non è forse stato quello di rendere quegli stessi schiavi dei criminali?

Dovreste ascoltare l’album per anticipare i tempi e non aspettare, necessariamente, che un film ben fatto vi apra gli occhi su quello che succede. Chi crede che l’Italia non sia un paese razzista si autoassolve con cospicuo anticipo da una più grande responsabilità futura. L’Italia è un paese che si trova esattamente nel punto di transizione, nella fase di passaggio verso un razzismo molto più infido e strisciante. Il razzismo italiano si manifesta ora come sentimento di odio indiscriminato verso alcuni esseri umani. Si esprime in modo così diretto e primitivo da poter essere letto e compreso a prima vista. Ma il razzismo profondo, quello ideologico che si incarna nel quotidiano, arriverà sulla scorta delle seconde generazioni, dei figli di chi è riuscito a farsi spazio in questa terra e che piano piano cercheranno il loro posto nelle aziende private, ambiranno come chiunque al successo, alle opportunità di chiunque altro. Lì vedremo il vero razzismo di cui l’America è un fulgido esempio contemporaneo. Segui Noisey su Instagram e su Facebook.