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Musica

Lo spazio di Nada

"Evidentemente le cose non si fondono a caso": da Piero Ciampi all'ultimo disco, Occupo Poco Spazio, Nada ci racconta i suoi percorsi in quest'intervista.

Appena saputo che avrei intervistato Nada Malanima ho subito condiviso la mia gioia e il mio timore con i miei amici: che domande posso fare a questa donna che è un pezzo di storia della musica italiana? I suggerimenti a tale riguardo sono stati: "chiedile se anche lei come me canta le sue canzoni sotto la doccia" / "Dio esiste?" / "L'Universo è infinito?" / "Se gli squali un giorno potessero volare vorremmo davvero saperlo?" / "Falle una domanda sugli zombie" / "Hai un acquario in casa?" / "Che cos'è l'amore?" Ecco, forse per via di una certa timidezza reverenziale non sono riuscita a riportare a Nada nessuno dei quesiti molto furbi suggeritimi dai miei amici molto furbi, nei giorni precedenti all'intervista mi sono re-immersa quasi totalmente nei suoi lavori vecchi e nuovi, e mi sono riaffiorate alla mente perle come questo pezzo, che se non conoscete AAAAHI.

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Il pezzo appartiene al meraviglioso album Ho scoperto che esisto anch'io del 1973, anno in cui Nada, ventenne, incrociava la sua voce con le scritture di Piero Ciampi e gli arrangiamenti orchestrali psichedelici di Gianni Marchetti. "Per questo sono una ragazza travagliata, molto furba, astuta, e quando ballo e abbraccio è come se avessi un amplesso con l'aria, hai capito?" Recita lo splendido testo di questa composizione. L'album è stato grossolanamente sottovalutato, ai tempi, e ora ci si ritrova a valutarlo come uno dei gioielli della musica italiana, stesso destino è toccato a Ciampi. Dopo circa quarant'anni sono cambiate un bel po' di cose, ma molto della fantasia di Piero e della sua narrativa agra si ritrova nel nuovo lavoro di Nada, Occupo Poco Spazio, uscito all'inizio di quest'anno, che ora la ragazza travagliata inizia a presentare live. Dicevo, di tutte le domande che mi avevano consigliato di farle, forse sono riuscita a chiederle in qualche modo solo quella sull'amore, resta quindi un mistero se canti "Amore disperato" sotto la doccia.

Ciao Nada, buongiorno.
Ciao, cavoli, sento l'eco, sei in una grotta?

Magari… Sono in sala riunioni, niente di così bucolico.
Ha una bella acustica però.

Oh, grazie… Senti, a proposito di echi, io nel tuo ultimo disco, Occupo Poco Spazio, vedo molti echi di un altro dei tuoi dischi, Ho Scoperto che Esisto Anch'io, sia a livello tematico che a livello di arrangiamenti, di orchestralità. Tu hai seguito intenzionalmente una linea parallela a quella o me lo sto inventando?
No, ci potrebbe anche essere effettivamente, sai è una sensazione che ho avuto anche io, soprattutto una volta finito il disco, riascoltandolo, però non è una cosa voluta, studiata e cercata, è successo semplicemente così, anche perché …Esisto Anch'io è un disco di più di trent'anni fa, anche se trovo che sia abbastanza senza tempo, per quello che dice, per quello che è e per il senso che ha. È come un romanzo di duecento, trecento anni fa, che dice cose ancora valide. Comunque sì, per due motivi: uno perché c'è un'orchestrazione che erano anni che non usavo, un'orchestra costruita proprio intorno al pezzo, all'atmosfera, a quello che dice. Lì c'è stato proprio un lavoro di simbiosi, come di solito non succede, e si sente. Che poi è la stessa cosa che era successa in …Esisto Anch'io, perché appunto data la persona con cui lavoravo, che era Piero Ciampi, non poteva essere altrimenti. E adesso è successa la stessa cosa in un certo senso, cioè abbiamo preso queste piccole storie e le abbiamo fatte vivere, anche se in un brano che dura tre o quattro minuti, però insomma volevamo riuscire a dar loro un contesto, un colore, e l'aiuto di questi arrangiamenti è stato fondamentale. E poi, sinceramente, anche forse il mio modo di scrivere, ormai, dopo tanti anni… Mi viene così eh, non è che lo faccia apposta, è la mia attitudine, un po' essenziale, un po' cruda, diretta, che è lo stile e il carattere di Ciampi. Evidentemente le cose non si fondono a caso, avevamo delle affinità e già da allora lo avevamo capito, e nell'andare avanti un certo modo di agire, di pensare, di muoversi, di vedere le cose viene fuori. Non è che io voglia copiare Ciampi, per carità, sarebbe una cosa impossibile, però è chiaro che lui resta uno dei miei punti di riferimento, tutti noi abbiamo dei punti di riferimento, le cose che sentiamo più vicine, che ci piacciono, che ci appartengono di più, e partiamo comunque da lì per poi esprimerci. In questo caso è stato così, forse per questo tu vedi questa similitudine, che vedo anch'io peraltro.

