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Jože Suhadolnik: Era una cosa ormonale, più che altro. Le ragazze che uscivano con i punk erano aperte di mente e per loro togliersi i vestiti per farsi fotografare non era un problema. A 14 anni la musica e le posizioni politiche erano qualcosa a cui non facevo ancora caso.
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All'inizio le autorità erano abbastanza shockate e la cosiddetta "anarchia" fu eliminata in fretta. È ancora in corso un dibattito su quale fosse il sistema politico in Jugoslavia, ma posso dire con certezza che non era un regime comunista nella sua faccia peggiore. Avevi un passaporto e potevi viaggiare liberamente; mi ricordo che un sacco di persone che venivano definite "dissidenti" studiavano negli Stati Uniti, per poi diventare i peggiori liberali possibili negli anni Novanta.
All'inizio degli anni Ottanta c'erano un sacco di band straniere che suonavano in Slovenia. Gli Exploited, i Siouxsie and the Banshees, i Test Department, i Virgin Prunes. Penso che si sentissero come si sono sentiti i Laibach quando hanno suonato in Corea del Nord, il mese scorso. Andare a Monaco per un concerto di Iggy Pop o Lou Reed era facile. Pagavi tutto all'agenzia di viaggi e andavi. Quella diventava anche l'occasione per comprare delle pellicole di qualità per la macchina fotografica.In cosa si differenziava il vostro movimento da quello americano o europeo?
Sono abbastanza incerto per quello che concerne il punk statunitense. Qualcuno diceva che gli MC5 erano punk, o che lo fosse anche Patti Smith. Per me il punk erano i Ramones, i Dead Kennedys, i No Means No. Patti Smith era una regina madre che scriveva canzoni, ma prima di scriverle si leggeva Rimbaud. Noi leggevamo Bukowski. Era molto diverso dalla musica inglese. I Sex Pistols, i Clash, gli U.K Subs e così via, erano fortemente influenzati dal reggae. E a noi piacevano un sacco.
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Le band che hanno maggiormete influenzato il punk da noi erano i Pankrti, che si sono sviluppati intorno alla fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta; i Kuzle, che erano uno dei miei gruppi preferiti in assoluto; i Via Ofenziva, che erano la risposta slovena ai Joy Division; gli Otroci Socializma, che avevano dei testi importanti; i Niet, una band hardcore. Poi c'erano i Partibrejkers di Belgrado, che tuttora suonano in giro per la ex Jugoslavia—alcune loro canzoni sono diventate degli inni—e altre band come gli Električni Orgazam e i Termiti.I gruppi, i loro testi e loro musica erano una critica a quello che allora era il socialismo; tutti erano fortemente contrari al servizio militare obbligatorio di un anno che dovevi fare nell'esercito jugoslavo. Questo era il motivo per cui eravamo sempre sotto osservazione da parte della polizia, e spesso questo ci costava degli interrogatori.
Per quello che mi riguarda, mi interessava la fotografia, che è tuttora l'unica cosa che mi interessa. Sono un osservatore e registro quello che succede. Inoltre suona un po' male ma ho avuto delle esperienze bruttissime durante la guerra in Bosnia…Ti va di parlarne?
La guerra in Bosnia è stata molto particolare, ed è difficile da spiegare a un occidentale. Dal 1945 al 1991 c'erano fratellanze tra tutte le nazioni della Jugoslavia, io avevo grandi amici in Serbia, Croazia e Bosnia. Dopo il 1991 ho perso quasi tutti i miei contatti. Ho capito che gli amici si sono uccisi tra di loro e il punto più basso si è toccato in Bosnia. Sono stato a Sarajevo tre volte durante l'assedio e ho visto cose talmente disgustose che ho deciso di non scattare mai più foto di guerra. Le condizioni umane erano al di sotto di ogni concezione di dignità e niente—e dico niente—giustifica quegli anni di uccisioni a Sarajevo. Nelle piccole città intorno Sarajevo era anche peggio.
La NSK era un gruppo di musicisti, pittori, architetti, artisti di vario genere; eravamo tutti influenzati da Malevich e da tutta l'avanguardia pre-Seconda Guerra Mondiale. I Laibach hanno detto che l'NSK non esiste più dal 1995, ma qualcuno ha capito che il movimento poteva diventare una fonte di profitto. La tipica stronzata neoliberista.In passato hai fotografato i profughi eritrei e proprio in questi giorni stiamo di nuovo parlando di questi temi. Cosa ne pensi, da fotografo?
È la prova del fatto che la fotografia o i fotografi non cambieranno mai il mondo, e tantomeno il comportamento umano.Segui Leon su Twitter