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Musica

Questo tizio ha indossato una maglietta di una band diversa al giorno per mille giorni

Ed è in assoluto il più grosso esperto del tema al mondo.

Isac Walter è uno che ha tantissime magliette. Tantissime magliette di tantissime band. Oggi, in totale la sua collezione dovrebbe aver raggiunto quota 3.000, anche se–ci ha raccontato Isac–non è mai stato fatto un conteggio ufficiale. Walter è infatti l’eminenza grigia dietro quell’operazione punk-sartoriale che porta il nome di Minor Thread (bel gioco di parole, complimenti), nel quale ha deciso di far confluire la sua passione per la musica e la sua disposizione all’accumulo patologico di t-shirt di gruppi musicali.

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Sì, ma non è che tutti quelli che amano la musica e le magliette delle band finiscono per aprire un blog. OK, infatti l’idea di Isac era di provare a vedere se con la sua collezione sarebbe riuscito a indossare una t-shirt diversa al giorno. Per cinquecento giorni. Ecco, questa cosa gli è riuscita talmente bene che decise di andare avanti e provare ad arrivare a mille. Anche questo obiettivo risultò piuttosto facile, tanto che quando gli ho chiesto quanto sarebbe durata ancora questa storia, lui mi ha risposto dicendo che aveva ancora circa duemila magliette pulite e ancora da indossare nell’armadio. Se considerate che nel frattempo Isac non ha smesso di comprarsi magliette, vi sarà subito chiaro che “Minor Thread avrebbe in teoria un potenziale infinito”, come mi ha raccontato lui stesso quella volta che ci siamo incontrati a casa sua a Los Angeles.

Walter ha passato la vita a lavorare per l’industria musicale. Tutto è iniziato quando aveva vent’anni e faceva il commesso per un piccolo negozio di dischi. Poi passò da un lavoro all’altro per numerose etichette discografiche, prima di ritrovarsi a fare l’editor in chief per Myspace. Oggi, Isac sta seguendo diversi progetti musicali, anche se la sua occupazione a tempo pieno rimane più che altro il suo progetto Minor Thread e la sua sterminata collezione di t-shirt.

Sulle pagine del suo blog, potrete scoprire un sacco di cose. Ma soprattutto, ci troverete tantissime parole scritte di getto–e spesso senza nessun tipo di mediazione (avete presente Joyce, il flusso di coscienza ecc. ecc.? Ecco.)–su una certa maglietta, sul suo rapporto con la band che vi è raffigurata o su qualsiasi altro aneddoto del cazzo. Per esempio una volta Isac, dopo aver indossato la maglia degli Smashing Pumpkins ed essersi fatto la foto, ha deciso di dirci cosa ne pensava della collaborazione di Tommy Lee al nuovo disco della band di Billy Corgan. Il risultato fu una cosa del tipo: “Billy, ma sei proprio sicuro di volere nella tua band uno che ha appena infilato le sue dita in un burrito per togliersi di dosso l’odore della passera della tipa che suona nel tuo gruppo?”

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Vi accorgerete presto che, nonostante Isac non abbia proprio una gran padronanza della sua stessa lingua (e della tastiera: farete a fatica a trovare un suo post senza refusi), questo ragazzone è mosso da una profondissima passione per l’universo punk rock californiano degli anni Novanta, di cui ha una conoscenza praticamente enciclopedica. Abbiamo preteso di parlare con Walter delle sue passioni e ci siamo chiesti come vede il futuro di questo suo passatempo.

Noisey: Raccontaci un po’ della prima volta che hai comprato una t-shirt a un concerto.

