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Chi è Roberto Spada, l’uomo della testata a un giornalista a Ostia

Membro di un clan criminale in forte ascesa sul litorale, fotografato più volte in compagnia di esponenti di CasaPound, e ora tiratore di testate ai cronisti.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Grab via Facebook.

Ieri pomeriggio i feed sui social network sono stati monopolizzati da un video pubblicato dalla trasmissione Nemo di Rai 2. Lo spezzone dura poco più di un minuto ed è girato a Ostia: l’inviato Daniele Piervincenzi, che stava preparando un servizio sul voto della scorsa domenica, è fuori da una palestra e rivolge alcune domande a Roberto Spada sul suo appoggio a CasaPound (ne ho già scritto qui, e dopo ci tornerò su).

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Quest’ultimo, dopo aver risposto lapidario che "nun me ne fotte un cazzo," rifila improvvisamente una testata al giornalista, infierisce con un bastone e poco dopo si scaglia anche contro l’operatore Edoardo Anselmi. Metto il video qui sotto, con l’avvertenza che si tratta di immagini forti:

Naturalmente, le reazioni del mondo giornalistico e politico non sono tardate ad arrivare. Dal presidente del consiglio Paolo Gentiloni fino a Virginia Raggi, la condanna dell’accaduto è stata unanime. Persino lo stesso Spada è intervenuto su Facebook, giustificando in qualche modo l’aggressione ("entrava a forza in una associazione per soli soci… disturbando una sessione e spaventando mio figlio….") e raccogliendo una certa solidarietà da parte di chi lo segue.

L’autore dell’aggressione è stato subito denunciato a piede libero per lesioni, per cui è previsto l’arresto solo in flagranza di reato. Gli inquirenti aspettano di conoscere l’entità delle ferite riportate dall’inviato per ridefinire le accuse. Secondo Repubblica, Il fascicolo è stato affidato alla Direzione distrettuale antimafia; e non si tratta di una circostanza casuale.

Ora, scorrendo il prolifico profilo Facebook di Spada sembra di trovarsi di fronte a un semplice gestore di una palestra—la Femus boxe—che posta foto con i guantoni, ritratti familiari e barzellette.

Nella realtà di tutti i giorni, tuttavia, Roberto Spada fa parte di una famiglia di origini sinti che a Ostia è conosciuta per altri tipi di attività. Tipo usura, spaccio, estorsioni, racket di alloggi popolari, e violenze assortite.

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Diversi appartenenti al clan, infatti, sono ripetutamente finiti in carcere e davanti al tribunale. Nel giugno del 2016, Carmine Spada—detto “Romoletto” e fratello di Roberto—è stato condannato in primo grado a dieci anni di reclusione per aver tentato un'estorsione "da 25mila euro, lievitati a 270mila, attuata con il metodo mafioso, ai danni di un tabaccaio di Ostia."

All’inizio del febbraio 2017, Armando Spada è stato condannato—sempre in primo grado, insieme ad altri sei imputati—a cinque anni e otto mesi nell’ambito del processo per gestione degli appalti pubblici e la concessione degli stabilimenti balneari sul litorale. Anche in questo caso è stata riconosciuta l’aggravante del metodo mafioso. Tra i condannati figura anche Ferdinando Colloca, che nel 2013 è stato candidato alla regione Lazio per CasaPound e che secondo l'accusa era in società con Armando Spada.

Lo scorso ottobre, sette Spada sono stati condannati (in primo grado) fino a un totale di 55 anni di carcere per estorsione—anche qui con l’aggravante del metodo mafioso. L’accusa era quella di aver allestito a colpi di minacce e angherie un racket nelle case popolari di via Baffigo. La sentenza è il coronamento dell’operazione "Sub Urbe", che nell’aprile del 2016 aveva portato in carcere i sette componenti e ricostruito l’ascesa del clan all’interno dello scenario criminale di Ostia.

Qui occorre un breve passo indietro. Tra il 2013 e il 2014 le operazioni “Nuova Alba” e “Tramonto” infliggono un duro colpo ai clan Triassi e Fasciani, che controllavano la malavita di Ostia. Gli Spada, come si legge nell’ordinanza di “Nuova Alba,” si sono agganciati all’orbita dei Fasciani quando questi “hanno visto che […] stavano acquisendo più potere nel territorio di Ostia ed hanno ritenuto più utile averli come alleati che come concorrenti.”

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Oltre a rifornirli di droga, i Fasciani lasciano il controllo “operativo” di una porzione del territorio—soprattutto Nuova Ostia—agli Spada. Per consolidare questo controllo, si legge nell’ordinanza di “Sub Urbe,” gli Spada non esitano a gambizzare membri di famiglie rivali (come Massimo Cardoni), “schiaffeggiare di giorno sulla pubblica via le vittime, […] condurle in luoghi dove le avrebbero brutalmente picchiate,” e più in generale “sottoporle a quotidiani atti di sopraffazione fisica e morale ricordando loro la "fine" che avevano fatto coloro che avevano provato ad opporsi.”

Il sostituto procuratore Michele Prestipino parla di “oltre 40 episodi criminali” dal 2011 al 2015, “tra alloggi comunali, stabilimenti balneari, schiaffeggiamenti in strada e usura ed estorsioni.” L’ascesa degli Spada si fa dunque più concreta con l'indebolimento del clan Fasciani, che apre spazi inediti—al punto tale che il gip Anna Maria Fattori scrive nell’ordinanza “Sub Urbe” che il clan Spada sta addirittura “sostituendo il potere già detenuto dalla famiglia Fasciani con la quale era alleata.”

