Abbiamo intervistato il più grande artista italiano dopo Caravaggio*

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Musica

Abbiamo intervistato il più grande artista italiano dopo Caravaggio*

Tanino Liberatore è il papà di Ranxerox, fondatore di Frigidaire e autore delle copertine di Ivan Graziani e Bloody Beetroots. *(secondo Frank Zappa)

Il mondo della musica non è fatto di soli musicisti. Sembra una banalità, ma difficilmente viene concessa la giusta importanza a tutte le figure collaterali dell’industria: produttori, direttori artistici, organizzatori e illustratori hanno spesso un’importanza fondamentale che viene lasciata in secondo piano perché il lavoro operato da questi rimane dietro le quinte, lontano dalle luci dei palchi o dalle cineprese dei videoclip. Tra i tantissimi personaggi fenomenali (con svariate e differenti accezioni) che costellano il music biz, tra un Rick Rubin, un Bob Rock e un Malcolm McLaren, fa specie trovare anche un figlio dell’appennino abruzzese, che con tutto il baraccone c’entra un po’ come i cavoli a merenda, e forse proprio per questo è riuscito ad ottenere risultati così prestigiosi.

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Gaetano “Tanino” Liberatore, nato a Quadri nel 1953, vive felicemente a Parigi dai primi anni ‘80 ed è oggi considerato uno dei maestri dell’illustrazione a livello internazionale. Nella sua ormai quarantennale carriera vanta collaborazioni con la RCA Italiana, ha disegnato copertine per artisti di fama nazionale e internazionale e la sua opera è stata oggetto di innumerevoli mostre.

Il contributo più importante della lunga e variegata carriera di Liberatore è senza ombra di dubbio quello fumettistico (anche se lui non si sente eccessivamente legato alla forma, e ribadisce che per il momento non ha intenzione di tornare al medium, preferendo concentrarsi sull’illustrazione pura), soprattutto a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, quando Liberatore partecipò attivamente alla fondazione e formazione di Frigidaire, insieme ad altre teste pensanti e fuori dal coro come Vincenzo Sparagna (oggi fiero cittadino di Frigolandia), Andrea Pazienza, Igort e Stefano Tamburini. Proprio alla collaborazione con quest’ultimo si deve il personaggio che ha catapultato un ancora giovane Tanino nell’Olimpo del fumetto: Ranxerox, il coatto sintetico costruito con pezzi di macchine fotocopiatrici.

Approfittando della più recente esibizione delle sue opere, a Cosenza, all’interno della sezione off di Le Strade Del Paesaggio, che lo ha portato a una settimana di incontri e firmacopie nel Bel Paese, abbiamo fatto quattro chiacchiere con l’illustratore abruzzese.

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Ciao Tanino, per prima cosa, te lo devo dire, sono un tuo grandissimo fan. Sarò molto di parte nello scrivere questo articolo.
Devi, altrimenti ti mando Ranxerox [ride].

Dunque, visto che noi ci occupiamo di musica, ne approfitterò per entrare un po’ più in profondità sul tuo rapporto con questo mondo.
Va benissimo, anzi, la musica è ancora la cosa che a me piace di più. È sempre stata presente nella mia vita, in un modo o nell’altro, e non solo a livello professionale. Mi ha aiutato in momenti di tristezza ed era con me nei momenti di gioia, e poi è sempre stato grazie alla musica che ho avuto degli incontri importanti per la mia vita e per la mia carriera. Ho ascoltato e ascolto tuttora di tutto, ma la musica degli anni Settanta e Ottanta è ancora quella che prediligo e che ancora oggi ascolto sempre volentieri. Ascolto tanto jazz, a cominciare da Miles Davis, poi classica e anche molta elettronica, principalmente la scuola elettronica di Berlino, Klaus Schulze, i Tangerine Dream di una volta, di tutto un po’ insomma.

