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Risate isteriche

Il nuovo fegato di Maurino

Eravamo preoccupati per Mauro di Francesco, ma il pubblico sta peggio di lui.

Venerdì scorso si è aperta la stagione del Teatro Manzoni. Pare sia una cosa che succede ogni anno e che sia un evento abbastanza sentito dalla Milano Bene, quella che nel petto ha ancora un garofano rosso. Da quel che mi è parso di capire, un personaggio in quota Mediaset, arrivato a fine carriera e che non se ne fa una ragione di non stare davanti a un pubblico, ha due strade davanti a sé: darsi alle televendite, oppure recitare al Manzoni. Qui il programma in abbonamento per la stagione 2012-2013.

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Lo spettacolo con cui la direzione artistica del Manzoni ha deciso di aprire la stagione è Vengo a prenderti stasera, un adattamento del romanzo La morte dei comici di Lorenzo Beccati e Valerio Peretti Cucchi. Regia dello spettacolo di Diego Abatantuono, protagonista Mauro di Francesco nel ruolo di un attore comico fallito che muore a causa dei suoi eccessi. 22 euro mi sono sembrati una buona cifra per assistere allo spettacolo dove l’aderenza tra personaggio e attore è tale da creare varchi spazio-temporali, in cui Smaila fa il normale padre di famiglia e Ninì Salerno è un bravo attore.

Lo spettacolo era così-così. La trama è la seguente: Maurino è nel salotto di casa sua mentre cerca di scrivere qualche battuta per uno spettacolo in un locale di quart’ordine. Non ha soldi, ha una fidanzata che non vuole sposare, un cane, e la portinaia lo odia. Pare che tutti lo odino. Comunque tutti pensano sia un fallito. Mentre ha un attacco di cuore, arriva un tizio in casa sua (Ninì Salerno), che si presenta come “la Morte dei comici”. Ci sono battute belle, battute medie, battute di merda, epitaffi e aforismi di comici morti (nello spettacolo, il termine “comico” inteso come professione include Wilde, Flaiano, Belushi e i prestigiatori). C’è anche un bell’uso della scenografia fatta sfruttando delle proiezioni, ma chissenefrega, non ho speso 22 euro per vedere Maurino di Francesco perché volevo venire qui a parlarvi dello spettacolo. Ero solo preoccupata.

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Never forget.

Mauro di Francesco capisci chi è se lo cerchi su Google, oppure se ti viene detto “È quello al posto di Calà in Sapore di Mare 2,” oppure se si ha la perversione per Rete 4 dalle 22.30 in poi. Fa parte della seconda generazione del Derby, quella dopo Jannacci, Gaber e anziani vari, nota per essersi bruciata con i blockbuster comici negli Ottanta e che ne è uscita a stento. Quasi nessuno di loro ora fa solo il comico, certi fanno gli attori di spessore, altri gli scrittori. Poi ci sono quelli passati a miglior vita. Uno ha deciso di fare la memoria storica, di essere presente nei documentari in cui si parla degli altri attori-scrittori-morti per parlarne più o meno bene. Maurino è sincero come chi se ne batte il cazzo di una carriera, e sereno come se ne avesse una, per questo nonostante le Venier o i Ciavarro, quando va a Domenica In a parlare della sua cirrosi (che NON è causata dall’alcol, NON SIA MAI), del trapianto di fegato e di Jerry Calà che *gesto del bere* non genera imbarazzo, magari una vaga tristezza.

"Adesso ho un'ernia."

Dice Maurino che Abatantuono è uno di quelli del giro con cui ha tenuto i rapporti, ed evidentemente sapeva che sarebbe stato perfetto per il ruolo del comico bolso sul viale del tramonto. Infatti, lo è. Ed ero preoccupata per lui all’inizio dello spettacolo, e lo sono tutt’ora, perché ho visto quello che lui per due ore ha avuto davanti: il pubblico che ride su battute scritte male apposta per essere commentate dal protagonista con “Questa è talmente brutta che il pubblico la capisce e ride”; il pubblico per cui la velocità di una battuta è solo un problema, perché non è lì per correre dietro a qualcuno; il pubblico che applaude sempre, a ogni battuta, per premiare più la presenza della stessa che la sua riuscita. Non è un problema del Teatro Manzoni: presente Guzzanti a Vieni via con me? A quelli seduti in studio hanno dato la Fissan a fine riprese. Questo è un vizio acquisito che finisce per appiattire qualunque esibizione, anche quelle fatte in luoghi senza assistenti di studio. E che non rende giustizia alle particolarità di ogni comico. Per dirne una: Mauro di Francesco che si incazza è una delle cose più divertenti che si possa vedere.