FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

Vogliamo davvero un Michael Jackson zombie?

Il deprimente tentativo di far risorgere una popstar tramite il suo ologramma.

I Billboard Music Awards—l'ultima scoperta in fatto di pseudo eventi affollati in cui vengono distribuiti inutili riconoscimenti—sono stati praticamente capeggiati da un tizio che ha fatto uscire il suo ultimo album la scorsa settimana. Dettaglio insignificante: è morto cinque anni fa.

Un ologramma di Micheal Jackson, scomparso il 25 giugno del 2009, ha cantato "Slave to the rhythm" accompagnato da una band e una crew di ballerini.
Lacrime e moonwalk come se non ci fosse un domani.

Pubblicità

Constatare che tutta la situazione appariva un tantinello bizzarra direi che è limitante. L'ologramma non era poi così male in senso letterale, aveva però uno stranissimo appeal schiacciato che lo faceva sembrare come se la proiezione fosse appena stata sputata fuori da una zona perturbante, piuttosto che da Las Vegas, dove si stava svolgendo lo show. La bocca seguiva abbastanza bene il playback, va ammesso, mentre l'ologramma replicava alcune delle sue mosse più celebri. La scenografia era un mix tra la cover di Dangerous e il video di "Remember the Time" e gli altri ballerini sono riusciti piuttosto bene a non sembrare a loro volta ologrammi, ma i loro moonwalk—requisito fondamentale per essere assoldati nel corpo di ballo—sono stati accolti con tiepidi applausi.

L'impressionante lavoro di Riche e Tone Taluega sulle coreografie dell'ologramma alternato a primi piani di spettatori in lacrime non è bastato a rendere tutta la sceneggiata plausibile. La mobilità di Michael era una delle componenti più importanti nelle sue performance: anche se ogni passo degli show era calcolato nei minimi dettagli tanto quanto lo erano le movenze del suo ologramma la scorsa notte, l'energia sembrava fluire libera nei movimenti, come fossero mosse entusiaste spontanee.

Non è di certo la prima volta che l'eredità di Michael Jackson viene sfruttata brutalmente per guadagni postumi di cattivo gusto.

Quando morì, nel 2009, una serie di maxi show alla O2 Arena di Londra saltarono, così come un paio di concerti tributo che avrebbero dovuto coincidere con il suo cinquantunesimo compleanno. In compenso This is it, un film fatto di estratti di riprese delle prove dei concerti alla O2 Arena, uscì l'autunno seguente incassando 72 milioni di dollari solo negli USA e 261.000.000 dollari in tutto il mondo. L'anno seguente fu la volta del primo album postumo, curato da Akon e Lenny Kravitz, che scatenò una polemica non indifferente sui media—una polemica paradossalmente incentrata sul vampirismo mediatico dell'immagine di Michael… Non è chiaro se si trattasse di registrazioni originali di Michael o no.

Pubblicità

Tuttavia, lo sfruttamento più evidente della sua immagine è avvenuto a fine 2011, quando il Cirque du Soleil ha messo in scena per la prima volta Michael Jackson: the immortal world tour. La performance durava due ore, era infarcita da acrobati volanti, riprese dei Jackson 5, messe in scena dei più elaborati videoclip di Michael e addirittura un guanto ballerino, il tutto con i suoi pezzi a tutto volume come unica colonna sonora. Fu il classico esempio di uno spettacolo contemporaneamente celebrativo e totalmente fuori luogo. Michael Jackson aveva già dato vita a "Billie Jean" ed altre pietre miliari della musica, ma dal momento in cui i suoi eredi hanno accordato al Cirque du Soleil il permesso di utilizzarle, la persona fisica di Michael non è più stata necessaria allo spettacolo, né al perfetto funzionamento dei registratori di cassa.

Quello che è andato in onda con l'ologramma ai Billboard Awards mi ha dato la stessa sensazione di fastidio, anche se chi si occupa dell'immagine di Michael Jackson in veste ufficiale, invece, non sembra per nulla irritato. John Branca, un avvocato che lavora come consulente per gli eredi, ha recentemente dichiarato ai giornalisti "è davvero importante che una performance di Michael Jackson possa ancora essere vissuta in un contesto live. Abbiamo ricercato questo tipo di esibizione 'viva' di fronte ad un pubblico vivo, e non c'era niente di meglio di un awards per portarlo in scena." Ci sono altre dichiarazioni di Branca in cui si capisce più chiaramente che si sta riferendo ad un ologramma, tuttavia questa confusione tra l'immagine viva della star e l'essere umano che è stato, porta in secondo piano l'essere umano: l'immagine che si è costruito in vita lo trascende, al punto che non ne ha più il controllo, diventando una sorta di interfaccia programmabile da altri allo scopo unico di produrre incassi.

Una volta che si considera nuovamente l'umanità nell'equazione, ci si rende conto che Michael Jackson in effetti rappresenta un caso piuttosto unico, un esempio di notevole sperimentazione post umana, iniziata già in vita, che potrebbe aprire a strane prospettive di intrattenimento olografico postumo.

Dai Jackson 5 in poi, Michael Jackson ha prodotto alcuni dei momenti più alti della musica pop: "I want you back," "Beat it," "Bad," perfino "Leave me alone" con la sua lieve paranoia. I momenti più bassi e soprattutto il lento percorso in caduta libera—dalle accuse di abusi su suo figlio, fino alla sua morte cinque anni fa—hanno però avuto un peso anche più rilevante. Questo risveglio olografico in un certo senso sembra un tentativo di celebrazione della parte "buona," quella delle hit, delle mosse di danza, delle arene piene di pubblico.
Tuttavia, il costo dell'operazione è la perdita dell'umanità, dell'eredità reale, che includeva nella sua genialità anche un lato oscuro.