E allora la domanda sorge spontanea, l’ho fatta a Rifo qualche settimana fa, ora voglio sentire l’altra campana: come sei finito a disegnare le copertine di un gruppo come i Bloody Beetroots? Da un lato sicuramente si sposa molto con la tua poetica, perché dal coatto sintetico sei passato al coatto elettronico, visto che Rifo ha questo tipo di proposta non proprio sobrissima, ma com’è successo realmente?
È successo che lui è un ragazzo che sa esattamente quello che vuole, ed è un fan di Ranxerox. È stato lui a contattarmi, poi io ho ascoltato quello che faceva e a quel punto non potevo lasciar perdere. C’è stato subito un buon rapporto tra me e lui, e come quasi sempre quando ho fatto delle copertine per delle persone che me l’hanno chiesto direttamente, ne è nato un rapporto umano abbastanza importante. E con lui è andato tutto molto bene. È un rompicoglioni, eh, è puntiglioso, ma è giusto che sia così; quando una persona ti chiede un lavoro non è che puoi fare la grande star, anzi, gli ho dato ascolto ed ero pronto a fare quei piccoli cambiamenti che mi ha chiesto di volta in volta, anche perché ad un primo impatto è andato subito tutto bene, si trattava solo di limare i piccoli dettagli che per lui erano giustamente importanti e che magari io manco conoscevo. Questo fino all’ultima copertina, quando gli ho detto ‘mo’ faccio quello che dico io, e tu l’accetti’. E lui ha detto sì. L’idea mi era venuta proprio parlando con lui, che era a Parigi, in quei cinque minuti che abbiamo parlato insieme, io l’ho realizzata, gliel’ho mandata e gli è piaciuta. Poi è stata impaginata da un grafico, e il risultato finale mi piace. È diversa dalle altre, però è altrettanto forte.

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Assolutamente. E ti dico, da appassionato, che quando mi trovai in mano per la prima volta Romborama e vidi Rifo seduto sul cesso che leggeva Ranxerox mi sono messo a ridere veramente di gusto.
Sì, poi quella copertina era piena di riferimenti: c’erano i manifesti di Frank Zappa, c’era Ranxerox, c’era Rifo, c’era tutto. C’era la genesi di quella copertina, da dove veniva quella musica.

Ecco, visto che l’hai nominato tu: è vera la storia di Frank Zappa che ha scaricato la groupie per leggere Frigidaire? È andata davvero così?
Penso di sì. O almeno, questo è quello che mi disse all’epoca il manager italiano di Frank Zappa, che lavorava su Ciao 2001. Tu probabilmente non eri manco stato pensato dai tuoi nonni, quando ci stava Ciao 2001, ma all’epoca era una rivista importante. Poi è diventata troppo easy listening, ma a quei tempi… E insomma a quanto mi disse questa tizia si presentò senza tesserino, ma con Frigidaire in mano. Zappa ha visto Ranxerox, con lei non c’è andato, ma ha fatto contattare me e Tamburini, e fu quella volta che se ne uscì con la frase ‘il più grande artista italiano dopo Caravaggio’.

Che non è una cosa da poco quando te la dice Frank Zappa. Un’altra domanda sempre sul tuo lavoro, stavolta in qualità di fumettista: hai detto di averci messo sei anni per fare le settanta pagine di Lucy. Come mai così tanto? Sei anche più lento di Frank Quitely .
Beh, prima di tutto è perché non sono un grande lavoratore [ride]. Poi perché il fumetto, come ripeto spesso, non è il mio linguaggio preferito. Quando lo faccio mi crea non dolore, però passione sì. Mi piace tutto il lavoro a monte, la mise en page, gli schizzi, poi quando si tratta di finire, là diventa un po’ problematico. Un’altra ragione è che per Lucy ho imparato un’altra tecnica, a disegnare in digitale, e quindi ho dovuto imparare anche ad usare il computer, che prima non sapevo manco accendere. Quindi c’è stata questa evoluzione, nella mia tecnica di lavoro, oltre a quella del personaggio. E oggi per me lavorare al computer è un altro metodo, una cosa in più, poi ho lasciato perdere e ho ripreso a lavorare in analogico, anche se la riprendo ogni tanto, magari per qualche copertina, perché il digitale mi permette di modificare senza troppi problemi in base agli aggiustamenti che mi vengono richiesti.

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Ecco, tornando a parlare di copertine: tu per quali altri artisti hai illustrato, oltre ai Bloody Beetroots e Frank Zappa?
Beh, quando ho cominciato, per tre anni il mio lavoro è stato proprio quello di disegnare copertine per la RCA. Quello più importante fu Ivan Graziani, cui illustrai I Lupi e Agnese Dolce Agnese. Il primo fu commissionato dall’editore, mentre Agnese direttamente da lui, poi ci siamo conosciuti e siamo diventati amici. Recentemente ho rivisto suo figlio, che ha fatto un disco e ha la stessa identica voce del padre, incredibile.

Una copertina l’ho quasi fatta per Miles Davis, con cui ho avuto più o meno lo stesso rapporto che ho avuto con Zappa.

Anche Miles Davis aveva rifiutato una groupie per te?
No, lui aveva soltanto visto un manifesto mio che avevo fatto per il festival jazz di Nancy, in Francia, e aveva chiesto al suo entourage di procurarsi i miei lavori, e alla fine ci incontrammo. Miles Davis era un re, un essere incredibile. In pratica i miei musicisti preferiti all’epoca erano Frank Zappa, Miles Davis e Robert Wyatt. Ne ho incontrati due. La cosa mi dà un certo piacere.

