La relazione complicata tra gay e musica italiana (seconda parte)

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Musica

La relazione complicata tra gay e musica italiana (seconda parte)

Gianna Nannini, Renato Zero, Giuni Russo, ma pure il professor Vecchioni e l'insospettabile Califano, per arrivare a Marco Mengoni e Tiziano Ferro.

Bene, nella precedente puntata abbiamo analizzato un campione di "tipologie" di cantanti pop italiani che hanno aiutato a sdoganare le tematiche LGBT. In questa seconda parte andiamo in profondità fino ad arrivare a oggi: naturalmente—ripetiamo—trattasi di una sintesi necessaria causa materiale "in eccesso". Dicevamo appunto che in Italia nessuno è immune dalla faccenda, neanche gente come Franco Califano, sempre in tiro per la fica, che però ci lascia perle come la famosa "Avventura con un Travestito" in cui descrive le disavventure di un macho che crede di andare con una bellissima mignotta e invece si ritrova in mano "du cose mosce", demolendo così le pretese di donnaiolo del protagonista: "Le donne l'hai inventate te? A sonato! Il primo travestito t'ha fregato". Non solo: anche in "Disperati Pensieri di un Impotente" del 2005, il nostro parlando a tu per tu col suo pene si lascia curiosamente scappare questo: "Me butterò a fa' l'omosessuale, / le prime volte me farà un po' male, / ma… tu sei morto, e io vojo rinasce, / e almeno so che il culo nun tradisce". Parole sante.

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I PRIMATI

Accanto a questi ossi duri dell'ideologia etero che però a volte cedono alle tentazioni (ricordiamo che Califano recitò con Pippo Franco nel film Due Strani Papà in cui i due anticipano la questione del matrimonio fra uomini + stepchild adoption—ed era il 1983), troviamo i veri e propri primi della classe per quantità di testi "diversi" nelle loro canzoni, roba davvero da record. Il numero uno, potete immaginarlo, è Renato Zero: il quale già dal fulminante esordio con "No Mamma No" canta della pratica abominevole in voga nei Settanta di chiudere i gay in manicomio. "Solo colpa tua / il latte tuo era sterile" grida Renato alla madre bigotta. Il problema è che nonostante la tonnellata di pezzi eccezionali sul tema che il nostro ci ha regalato (basti pensare a "Tu che sei mio fratello/ la mia donna/ il mio Dio/ tu che vivi in silenzio/ non scordare il nome mio", "Salvami" storia di un prostituto, la stessa "Mi Vendo", la fantastica "La Fregata" in cui si concede allegramente ai marinai, la misconosciuta "Al Cinema" in cui fa incontri omomarchettari sventati dalla polizia) alla fine si è ritrovato a cantare dal Papa e a pronunciare parole "ambigue" in senso negativo sui gay (ricordate quella gaffe sui down?). Danni della popolarità? Forse: non potremmo interpretare altrimenti quelle interviste in cui egli mente ed è sbugiardato dai suoi testi. Ad esempio, parlando della visita di leva in una trasmissione disse che si era "finto gay (!) " per evitare la naja e rassicurava che invece era di "tutt'altra pasta". Eppure nel pezzo "Sergente no" parla di quell'episodio con una chiusa lampante: "Sergente no/ di lei non mi scorderò/ dei suoi grandi occhi blu". La comunità gay ha sempre contestato Zero per non aver mai fatto coming out: ma il nostro dice con chiarezza come la pensa nel film Ciao Ni, in cui si dipinge alla stregua non tanto di un bisessuale, ma di un narcisista ermafrodito che s'intrattiene però con belle donne e begli uomini ("Poliforme perverso" dice, citando Mario Mieli). Inutile quindi negare la sua evidente importanza nello sdoganamento della faccenda anche solo per il suo look pesantemente androgino e per l'influenza che ha avuto sui giovani (un altro non avrebbe potuto mai cantare un pezzo esplicito come "Onda Gay" facendola franca, con quel look poi). Purtroppo, si sa, con l'età a volte ci s'imborghesisce e pure parecchio: se è stato capace di cantare "Periferia" eliminando il verso "È casa mia", credo che la critica al personaggio dovrebbe essere allargata a 360 gradi e non tanto sullo specifico.

