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Musica

Recensione: Godspeed You! Black Emperor - Luciferian Towers

Il nuovo disco dei GY!BE è la ragione per cui l'Occidente ha torto, ma il Canada ha ragione (e spiega come rimediare).

Attenzione: tutto quanto segue avrà un tristissimo tono politico, pomposo & programmatico. Non ho potuto farci niente. Ci sono gruppi che ti sbattono in faccia le cose come stanno, non ci girano intorno, non diventano testimonial televisivi o ambasciatori di stograncazzo per farci la predica dall'alto dello stardom, ma portano avanti un messaggio coerente e incompromissorio. I GY!BE sono forse l'esempio più cristallino di questo modo di fare musica insieme ai Napalm Death, e Luciferian Towers è uno di quei dischi che ti fanno venire i sensi di colpa.

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Ok, stiamo parlando di una band canadese, e guardare gli altri dall'alto in basso è dannatamente più facile quando sei Canadese: uno dei Paesi più ricchi del mondo, più aperti del mondo, più avanzati del mondo, dove il tempo necessario per trovare lavoro anche negli anni di crisi economica è mediamente di venti giorni e che oggi viene già lungimirantemente considerato il primo Stato post-nazionale. Certo. Quando cresci in quel determinato contesto te lo puoi permettere di fare l'ideologo. Però. Non possiamo nemmeno continuare a far finta di niente, a relegare tutto lo sbagliato e lo schifo del mondo ad un mero male necessario, perché necessario non è. E il Canada, rappresentato nelle persone dei GY!BE, ci ricorda che prima o poi dovremo farci i conti tutti quanti.

Luciferian Towers è giusto un filo intransigente e la tocca piano, con delle note che non sono il commentario di un disco, ma un manifesto politico progressista:
+ An end to foreign invasions.
+ An end to borders.
+ The total dismantling of the prison-industrial complex.
+ Healthcare, housing, food and water acknowledged as an inalienable human right.
+ The expert fuckers who broke this world never get to speak again.

Non si fanno sconti, ce n'è per tutti: basta "esportare la pace", anzi basta con il concetto stesso di Stato, perché i confini nel 2017 non servono più e già solo il fatto che la politica internazionale sia ancora ancorata al concetto seicentesco di Stato-Nazione è ridicolo; ecco da dove sgorgano i quindici minuti di "Anthem For No State". Il concetto di prison-industrial complex è invece la creta su cui modellare "Bosses Hang", il patibolo su cui impiccare gli "alienati a causa del lavoro e della ricchezza che essi stessi creano, mentre la maggior parte di noi vive nella precarietà!". E i diritti inalienabili alla salute, all'abitazione, al cibo, riassunti in "Fam/Famine", non possono essere secondari in qualunque agenda politica mondiale. Non pieghiamoci.

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In questo enorme disastro, in questo tunnel senza luce, il tocco di genio dei Canadesi è sottile: dopo anni di droni, di riff da fine del mondo, di esortazioni ad ascendere senza nessuna speranza di riuscirci davvero, per la prima volta la musica è veicolo di speranza. Una volta finite le impiccagioni, sconfitta la carestia, superati i confini, distrutte le torri del diavolo, qualcosa di diverso è possibile. È lì che ci aspetta. I riffoni sono melodie mai così ariose, i droni sono arpeggi malinconici carichi della voglia di scoprire cosa c'è dopo, e quando la chitarra esplode è l'inizio di un nuovo mondo. E ci arriveremo, perché there's more of us than them.

Luciferian Towers esce oggi, venerdì 22 settembre, per Constellation.

Ascolta Luciferian Towers:

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