Isac Walter: Ah, questa è una domanda difficile e francamente non credo di saperti dire quale sia stata la prima in assoluto. Tutto è cominciato un po’ per caso, volevo andare a un concerto gratis e, visto che sono entrato a scrocco, ho pensato di comprare la maglietta della band per dare un minimo di supporto. Da quel momento, ogni volta che volevo spendere qualche dollaro per un gruppo, andavo a comprarmi una maglietta a fine concerto. Comprare il merchandising mi sembrava il modo più diretto per permettere a una band di fare cassa. Quei soldi infatti vanno direttamente in tasca loro, senza nessun tipo di mediazione. Ancora oggi vado a sentire musica live con una certa regolarità e, per un motivo o per l’altro, riesco sempre a entrare gratis, per cui ogni volta finisco per comprare la maglietta del concerto. Ah ecco, mi è venuto in mente dove ho comprato la mia prima t-shirt. Era una maglietta (orribile) dei Devo: mi ricordo ancora di averla comprata per l’uscita dell’album New Traditionalists. Era color verde vomito e sulle maniche (nere) c’era disegnato un astronauta. Era il 1981 e quella maglietta, che poi era la stessa che la band indossava nella copertina del disco solo di un colore diverso, la vedevo ogni volta in vendita ai concerti della band. Chissà dov’è finita, è un vero peccato non averla più.

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Cos’è successo a quella maglietta?

Capita spesso che le magliette si lacerino, o che perdano colore. Quando ne hai tante arriva un momento in cui non ce la fai più a gestirle tutte, e c’è anche chi te le ruba, come mi è successo con un sacco volte con le mie ex. Il meccanismo è sempre lo stesso: “Madonna che bella questa maglietta, che figata! Posso metterla?”. Un attimo dopo è sparita per sempre, insieme alle speranze di rivederla.

Qual è la maglietta che possiedi da più tempo?

Credo che sia una t-shirt dei Descendents che ho ordinato una volta via posta. A quell’epoca lavoravo a Sacramento in un posto che vendeva frozen yogurt e il mio unico scopo era di ordinare un sacco di t-shirt per posta con i soldi dell’azienda. Sì lo so, sono una brutta persona. Tra l’altro, quello era l’unico modo per avere i gadget delle band se magari ti eri perso il concerto, così passavo il tempo a ordinare cose via posta da stranissimi cataloghi oppure scrivendo direttamente alle band. Quella maglietta dei Descendents risale al tour del 1986, a cui non ero potuto andare, ma ogni volta che mi metto questa t-shirt è un po’ come se riuscissi a rivivere quelle sensazioni.

Una volta hai detto che quello che ti piace di più del tuo blog e del progetto Minor Thread è l’immensa operazione archivistica che sei costretto ad affrontare. Qual è la maglietta a cui sei più affezionato?

Alcune di queste t-shirt sono il ricordo di alcuni show davvero formidabili, sono le magliette a cui sono più affezionato. Detto questo, è complicato fare una vera e propria selezione perché a ciascuna di esse ho associato un ricordo (anche se minimo) o una sensazione. E poi ci sono altre t-shirt che nella mia memoria sono associate a ricordi più ampi. Per esempio, c’è quella dei NOFX con il disegno di Cookie the Clown che mi fa pensare al periodo in cui vivevo ad Austin e andavo sempre in giro con Fat Mike. Di lui ho un ricordo molto preciso. Faceva una vita semplice e onesta, o almeno così mi sembrava. Non credo che fosse una posa, sono abbastanza convinto che lui fosse davvero così, anche se non ne sono certo al cento percento. E poi questa maglietta mi ricorda di quella volta che suonò al SXSW, quando pisciò negli shot di tequila che poi distribuì tra il pubblico. Tra le mie preferite c’è anche una t-shirt di Strangeways, Here We Come, che è oltretutto il mio album preferito degli Smiths, quello che tenevo sempre in macchina quando ero ragazzino, mi ricordo perfettamente che per un anno intero, ogni giorno, andando e tornando da scuola, non facevo che ascoltare quel disco. Ho continuato imperterrito fino alla fine, e cioè finché il mangianastri della mia macchina non si è ingoiato letteralmente la cassetta. Strangeways, Here We Come è la mia madeleine: ogni volta che lo sento, non riesco a non pensare a tutti i miei tragitti da casa a scuola e ritorno. È una roba pazzesca, mi sembra addirittura di sentire l’odore della mia macchina o di figurarmi con precisione tutto quello che mi capitava di vedere guardandomi attorno.

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Dov’è che trovi le magliette?

