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Musica

Album Première: Boccardi/Pilia - Bastet

La mitica etichetta egiziana Nashazphone accoglie finalmente due musicisti italiani per un disco profondo e affascinante.

L’egiziana Nashazphone è una delle etichette più interessanti che siano venute fuori negli ultimi anni, caratterizzata dall’enorme varietà del suo catalogo, che non ha paura di osare e pubblicare cose molto diverse tra loro ma sempre estremamente affascinanti.

Se non ve ne foste accorti con le loro prime uscite (a inaugurare fu, nel 2006, nientemeno che un live dei Sun City Girls), non potete averla ignorata quando nel 2014 ha fatto esplodere quel mito assoluto di Islam Chipsy con Live At The Cairo High Cinema Institute - seguito poi nel 2015 da Kahraba, l’esordio in studio.

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Da allora la creatura di Hicham Chadly è indubbiamente nel radar di tutti quelli che hanno le orecchie attente, e i lavori di Sam Shalabi, Costes, Alvarius B., 5599, Skullflower e molti altri hanno dimostrato che si tratta di una di quelle label che vanno seguite a prescindere, fidandosi del gusto del loro fondatore e curatore.

La novità è che siamo felici di ospitare su Noisey la première del loro primo disco “italiano”, e cioè di un album in collaborazione tra Alberto Boccardi e Stefano Pilia intitolato Bastet.

Entrambi i nomi dovrebbero già essere conosciuti ai lettori di Noisey, ma per sicurezza facciamo un breve recap.

Alberto è un musicista elettronico attivo in questa veste dai primi anni Duemila, che ha avuto base a Milano fino a pochi anni fa. Qui si è trovato a condividere collaborazioni e esperienze con altri musicisti dell’ambito molto apprezzati anche a livello internazionale come Nicola Ratti (con cui ha condiviso il progetto dello spazio Standards), Attila Faravelli e Giuseppe Ielasi. È autore anche di ottimi dischi in collaborazione con Lawrence English e Maurizio Abate. Da qualche anno si è trasferito in pianta stabile al Cairo, dove lavora come ingegnere, e lì ha potuto per l’appunto avvicinarsi anche all’attivissima scena locale, di cui sicuramente Nashazphone è uno dei centri di gravità.

Ad affiancarlo in questo disco è Stefano Pilia. Proveniente (come Claudio Rocchetti e Valerio Tricoli) da quel grandissimo gruppo che sono stati i 3/4HadBeenEliminated, è senza ombra di dubbio uno dei migliori chitarristi d’Italia, tuttora parte integrante delle formazioni di monumenti come Afterhours e Massimo Volume. È inoltre parte di una band che da queste parti amiamo molto come gli In Zaire, ma anche sodale di Mike Watt ne Il Sogno Del Marinaio. Come se non bastasse, è molto prolifico anche come solista (consigliato il suo Blind Sun New Century Christology del 2015) e in varie collaborazioni estemporanee (citiamo sia il trio con Andrea Belfi e David Grubbs che l’album realizzato con Oren Ambarchi e Massimo Pupillo).

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Ora giunge il momento di questo primo disco in collaborazione tra i due, registrato tra Milano e Bologna, e il risultato è quello che ci si può aspettare dall’incontro di due pesi massimi.

Non è un disco facile, si tratta un lavoro molto astratto e minimale, in cui percussioni e chitarra elettrica si incontrano e dialogano tra elettronica e acustica creando una narrativa assolutamente affascinante e profonda, oscura ma intensa. Una stanza nella quale entrare con un po’ di timore ma nella quale poi ci si troverà bene, e magari si vorrà tornare spesso a fare un giro, specialmente a tarda notte.

Non ci dilunghiamo oltre e ve lo lasciamo testare con le vostre orecchie.

Buon ascolto.

Federico è su Instagram.

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