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Musica

Abbiamo chiesto a Gué Pequeno di mettere in classifica i suoi dischi

Da 'Il ragazzo d'Oro' a 'Sinatra', Gué ha guardato indietro e fatto il bilancio di sette anni ai massimi livelli del rap italiano.

Incontriamo Gué Pequeno un sabato pomeriggio in un bar di Porta Romana: rilassato e divertito, è nel mezzo di una serie piuttosto limitata di appuntamenti con la stampa per promuovere Sinatra, il nuovo disco in uscita venerdì per Island/Universal/Def Jam, di cui è molto contento. Più tardi verrà a prenderlo Emi per andare a un DJ set, e prima dell’uscita del disco ha in programma di prendersi qualche raro giorno di vacanza.

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Davanti a qualche tagliere e un po’ di fritti, prosecco (io) e Gewürztraminer (lui, perché il Bloody Mary non lo facevano), è il momento per guardarsi un po’ indietro e valutare quanto fatto negli ultimi sette anni di incessante lavoro da solista, e provare a mettere in classifica tutti i suoi album.

Noisey: L’ultimo posto può riguardare un disco cui sei meno affezionato, o di cui sei meno soddisfatto. Molti artisti l’hanno messa sul personale, mettendo magari un disco che hanno registrato in un “periodo no”, non necessariamente un disco di cui sono meno contenti.
Gué Pequeno: La mia è una classifica che guarda molto al personale, non tanto alle vendite o al risultato artistico. Poi di volta in volta proverò a spiegare il perché di una posizione.

Metterei ultimo Il ragazzo d'oro.

5. Il ragazzo d’oro, 2011

Il primo disco. Scelta abbastanza comune.
Contiene però delle hit, dei pezzi ground-breaking, che sono assolutamente la title track, "Ultimi Giorni", "Sei gradi di separazione", "Da Grande"…

Lo metto ultimo semplicemente perché è il primo disco solista e lo ritengo non riuscito al cento per cento, perché l'ho fatto quando il lavoro coi Club Dogo era ancora del tutto predominante. Questo disco era una sorta di side project, non l'ho fatto pensando a un vero e proprio disco solista, l'ho fatto quasi come si fa un mixtape. Infatti ha un'esagerazione di featuring, degli episodi un po' mixtape, è molto vario. Però penso che sia un classico. Lo metto qui solo perché gli altri sono dischi costruiti meglio.

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4. Gentleman, 2017

Penultimo, solo perché sono più affezionato a altri, metterei Gentleman.

Nonostante sia un disco super fortunato, che contiene delle vere e proprie hit a livello di numeri e anche pezzi che hanno avuto meno successo ma che amo molto (come quello con Enzo Avitabile, che comunque ha fatto disco d’oro). Mi piacciono molto anche i pezzi ragga. Lo metto penultimo perché ho fatto dischi più significativi, non per le vendite ma artisticamente, o ai quali semplicemente sono più affezionato.

3. Sinatra, 2018

Essendo una classifica molto personale e che si basa su quanto sono legato ai dischi metterei Sinatra qui a metà classifica perché non è ancora uscito. Magari ne riparliamo tra due mesi e lo metto per primo, è un disco di cui sono super contento. Significa un sacco di cose per me e ha almeno cinque pietre miliari al suo interno, però non è ancora uscito e oggi ci sono dei dischi che per me personalmente sono stati davvero importanti da tutti i punti di vista, quindi li metterei in cima. Non essendo ancora uscito non posso dire bene cosa significherà per me. Ho goduto però parecchio a farlo, questo posso già dirlo. A livello tecnico per la prima volta c'è un supervisore, che è Charlie. Di questo te ne accorgi quando lo ascolti perché dalla uno alla dodici anche se cambiano gli stili il suono è coeso, è un vero album: abbiamo fatto un lavoro della madonna, lo abbiamo asciugato, spogliato. 808, basso e frase. L'abbiamo reso più minimale per farlo uscire meglio, abbiamo anche tagliato dei pezzi, voluto fare un disco compatto, praticamente solo di hit. È un disco breve, senza filler. Fatto per essere ascoltato in repeat.

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Sono contentissimo del pezzo con Frah Quintale, è fortissimo. C'è un mio sogno personale, il featuring con il mio rapper latino preferito che è Cosculluela. Sono molto soddisfatto. È un disco ancora una volta mega libero, e ha alcune strofe veramente atomiche.

BONUS: Santeria, 2016

Qui come bonus mettiamo Santeria. È un album fatto in collaborazione, quindi fa un po' storia a sé. Santeria è un'opera. Penso che diventerà un classico di questa musica, ed è una pagina importantissima per me. Però lo metterei fuori classifica.

2. Bravo Ragazzo, 2013

Sicuramente come secondo metterei Bravo Ragazzo. È stato un disco micidiale. È stato per me il mio primo vero disco da solista. È stato un successo incredibile per l'epoca. Bisognava ancora vendere i CD fisici, e abbiamo fatto il disco di platino. Pur non essendo un disco mainstream per i canoni radiofonici.