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Poi in realtà ho la sensazione che, a partire dal momento in cui hai iniziato a fare determinate scelte nella tua carriera, più che seguire qualcuno tu abbia deciso di non seguire una via che magari ti si sarebbe aperta più facilmente, visto come hai iniziato. Hai cercato di sperimentare sempre cose nuove, perché comunque in qualsiasi tuo disco, anche nel penultimo, Vamp, c'è una fusione con una realtà che potrei definire underground, perdonami il termine, con musicisti che stanno ai margini dei circuiti principali della musica italiana.
Penso che la sperimentazione, che è una parola grossa, diciamo il cercare, l'andare avanti, sia un elemento per me naturale, cioè io non posso prescindere dal mettermi in gioco. Poi non so cosa mi verrà in mente per il prossimo disco, ma sicuramente vorrò provare, vedere cose nuove, a seconda anche di come nascerà l'ispirazione. In questo caso le canzoni mi permettevano questa libertà, io sentivo questo suono, questo fraseggio intorno a loro. Questo è un mestiere che ti permette di sperimentare, di scoprirti, di scoprire, di aggiungere, e di regalare agli altri, a chi ascolta, la possibilità di lasciarsi raccontare queste storie. Credo che prendere le cose, capovolgerle, farle proprie, trovare un modo di comunicazione sempre nuovo, sì, sperimentare, sia la bellezza del mio mestiere.

Sì, e il tuo avvicinamento a un certo tipo di musicisti, come hai fatto ora con Der Mauer, prima con gli Zen Circus, per citare gli esempi più recenti, la ricerca di collaborazioni e appoggi ai margini del commerciale, che poi è la stessa cosa che hai fatto a Sanremo, stavi "in disparte," questo modo di procedere ti ha permesso di non ripeterti, di essere sempre molto vivida, presente, nuova con la tua musica. Secondo te è necessario andare a cercare la commistione con musicisti di questo tipo per andare avanti artisticamente o ci si può riuscire anche rimanendo all'interno di vie più canoniche?
Veramente io non faccio niente perché questo avvenga, nel senso che sono le cose che faccio che chiamano questo tipo di musicisti, questo tipo di persone che stanno nel mondo indipendente o perlomeno che non sono… Oddio le etichette sono sempre un po' difficili per me, però sì, che lavorano un po' aldilà del grosso, di quello che la gente vede e di cui i mezzi di comunicazione si interessano. È più un lavoro di concerti, di appassionati, che è una cosa bellissima, è quella più vera, più giusta forse, mi viene da pensare. Quindi io non vado a cercare queste persone, ma non perché non le stimi, anzi, io sono onorata di aver lavorato con loro, ho stretto legami di forte amicizia con le persone con cui ho collaborato. Però ci troviamo proprio per la musica che faccio, per le parole che scrivo, per come mi muovo in questo lavoro, quindi evidentemente ci apparteniamo, in questo senso. Forse questi musicisti sono più attenti, non si soffermano solo ad un ascolto superficiale, ci si riconoscono, quindi mi viene da pensare che io faccio parte di questo tipo di mondo, che sono poi le nuove generazioni, quelle che fanno musica nuova, o perlomeno provano a portare qualcosa di nuovo… A rileggere le cose, ad avere un loro modo di scrivere e di raccontare. E io sono onorata di stare da quella parte, perché credo che lì, in Italia, ci siano le cose più interessanti, più vere, più vive. Che sia il nucleo da cui possano nascere cose che spero rimangano—ci sono alcuni gruppi che esistono da anni e hanno già un percorso solido. Poi che non passino attraverso la televisione, le radio, i media classici, questo è abbastanza scontato… Non lo so, poi per me diventa difficile analizzare questo tipo di dinamiche, mi sembra assurdo, quando una cosa è bella dovrebbe andare ovunque… [ride] Bo, io la penso così e parto sempre da questo principio. Poi mi rendo conto che invece c'è anche un mercato, ci sono regole, leggi, però non riesco a rapportarmi a questo tipo di mentalità. Insomma, io lavoro onestamente, con passione, mettendoci tutto, cercando di fare il meglio per poi darlo anche a chi ascolta, poi il resto non mi riguarda o perlomeno non so ragionarci, non so capirci niente [ride]…

