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Musica

Basta con questi osceni cliché nei video musicali

Per cortesia, prendete appunti prima di ideare il vostro prossimo merdoso videoclip.
Ryan Bassil
London, GB

Non sono qui per dirvi qual è la cosa che preferisco al mondo. Non ci conosciamo, non ci siamo mai presentati, e EHI, almeno prendiamoci una birra insieme e magari fatemi raccontare inutili aneddoti sulla mia vita, tanto per cominciare. Vi dirò che amo i video musicali. È pieno di oggetti piccoli, menù, calzini appena lavati, tutte quelle cose un po’ trascurate che stimolano la felicità interiore.

L’unico problema è che la maggior parte di questi video finisce col capitolare in tediosi cliché. Mi rendo conto che i video non possono tutti essere rivoluzionari come “Drop” dei The Pharcyde o “Da Funk” dei Daft Punk. O strabilianti come “Born Free” di M.I.A o “Stress” dei Justice. La probabilità che hanno Roman Gavras, Spike Jonze o Hype Williams di produrre i visual del primo EP di un quintetto di Bermondsey è nulla proprio come quella che ha una tipa del cast di Girls di trovare tutti i miei tweet su di lei e reagire con “LOL fa niente, andiamo a sbronzarci e a laviamoci insieme le mani su questa crisi di mezz’età.” Non accadrà. Ma questo non significa che ogni corto di basso livello debba essere identico a tutti gli altri corti di basso livello.

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Qui ci sono alcuni stereotipi di video musicali che sarebbe meglio far sparire prima della fine dell’anno.

EFFETTO VINTAGE

Non hai registrato questo disco negli anni Sessanta. Stai usando una videocamera dell’anteguerra per cercare di legittimare il tuo indie pop intriso di nostalgia a un’audience che considera figo tutto ciò è relazionato alla desaturazione. In alcuni casi i video vecchia scuola funzionano molto, molto bene. “Lost”, uscito quest’anno ad aprile, è un perfetto esempio di come si riassume un tour in una collezione di affascinanti istantanee. Ma se state solo girellando in spiaggia con il vostro gruppo di amici, intonando tutte quelle canzoncine estive romantiche fatte con una Telecaster, allora, be’, state sicuri che realizzerete almeno un EP su Bandcamp, ma poi gli altri componenti del gruppo se ne andranno comunque in cinque stati diversi.

EFFETTI CALEIDOSCOPICI E SIMILI

Lo stesso tipo di sentimento vale per la post-produzione. I Tame Impala, con i loro due dischi, hanno riesumato il blueprint, mettendolo nel culo a chi ha sempre pianto per la morte della guitar music. Se la cavano bene, sono molto fiero di loro. Ma sfortunatamente, nei fatti, un numero di band tendente all'infinito ha optato per visual caleidoscopici perché si sa, psichedelia, Australia e voci effettate sono tutti sinonimi di successo mediocre. I video musicali, ultimamente, hanno avuto un bombardamento di visual che sembrano giocattoli per bambini visti dall’interno. Oltre a ciò, va di moda tutto ciò che sembra essere stato copiaincollato da un secchioncello provvisto di scatole di ritalin e Adobe After Effects craccato.

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VIDEO CON I TESTI

Un po’ di tempo fa ho trovato uno di quei video adolescenziali con i testi sopra, fatto da una mia amica e dedicato al suo allora ragazzo. Era davvero imbarazzante e mi sono sentito sporco subito dopo averlo salvato tra i preferiti. I classici video con testi realizzati dagli artisti sono qualcosa di simile, ma si avvicinano di più a certe audaci trovate di individui di una certa età dotati di iMovie, e di conseguenza valgono almeno venti anni di imbarazzo. Tutti i migliori video musicali del mondo mi lasciano qualcosa impresso, ad esempio Christopher Walken nella mia testa ballerà per sempre il valzer come un dongiovanni anziano, non appena parte “Weapon of Choice”. Oppure Britney Spears che riceve un anello direttamente da un astronauta in mezzo all’universo, perché tutto è possibile grazie a un grosso budget e alla fotta anni Novanta per le stazioni spaziali*! L'unica cosa buona dei video musicali provvisti di testi è che mi ricordano che so leggere.

