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Musica

Recensione: Joji - BALLADS 1

Filthy Frank si è tolto la tutina rosa con cui faceva i milioni di views facendo il coglione e ne ha fatti ancora di più facendo l'R&B sporcato di trap e lo-fi.
Joji_Ballads1

Di solito quando gli YouTuber si danno alla musica esce fuori della grande spazzatura. C'è chi, come Rovazzi, riesce a cavarci fuori delle genuine hit da classifica e ad affermarsi come personaggio pop e c'è chi fa semplicemente della trap scadente. Dall'altra parte degli oceani, sia l'Atlantico che il Pacifico, c'è invece chi riesce a risultare credibile mettendosi a fare musica dopo essersi creato una carriera facendo ridere. E non solo, se ne esce anche con uno dei migliori prodotti, diciamo, "urban" del 2018.

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Prima di chiamarsi Joji, che poi è una versione nipponica del suo vero nome George, l'autore di BALLADS 1 si faceva chiamare Filthy Frank. Nato in Giappone da genitori americani, cominciò a caricare video su YouTube in cui faceva il coglione nel 2011. La sua idea? Essere un anti-vlogger, fare video il più offensivi possibile godendo di un periodo in cui la internet culture era così relativamente poco rilevante su larga scala che prendere per il culo mezzo mondo con stereotipi razzisti non era affatto un problema. Frank era un Johnny Knoxville, un Eric Andre: un maestro dell'intrattenimento che giocava sullo shock, l'assurdità e lo schifo per far ridere i suoi spettatori.

Quando indossava una tutina rosa e si faceva chiamare Pink Guy, poi, George diventava un antieroe. Simile a un preservativo lucido e satinato, Joji perdeva ogni ritegno: tremava come un verme, spaventava persone per strada, si contorceva in balli grotteschi. Un giorno ne fece uno che si sarebbe rivelato piuttosto importante per il suo futuro: con "Harlem Shake" di Baauer in sottofondo, cominciò a muovere il bacino in avanti e le braccia indietro scatenandosi con i suoi amici in una stanza resa dancefloor. Con il passare dei mesi, il mondo intero si riempì di gente che si filmava mentre si dimenava come dervisci al grido di DO THE HARLEM SHAKE.

pink guy

Joji nei panni di Pink Guy, fotografia promozionale.

Pink Guy fu per Joji anche un banco di prova musicale. I suoi primi pezzi li firmò proprio con quel nome, una serie di composizioni consciamente casuali, cattive ed esagerate da titoli come "Please Stop Calling Me Gay", "Small Dick" e "I Will Get A Vasectomy". A forza di trap volutamente becera e musica demenziale, Pink Guy cominciò a macinare milioni di views. E allora perché non buttare quei pezzi su Spotify? Così nacque Pink Season, il primo e unico album di Pink Guy, un capolavoro idiota che raggiunse la settantesima posizione nella Billboard 200 senza la minima promozione (o volontà di finirci, dato il contenuto del disco=.

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A questo punto George si rese conto che magari un po' di talento musicale lo aveva. Se ne rese conto anche 88rising, un canale YouTube, agenzia di marketing e collettivo di talenti fondato dal businessman nippo-americano Sean Miyashiro con lo scopo di creare un ponte tra la cultura urban statunitense e quella asiatica. Su 88rising sono nati fenomeni enormi come Rich Brian, gli Higher Brothers e Keith Ape, cresciuti anche grazie alla capacità di Miyashiro di cogliere lo spirito del tempo invitando rapper come XXXTentacion, 21 Savage, Ski Mask The Slump God e Trippie Redd a partecipare ai pezzi dei suoi protetti.

George/Pink Guy/Filthy Frank decise quindi di buttarsi di testa nell'acqua della serietà. Joji esisteva già da anni in realtà, almeno dal 2014, ma solo nel 2017 e grazie a 88rising il nostro trovò la forza di buttare fuori brani senza cercare di nasconderli al pubblico che si era innamorato di lui per le sue gag. Quei pezzi diventarono un EP, In Tongues. A quelli se ne sono aggiunti altri, e ora ecco BALLADS 1.

joji ballads 1

La copertina di BALLADS 1 di Joji, cliccaci sopra per ascoltarlo su Spotify.

L'album di Joji è perfetto per la sensibilità contemporanea: a tratti giocosa e ad altri malinconica, annebbiata da un filtro di amatorialità, all'intersezione tra trap, R&B, lo-fi e pop da cameretta. "ATTENTION", il primo brano, spacca subito lo spettro sonoro con un timido basso distorto che irrompe su una semplicissima melodia di pianoforte. "SLOW DANCING IN THE DARK" apre le tende che introducono al salone dove si svolge il gran ballo che è quest'album: lenti da danzare abbracciandosi da soli, in una stanza dalle vetrate che cadono a pezzi, mentre un tizio un po' triste schiaccia play e fa partire beat alla melassa e ci canta sopra come se dalla sua voce dipendesse il destino del mondo.

Il flusso di BALLADS 1 è costante e piacevole da navigare, ma è fortunatamente spezzato da piccole cascate posizionate al punto giusto, così da tenere impegnato il barcaiolo. Parlo delle tre collaborazioni, innanzitutto. Due sono con beatmaker che hanno fatto dell'estasi uno dei punti d'arrivo del loro fare hip-hop, cioè Clams Casino e Shlohmo; una è con un rapper, Trippie Redd, che non era mai suonato così capace di provare emozioni come nella sua strofa su "R.I.P.", in cui non dice poi molto: "Io e te, morirei per te, morirei per te". Ma quella morte si sente, nel cuore e nell'ugola. Così come in quella di Joji, che vuole sentirsi la vita spaccata e racconta poco e tanto allo stesso tempo. "Voglio solo andare in giro", ripete ossessivamente nella splendida "XNXX", ma con una leggerezza che suggerisce notti fresche, lacrime asciugate dal vento, baci rubati, palpebre calate col sorriso.

Alla fine BALLADS 1 ha fatto la storia. Joji è diventato il primo artista asiatico ad arrivare in cima alla classifica Billboard dedicata all'hip-hop, e già che c'era ha debuttato al secondo posto della classifica generale. Joji è lo YouTuber che ha fatto il disco R&B dell'anno, a sorpresa, rivelando una vena artistica che aveva criminalmente tenuto nascosta al mondo, e forse anche a sé stesso, per troppo tempo.

Elia è su Instagram.

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