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Ma quindi come ti sei trovata a Sanremo, per esempio l'ultima volta, con "Luna in Piena", che era anche un pezzo strano per il Festival. Com'è stato?
Be', Sanremo è un'opportunità, uno degli spazi che abbiamo per portare la musica al grande pubblico, è un festival, lo dice la parola stessa, è una vetrina e quando hai da mostrare qualcosa tenti di portarcelo. Quindi io quella volta avevo quella canzone che ritenevo il massimo per me e stranamente è stata anche fortunata, è stata accolta tra i brani partecipanti e io sono andata tranquillamente perché ho usato quel mezzo per far ascoltare quello che faccio. L'importante, credo, è non farsi mai usare da niente, no? E in quest'ottica si può accettare quel minimo di compromesso, ma minimo eh, i compromessi che non snaturano quello che fai e quello che sei. In quel caso ho portato una canzone mia, che certamente non è niente di quello che puoi immaginarti per Sanremo, però sì, ho approfittato della potenza di quella trasmissione per arrivare a più gente possibile. Non c'è niente di strano insomma. Dipende anche da quello che si fa, comunque. Per me quella volta è stata anche utile perché un pubblico più vasto ha sentito quello che stavo facendo, e quella canzone mi ha dato soddisfazioni, anche se non ha vinto, ma non ha importanza.

Però era sicuramente più bella di quella che ha vinto (quella psicodemocristiana di Simone Cristicchi, NdR) e direi la più bella degli ultimi 10 anni almeno.
[Ride] ti ringrazio…

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Senti ma come mai, secondo te, ci sono così poche donne, tralasciando le interpreti, che vengono fuori come autori e di conseguenza autorità nel mondo della musica? Sto pensando sia al circuito "classico" che a quello meno classico, il problema è lo stesso da ambo le parti.
Credo che sia un problema che viene da lontano, in Italia non c'è una tradizione di cantautrici donne, la storia della musica italiana è stata scritta da cantautori, quindi a volte si fa un po' fatica a smarcarsi da questa abitudine. Noi siamo un pochino indietro da questo punto di vista, ma se guardi anche altri settori non mi sembra che siam messi meglio… In questo momento le donne devono un pochino faticare ovunque, e allo stesso modo nella musica, si dà meno credibilità. È un peccato sai, davvero, perché l'universo della donna è talmente complesso, interessante e affascinante e possono venire fuori cose molto forti, quindi dai, aspettiamo ancora un po'. Nel tempo questa cosa potrà solo migliorare, me lo auguro almeno! Siamo partite un po' svantaggiate insomma [ride]…

Parliamo un attimo della mia traccia preferita del tuo ultimo disco, "Il tuo Dio," che tratta di Chiesa, di una morale che tira verso una situazione statica, del senso di colpa…
Sì, a volte io non è che parta da un argomento in particolare, ma mentre suono mi vengono in mente alcune immagini, vedo le cose che dico, è una cosa abbastanza magica. In questo caso "Il tuo Dio" parla di una ricerca di se stessi, cioè del partire da se stessi per trovare la chiave di quello che viviamo, o del proprio amore, amare qualcuno, che è così importante, dipende da quello che siamo, ma qualsiasi amore è giusto, quindi non c'è giusto o sbagliato. Dire "sarò io il tuo Dio" è un po' una sfida all'immagine dell'amore che ti viene raccontato da queste figure importanti, ingombranti, che tentano di dare una direzione, la Chiesa in primis. Anche qui, come in quasi tutte le mie canzoni, c'è una ricerca intima, cioè trovare nella coscienza, nella conoscenza, la propria direzione. Trovare le risposte da sé a quello che si vuole capire… Che poi magari non c'è niente da capire, o perlomeno, quando si crede di capire c'è qualcos'altro che ci spiazza, però almeno il proprio racconto, il proprio sentimento, lo si trova da sé. Si dirigono da sé le azioni che vengono dai propri sentimenti, dalla propria conoscenza, dall'esistere, ecco.