Intanto mentre lo facevo ragionavo davvero da solista, non lo vedevo più come un side project, per la prima volta. E avevo in testa una missione. È la stessa cosa che ho sentito dire in tante interviste a vari artisti, per esempio a The Game. Quando fece Documentary ha dichiarato di aver preso i suoi dischi preferiti e aver frullato per esempio Ready To Die o Reasonable Doubt per farli suoi. Io lì ho frullato un sacco di rap europeo e un sacco di cose americane per cercare di fare la hit che volevo nella mia testa.

Pensa che noi dovevamo fare un pezzo e avere un featuring pop grosso italiano, ma all'epoca chiedevi i feat e ti rimbalzavano, e non abbiamo avuto roba davvero per la radio. Però aveva delle cose fortissime. Innanzitutto era costruito molto bene: se lo senti ancora adesso ti prende bene fin da subito, ha tanti pezzi ma a parte due o tre momenti meno riusciti è tutto bello. Poi all'epoca non si facevano le tracklist troppo ragionate, quindi c'era un po' dentro di tutto. C'erano cose pazzesche: la trap di già, un pezzo come "Rose Nere", alla Drake, melodico, con l'autotune, che in Italia non faceva nessuno. C'era "Fuori" che era un po' così anche lei. C'era una mega hit come "Brivido". Era il momento top dei 2nd Roof, e lo ricordo con piacere anche perché per me era un momento veramente magico. E l'anno dopo è stato per me il mitico anno in cui ho speso un milione di euro [ride], quindi non me lo dimenticherò mai!

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Ho avuto una sequela di ragazze indimenticabili… È stato un momento assurdo. La metafora di quel disco è quando sali sul podio della Formula Uno e fai la doccia con lo champagne [ride]. Ho champagnato un po' troppo forse, mi è scappata la mano, però è stato figo perché volevo proprio spaccare e tutto quello che si era pianificato è riuscito: avevamo fatto questa copertina con Giorgio Di Salvo, un booklet avantissimo, rope d'oro… Era il momento perfetto. L'hanno avuto anche altri (c'è stato un anno che è stato Marracash con King Del Rap). Ero l'artista rap giusto al momento giusto nel posto giusto. E questa cosa mi ha traghettato a fare il disco che metto al primo posto.

1. Vero, 2015

È il mio disco che ha venduto di meno. Ma lo metto primo. Era un anno particolarissimo perché a livello di certificazioni era a cavallo tra prima e dopo, c'era lo streaming però ancora non contava del tutto, dovevi vendere il fisico però non era tutto, stava nascendo la nuova wave però ancora non c'era del tutto… È un disco che ho fatto venendo da Bravo Ragazzo e, anche se praticamente avevo finito i soldi [ride], mi sentivo veramente caldo, venivo da quel periodo lì che ti dicevo, e l'avevo fatto incurante di tutto, dicendo "non me ne frega un cazzo perché io sono il numero uno" (e poi s'è visto, che ho preso una tranvata!) [ride]. Quindi avevo il featuring di Akon e praticamente basta, produttori francesi, un'intro golden age che rappavo a cinquantamila misure, c'erano dei pezzi trap, un pezzo con Crookers assolutamente assurdo… Era mega particolare.

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Penso comunque che sia forse il tuo disco più amato dai tuoi fan.
Bravo. È molto amato non dal grande pubblico, ma dai miei fan. A livello di rime ha un sacco di roba, cambia metrica in continuazione (anche in Sinatra cambio metrica in ogni pezzo). È molto particolare. È un disco un po' dark. Non ha tanti momenti divertenti, a parte forse "Mollami", e un po' "Pappone", ma è amara. È tutto fatto di mazzate, anche tristi. "Oro e diamanti" è un altro pezzo che mi piace di brutto. Anche "Eravamo re". È un disco della madonna secondo me.

Quindi in una classifica fatta come ci siamo detti, molto legata a quanto si è affezionati ai vari dischi, lo metto primo. In più era avanti! Quando è uscito nel 2015 c'erano stati e c'erano Fibra, Marra e Dogo, poi i rapper che facevano i teen idol, ma non c'era ancora la wave autotune trap, ritornare alla strada. Ha occupato uno slot che ancora quasi non c'era per niente. Secondo me è una bomba.

Come ultima cosa del Rank Your Records, come bonus, volevo chiederti qual è il tuo disco preferito dei Dogo.
Secondo me Penna Capitale è una bomba. Il problema di quel disco è tecnico: siccome eravamo dei punkabbestia ha un mix e un master veramente balordi, quindi il disco non è valorizzato come potrebbe, non suona come potrebbe.

Se no a mani basse direi assolutamente Dogocrazia. Eravamo stati droppati da Virgin quindi avevamo la rabbia, e si sente. È un disco potentissimo. Ovviamente avanti ancora ora. L'intro con la tipa che parlava della droga… Fantastico. Ti direi quello.

Poi farei una menzione speciale all'ultimo disco ( Non siamo più quelli di Mi Fist, 2014), che è uscito in un momento strano ed è in realtà assolutamente e completamente all'avanguardia. All'epoca non era possibile capirlo. Ma c'era trap completa, c'era "Soldi" che era un pezzo tutto 808 e autotune che la gente diceva "ma che cazzo è sta roba", c'erano groove reggaeton quando nessuno li aveva fatti… Era un disco davvero particolare.

Federico è su Instagram.

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