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televisione

Saturday Night Live Italia si sarebbe potuto chiamare Bagaglino 2.0

SNL Italia di Claudio Bisio su Tv8 non fa ridere per niente. Ma non è l'unico problema.
Un momento del programma, still via Twitter.

Sabato sera su Tv8, la rete in chiaro di Sky, è andata in onda la prima puntata di Saturday Night Live Italia, l'adattamento dello storico format americano qui condotto da Claudio Bisio.

La prima anomalia che uno spettatore dell’originale nota è, in effetti, proprio la presenza di Bisio. SNL non ha mai avuto un conduttore: di volta in volta è l’ospite del programma a fungere da host, sostenere il monologo iniziale e fare da comparsa in quasi tutti gli sketch. Questo prevede una preparazione congiunta di cast e ospite che si protrae per giorni prima del programma con prove su prove, su prove e poi ancora prove.

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In questo caso si è deciso per una versione “italianizzata” perché, come tutti ben sappiamo, è impensabile che qualcosa che funziona con una formula quasi liturgica da circa quarant’anni per un pubblico di milioni di persone vada bene così com’è. E a pensarci bene è anche un ragionamento abbastanza incredibile, se si pensa che proviene dal popolo che riempie di commenti infuriati i video americani della carbonara con ketchup e unghie dei piedi perché non si attengono alla sacra ricetta della pasta italiana-vera-come-la-faceva-mia-nonna. Ma andiamo avanti.

I primi minuti del programma sono coperti interamente da Bisio che balla la sigla di Zelig con Vanessa Incontrada che finge di non capire di trovarsi in un nuovo contesto. Si scivola così nel primo sketch, in cui Incontrada si trova in una situazione-Weinstein con uno dei comici del cast fisso che le fa un provino in accappatoio.

C’è stato uno spazio di circa quattro secondi in cui questo attacco mi ha colpito. Un programma come SNL vive di connessioni con la contemporaneità, e ho apprezzato l’idea di provare a trattare il tema delle molestie. Poi però lo sketch si è concluso con lei innamorata che prova a eccitare il fu Weinstein insultandolo (gli insulti sono: “Tu non pulisci! Non ti alzi quando il bambino piange!”) e infine spegnendo la luce per fare—eh sì, ragionier Fantozzi!—l’amore.

A questo punto mi ero alzata per andare ad aprire le finestre e far uscire un po’ di imbarazzo dalla stanza, ma non ho avuto molto tempo perché è cominciato a ruota lo sketch successivo.

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È quello di Giorgia, altra ospite, che non fa niente di diverso dal cantare una sua canzone mentre Bisio deve essere operato e dalla sua pancia vengono fuori salami, portafogli e altre cose divertenti. Il tono è così adulto che alla fine si arriva letteralmente ai trenini da cartone animato.

È difficile descrivere fino a che punto manchi una qualsiasi idea di “trattamento dell’ospite”, cioè l’idea di elaborare qualcosa di nuovo e divertente fatto apposta per il programma insieme a chi viene semplicemente a fare promozione. Gli esempi di questo tipo per il SNL originale sono infiniti, e negli anni alcuni sono diventati iconici, contribuendo a stabilire la rilevanza culturale e popolare del programma (nonostante in quarant’anni ci siano state ovviamente anche edizioni meno riuscite). A me viene in mente “Dick in a Box” con Justin Timberlake, per esempio, ma si potrebbero passare giorni a citarne.

Non è un lavoro che viene fatto a caso, è uno dei meccanismi distintivi del format e soprattutto lo apre a una percezione mainstream proprio attraverso i suoi ospiti: lì dove la satira politica non riesce a coinvolgere, la cultura pop apre il respiro del programma e lo mantiene effettivamente approcciabile da tutti.

Anche lo sketch seguente si sposta verso la cultura popolare ed è una parodia dell’Isola dei Famosi, ma nonostante i circa tremilanovecentoquarantacinque elementi gentilmente offerti dalla realtà per rendere efficace la presa per il culo (scandali delle canne, spiritismo, Nadia Rinaldi—e queste sono solo le cose che so io che non ne ho visto neanche un minuto) lo sketch si mantiene sul piano della pura invenzione: personaggi inventati e senza mordente, nessun riferimento alle personalità effettive del programma, niente. La punchline è che fra gli abitanti dell’Isola c’è anche un cane—capito? Un cane! Come se fosse un concorrente come gli altri!—e niente, basta.