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Dopo Renatone, al secondo posto contro ogni pronostico c'è Roberto Vecchioni. Il professore è forse un culattone? Nient'affatto, ma la sua poetica lo rende sensibilissimo al tema, tanto che le sue opere sono zeppe di testi omoerotici tra l'altro riuscitissimi, privi di lagne o dei soliti luoghi comuni. Nel '77 scrive "Blu (e) Notte" in cui narra la nostalgia e i rimpianti di un vecchio omosessuale verso i giovani che non è riuscito ad amare: nello stesso album, Samarcanda, è rievocata la passione fra Achille e Patroclo in "L'ultimo Spettacolo". Prima ancora in "A.R." scrive dell'amore tormentato fra Rimbaud e Verlaine. Poi ancora, esprime la sua attrazione fatale per "Velasquez" un ambiguo personaggio che sembrerebbe proprio un'icona gay in quanto a virilità. Nel '78 scrive "L'Estraneo" che reca queste parole: "E in un cortile di Gerusalemme/che aveva scelto lui da chissà quanto/mi abbracciò e baciò e stava delirando/e aver capito tutto in un istante". "Stranamore" si commenta da sé, mentre nell'ottimo Bei Tempi del 1985 troviamo ben tre brani gay-oriented di cui "1099", canzone su Gaston e Astolfo, due crociati "particolari" ( "Il male non è stare senza donne / di puttane ne ho da non poterne più, / il male è quella finestra / dove dietro c'è la donna che eri tu") e "Livingstone" la storia di una gelosia omosessuale per un etero "E corre col pallone di gomma / ma lo sa che è in età da marito / e in fondo / basterebbe una donna / per dimenticare un amico". Non contento di citare al contrario la canzone di Venditti (di cui già parlammo) Vecchioni usa un termine femminile (età da marito) per un ragazzo, senza che la censura se ne accorga. In tempi recenti, una canzone sulla famiglia lesbica: "Due madri" del 2013. Descritta da lui stesso: "Mia figlia e la sua compagna sono riuscite ad avere un figlio, grazie ad un viaggio in Olanda in cui le ho accompagnate e ci siamo divertiti tantissimo. L'uguaglianza dei diritti prima o poi arriverà, per forza. In quel brano canto il diritto di due persone dello stesso sesso di amarsi e anche di avere dei figli. Non canto questa canzone per farmi bello con i gay, ma perché questa situazione la vivo". Tanto di cappello per il professore, più avanti di quanto sembra.

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Altra eroina della divulgazione LGBT è la controversa Giuni Russo. Controversa perché, come sapete, l'amica Maria Antonietta Sisini non ama molto che Giuni sia associata a questi climi. Tuttavia, se il look androgino di Giuni non è sufficiente e l'evidenza di una relazione intensa con la sua suddetta collaboratrice neanche, parlino allora le canzoni: di volta in volta descrivono situazioni omo/lesbiche, in quantità e qualità. Non solo: cosa interessante, si prodigano in una "analisi critica" del movimento, che però nasce da una presa di posizione "dall'interno", ad esempio lo sberleffo/omaggio alla cosiddetta "jet frociety" in "Champs Elysées" e in "Babilonia" (titolo che cita l'omonima rivista gay). Altrove abbiamo le allusioni evidenti di "Post Moderno" con quei "ragazzi di Granada che quando poi viene la sera vanno in giro coi blue jeans" (modo carino per dire che vanno in giro con gli uomini) e i versi espliciti "Night and day senza di lei/ ti fa bene". A livello saffico invece "Abbronzate fra i Miraggi", "Limonata cha cha cha" (in cui anche qui fa capolino l'Africa), "Sere d'Agosto" sono piene di sottotesti difficili da negare. A differenza di un Battiato, i testi della Russo sono particolaramente precisi e carichi di pathos. Il cortocircuito della nostra eroina, che sempre ci tenne alla privacy, è basato però in fondo sullo stesso criterio di Franco: un misticismo per cui la carne, a volte, è ingombrante. Ma scotta, eccome se scotta!

