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Tecnologia

La chiusura di Telltale Games potrebbe stravolgere le case di videogiochi

Una delle più note case di sviluppo di videogiochi ha chiuso i battenti da un giorno all'altro, licenziando in tronco oltre 200 dipendenti.
Immagine: Telltale Games

Telltale Games è una delle case di sviluppo più note ed ammirate del panorama dei videogiochi globale — Anzi 'era', visto che il suo CEO, Pete Hawley, ha annunciato ufficialmente l’intenzione dell’azienda di abbandonare le scene.

Almeno 225 dipendenti sono stati licenziati, apparentemente senza preavviso e senza alcuna liquidazione, in 30 minuti hanno dovuto raccogliere armi e bagagli e allontanarsi rapidamente da quello che fino a poco prima consideravano il loro posto di lavoro. Le testimonianze che riportano questo cupo scenario sono tutte da confermare, ma Telltale si è notoriamente macchiata di atteggiamenti corporativi tossici, nonché dello sfruttamento dei propri lavoratori, dettagli che certamente non depongono a favore di un’interpretazione più generosa.

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Nella sua dichiarazione, Hawley sostiene che questa sventurata decisione sia frutto di un’insormontabile crisi economica e che proprio la carenza di liquidi lo abbia spinto a ridurre la forza lavoro alle sole 25 unità superstiti, tutte intensamente impiegate per portare a termine Minecraft: Story Mode, una serie TV interattiva commissionata da Netflix.

Nonostante gli smaccati favori della critica, insomma, le epiche narrative episodiche che hanno caratterizzato lo stile di Telltale non sono state in grado di pagare le bollette. Neppure il mettere le mani sulla licenza di Batman ha portato ai risultati sperati, anzi a livello di incassi si è trattato del loro flop più cocente.

Se la conclusione di Minecraft può dirsi garantita, il destino di tutti gli altri giochi nelle scuderie Telltale è assai più fumoso. Anche in questo caso mancano dichiarazioni ufficiali, ma proprio un portavoce Netflix ha rivelato a Variety che l’azienda di streaming stia vagliando “altre opzioni” per realizzare il progetto videoludico di Stranger Things, affidato appena qualche mese fa a Telltales. La parafrasi è chiara e lascia poco spazio agli equivoci: Stranger Things di Telltale è naufragato.

Un destino non dissimile sembrerebbe legarsi anche a The Wolf Among Us 2 e a The Walking Dead: The Final Season, titolo che viene attualmente già commercializzato ma che rischia di rimanere inconcluso. I fan sono grandemente allarmati, se non altro per l’investimento da loro effettuato che sembra essere condannato a trasformarsi in un fondo perduto. Ammettendo che il secondo episodio, previsto per il 25 settembre, sia già stato completato e possa quindi uscire senza intoppi, sorgono infatti dubbi sul come sarà gestita la restante esperienza videoludica.
Considerando che la forza lavoro di Telltale é stata integralmente immolata per sedare le potenziali ire di Netflix, non rimangono che due scenari: una secca interruzione o, in alternativa, lo scoprire che il titolo era già stato precedentemente completato nella sua interezza.

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Qualunque sia la risposta, la situazione andrà sicuramente a gettare rinnovate perplessità sull’etica dei produttori di videogame e sull’abuso dei cosiddetti “season pack”, i bundle nei quali vengono riuniti molti dei contenuti scaricabili previsti e ancora in via di programmazione. In sostanza ci si impegna a scatola chiusa a comprare tutte le espansioni future di un gioco e, in cambio, si riceve un’offerta vantaggiosa sul costo totale dell’acquisto.

Lo scambio sembrerebbe essere conveniente, ma bisogna prendere in considerazione che sono sempre più frequenti i casi in cui gli sviluppatori disattendono le aspettative offrendo contenuti poveri di sostanza o che finiscono col “truffare” gli acquirenti vendendo loro contenuti già presenti all’interno del gioco acquistato. Nel caso di Telltale si prospetta una terza eventualità, cioè che l’azienda chieda il riconoscimento della bancarotta prima di terminare il lavoro già finanziato dai giocatori.

A ben vedere una situazione di questo tipo si era già verificata in passato: THQ aveva chiuso i battenti nel gennaio 2013, ma si era ugualmente impegnata a garantire tutte le espansioni del suo Darksiders 2.

Non bisogna tuttavia dare per scontato che la virtuosa scelta di voler mantenere fede ai propri impegni verrà replicata anche da Telltale. In effetti, per ora, Telltale non ha neppure sospeso la vendita dei season pack su Steam, PlayStation Store e Microsoft Store.

Se i giocatori venissero effettivamente privati degli ultimi due episodi di Walking Dead — o se questi non venissero adeguatamente risarciti — si verificherebbe un grottesco precedente, un precedente che andrebbe a minare definitivamente ogni briciolo di fiducia rimasta in quella che molti videogiocatori stanno già vivendo come pratica predatoria da parte di aziende arroganti.

Questo genere di “gaffe” in passato ha spinto i consumatori a ribellarsi, fomentando boicottaggi tali da forzare le grandi aziende a rivedere le proprie strategie commerciali e, addirittura, convincere nazioni intere ad applicare nuove leggi in difesa dei gamer.

È successo con le 'loot box', è successo con gli 'online pass e ora potrebbe succedere anche con i pass stagionali. La loro proliferazione sta decisamente fuggendo di mano, l’esperienza completa di un nuovo videogame può costare tranquillamente un centinaio di euro e la scomparsa dei soldi accordati dai giocatori a The Walking Dead presenterebbe un colpo letale alla già fragile fiducia riposta nel mercato dell’intrattenimento digitale.