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Musica

Ascolta il nuovo album di Heroin In Tahiti, 'The Casilina Tapes'

I maestri romani dell'Italian Occult Psychedelia sono tornati con un nuovo album su Boring Machines, e noi abbiamo lo streaming in anteprima.
Fotografia di Bea de Giacomo.

Gli Heroin In Tahiti sono romani, profondamente romani. E non hanno voglia di sbattersi. Zero profili social, pochi concerti e quasi tutti a Roma, interviste che si contano sulle dita di una mano… La leggenda narra anche che non ricordino la password dell’indirizzo mail della band, e che sia per quello che ogni richiesta “promozionale” va a finire in un buco nero.

Ciononostante, se sei bravo davvero, se stai facendo qualcosa di interessante, in qualche modo a un pubblico ci arrivi. E per questo gli Heroin In Tahiti sono uno dei nostri gruppi più apprezzati all’estero, forse il nome di punta di quella che è stata definita Italian Occult Psychedelia, e la critica è impazzita per loro.

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Non scherzo quando dico che questa premiere, della quale siamo ovviamente molto orgogliosi, è stata letteralmente contesa con quella che è la principale testata di musica sperimentale/di avanguardia al mondo (sì, proprio quella lì). Ma grazie ai nostri buoni uffici con il paròn Onga di Boring Machine siamo riusciti a strapparla noi.

Ecco, l’operosità veneta di Onga, contraltare alla rilassatezza del duo romano, gioca un ruolo importante in questa uscita. Ci racconta infatti: “I pezzi sono stati registrati nell'arco di tempo tra il 2010 ed il 2016 e rifiniti nel 2017. Sono tutti pezzi che per un motivo o un altro non avevano trovato posto negli album. Una volta mi hanno passato l'archivio per sentirli e messi in questa sequenza mi sembrava che avessero un loro senso, una specie di riassunto di tutte le sfaccettature che hanno affrontato nel tempo. Musica totale insomma”.

Ma, per chi fosse stato molto distratto negli ultimi anni, chi sono gli Heroin In Tahiti?

Gli HiT sono Valerio Mattioli e Francesco De Figuereido, tra i fondatori di Nero e ora della casa editrice Not. La versione di Valerio sulla genesi del progetto è “Francesco voleva suonare i droni, io volevo suonare la roba twang, ci siamo incontrati a metà strada”. Il loro primo disco (sempre su Boring Machines), che molto ha fatto parlare di se e che prima di una provvidenziale ristampa veniva conteso dai collezionisti su Discogs a colpi di cifre insensate, si intitolava significativamente Death Surf e tra le altre cose ci si potevano cogliere echi di Morricone, sonorità western, i Sun City Girls di Torch Of The Mystics, i Quicksilver Messenger Service di “Calvary”, e una certa vena tossica. È stata poi la volta del minimalista Canicola (su NoFi Recordings), del monolite Sun And Violence (sempre su Boring Machines, ispirato al folklore italiano e al lavoro dell’etnomusicologo Diego Carpitella, per chi scrive uno dei dischi più memorabili usciti negli ultimi anni), e dell’ultimo, malatissimo Remoria (su Soave).

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Sempre fedeli alla regola di non prendersi sul serio e di fare tutto un po’ come viene, a chi chiedeva informazioni sul loro suono, aspettandosi magari qualche rivelazione sulle migliori tecniche per renderlo più lo-fi, hanno risposto che per risparmiare spazio sugli hard disk salvavano le registrazioni in mp3 a 128 (e in mono).

Ora dagli archivi escono questi Casilina Tapes, che vanno a formare un lavoro molto vario ma anche coeso, e soprattutto davvero bello, con il giusto equilibrio tra epica e sguardo proiettato in avanti. C’è dentro un po’ tutto quello che sono gli Heroin In Tahiti, e anche quello che fino a oggi non avevano ancora esplicitato. C’è un pezzo che parte da Terry Riley (“GRA Reversed”), poi un brano davvero particolare e sorprendente, figlio di un’altra corrente del minimalismo e che definirei addirittura delicato (“Lago Finto“), la psichedelica “Steve Tamburo Is Not Dead”, la spaventosa, cinematografica “Veltha in C23”, un brano che campiona Aldo Piromalli e la sua Affanculo, qualcosa di più astratto, campionamenti ossessivi, dei fiati che non si sa da chi siano stati suonati, e cose riconducibili a quello che si può ormai quasi definire il “classico” suono Heroin In Tahiti.

Ma basta con le parole, schiacciate play.

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