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Strettamente connessa con il professor Vecchioni (col quale ha collaborato nel suo "breaking album" California, quello con la statua della libertà con un vibratore in mano), Gianna Nannini non ha mai nascosto nei comportamenti la sua condizione bisessuale. Anzi, di volta in volta incarna le meraviglie dei due sessi, anche se la bilancia pende più verso le donne poiché gli uomini sono spesso dipinti come meschini e idioti (la perniciosa "Sognami" dice chiaramente che la donna non è roba per uomini). In tutti questi anni di carriera ha fatto i numeri: solo per citarle, "Lei", poi l'inno "California" (lotta per la libertà di genere e sulla morte della famiglia patriarcale) "dietro mille finestre/noi guardavamo nella stessa direzione/e la storia si ferma/quando i padri sono stanchi/l'odio ci passava sopra/ma non ci separava/ era California era libertà" e tutti noi sappiamo come la California sia da sempre la patria dei diritti LGBT.
Le uscite di "Avventuriera", in cui due donne viaggiano insieme sfrenate—evidentemente una coppia lesbo che però non disdegna ogni tanto una conquista maschile per gioco (cosa che ha deviato la censura). Lo stesso pezzo "I Maschi", nel cui video la Nannini interpreta un uomo in un gioco delle parti palesemente bisex e straniante, così come i continui riferimenti all'Africa, classico modo gentile per definire "quella cosa lì" femminile: "Mi fai incazzare quando dici che sei l'unica / e mi cancelli un sogno a tempo debito. / Mi fai tremare l'Africa / con la tua bocca sulla mia" (da "Mi fai Incazzare" 2006). Insomma, fra anthem passionari e canzoni d'amore, Gianna è una di quelle a tenere altra la bandiera dell'"ambiguo pesce" per dirla alla Monty Python (la misteriosa concezione della figlia Penelope fa il resto…).

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Al penultimo posto abbiamo udite udite, una band che mai pensereste in queste pagine: gli Squallor! Ebbene sì, nel loro paraculare tutto e tutti senza lesinare volgarità e colpi bassi, i "Residents del demenziale italiano" hanno portato in superficie i soggetti gay più di tanti altri musicisti "impegnati". Chi alle medie non ha ricevuto una vera e propria rivelazione ascoltando

"Unisex"

, parabola di un prete che si esprime con gioia nel sesso anale occasionale? Oppure la fantastica canzonatura del movimento, "Radio Cappelle", in cui fondamentalmente si sdogana alle masse addirittura il movimento

Fuori!

E si prende in giro la fissazione di una certa tipologia di gay, quella con "il chiodo fisso". In tutti gli altri testi (numerosi) gli Squallor descrivono comunque il rapporto sessuale gay come qualcosa di sfizioso, anche quando gli danno giù pesante. E, infatti, pare che siano fra i più apprezzati nel mondo omo giacché ci si sganascia dal ridere a differenza di molti altri act simili, anche di oggi, che anche involontariamente risultano soltanto offensivi. Soprattutto se si tratta di comici "progressisti di sinistra", diciamolo.

Menzione speciale invece a Gianni Bella, che pare stia in fissa con i gay. Soprattutto a Mogol, che con lui si è sbizzarrito dopo il "dico non dico" battistiano:

"Amico Gay"

e

"Mi Domando"

, sono ad esempio due picchi espliciti del paroliere. Nel primo è tentato di gettarsi fra le braccia di tale amico poiché abbandonato da una lei, ma alla fine costui è più macho di lui perché "non s'innamora mai". Nel secondo invece Mogol si domanda se magari non sia il caso di lasciar stare le donne e cambiare sponda. Sembrerebbe l'autentica crisi di un uomo che sta ammettendo a se stesso di essere omosessuale, e i versi

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"Ma non ti senti un po' anche tu / chiusa dentro ad un armadio?"

sembrerebbero confermarlo (sarebbe il caso di uscire "out of the closet", come si dice in gergo..).

