Questa tensione alla sfida contro tutti e tutto era tipica di Villaggio che, a suo modo, è morto come Diogene. Curandosi male, girando per la città—narrano leggende metropolitane—con un mantellone nero sotto il quale, completamente nudo, lasciava i ricordini per strada proprio come il suo maestro greco, facendo in qualche modo di tutto per apparire un uomo di merda.Ma, nello stesso tempo, era evidente che il suo era un sistema per tirare fuori, per reazione, il meglio dagli altri. Un personaggio capace di entrare nella psiche degli italiani a freddo, soprattutto per la sua comicità performativa quasi estrema, che al cinema aveva modo di esprimersi attraverso l'umiliazione sadomasochista post-Buster Keaton della sua maschera principale: Fantozzi.Ecco, di Fantozzi non è solamente il discorso delle gag a rendere leggendaria la saga, ma anche le colonne sonore: importantissime per guarnire le avventure surreal-allucinanti del ragioniere. Il loro testimone negli anni è stato passato principalmente fra le mani del a premiata ditta Bixio-Frizzi-Tempera, Bruno Zambrini—meglio conosciuto per essere l'autore de "La Bambola" di Patty Pravo e per le sue collaborazioni con Morandi e i Cugini di Campagna—e Fred Buongusto. Di quest'ultimo ricordiamo anche e soprattutto la frizzante colonna sonora a base di samba sintetica e srotolate punk-funk confezionata per l'altro grande capolavoro di Villaggio, Fracchia la belva umana.Questa tensione alla sfida contro tutti e tutto era tipica di Villaggio che, a suo modo, è morto come Diogene.
Il loro variare generi e fenomeni sonori è musicalmente perfetto per sottolineare i cambi repentini di situazioni, ambientazioni e sketch dell'epica fantozziana. Anzi, questa dissociazione di fondo è un po' la stessa che alberga nei personaggi di Villaggio, ed è quindi musicalmente necessaria. Qui di seguito analizzeremo la colonna sonora del primo Fantozzi, un capolavoro che contiene alcune grandi perle. Nel loro brio, queste sono create con una perizia tecnica e una fantasia formale e di contenuto tali da vincere anche da sole, senza la pellicola, come si richiede alle migliori colonne sonore."La ballata di Fantozzi" è un classico senza tempo, perfetto spaccato delle miserie umane piccolo borghesi.
Con "Fantozzi sulla Neve" torna il tema che già abbiamo incontrato con "In archivio" e "Fantozzi innamorato", ma in questo caso si trasforma in una ballatona disco alla Barry White, tutta orchestrazioni pompate e synthoni wah. Lo stesso tema ritorna nel brano successivo come valzer, anche stavolta ricco di archi. Lezioni di riciclo creativo.Quando meno te l'aspetti, arriva un tango ammaliante: "Impiegatango" potrebbe concorrere col miglior Casadei o Castellina Pasi, incorniciando la mitica scena del cenone di capodanno, col maestro Canello impegnato a spostare le lancette dell'orologio di modo da anticipare la mezzanotte e sgattaiolare in un altro cenone in un geniale overbooking. C'è tutta la malinconia delle cene aziendali forzate e dei balli in parrocchia fatti di decadenza strutturale e morale.Nella famosa scena di Fantozzi alle prese con la cucina orientale, il commento musicale è fondamentale per creare un'atmosfera rarefatta, misteriosa e minacciosa.
Ma per quanto io sia un grande fan del ragioniere più famoso d'Italia e soprattutto—come lo era addirittura Evtušenko—della sua saga su carta, tanto che il primo libro di Fantozzi me lo sono letteralmente divorato per poi cercare di imitare il suo stile in una serie di scritti oramai andati distrutti (facevo le elementari), il fatto che tutti oggi ricordino solo l'Ugo con la figlia scimmiesca e la moglie sfigata a fronte di una carriera fatta di centomila film beh… mi fa schifo.L'apparizione fantascientifica del subdolo megadirettore è sottolineata da campane tuonanti, paddoni kraut, bordoni di organi lontani al sapore Pink Floyd e svisate psichedeliche di slide guitar.
La colonna sonora in questo caso serve a dipingere un contrasto netto tra questo disastro e l'ironia della vita che se la sghignazza di gusto: è una colonna sonora discreta che puntella un film caratterizzato da dialoghi e da un silenzio continuo che, come la migliore musica, serve a evocare gli spettri della paura. Gli autori sono in qualche modo controversi: uno è Gianni Boncompagni, anche lui recentemente pianto dal Bel Paese, che non ha bisogno di presentazioni: gli altri due sono Piergiorgio Farina, famoso per essere praticamente il Fausto Papetti del violino elettrico, e Paolo Olmi, riconosciutissimo direttore d'orchestra che a volte si butta nella lounge più sfrenata. Un ensemble che sembra veramente bizzarro e inconsueto, vediamo come se la cavano con la pellicola in esame.I titoli di testa partono subito con una discosamba elettronica il cui incipit di synth mono arpeggiato ci riporta in mente addirittura gli S-Express dell'omonimo singolo, con l'unica differenza che loro questa roba la faranno molto più avanti, a fine anni Ottanta. La spinta giocosa del brano avvolge la desolazione della petroliera in un mare sconfinato, a volte impreziosita da spianellate elettro alla Deodato e da percussioni disco, atte a far risaltare l'insolazione da lavoro del protagonista, che per il caldo forsennato addirittura riesce ad accendersi una sigaretta semplicemente accostandola a un casco da lavoro di un collega.Il… Belpaese di Villaggio è una commedia cinica dalle tinte fosche, con argomento gli anni di piombo, in cui tutto diventa un incubo: rapine, manifestazioni violente, tossicomanie, gente impazzita.