Direi che il settantacinque percento della mia collezione l’ho comprato ai concerti. Un’altra buona parte, invece, l’ho presa su eBay: sto cercando di recuperare le magliette che ho comprato dopo uno show ma che magari poi ho perso. Qualche settimana fa, per esempio, mi sono messo una t-shirt dei Green Day che ho comprato a un concerto il giorno di San Valentino del 1992. Mi ricordo perfettamente di aver avuto quella maglietta: era fatta di un materiale pessimo, tipo quelle che compri in stock al discount per cinque dollari. Se non sbaglio a un certo punto l’originale dev’essersi rotta. Poi però, una volta, ne ho vista una simile su eBay, non ho resistito e l’ho comprata. Mi è anche capitato di fare ristampare una maglietta che non ho più e che magari su eBay costa cinquecento dollari, solo per averla.

Questo vuol dire che non spenderesti mai cinquecento dollari per una maglietta originale dei Rolling Stones? Qual è la maglietta per cui hai speso di più?

Una volta sono riuscito a trovare la maglietta del mio primissimo concerto punk rock, era una maglietta dei 7 Seconds e costava centoventi dollari, ma cazzo se ne valeva la pena. Cioè, non so se mi spiego: stiamo parlando del mio primo concerto punk, di quando ancora ero alle medie. Poi, va be’, per me i Rolling Stones non hanno nessuna importanza, sono una grandissima band, ma la loro musica non ha nulla a che vedere con quello che ascolto, con i Green Day, invece, ho tutt’altro rapporto.

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Li ho visti talmente tante volte a 924 Gilman Street che posso dire di averli visti crescere. Ecco, questo per me significa avere un certo rapporto con una band.

Come collezionista, come consideri il valore di una t-shirt? Che importanza ha per te la sua reperibilità sul mercato? Se per esempio una t-shirt ha un disegno pazzesco, ma è prodotta su larghissima scala da Urban Outfitters, la compreresti lo stesso?

OK, no. Con una maglietta di quel tipo potrei tranquillamente pulirmici il culo. Voglio dire, non vedo nessuna ragione per acquistare una maglietta stampata in enormi quantità da Urban Outfitters, credo che potrei considerare una ristampa solo nel caso in cui una band dicesse “Abbiamo messo in produzione duecento copie delle magliette del tour del 1986”, questa sì che è una bella maniera di fare le cose.

Nella tua collezione ci sono delle magliette che ti piacciono più di altre o che magari indossi più spesso?

Purtroppo non riesco a risponderti perché negli ultimi tempi (a.k.a. negli ultimi mille e cinquantadue giorni) non ho mai indossato due volte la stessa maglietta. Di solito mi limito a lavarle e ad appenderle perché si asciughino. Una volta fatto, le piazzo in un contenitore di plastica che poi finirà in cantina fino a quando non ne avrò di nuovo bisogno. Io colleziono solamente delle t-shirt che mi vadano bene al momento dell’acquisto e questo ogni tanto complica un po’ le cose. Per esempio, se stai cercando una bella maglietta degli anni Ottanta, è quasi impossibile trovarne una ti vada bene oggi. Roba che tipo una XL degli anni Ottanta oggi equivale a una small. I misteri della moda. Del resto non credo che all’epoca le t-shirt avessero poi tutta questa importanza sul mercato. Si potrebbe quasi dire che per fare una maglietta nel 1980 fosse sufficiente un po’ di tessuto, un buco per la testa, due per le braccia e uno per il corpo. Insomma, roba facile facile.

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Trovi che ci sia qualche marca in grado di distinguersi nel mercato delle t-shirt delle band?

Io appartengo a una generazione che si limitava ad apprezzare le magliette strette e i girocolli larghi. Oggi i ragazzini hanno sviluppato un gusto più preciso in materia di t-shirt, cercano prodotti più elaborati. Per quel che mi riguarda, sono questioni abbastanza relative: io mi accontento volentieri di una classica maglietta cinquanta percento cotone, cinquanta poliestere. È vero, si scolora un po’, ma resiste perfettamente alla prova del tempo. Le classiche magliette di Fruit Of The Loom per me rappresentano quasi la perfezione, molto meglio delle robette all’American Apparel. Insomma, i capi di Fruit Of The Loom sono l’ideale per l’invecchiamento. Gli altri invece, dopo vent’anni non avranno mai il classico effetto da t-shirt sbiadita. Al massimo, sembreranno un po’ stropicciate, ma niente più.

Magari nella tua collezione ci sono anche t-shirt di band che non ti piacciono affatto o che magari hai comprato solo per scherzo. È così?