Bella coltiverà sempre questa passione "diversa" scrivendo anche per la sorella Marcella brani a sfondo bisex come "Lady Anima" ( "La situazione è chiara, / molto chiara. / Tu, innamorato di lei, /io, innamorata di te, / lei, innamorata di me. / Se potessi dividerei / anche il tuo corpo con lei…") facendosi aiutare nei testi dal prode Giancarlo Bigazzi. Costui come sapete fu autore di Tozzi e Masini e (appunto) eminenza grigia degli Squallor: per i due cantanti s'inventò il desiderio di avere una ragazza "meno donna e un po' più gay" ("Stella Stai" di Tozzi) e il "Ti vorrei Anche se fossi un Gay" per non parlare dei "travestiti eroi" di Masini. Marco dal canto suo, visto che ci stiamo, senza Bigazzi narrerà in "Togliti la Voglia" (dal disco "grunge" Scimmie) la storia vera di una sua ragazza che lo tradirà per una lei (per la cronaca pare che poi si siano sposate in Spagna), mentre nel 2009 sarà direttissimo nella canzone "Italia": "È un paese l'Italia… dove un muro divide a metà / la ricchezza più assurda della solita merda, / coppie gay dalle coppie "normali". Vuoi vedere che Marco tiene l'orecchino dalla parte "giusta"?

I FUORICLASSE

Chi sicuramente non lo tiene dalla parte "sbagliata" è Ivan Cattaneo. Ivan il terribile è colui che ha rivoluzionato il pop italiano: gay senza compromessi, folle sperimentatore musicale, proto punk, proto crossover, proto new wave, proto tutto e provocatore al grado massimo tanto da sfidare e smascherare l'omofobia dei presenti al festival di Re Nudo nel 1975: davanti a 200 mila persone, Cattaneo disse di essere gay e che dedicava la sua canzone al suo nuovo amore, un uomo. Quello che segue ce lo racconta proprio Ivan: "Subito l'allora proletariato e studentato di sinistra incominciò ad urlare e a minacciare un linciaggio fisico alla mia persona. Scappai dal palco mentre Nanni Ricordi cercava di proteggermi dalla lapidazione imminente. Alzavano tutti il pugno urlando che i froci non potevano fare parte del comunismo in quanto viziosi, viziati e scherzi di natura. Credimi, è stata un'esperienza allucinante e devastante. Come potevi sentirti parte del mondo, se nemmeno quello alternativo riusciva a comprenderti?" Il testo della canzone, "Darling" per la cronaca, era del grandissimo militante polimorfo/perverso/performer/pensatore Mario Mieli. Da quel momento fu il mondo a sentirsi parte di Ivan: dotato di "due attributi così", anarchico fino allo sturbo, sempre pronto a ridere a sua volta in faccia a chi lo derideva, raggiungerà un successo popolare enorme, fregandosi poi non tanto per i suoi gusti sessuali ma per mere questioni contrattuali (traduzione: soldi). La sua eredità è ancora viva, essendo uno dei pochi cantori dell'amore a tutto campo ad aver superato il concetto di genere (basti pensare ai suoi inni, "Polysex", "Extramore" e via dicendo). Un canzoniere che dà una pista anche ai più disinibiti artisti anglofoni.

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Prima di lui e in assoluto prima di tutti però, l'unico cantante gay ad avere il coraggio di spingersi oltre è stato Peter Boom. Nel 1972 incise il 45 giri

Lui ama lui/Fuori!

, con un testo talmente diretto che neanche oggi potreste sentirlo in radio:

"Noi usciamo fuori / e con orgoglio al mondo / noi diciam così: / siamo omosessuali / e siam contenti / di saper amar così! / Via l'ipocrisia! / E con allegria / noi usciamo fuori / e per l'amore / vogliam la libertà!"

infatti fu subito ritirato dal mercato. Fondatore dell'Arcigay a Roma, Peter era un militante coi contro cazzi sì, ma lo ricordiamo anche e soprattutto per i testi scritti per Armando Trovajoli, Luis Bacalov, Ennio Morricone, Bruno Nicolai, Marcello Giombini. Insomma, la crema della crema.

Le ragazze non stanno a guardare: così Grazia di Michele nel 1983 denuncia in

"Ragiona col Cuore"

il malcostume delle lesbiche che cedono al conformismo etero sposando gli uomini. Sabotata dalla discografia, si prenderà però una rivincita nel 1993 portando a Sanremo

"Gli amori Diversi"

e facendosi addirittura fotografare nella vasca da bagno con Rossana Casale. Che sia lesbica o meno non ha importanza, di sicuro ha dato molto e possiamo consegnarle l'"Honoris causa", nonostante tutte queste teorie ora siano, nella pratica, al servizio di Maria De Filippi, una che col cuore sembra ragionare poco.