Me l’immagino. Adesso ti manca Wyatt.
Eh ma quello ha detto che non farà più dischi, e poi c’ha la moglie che gli fa le copertine. Ormai è da Rock Bottom che gliele fa tutte lei, sai, dal primo disco dopo che è rimasto paralizzato. Lo conosci, Robert Wyatt?

Sì che lo conosco, ma ammetto che non sapevo le copertine gliele facesse la moglie.
Ecco, come musicista è forse quello che preferisco in assoluto. Solista, coi Matching Mole e coi Soft Machine.

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Devo ammettere che non sono proprio i miei suoni, né quelli di Rock Bottom né quelli dei Soft Machine, io sono di estrazione un po’ più ignorante, sono più affezionato alle chitarrone a cavallo tra gli ‘80 e i ‘90.
Ah ma le chitarrone che dici tu le hanno portate quelli degli anni ‘70, dai Cream agli Zeppelin ai Sabbath, tutta ‘sta gente qua. O i King Crimson. A me Robert Fripp fa impazzire, è un altro genio. È uno stronzo come persona, ma musicalmente mi fa impazzire. Poi non so che intenda tu di preciso con le chitarrone, ma io sono un patito dei virtuosi della chitarra come Steve Vai o Joe Satriani.

Io sono più orientato verso gli Iron Maiden e da lì in poi…
Ah, a me quella roba invece piace di meno. Sono andato a vedere una volta gli AC/DC ma dopo tre canzoni me ne sono andato perché mi ero rotto i coglioni.

Ecco, gli AC/DC fanno abbastanza cacare pure me, però poi non voglio mettermi a parlare male di nessuno…
No no, ma che, se posso parlare di quello che mi piace posso parlare anche di quello che non mi piace, gli AC/DC mi hanno rotto i coglioni proprio. [ride]

E invece, per tornare a Robert Fripp, hai sentito che i King Crimson hanno messo in vendita i biglietti per ascoltare soltanto il concerto, e non per vederlo?
Aspetta aspetta, allora: io ho visto i King Crimson in concerto qualche anno fa a Parigi ed è stato forse il più bel concerto della mia vita. Suonarono tutte canzoni che conoscevo, riarrangiate con tre batterie, fu un’esperienza fantastica. Poi, l’anno dopo, con la stessa formazione, venne organizzata una data in una sala con un’acustica molto migliore, e quindi comprai il biglietto per andare anche con mia moglie. Sennonché ci fu un problema con la metropolitana, e arrivammo con cinque minuti di ritardo. Questo stronzo aveva già fatto chiudere le porte, ma il concerto non era ancora cominciato. Sarebbe iniziato alle nove, e io arrivai alle otto e trentacinque. Ma lui non faceva entrare più nessuno, e dovetti aspettare l’entr’acte dopo un’ora; in pratica sono entrato a metà concerto. Puoi bene immaginare quante gliene ho dette. Quindi non mi meraviglia quello che mi dici, da parte sua è possibilissimo.

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Torniamo un attimo ai tuoi progetti attuali: oltre alla mostra di Cosenza che ha appena aperto, a cosa stai lavorando o hai lavorato recentemente?
Ho appena partecipato a un vernissage a Parigi per una mostra interamente dedicata alle illustrazioni di Ranxerox. Niente fumetti, solo illustrazioni, con molto materiale nuovo cui ho lavorato appositamente per questa occasione. Anche per il prossimo futuro, continuerò a fare quadri e dipinti da esposizione, non penso di ricominciare a fare fumetti.

Allora ti lascio con un’ultima domanda: cosa ascolta Ranxerox?
[ride] Ranxerox all’epoca ascoltava Pere Ubu, Devo, Talking Heads, Brian Eno, King Crimson, ma anche Robert Wyatt, come ti dicevo. Però soprattutto direi i Pere Ubu. Conosci?

Sì, ma non sono cose un po’ troppo studiate per uno come Ranxerox?
Decisamente, ma all’epoca lo dicevo spesso: l’unica parte intellettuale di me è la musica.

Le immagini e bozzetti contenuti nell'articolo sono per gentile concessione di Tanino Liberatore.

La sezione off di Le Strade Del Paesaggio dura dal 16 al 23 dicembre. Consulta il sito per ulteriori informazioni sugli incontri con l'illustratore.

Andrea è uno dei Lord di Aristocrazia Webzine.

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