A livello giudiziario, Roberto Spada (che considera il “clan Spada” solo una “questione mediatica”) non rientra in questo riquadro: formalmente è ancora incensurato. Prima di ieri, infatti, era finito sulle cronache per motivi più—diciamo così—“politici.” A maggio del 2015 le forze dell’ordine hanno sgomberato un immobile occupato in via Forni, che ospitava l’associazione “Femus art school” intestata alla moglie. Nello stesso periodo, Spada ha lanciato provocatoriamente una sua “candidatura” alla presidenza del municipio X, scrivendo cose come “facendo i calcoli riesco ad arrivare a 15mila voti (20 euro cadauno).”

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Ed è sempre attraverso Facebook che l’uomo è finito in mezzo a una polemica tra il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle. Spada, infatti, ha iniziato a condividere post e notizie su Alessandro Di Battista; alcuni esponenti del PD—su tutti Stefano Esposito—lo hanno notato e attaccato: “Vorrei invitare Di Battista e compagni a riflette sul perché personaggi come Roberto Spada a noi del PD ci minacciano e a voi grillini vi condividono i post sulle loro bacheche.” In un servizio realizzato dalla trasmissione L’aria che tira, Spada si è definito un elettore del M5S.

Qualche mese dopo, l’8 dicembre 2015, la “Femus art school” e “Femus boxe” hanno organizzato insieme a CasaPound una festa in piazza Gasparri (nel cuore di Nuova Ostia) intitolata “Giovinezza in piazza.” All’evento erano presenti Luca Marsella, responsabile di CasaPound sul litorale, la compagna Carlotta Chiaraluce (anche lei militante di CPI) e naturalmente Roberto Spada. In una nota, i Giovani Democratici di Ostia hanno attaccato l’iniziativa e parlato di “alleanza tra estrema destra e criminalità.”

Il copione si è ripetuto in altre circostanze. Il 6 gennaio 2016, per le celebrazioni della Befana, Spada e Marsella si sono fatti ritrarre nella famigerata foto ripresa dai giornali.

Foto via Facebook.

Lo stesso è successo nel marzo del 2016, in un evento dove campeggiava un grosso striscione in fasciofont che recitava “La mafia è nella politica attuale / Ostia si ribella”; anche in questo caso ci sono foto di Marsella e Spada. Nel gennaio del 2017 è tornata in scena la festa della Befana, con un’altra foto con Marsella e Chiaraluce.

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Foto via Facebook.

Si arriva così a ridosso del voto, nel pieno di una campagna elettorale che vede un grosso dispendio di forze da parte di CasaPound nel quartiere e altrove—un impegno segnato anche dalle accuse (respinte dal partito) di violenze contro volontari di associazioni e avversari politici. In quelle circostanze, Roberto Spada ha pubblicato sul suo profilo una specie di “analisi” della situazione politica: “Preti che fanno politica, ministro che aiuta un partito antagonista da sempre, partito politico che per vergogna partecipa alle elezioni senza simbolo …….e continuate voi dello schifo.” Nei commenti al post Chiaraluce scrive “inutile dire chi è l’unica valida alternativa,” al che Spada risponde: “Regolare…amando fortemente la raggi…”

Pochi giorni prima della consultazione—com’è ormai noto—da Spada è arrivato quella specie di endorsement a CasaPound, che il partito ha bollato come una polemica montata ad arte. È un fatto, comunque, che a Nuova Ostia i “fascisti del terzo millennio” abbiano preso un ragguardevole 18 percento. Secondo Franco De Donno, l’ex sacerdote a capo della lista di sinistra Laboratorio Civico X, “il contesto dove operano è lo stesso, come tutti lo sanno, alle case popolari di Nuova Ostia.”

In un’intervista al Corriere della Sera, Marsella ha affermato che quei voti non sarebbero arrivati grazie alla “vicinanza” con Roberto Spada; e che anzi, le ipotesi in tal senso sono “strumentalizzazioni […] per distruggere il nostro lavoro.” All’inizio di settembre, commentando la foto in televisione, il candidato di CasaPound aveva però detto di non essere in imbarazzo e di non avere nulla da nascondere.

Ieri, invece, il partito si è affrettato a prendere le distanze da Roberto Spada. Su Twitter, Simone Di Stefano ha scritto che Spada “non è un esponente di CasaPound. Con lui non condividiamo nulla, se non una sua presenza ad una festa per bambini in piazza 18 mesi fa. Non rispondiamo certo delle sua azioni e la violenza è sempre deprecabile.” Su Facebook, Marsella si è smarcato dicendo: “È incredibile che oggi ci venga richiesto di prendere una posizione su questioni che non riguardano CasaPound.”

Oggi pomeriggio CasaPound terrà una conferenza stampa per spiegare ulteriormente la loro posizione, mentre staserà Di Stefano sarà negli studi di Piazzapulita. Sabato prossimo ci sarà una manifestazione anfascista e antimafiosa a Ostia, organizzata dal Laboratorio Civico X. “Siamo stanchi del Clan Spada, tutti i Clan, e tutte le organizzazioni criminali di ogni genere e di ogni tipo che distruggono e annientano i nostri quartieri,” si legge nella descrizione dell’evento. De Donno, dal canto suo, ha spiegato all’ Huffington Post che gli Spada e i Fasciani “hanno fatto terra bruciata attorno a Ostia, e ci hanno lasciato soli, lontani dalle istituzioni, che sono anch’esse colpevoli, perché ci hanno dimenticato.”

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