Tralasciando il geniale Alfredo Cohen di cui già parlammo la volta scorsa, altro personaggio "a briglia sciolta", con uno stile decisamente più camp se non zoro (lo definirei quasi punk disco), è Cristiano Malgioglio. Ha forse bisogno di presentazioni? Lasciamo parlare ovviamente il suo disco più "hard" ovvero

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Sbucciami

del '79, in cui Malgioglio si esprime senza freni sul tema, e soprattutto senza veli (una per tutte, "Mi Arrapa l'Idea": "

mi arrapa l'idea di giocare coi gay /regalandoti a lui /poi lasciarti con lui /stasera e non domani"

). E pensare che all'inizio ci andava così cauto… Oddio, l'anno scorso ha fatto in effetti marcia indietro, con

intervistacce a Famiglia Cristiana

, moralismi sospetti e accuse di "carnevalata" al gay pride (lui? Con quei capelli??). Forse vuole tenere i piedi in due scarpe, ma sul fatto che sia gay non ci sono dubbi, carta canta.

I TIMIDONI

Carta canta infatti (a proposito, momento gossip: Marco Carta che conviveva con Mariottini??): ma ci sono anche esempi di chi "canta" e la carta la occultano nei cassetti, almeno per un po'. L'esempio di Tiziano Ferro, paladino del R'n'B all'amatriciana, è clamoroso: il suo coming out è arrivato tardissimo, nel 2010 con l'uscita del suo libro dall'imbarazzante titolo 30 Anni e Una Chiacchierata con Papà. Quando ancora le ragazzine erano talmente scatenate da non leggere manco i suoi testi abbastanza espliciti (come "Xverso" ad esempio, dalle evidenti tinte omo sado maso o la palese "Ti Voglio Bene"): addirittura non sospettavano nulla neanche di fronte a un pezzo come "E Raffaella è Mia". Uno si chiede: ma perché ci ha messo così tanto? Lo pressava la casa discografica? È stato vittima di un complotto omofobico? Niente di tutto questo: come dice lui stesso "La cosa più assurda è che non posso incolpare nessuno, non ho vissuto in un ambiente che nega l'omosessualità, ho fatto tutto da solo, il problema sono sempre stato io". Se è vero, è in buona compagnia: Scialpi infatti il coming out l'ha fatto solo nel 2015!!! Anche qui, pochi indizi nelle canzoni, soprattutto nel primo album Estensioni del 1983, in cui in "Mi manchi Tu" l'amico che gli frega la ragazza è in realtà il vero oggetto della sua bramosia, così come in "No High School" in cui si dice chiaramente "Are you man o woman?" "A guy". "Did you say guy or gay?". Il tempo perduto sembra però recuperato poiché oramai fa video esplicitamente omo, ha pubblicizzato il suo matrimonio gay e via dicendo: forse il vero Scialpi (pardon, Shalpy) inizia ora. Chissà che, fra i giovani non ce ne siano altri di timidoni: molti dicono Mengoni e Meneguzzi, anche se loro nonostante dichiarazioni contraddittorie (la storia ragazzo ragazza) smentiscono totalmente (è anche vero che a volte questo totogay eccessivo mi fa ricordare gli anni del glam, quando erano considerati tutti froci solo per un rimmel agli occhi).

