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La benedizione delle Harley è una vera bestemmia

Cosa c'entrano le Harley Davidson con la Chiesa Cattolica? Abbiamo cercato di scoprirlo alla benedizione delle moto in Vaticano.

Foto di Niccolò Berretta.

In quattro giorni 150mila Harley Davidson hanno messo a ferro e fuoco la Capitale. Con gli strombazzamenti vichinghi, i sudamenti barbarici e i tamponamenti tra di loro, schiere di biker incazzati hanno sgommato su Roma con un solo imperativo: cercare il Papa. Non per ucciderlo e mangiargli il cuore, come pensavo, ma per farsi benedire la motoretta e derapare in Paradiso.

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Per celebrare l’anniversario dei 110 anni della Harley Davidson, gli amatori giunti da tutta Europa si sono radunati giovedì a Ostia per l’“evento più importante del mondo a due ruote.” Migliaia di motociclisti obesi hanno rosolato in spiaggia sulle note della Max Pezzali Tribute Band e hanno  discusso di customizing e birrozze.

Venerdì una prima orda medievale ha sfilato per il centro, paralizzando il traffico con sguardi cattivi, giacche teschiate e bandieroni con le fiamme: diretti alla Basilica del Vaticano per la Santa Messa.

Sabato una seconda ondata di pre-civilizzazione sul Grande Raccordo Anulare ha causato un maxi tamponamento, una biker ferita e chilometri di coda.

Ieri mattina a San Pietro si è svolto il main event delle celebrazioni. Soltanto 800 fortunati, estratti a caso, hanno potuto parcheggiare il proprio bolide a via della Conciliazione durante l’Angelus del Papa. Lungo due file infinite, grasse Harley Davidson erano pronte a ricevere la benedizione del bicilindrico a V.

Francesco I avrebbe dovuto raggiungere i centauri dopo la messa, come da programma, ma siccome è un papa frizzante anche stavolta ha fatto a modo suo. A sorpresa prima ancora che i motociclisti fossero tutti sul posto è passato a portare la parola del Signore William Harley e Arthur Davidson, con il risultato che alcuni tra i presenti non l’hanno neanche visto. Uno di questi però mi ha detto sereno: “Non è importante non aver incrociato il Papa perché oggi è una giornata bellissima e io ho portato la mia moto.”

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Chi si aspettava di incontrare i “Centauri solitari dell’Apocalisse” sarà rimasto quasi certamente deluso. I motociclisti in piazza erano molto più simili a quelli di South Park. Sudati e in pellame, questi giocondi pupazzoidi sedevano sulle loro puledre in attesa che qualche turista gli chiedesse di fare una foto o una rombata. Mentre papa Bergoglio parlava del sacrificio di Cristo, di sotto si sgasava, a tal punto che un vigile invitava alla calma: “a basso tono, a basso tono, ci sta il papa.”

Durante un servizio del Tg4 si avvicinano decine di persone incuriosite. La giornalista Francesca Cenci aspettando il collegamento dallo studio è impacciata accanto a due motociclisti con la maglietta del Pontefice che non vedono l’ora di essere intervistati. Partono i canti della messa in filodiffusione e all’acuto Cenci s’arrabbia: “Non sento niente negli auricolari, maledizione!”

Un signore mi ferma e mi chiede indicando uno dei due biker davanti alla telecamera: “Chi è lui? Ho letto che ci sta il nipote di Davidson in giro! È lui, ve’?”

Un ragazzo chiede a un motociclista se può sgasargli sulla mano. Accende il motore tira di gas e il ragazzo allunga il braccio verso la marmitta. Poi si annusa il palmo chiude gli occhi e fa un verso disumano.

Nella parte finale dell’omelia, subito dopo aver pregato la Madonna, il papa saluta da San Pietro “i numerosi partecipanti al raduno motociclistico Harley-Davidson,” e in cambio riceve in dono una motocicletta. Un regalo sobrio ed elegante da parcheggiare in sagrestia.

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Prima di partecipare alla benedizione dei mezzi di trasporto, ho letto il Credo degli Harleysti. Leggermente diversa dalla preghiera cattolica, fa così: “Noi crediamo nel percorrere la nostra strada, senza preoccuparci dove va il resto del mondo. Tutti noi crediamo nel contrastare le autorità, crediamo nel rifiuto di sottostare a chiunque, crediamo che il mondo si stia ammorbidendo e noi non lo seguiremo. Noi rendiamo la vita una cavalcata infernale.”

Quello di cui non riuscivo ancora a capacitarmi era quale fosse il collegamento naturale tra Dio Onnipotente e la Harley Davidson che fa VRUUUUM. Passeggiando accanto ai motociclisti in attesa che qualche papà gli chiedesse di reggere il figlio piccolo per scattare una foto, mi accorgevo che, stampate sulle magliette, al di là delle solite aquile coatte c’erano innumerevoli troioni che sprigionavano fiamme dal culo, e così non potevo far altro che chiedermi: “Ma che cazzo c’entra il papa?”

Un motociclista poi mi ha finalmente illuminato: “Niente. Non c’entra niente. Siamo tanti e abbiamo le moto.”

Quando la messa finisce e i motociclisti se ne vanno portandosi dietro quel circo che è la loro vita, diretti solo Dio sa dove, comincio ad avere paura. L’aver benedetto una motocicletta a San Pietro è stato sicuramente un atto imbarazzante, ma nonostante quei biker non sappiano proprio che farsene di Dio quando hanno la Birra e due tette grosse, nonostante sia stata l’ennesima scelta furbetta di questo stucchevole Papa Sbirulino, quello che mi terrorizza davvero è che questa pagliacciata abbia creato un maledettissimo precedente…

Segui Matteo su Twitter: @stai_zitta