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Meno neve e più pioggia significa siccità

Non dipende dal livello di precipitazioni, ma da come precipita.

Il periodo più magico dell'anno per la montagna è ora. Non soltanto per le solite ragioni primaverili di uscire all'aperto e dire addio al persistente disordine affettivo stagionale, ma per l'acqua. È in questo periodo che avviene il grande scioglimento. Inizia la stagione del fango. La quantità d'acqua versata in primavera proveniente dal manto nevoso delle zone di montagna avrà degli effetti per tutto il resto dell'anno. La quantità esatta di quest'acqua che sta soffocando i fiumi delle valli determinerà quali agricoltori potranno davvero andare a coltivare quest'anno, quanta acqua potrà essere usata per i bisogni di base, e la gravità degli incendi boschivi estivi un po' dappertutto—senza contare un pochino di turismo, l'habitat della fauna selvatica, e la navigazione commerciale lungo i fiumi.

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In particolare, molte regioni che dipendono dal manto nevoso dovranno pure affrontare una successiva stagione piovosa in Luglio o Agosto. Ma anche un anno con una pioogia dalle proporzioni epiche, non è nulla in confronto allo scioglimento delle nevi. I fiumi diventeranno fangosi e si ingrosseranno, ma non cambierà molto nel bilancio idrico. Questo è qualcosa che gli occidentali potrebbero conoscere già abbastanza bene, ma i ricercatori stanno ancora indagando le precise relazioni idrologiche tra le precipitazioni come quelle nevose rispetto a quelle piovose, e cosa questo potrebbe significare in termini di surriscaldamento globale.

Parte del motivo per questa mancanza di informazioni è la difficoltà nel determinare il deflusso previsto dalle misurazioni effettuate sul manto nevoso, o perfino ottenere delle buone misurazioni. Solitamente, il deflusso nevoso e il suo impatto sui fiumi e i torrenti viene esaminato per una porzione particolare di un dato anno, piuttosto che considerare il deflusso delle acque complessivo anno dopo anno. Il risultato è un'immagine che esclude vistosamente i reali effetti della neve. Uno studio   pubblicato di recente sulla rivista Nature Climate Change sostiene di essere il primo a guardare gli effetti delle nevicate su medie annuali, e le sue conclusioni non sono terribilmente sorprendenti: se un fiume è composto da una quantità maggiore di acqua proveniente dallo scioglimento delle nevi (rispetto che da altre fonti, come la pioggia) probabilmente scaricherà più acqua totale.

La chiave per superare la difficoltà nelle misurazioni sullo scioglimento delle nevi, almeno per questo studio, è stata pensare più in grande. I ricercatori hanno preso in considerazione 420 bacini idrici e hanno osservato le frazioni del flusso totale provenienti dal manto nevoso confrontandole con le anomalie dei deflussi annuali. Con l'incremento della frazione del manto nevoso, le anomalie diventano, allo stesso tempo, più diffuse e tendono verso l'aumento dell'acqua. Questo è sensato almeno in termini di evaporazione: l'acqua di superficie è soggetta all'evaporazione, mentre la neve rimane relativamente più impermeabile.

Potete immaginare le conseguenze per il futuro del clima. Mentre le precipitazioni piovose potrebbero aumentare in alcune aree, il surriscaldamento globale si tradurrà certamente in meno neve e meno manto nevoso. Anche se nel complesso le precipitazioni rimarranno le stesse, l'acqua a nostra disposizione diminuirà. Ovviamente è già diminuita, e diverse aree si trovano già in una situazione di siccità critica. Alla luce della situazione attuale, contemplare un futuro peggiore è irresistibile.

In una dichiarazione, gli autori notano che “con più di un sesto della popolazione mondiale che dipende dalle acque di scioglimento per le proprie riserve, e gli ecosistemi che possono essere sensibili alle alterazioni del deflusso delle acque, le conseguenze socio-economiche di una riduzione del deflusso possono essere significative.” La questione non riguarda solo le regioni montuose, ma la Terra.