GLI OUTSIDER

Rimmel o meno, costoro rappresentano la parte più nascosta del pop italiano "diverso" che non ha raggiunto il posto al sole di altri. Basti pensare al geniale Andrea Liberovici, che nell'LP omonimo dell'80 spara una serie d'inni weird/pansessuali/new wave incredibili come "Tira Tira" (tira i pisellini ai tuoi quattro fratellini!). Oppure Andrea Tich, con "Masturbati" del 1978 in cui già dal titolo tenta di buttare giù parecchi tabù, soprattutto facendolo di persona: "Ma non state lì impalati, piuttosto ditemi: / dove si batte in questo bosco dell'ostia?". Il disco contiene anche vere proprie odi al "volatile". Fra le cantanti femminili ricordiamo la dirompente Roberta D'Angelo, la quale con un mix di power-pop-rock-wave sperimentale prodotto da Cacciapaglia incide il capolavoro "Casablanca", una non troppo velata ode al cambiamento di sesso (ma d'altronde Alan Sorrenti già aveva toccato l'argomento col pezzo omonimo del 1977, senza essere esplicito se non nel suo ambiguo falsetto e quel "carnevale in samba" che odora di orgette strane..). Fra gli outsider sentiamo di inserire anche gli Easy Going di Paul Micioni e Russell Russell, pionieri dell'Italo che con i loro successi omo (pur non cantando in italiano) sdoganeranno la materia nel Bel Paese influenzando molte produzioni pop più "etero oriented". E per finire un'altra ragazza: Valentina Ok. Transessuale napoletana purtroppo recentemente scomparsa, riuscì con il suo neomelodico atipico a raggiungere una certa visibilità (ricordiamo anche la sua collaborazione con Eugenio Bennato). La sua "Hey Ragazzo Gay" è ormai oggetto di culto, tanto da essere coverizzata (qui sotto, l'omaggio acustico di Flavio Scutti ex Le Rose).

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LE ICONE

Oggetto di culto, ovviamente, sono anche quelle star in cui la comunità LGBT riconosce le proprie aspirazioni e cifre stilistiche: l'elenco è lunghissimo. La particolarità delle icone gay del pop italiano è che non è importante siano esplicite nelle canzoni o roba simile: personaggi come Patty Pravo, Anna Oxa, Rettore, Viola Valentino, Mina, Paola Turci, Loredana Bertè, Raffaella Carrà (ricordate la canzone "Luca"??), e via dicendo già nel loro essere, nel loro look e nei loro suoni (vedasi arrangiamenti sinuosi e al contempo "sudati"—vogliamo metterci anche i Cugini di Campagna con i loro falsetti ammiccanti?) comunicano quello che devono comunicare: la loro ambiguità è indiscussa, ma a volte questa loro responsabilità provoca degli attriti con la comunità LGBT. A volte qualcuna di esse apre bocca e le spara grosse, la stampa mette benzina sul fuoco, e via con la polemica. Fra chiarimenti, smentite e i "dai su facciamo pace" ecc, l'amore non è bello se non è litigarello. Di solito quelle che entrano maggiormente in "frizione" sono state le più esplicite nelle canzoni. Ad esempio la Pravo (non solo per "Pensiero Stupendo", ma anche per "Buongiorno a Te " da Una Donna da Sognare del 2008, in cui un amore saffico si trasforma ahimè in amicizia "Forse potevo anche amarti / o forse forse / un po' desiderarti /Ma dimmi come faccio adesso / di punto in bianco / sei l'amica più grande"), oppure la Vanoni, che in O (che già trattammo qui) fa il pieno di argomenti lesbo, o la Bertè, che in "S.E.S.S.O" dall'album d'esordio si abbandona a pruriti saffici. Ci sono quelle come Laura Pausini, a mio avviso una Madonna wannabe, ma che indubbiamente sdoganano alle masse certi argomenti, o quelle come Ambra, che già in Non è la Rai era paladina delle "amicizie intime femminili", o Carmen Consoli che un po' ammicca nei testi, ma non si capisce ancora di che parrocchia sia. Quella che però rimane la numero uno è la Rettore: zero primadonnismo, scrive poco ad hoc ma quando lo fa escono brani espliciti come "Gaio" e soprattutto "Konkiglia", in cui dice senza mezzi termini: "Mi dispiaci ma mi piaci: / voglio solo amici froci, / un esercito di audaci". E se lo dice lei meglio accontentarla.