La maglietta che più si avvicina a quello di cui stai parlando è quella di R. Kelly. È vero, è un personaggio davvero discutibile, ma non posso negare che ci siano dei pezzi suoi che mi fanno impazzire. Ecco, secondo me lui è l’apoteosi dell’uomo di spettacolo, ma questo non vuol dire però che io conosca a memoria tutta la sua discografia, cioè, proprio no. Ah poi ho anche una maglietta di Kanye West, nonostante sia un personaggio che non riesco proprio a sopportare.

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Che mi dici invece della tua maglietta di Lily Allien?

È vero, ho una maglietta di Lily Allen, ma l’ho messa solo una volta durante uno show organizzato per Myspace, quando ancora lavoravo lì. Il che è, tra l’altro, la sola ragione per cui possiedo quella maglietta.

Tra tutte le cose che le persone al mondo possono collezionare, le magliette sono senza dubbio quelle meno inquietanti. Mi spiego, collezionare magliette grazie a dio è ben diverso dall’avere un esercito di Cicciobello ammucchiati in cantina.

Sì, sì, hai ragione. E poi non è ch’io tenga le mie magliette in una teca di vetro protetta e a temperature controllate. Non siamo in un museo. Io, le mie magliette, le indosso, mi faccio una foto e poi passo a quella successiva.

Cosa ne pensi delle regole di comportamento sull’indossare la maglietta di una band a un concerto?

Non credo di averne mai sentito parlare.

Regola numero uno: è consigliabile non indossare la maglietta di un gruppo durante un loro stesso concerto. E, regola numero 2, se acquisti una maglietta durante uno show, non ti devi azzardare a indossarla durante quello stesso show.

Sì, sono perfettamente d’accordo, è come quando, tipo, vai al concerto di una band e ti imponi di non ascoltare nessuno dei loro pezzi nello stereo della macchina: OK che ti piacciono da morire e che non vedi l’ora di sentirli dal vivo, ma vivitela tranqui amico mio, cerca di rilassarti un po’. Ecco, io cerco sempre di rispettare queste regole perché mi dispiacerebbe essere scambiato per una persona di quel genere. Detto questo, sono anche il tipo che va ai concerti degli Slayer con la maglia di R. Kelly senza pensarci due volte, di tutte queste cose non me ne frega un cazzo.

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Ahaha! Una volta io ho indossato una maglietta dei Bad Religion durante un concerto dei Coldplay. Se dovessi fare una stima, qual è il gruppo di cui possiedi più magliette?

Non ho dubbi, sono certamente i Descendents. Prima di tutto perché sono la mia band preferita e poi perché sono molto bravi a gestire il loro merchandise. È una figata perché, a ogni concerto, fanno uscire una maglietta che ovviamente poco tempo dopo diventa sold out, così, se dopo il concerto decidi di non comprare la t-shirt, è molto probabile che tu finisca per rimpiangere la tua scelta e che la maglietta in questione ti rimanga per sempre in testa. Ecco, i Descendents sono bravissimi a scatenare nei fan quel senso malefico di…cazzo, com’è l’acronimo?

FOMO, Fear Of Missing Out [“Paura di lasciarsi sfuggire qualcosa”, n.d.t.]

Sì, esatto. Sono bravi a far nascere in te il timore che quello che lasci non lo troverai mai più.

Quali sono i tuoi cinque gruppi preferiti di sempre?

Non credo di arrivare a cinque, ma posso tranquillamene arrivare a tre: Descendents, New Order e Smiths. Si tratta di gruppi che ho iniziato ad amare quando ero piccolo, ma che continuo ascoltare e ad apprezzare tuttora.

Ultima domanda: Il 20 marzo 2014, ti ho visto indossare una maglietta spettacolare dei Drive Like Jehu. Sei mai andato a mangiare da Donut Friend, il negozio di ciambelle di Mark Trombino, il batterista dei Drive Like Jehu?

Certo, sono un grande fan della ciambella Jets to Brasil, quella con formaggio di capra, marmellata di fragole e basilico fresco, e riduzione di aceto balsamico. È come mangiare uno Snickers con coltello e forchetta. Guarda che non esagero quando ti dico che quella roba è la ciambella definitiva.