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Io ci leggo anche un senso di non pretendere che una cosa che vale solo per te possa essere estesa o estendibile a tutti. Ossia che questa pretesa di universalità è forzata.
Ma infatti ci può essere anche questo. Raccontare le canzoni io trovo che sia un po' banalizzarle, proprio perché mi piace il fatto che ognuno ci trovi la sua interpretazione, secondo la propria sensibilità. Ogni canzone ben riuscità è piena di sfumature, no? Il bello è questo, che le mie canzoni adesso non sono più mie, sono di chi le ascolta… Oddio, no, cioè, sono ancora mie, però allo stesso tempo non sono mie [ride] è un casino! Non che non ci tenga ai miei lavori eh, perché sono mesi e mesi… Anni e anni della mia vita, sono pezzi di me… Pezzi della mia vita.

Però nel momento in cui dai le tue canzoni agli altri un po' muoiono o vivono di più?
No, vivono! È bello condividere…

Certo, poi io fruisco e basta, sono il doppio contenta. Mi racconti velocemente come hai lavorato con Enrico (Gabrielli, NdR)? Prima mi hai detto che quando hai composto queste canzoni sentivi già un fraseggio, un'orchestrazione, qual è stato il suo apporto?
Certo, io gli ho dato un po' di indicazioni, di cose che io sentivo far parte già dei pezzi, quindi lui poi ha preso tutto questo materiale che avevo nel computer—sai, il computer ti aiuta a fare cose finte, tipo archi, fiati, cose del genere—e l'ha elaborato… Cioè, ha fatto quello che ha fatto: un lavoro veramente perfetto… Lui ha capito perfettamente fin dall'inizio, gli sono piaciute veramente tanto, da subito, queste canzoni. Addirittura di alcune diceva che erano delle "operine" [ride], per esempio "Occupo Poco Spazio," che ha varie parti musicali diverse, varie atmosfere… Quindi ci si è trovato subito e il grosso del lavoro è stato antecedente alla registrazione, poi lui ha scritto tutti gli arrangiamenti, le partiture per tutti gli strumenti, e quando siamo andati in studio i musicisti hanno letto un vero e proprio spartito e… È stata veramente un'esperienza meravigliosa, devo dire.

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Cioè hai visto il tuo disco materializzarsi davanti a te all'improvviso.
Esatto… Queste orchestrazioni, queste canzoni, vederle vivere così è stato proprio… Sai, dalle parole che ci scambiavamo, dai discorsi, perché fare un disco è sempre così, prima si parla, si parla, si parla, che poi è anche bello, perché ci si conosce, ci si scopre, ci si chiariscono anche le idee, o qualche volta si confondono. E poi quando finalmente ascolti, quella è la verità. Per me è stato davvero emozionante. Ma credo anche per Enrico, perché mi ha detto che si era sentito molto responsabilizzato, perché non aveva mai arrangiato da cima a fondo un disco, aveva sempre collaborato, curato una parte di arrangiamenti per gruppi dove le cose erano già organizzate. Qui invece è stato proprio un lavoro fatto insieme, da zero, costruire le canzoni è stato proprio bello.

E adesso che porti questo lavoro in giro come strutturi i tuoi live?
Purtroppo non è stato possibile portare tutta l'orchestrina per una questione di questi tempi, sai, bisogna stare un po' ristretti. È complicato. Però abbiamo la formazione ridotta: c'è un trombone, c'è una viola, un fagotto, e proprio perché gli arrangiamenti sono scritti molto bene, alla fine anche con meno strumenti si riesce a rendere il disco nelle sue atmosfere.

Idealmente, secondo te, sarebbe da suonare in un teatro?
Be', certamente un teatro renderebbe bene l'orchestralità della cosa, ma sai, in tanti anni ho imparato che i miei concerti sono sempre gli stessi, in posti piccolissimi o enormi, al chiuso o all'aperto… Alla fine ci adatteremo [ride]… Quindi ci vediamo a Milano?

Al cento per cento, Nada.
Bene!

Ecco le prossime date del tour di Nada:

25.04 | Modena | Piazza XX Settembre
03.05 | Milano | Circolo Magnolia
04.05 | Roma | Auditorium Parco della Musica
10.05 | Colle Val d'Elsa (SI) | Sonar

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