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GLI OCCASIONALI

Audaci probabilmente non lo sono, però ogni tanto piazzano là il pezzo che ti scuote. Passeremo velocemente in rassegna alcuni brani fondamentali: "Andrea" di Fabrizio De Andrè in cui un ragazzo pensa al suicidio per il suo uomo morto in guerra o "Princesa" da Anime Salve, delicatissimo pezzo su un transessuale, Ivano Fossati che è autore di alcune delle canzoni più ambigue di sempre (vedi "Pensiero Stupendo") ha trattato il tema in modo diretto con "Denny", Pino Daniele con la sua "Chillo è nu Buono Guaglione" narra di un trans che non vuole più "rotture di cazzo" dalla gente "normale", Rino Gaetano con "Resta Vile Maschio Dove Vai" in cui una situazione erotica lei/ lui / lei finisce con le due donne che lo scaricano per godersela da sole, il celebre "Gelato al Cioccolato" di Pupo, il quale ha confessato trattasi di un "blow job" di Malgioglio a un giovane marocchino. Tra gli autori "trasversali" fra il serio e il faceto, Enzo Jannacci con "Silvano" dell'80 in cui redarguisce un uomo che lo tradisce, parlando addirittura di sesso anale ed Elio e le storie tese, espliciti in "Omosessualità" e avvezzi a spargere spintissime storie gay-oriented nel loro repertorio (l'allucinante "Cateto" rimane un must, ma "Gli Uomini Sessuali" parodia de "Gli altri siamo noi" di Tozzi è il vero capolavoro). Menzione doverosa ai Krisma con "Kara", ma è Mia Martini con "Gli Uomini Farfalla" ha probabilmente toccato l'apice spiando due uomini in azione "li guardavo accarezzarsi/ fare il loro arcobaleno/ tenerezze quasi dure/ coltivate sul mio seno": tenerezze condivise anche dagli Stadio in "Ma chi te l'ha Detto", storia d'amore con un giovane prostituto "Hai ragione tu: forse è meglio se andiamo via, / ma fuori avrai freddo, povero gatto. / Allora scaldati sul mio petto, non andare via / lascia che ti scaldi le mani, inventa una bugia / per quel ragazzo che vedi domani / ci si può amare e farsi compagnia / senza andare all'inferno".

E I GIOVANI?

Appunto, i ragazzi, i "ggiovani" cantanti che "vedremo domani", per parafrasare gli Stadio? Ebbene da un po' di tempo a questa parte fra loro la questione omosessuale è cruciale: il problema è che a volte risente degli stereotipi dei piagnoni anni sessanta, l'età precisa dei discografici di turno, d'altronde. L'esempio di "giovani che furono" come Dolcenera con "Resta come Sei", Syria con "Ho Baciato una Ragazza", ma anche di personaggi come Daniele Silvestri in qualche modo ha reso il tema "alla moda" lasciando per questo un'eredità discutibile (meno male che esiste gente come Immanuel Casto). Il campanello d'allarme comunque c'è, inutile dirlo: nell'ultimo Sanremo, infatti, la percentuale di giovani cantanti col braccialetto arcobaleno al polso era bassa. Forse ci prepariamo a un periodo di regresso formidabile? Be', se ci affidiamo alla loro musica (dozzinale), allora non c'è da stare allegri: ma a furia di scavare il fondo capace che ci esce una versione italian Folgorati degli Hoax. E allora lì saremo tutti, finalmente e fieramente, GAII. Ma non è ancora finita.

I CONFUSI MENTALI

C'è gente nel pop italiano che ha il cervello ribaltato e non per questo si sogna di limitare i danni, magari tacendo, soprattutto su argomenti come questo. Ricordare Povia è necessario, non tanto per "Luca era Gay" che se n'è parlato così tanto che anche basta. Lo scandalo è che nel 2006 Povia scrisse "Ma tu sei scemo?" con codeste parole: "Ma tu sei scemo / quando dici che Ruggero con Simone / non avranno mai una vera relazione / perché non potranno mai avere un figlio! / Cosa?!". Fra i personaggi novelli "Anna Tatangelo" (cioè una che scrive una canzone sul suo truccatore gay per fargli omaggio fallendo miseramente), abbiamo Fabri Fibra e Fedez che si ergono a paladini della causa nonostante l'uno scriva "Mi sparo un colpo in testa se mi sveglio accanto a un gay" oppure "Io non parlo come un gay come quel cazzo di Tormento" e l'altro in "Canzone da Gay" non fa manco finta di non essere offensivo. Di conseguenza, amici, diffidiamo di chi si appropria di quel che non è e sfrutta l'onda gay per cercare consensi commerciali. L'identità e la libertà sessuale non si svendono: come dice Renatone "tu, chiunque sia, risponderai lo so, questa è l'onda TUA!"

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