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Perché Parigi è il peggior posto sulla faccia della terra

Questa città somiglia sempre più a un museo, ma è il museo più rumoroso, sporco e irritante che sia mai stato creato. Perciò non deve stupire che non abbia mai capito l'ossessione dei miei connazionali per questa città.

Foto via

Quando ho lasciato casa dei miei per andare a vivere da solo la cosa che mi ha sorpreso di più è stata la reazione dei miei amici. Non capivano perché avessi preso un appartamento in periferia invece di “trasferirmi a Parigi”. Come se andare ad abitare nella capitale fosse un risultato in sé. Oltre alla mia avversione per gli affitti proibitivi, la gente in perpetuo stato di stress e i turisti isterici (elementi che accomunano varie capitali), confesso di non aver mai davvero capito quest’ossessione per Parigi, soprattutto da parte di chi, come me, proviene dall’hinterland. Quarant’anni fa l’avrei accettato, ma nel 2014 ho difficoltà a comprendere perché fare carte false per stabilirsi il più vicino possibile al centro e ai monumenti.

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Vorrei precisare che non sto facendo il finto tonto. Vado spesso a Parigi per questioni professionali oltre che ludiche, apprezzo molto i palazzi haussmanniani e tutte quelle cose costruite tanto tempo fa, ma è tutto: non ho nessuna voglia di viverci. Questa città somiglia sempre più a un museo, ma è il museo più rumoroso, sporco e irritante che sia mai stato creato.

Parigi è il peggior posto sulla faccia della terra. Ecco perché.

Foto di Melchior Tersen

LE PARIGINE

Allora, mi piacerebbe evitare generalizzazioni tipo “se la tirano”, “hanno paura dei ragazzi”, “si lamentano per niente” “fanno sempre le altezzose” ma il problema è che è vero. Nessun’altra grande città ha mai prodotto un simile modello di borghesi sicure di sé, paranoiche, senza senso dell'umorismo e ultra-noiose. Parigi è diventata una città abitata esclusivamente da fashion blogger.

I PARIGINI

Oggi si chiamano "bobos" (bourgeois bohème), quand’ero più piccolo si chiamavano "chachas", ma le cose non cambiano: è la stessa categoria di stronzetti pedanti odiati dal resto del mondo e capaci di rovinare un'intera festa per le scelte dei presenti in fatto di abbigliamento.

I giovani parigini hanno la tendenza a indossare foulard, ad avere dubbio gusto in fatto di musica e non si augurano per niente al mondo di uscire dalla loro piccola bolla (ovvero: di valicare la tangenziale). Quando chiedete la strada a un parigino, è necessario parlargli a velocità sostenuta affinché 1. non abbia paura di voi, 2. comprenda immediatamente che non gli state chiedendo né soldi né sigarette, né il suo iPhone, 3. vi indichi quella benedetta strada.

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LE MACCHINE

Ormai è diventato talmente normale che non sapevo se parlarne. Ma chiunque sia stato in giro per il mondo ne è testimone: un agglomerato urbano con una circolazione fluida non è solo fantascienza. Ad esempio: Londra (che a quanto ho capito è lo stesso una città di merda, ma per altre ragioni, secondo lui). Il fatto è che qui c’è proprio una volontà comune di circolare male: l'importante è fumare più sigarette possibili sparando un numero conseguente di insulti gratuiti dall’abitacolo. Nella mia vita ho conosciuto solo questo: percorrere in macchinamicro-distanze nel massimo del tempo—e ritenersi felici perché sarebbe potuta andare anche peggio.

E voi mi risponderete: “e i Vélib?” Se state parlando di quanti usano quella parodia di klaxon per dirvi di sloggiare dalla LORO PISTA CICLABILE, sappiate che un sacco di gente li odia. Non sorprende che quelle bici troppo pesanti vengano regolarmente distrutte da scontenti di tutti i tipi.

I TRASPORTI PUBBLICI

Dopo le 19 potete mettere una croce su qualsiasi speranza di arrivare rapidamente da qualche parte. E potete togliere il “rapidamente” dalla frase precedente se avete la sfiga di abitare oltre un certo perimetro. Gli autobus notturni sono meno inutili che in passato, ma anche qui, tutto dipende dalla vostra destinazione. Rimane il taxi, la soluzione più dispendiosa e l’antitesi assoluta dei trasporti pubblici. Tra l’altro, siamo a Parigi: se pensate che alzando la mano arriverà un taxi come in un film americano, scordatevelo.

