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Nelle cantine di Istanbul si balla ancora

Anche dopo gli attacchi terroristici nei locali notturni, un golpe fallito e una serie di norme liberticide per gli spazi underground, i giovani turchi non si arrendono.

Ogni venerdì notte, c'è un solo posto al mondo in cui orde di teenager sauditi carichi di sacchetti H&M, studenti ubriachi appena tornati da Ibiza, prostitute, spacciatori e gendarmi armati di mitragliatrici possono convivere nella stessa strada: è il distretto Istiklal di Istanbul. L'ultima preghiera della sera si conclude più o meno alla stessa ora in cui le discoteche aprono, così alle 23 il suono della città subisce una dissolvenza incrociata, dal canto del Muezzin al beat di una traccia EDM. "Tutti hanno bisogno di un posto in cui rifugiarsi", mi dice un arruffato graphic designer di nome Saïd mentre camminiamo lungo la strada. Per Saïd e i suoi amici—un gruppo assortito con in comune un certo disprezzo per lo stile di vita mainstream in Turchia—quel luogo è un dancefloor così buio che non si capisce quanta gente ci sia, e un basso che ti fa vibrare le molecole di ossigeno nei polmoni. Diventa sempre più difficile trovare posti così, ma loro li conoscono tutti.

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