* Vedi anche “I Want You Back” degli N*Sync

INTRODUZIONI INUTILMENTE LUNGHE

Di solito non mi metto a guardare video di Taylor Swift, ma quando lo faccio voglio godermi due minuti di Tay-Tay che parla agli studenti di quinta superiore e si reinventa i thriller sui cattivi ragazzi che sborrano con estrema libido. Scherzo, non lo vorrei mai. E neanche la gran parte dei 146497406+ visualizzatori che, giunti al punto di dover scrivere qualcosa, hanno giustamente intasato la sezione commenti del video con utili consigli tipo, “Comunque comincia a 2:03”.

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Ma tutto questo non ha impedito a Drake di realizzare una futile introduzione di due minuti e mezzo, che il mio cuore dilaniato ha dovuto sorbirsi prima di arrivare a casa. E non è niente in confronto a quei dieci minuti di penoso voyeurismo del suo ultimo video, che sembra essere stato esteso soltanto per creare l’effetto “EHI! Mettiamoci dentro tante sequenze con recitazioni scrause, che così avrà più distribuzione commerciale!” Oppure c’è anche Alex Turner che ci regala le migliori performance degli Holloyaks in botta come apertura di “Why’d You Only Call Me When You’re High”. Sia Drake che gli Arctic Monkeys sono abbastanza sopportabili, ma solo perché hanno superato l’idea dei video a chiazze e boh, sono MEGA FAMOSI, interessanti, alla gente frega di loro. Detto questo, se sei un idraulico part-time che suona il basso nell’ultima band prodotta da Moshi Moshi, è molto probabile che la gente non sacrificherà più di dieci secondi per i tuoi footage d’introduzione, prima di tornare a salvare GIF, a twittare senza punteggiatura e a passare la propria esistenza sui soliti tre siti.

GLI #HASHTAG, #CAZZO!

PER #CORTESIA #SMETTETE #DI #FARE #QUESTA #COSA

VIDEO CHE SEGUONO ALLA LETTERA IL TESTO

Se il testo della tua canzone illustra una valida tematica sociale che sarebbe bene completare con un video cinematografico-informativo, allora fai pure, conduci per mano l’ascoltatore nella tua storia. Lo hanno fatto le TLC, e hanno diffuso il messaggio di una delle miglior canzoni pop a un’audience più vasta. Ma se canti di “ballare intorno a un fuoco” mentre effettivamente balli intorno a un fuoco, allora, scusami ma non ce la stai facendo. È avvilente, tipo “Guarda! Nelle mie canzoni parlo di oggetti inanimati e sono proprio come te!” Ma vaffanculo, ce la faccio da solo a capire il tuo testo.

I VIDEO HIP HOP IN CUI CI SONO LE MACCHINE

Tutte le persone del mondo guidano, ma nessuno al mondo vuole mostrare le proprie abilità alla guida più di quanto lo vogliano i rapper. L’autoveicolo è stato un elemento intrinseco dei video hip-hop già da prima che Nelly decidesse di piazzarne uno in ogni suo promo (davvero, contateli). È il motivo per cui, ogni volta che ascolto Rick Ross, vengo catapultato nei sontuosi sedili posteriori di una Maybach dove tutti spintonano le braccia come se avessero Super Liquidator invisibili. Ed è anche il motivo per cui la maggior parte dei video ricade pigramente in quel tipo di convenzione che punta a realizzare il sogno di sfoggiare un sedile posteriore di una Exelero, più che a promuovere una qualsiasi visione artistica. Pensate a quanto potrebbe migliorare “No Games” di Rick Ross se lui fosse sull’orlo di un esaurimento nervoso all’interno di una foresta scintillante o seduto a uno di quei tavolini da giardino, vicino a un distributore. Non sarebbe il massimo, ma sarebbe comunque meglio di assistere all’ennesimo rapper che non può guidare senza infrangere almeno due leggi per volta.