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Musica

La Treccani ha messo BUFU nel suo vocabolario

Il linguaggio alieno adesso è un po' più italiano.

Nell’epoca in cui tutto è intangibile, la musica è su Spotify o su Soundcloud, ai concerti chissenefrega se si canta o meno, Instagram bla bla bla e un’altra serie di invettive che potrebbero catapultarmi in un mondo di over-60, le riconoscenze ufficiali fanno capire che ciò in cui crediamo è vero.

Ricordo ancora il primo video rap su MTV, mi fece pensare una cosa del tipo “ah, allora esisto”. Bene, oggi, quasi 15 anni più tardi, quella sensazione ha pervaso di nuovo il mio corpo, come se fosse la prima volta.

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La farò brevissima: la Treccani ha ufficialmente riconosciuto “BUFU” come una parola da annoverare tra i suoi lemmi. Se tutto va bene lo Zanichelli 2019 avrà BUFU tra le parole a cui si impegna a dare un significato.

Nella definizione del vocabolo si legge: “Sigla dell’espressione gergale angloamericana By Us Fuck U (‘per quanto ci riguarda, vaffanculo’), insulto adoperato nei testi di canzoni rap come risposta ad attacchi verbali mossi dall’interno dello stesso ambiente musicale”, definizione seguita da due citazioni da articoli che riconducono la paternità italiana alla Dark Polo Gang.

Bene, ragazzi, gioite: da oggi esistiamo anche noi. Mi aspetto adesso che nel giro della fine dell’estate anche “BIBBI” abbia una propria paginetta su quel sito fantastico che è la Treccani, così da poter istituzionalizzare tutto ciò in cui credo.

Tommaso è su Instagram.

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