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A seguire c’è una gag più “politica” in cui dei cavernicoli inventano la democrazia e si sfidano alle elezioni. Di questo segmento mi rifiuto di dire qualsiasi cosa se non che la battuta forte era “reddito di cavernanza.”

Poco più avanti arriva uno dei pezzi forti del programma, cioè Enrico Mentana. Almeno nel proposito lo sketch è più strutturato, più “pensato”, e fa pesare meno la debolezza delle battute. Soprattutto perché è immediatamente seguito da un segmento in cui invece purtroppo il paragone con l’originale diventa abbastanza schiacciante. Il “Weekend Update” è di gran lunga il pezzo più importante di SNL. La striscia di news contenuta del programma ha una intera redazione dedicata a cui accedono solo alcuni degli autori, per dire la centralità. È il segmento più orientato verso la satira e ha il compito di “posizionare” politicamente il programma al di là della presenza, comunque forte, di parodie politiche in altri spezzoni.

Lungi dall’usare Mentana nel posto che sarebbe stato perfetto per lui, la conduzione è nuovamente affidata a Bisio che dedica tutto il momento che dovrebbe essere di parola a numerosi inviati (fra cui Giorgia, che canta divertentissime canzoni riadattate su Mattarella) che si esibiscono in diverse macchiette, dalla giornalista scazzata al leghista napoletano, senza far emergere una qualsiasi prospettiva intellettuale o politica sugli argomenti di cui parlano.

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Il problema è lo stesso anche nello sketch successivo, quello dell’"amiconegro." Come dicevo prima apprezzo sempre il tentativo di dialogare con la contemporaneità, è solo che a tratti sembra che non ci siano gli strumenti culturali per affrontarla: quella dei razzisti con l’amico negro è una battuta vecchia che lo sketch non aggiorna e non personalizza, sfruttando piuttosto stereotipi abbastanza vetusti—“l'amiconegro che fa felice tua moglie?” Davvero? È un peccato, appunto, perché l’intento era apprezzabile.

Seguono varie gag con alcuni “fan” di Giorgia che cantano “male” un medley di sue canzoni e altre cose interessantissime—interrotte purtroppo da un errore di montaggio che manda nuovamente in onda una parte già trasmessa. Un bel po’ di programma ha cominciato ad autoreplicarsi come un virus o un elettore grillino finché non è tornato all’ordinaria chiusura dopo lo stacco pubblicitario successivo.

Molte critiche si sono concentrate su questo, com’è giusto che sia, ma i difetti più gravi sono davvero altrove. SNL è un format storico non solo per gli americani, ma per chiunque sia appassionato di comicità. Ha una storia gigantesca e complessa, unita a una formula molto chiara e un tono inconfondibile. È vero che è una forma di comicità che in Italia non ha precedenti ed è rischiosa, perché è lontana dal gusto pubblico formatosi su quello che passa il convento (cioè faccette, parrucche, imitazioni, accenti napoletani).

Nel momento però in cui si fa la scelta—giusta—di provare a proporlo qui bisognerebbe avere il coraggio di pensarlo senza mediazioni paurose e inefficaci e soprattutto bisognerebbe un po’ studiare, se il proprio background è orientato verso una comicità più nazionale. Il fatto è che non basta riproporre una certa sequenza temporale di cose che accadono perché un programma faccia ridere. E SNL Italia non fa ridere abbastanza. Non solo: somiglia molto più a un qualsiasi nostro programma comico un po’ agé piuttosto che al SNL.

La grande lezione che tutti dovremmo aver imparato è che a chiamarlo BAGAGLINO ANNO 3000 avrebbero risparmiato sui diritti, sarebbe stato più innovativo e avrebbero attirato molti più spettatori. Questo era il mio umile suggerimento, TV8: se vuoi sono qui, parliamone.

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