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Durante il giorno nessun problema, potete andare dove vi pare. Cioè, a meno che il mezzo su cui viaggiate non decida di mollarvi nel bel mezzo di un tunnel, o se siete maniaci dell’igiene o se avete paura di farvi rapinare.

Allora, sì, ho sentito dire che tutto cambierà di qui al 2020 grazie al progetto di Grand Paris e che più o meno tutti i problemi sopracitati verranno risolti con la costruzione delle nuove linee sia a Parigi che in periferia. Sulla carta mi piace crederci, ma in pratica si rischia di peggiorare ulteriormente la situazione.

Foto di Hugo Denis-Queinec

LE SPIAGGE

Tutti i difetti delle spiagge da stronzi nel sud della Francia senza nemmeno uno dei vantaggi della piscina (e viceversa), il tutto—manco fosse la riviera!—lungo UN FIUME: non me lo sarei mai sognato, ma questa parentesi incantata che si rinnova ogni anno tra metà luglio e fine agosto prova che, apparentemente, è possibile.

CHÂTELET-LES-HALLES Girare tra le 13 e le 22 in questa immensa stazione della metro-centro commerciale-cinema a cielo aperto è un segno decisivo della miseria della moderna propensione al masochismo. Inoltre negli ultimi dieci anni i luoghi storici e i negozi di audiocassette che costituivano “il fascino” del quartiere sono quasi tutti scomparsi. Anche se ci tenete ad ascoltare musica commerciale al massimo volume mentre ingurgitate patatine, sappiate che ci sono posti migliori anche per questo.

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LA NUOVA PARIGI

È iniziato tutto prima che nascessi, ma dubito che continuerà dopo la mia morte. Questo perché nella Parigi del 2050 non esisterà più il minimo surrogato di quartiere popolare. Sopravvivere con poco a Parigi è un'arte, e dal momento in cui avrà assunto fino in fondo il suo nuovo status di città-museo, la nuova popolazione si approprierà di numerosi quartieri storici della città.

La cosa più triste è che i nuovi acquirenti si sono trasferiti proprio per l’aspetto pittoresco dei suddetti quartieri, che però hanno snaturato con la loro stessa presenza. Temo l’arrivo del giorno in cui i drogati non potranno più fumare crack in rue Myrha, ma pare sia ineluttabile.

I CAMERIERI

Come con i parigini, non bisogna generalizzare. In circolazione ce ne sono di bravi, e quelli meno bravi hanno se non altro la scusa di dover sostenere ritmi impossibili—cosa che renderebbe irritabile chiunque.Ok, però sono molesti quanto i taxi, vi fanno aspettare dieci minuti per una birra (se siete maschi), urlano con gli stranieri soltanto perché parlano inglese meglio di loro e indossano tutti delle T-shirt con lo scollo a V. So che molti troveranno la cosa eccessiva e faranno un elenco di eccezioni a proposito di camerieri “affascinanti”, “attenti” o anche “educati”. A costoro risponderò con la replica di Audiard in Le Président: “esistono anche i pesci volanti, ma non sono certo la normalità.”

NESSUNO VI VUOLE

A Parigi tutto funziona al contrario: dove nel resto del mondo si viene trattati con calore e accoglienza affinché si rimanga, qui sarà l’aspetto più odioso, la selezione all’ingresso, che proverà agli altri—e a voi stessi—che se siete lì è una vera fortuna e vuol dire che in fin dei conti non siete proprio una merda.

Che un locale aperto tutta la notte abbia bisogno di un buttafuori lo capisco perfettamente. Ma che questo tizio, anche se simpatico, abbia ricevuto l’ordine di squadrarvi dalla testa ai piedi prima di potervi accordare l’immenso privilegio di farvi fare la fila a un bancone per sorseggiare un quarto di bicchiere a 12 euro (con in più della musica di merda, perché non dimenticate che i parigini la adorano) non mi torna. All’ingresso qui tutti si agganciano a criteri di selezione che altrove non contano più niente dalla fine degli anni Ottanta, anche quando si tratta di entrare in un posto che fa assolutamente schifo.